Berlusconi, con il bonifico mica è corruzione...
di Marco Travaglio
16 Maggio 2007

Poniamo che un rapinatore venga ripreso a volto scoperto dalla telecamera di una banca mentre la svaligia.
E che i giudici lo assolvano, con formula dubitativa, con questa argomentazione:
ma vi pare possibile che un rapinatore sia cosi cretino da farsi riprendere dalla telecamera senza coprirsi il volto?

Con un ragionamento (si fa per dire) analogo, Silvio Berlusconi è stato assolto dalla II Corte d’appello di Milano dall’accusa di aver corrotto il giudice Renato Squillante con il bonifico di 434.404 dollari (500 milioni di lire) partito il 6 marzo 1991 dal conto svizzero «Ferrido», alimentato con suoi fondi privati, approdato al conto svizzero «Mercier» del suo avvocato Cesare Previti, e di lì al conto svizzero «Rowena» di Squillante.

«Perché mai - domanda la Corte - un imprenditore avveduto come Berlusconi, dotato di immense disponibilità finanziarie, avrebbe dovuto effettuare (o meglio far effettuare) un pagamento corruttivo attraverso una modalità (bonifico bancario) destinata a lasciare traccia, anziché con denaro contante? E per quale ragione il pagamento avrebbe dovuto essere eseguito attraverso il transito sul conto di Previti anziché direttamente al destinatario? (…).
Lo stesso risultato pratico sarebbe stato perseguibile più prudentemente con versamenti, sia pure all’estero, per contanti».

Detto ciò:
è «ragionevole» che quel pagamento «avesse funzione corruttiva».
È pura «fantasia» la versione Previti.
Ed è «macroscopica l’inverosimiglianza che Berlusconi fosse del tutto all’oscuro dei pagamenti esteri compiuti dai suoi dipendenti e che costoro avessero mano libera per movimentazioni bancarie illecite (effettuate in nero su conti esteri)».
Ma pagare un giudice non equivale a corromperlo, anche perché poi Squillante «non fece nulla» per Berlusconi.
Ergo «questo complesso di elementi indiziari, tra loro contrastanti, non permettono di sostenere la incrollabile convinzione che Silvio Berlusconi, al di là di ogni ragionevole dubbio, sia colpevole, (…) indipendentemente dalla ben diversa consistenza che le prove possono assumere nei confronti di terzi».
Cioè di Previti.
Squillante era a libro paga di Previti («propenso a pratiche corruttive di magistrati»), ma non è sufficientemente provato che Berlusconi lo sapesse.

È la «prova impossibile»: se l’imputato non lascia tracce, è innocente perché manca la prova; se invece lascia tracce, è impossibile che le abbia lasciate, così la prova a carico diventa prova a discarico e lui è innocente lo stesso.
A prescindere.
I giudici non devono credere neppure ai propri occhi.
Una sentenza a dir poco sorprendente, che ignora montagne di prove e di indizi contenuti nei 200 faldoni di atti, liquidando 12 anni di processo e 160 pagine di ricorsi in appello in [u]una quindicina di paginette striminzite di motivazioni, scritte in appena cinque giorni.[/b]

Ora il Pg ricorrerà in Cassazione, contestando la sentenza d’appello sia in punto di diritto, sia di fatto.
In diritto la tesi della Corte è smentita dalla Cassazione su Imi-Sir:
la «corruzione propria antecedente», cioè le mazzette al giudice perché «venda la sua funzione» una volta per tutte e si tenga a disposizione del corruttore per ogni esigenza futura, non richiede la prova della successiva controprestazione: basta il pagamento preventivo.

Quanto ai fatti, i giudici domandano: perché mai Berlusconi avrebbe dovuto pagare Squillante via bonifico, tramite Previti, quando poteva portargli le mazzette cash senza lasciare traccia?
Domanda assurda, visto che è documentalmente provato che negli stessi mesi del ’91 Berlusconi bonificò in Svizzera 23 miliardi di lire a Craxi
(sentenza definitiva All Iberian)
e 1 miliardo e mezzo a Previti per ricompensare lui e il giudice Vittorio Metta dell’annullamento del lodo Mondadori.
(condanna in appello di Previti e Metta, Berlusconi salvo per prescrizione)
Sarà pure strano che Berlusconi usi i bonifici, ma quei bonifici risultano dagli atti.
E non è forse più strano immaginarlo mentre valica la frontiera di Chiasso con una borsa piena di contanti, per consegnarli brevi manu ai giudici amici?
Perché mai uno dovrebbe pagare cash, quando dispone di 64 società off-shore, di decine di conti esteri e di tre avvocati (Previti, Pacifico e Acampora) dotati conti esteri comunicanti con quelli di alcuni giudici? Perché questa bella gente apriva conti in Svizzera, se poi non li usava?
Oggi quei conti sono noti grazie alle rogatorie.
Ma 20 anni fa nessuno immaginava che sarebbero stati scoperti: se l’Ariosto non avesse parlato, nessuno li avrebbe cercati.
Tanto le mazzette a Craxi quanto quelle ai giudici passarono per la Svizzera.
Anche quelle del caso Imi-Sir, che seguono lo stesso percorso di quelle targate Fininvest: i Rovelli bonificano in Svizzera 68 miliardi ai tre avvocati, che ne girano una parte ai giudici.
La domanda della Corte va dunque ribaltata: perché Berlusconi NON avrebbe dovuto pagare con bonifici svizzeri?

Che il denaro usato da Previti per pagare Squillante provenisse «dal patrimonio personale di Berlusconi» lo dicono, al processo All Iberian, gli stessi suoi difensori.
E risulta dalle carte.
Il 1° marzo ’91 uno spallone porta 316,8 milioni di lire dalla sede Fininvest di Palazzo Donatello alla Diba Cambi di Lugano. Diba li versa sul conto Polifemo (All Iberian), gestito dal cassiere del Cavaliere, Giuseppino Scabini.Grazie a quei fondi Polifemo può bonificare 5 giorni dopo i 434.404 dollari a Previti, che li gira a Squillante.
Polifemo va in rosso,ma in 2 giorni viene rabboccato con 6 miliardi da All Iberian.
Subito dopo Polifemo gira altri 2 miliardi a Previti e 10 miliardi a Craxi, che con la Mammì ha appena salvato le tv Fininvest.
Polifemo finanzia esclusivamente Craxi e Previti,
(non come avvocato: come corruttore di giudici)
nell’interesse di Berlusconi e con fondi del suo «patrimonio personale».
Ma Berlusconi, per la Corte, non c’entra.

Previti sostiene che quei fondi erano «normalissime parcelle».
Ma, anche per la Corte, mente.
Il direttore finanziario Fininvest, Livio Gironi, dice di aver concordato con lui una mega-parcella di 10 miliardi in nero, che Previti doveva farsi liquidare da Scabini.
Ma Previti dice di non conoscere Scabini.
In compenso conosce Berlusconi.
Pure Squillante conosce Berlusconi.
Anche Barilla conosce Berlusconi, ma non Previti, né Squillante: eppure Barilla, alleato di Berlusconi nella causa Sme, appena la vince nel 1988 bonifica 1 miliardo a Previti che gira 100 milioni a Squillante.
Anche di questo, per la Corte, Berlusconi non sa nulla.

Ci sarebbe poi la testimonianza dell’Ariosto: Previti le disse che i soldi per pagare i giudici glieli dava Berlusconi.
Cinque pm, un gip, una trentina di giudici l’han ritenuta attendibile, più tutti quelli che l’hanno assolta dall’accusa di aver diffamato e han condannato decine di persone per averla diffamata, più lo stesso Previti che le ha chiesto scusa.
Ma, per la Corte, la Teste Omega è un po’ credibile e un po’ no.
Il suo racconto «suscita ovvie perplessità laddove accredita la tesi, deviante rispetto all’esperienza, che persone accorte e professionalmente qualificate come Previti e Squillante si spartissero mazzette coram populo».
È la prova impossibile rovesciata.
Triplo salto mortale carpiato: se Berlusconi lascia tracce su un bonifico, è impossibile che abbia lasciato tracce su un bonifico; se Previti viene visto spartire mazzette, è impossibile che l’abbiano visto spartire mazzette.
La corruzione c’è soltanto se nessuno la scopre.
Ma, se nessuno la scopre, non è mai punibile.
Non è meraviglioso?

Marco Travaglio