ROMA (Reuters) - Lavorare in Italia è più pericoloso che andare in guerra in Iraq, secondo quanto rivelato da una ricerca presentata oggi da Eurispes sugli infortuni sul lavoro.
"Dall'inizio della guerra nel Golfo i militari che hanno perso la vita combattendo sono 3520 mentre i morti sul lavoro in Italia dal 2003 all'ottobre 2006 sono ben 5252", ha detto il presidente di Eurispes Gian Maria Fara durante una conferenza stampa per la presentazione dello studio sulle morti bianche.
Secondo il documento, che si basa su dati rilevati dall'Inail, gli infortuni sul lavoro sono concentrati in alcuni settori e molti sono provocati dalle stesse cause.
Il 70% delle morti, si legge nello studio, sono dovute "a cadute dall'alto di impalcature nell'edilizia; a ribaltamento del trattore in agricoltura; a incidenti stradali nel trasporto merci per le eccessive ore trascorse alla guida".
Per quanto riguarda l'analisi della distribuzione territoriale degli infortuni, sembra che questi siano diffusi in modo abbastanza omogeneo, variando più in considerazione del numero delle persone occupate in una certa area e del settore in cui queste lavorano, rispetto alla regione considerata. I dati confermano che, tra il 2003 e il 2005, la Lombardia vanta il triste primato di avere il maggior numero di incidenti mortali sul lavoro.
Se si analizza, però, la frequenza con cui avvengono incidenti mortali rispetto al numero totale di addetti, la maglia nera si sposta più al sud, in Molise, dove si registrano circa 2 morti ogni 1000 impiegati.
Confrontando i risultati emersi da questo studio con quelli precedentemente fatti da Eurispes sullo stesso tema, il presidente è giunto alla conclusione che negli ultimi 25 in Italia "non si è fatto alcun passo in avanti".
"E' migliorata la capacità di rilevazione dei dati, ma le cifre sono più o meno le stesse", ha detto Fara, sottolineando che, oltre alla tragedia umana che queste rappresentano, esiste anche una preoccupante dimensione economica del fenomeno.
"Gli infortuni sul lavoro costano alla comunità circa 50 miliardi di euro all'anno, ma l'idea di investire nella sicurezza sul lavoro ancora non passa", ha aggiunto Fara, auspicando che lo Stato aumenti i controlli e la conseguente repressione delle infrazioni della normativa esistente in materia di sicurezza sul lavoro