Una folla mai vista prima. La più grande adunata della destra politica italiana dalla fine della guerra. Una selva di saluti romani. Tanti occhiali neri a nascondere il volto di chi ogni giorno è costretto a comportarsi da duro, a combattere una guerra che non ha quartiere, ma che di fronte al feretro del vecchio segretario non riesce a trattenere una lacrima. A slutare Giorgio Almirante ci sono tutti. Gli amici di oggi e quelli di ieri, i suoi fedelissimi, ma anche i suoi oppositori all'interno del MSI; ci sono tanti giovani, molti dei quali dal MSI hanno preso anche le distanze a causa di alcune scelte politiche considerate troppo "entriste"; ci sono tante bandiere tricolori e tanti labari del MSI e del Fronte della Gioventù. Di quel FdG del quale l'ex-segretario nazionale è stato designato da Almirante stesso come suo successore al vertice del partito, un giovane Gianfranco Fini che nasconde l'emozione dietro un paio di Ray-Ban scuri e che pronuncia l'orazione funebre parlando di "un grande italiano" e di un "leader di una generazione che non si è arresa".
Fini sa che assieme allo storico capo carismatico se ne sta andando un intero capitolo di storia. Pagine scritte con il sangue e con l'inchiostro che lui e gli altri suoi coetanei chiamati a raccogliere l'eredità di Almirante hanno il dovere di conservare gelosamente, ma al tempo stesso di consegnarle alla storia.
Diciannove anni dopo, che fine hanno fatto quelle centinaia, migliaia, di persone che nascondevano l'emozione dietro un paio di occhiali scuri il 22 maggio 1988? La storia è corsa veloce. Il Movimento Sociale Italiano di Giorgio Almirante ha calato il sipario nel 1995, in quel di Fiuggi, dopo essere pesantemente uscito da quel ghetto nel quale Giorgio lo aveva visto per decenni. Il 1993 era stato l'anno che Almirante aveva da sempre immaginato: l'anno dell'implosione degli artefici della partitocrazia e l'innalzamento del MSI sul piedistallo dell'onestà. "Noi possiamo guardarvi negli occhi" aveva detto una volta Almirante. Nel 1993 Gianfranco Fini aveva "bucato il video" e guardato negli occhi centinaia di migliaia di italiani. Quegli italiani che per poco non lo eleggono sindaco di Roma e quegli italiani che, sempre per poco, non eleggono sindaco di Napoli la nipote diretta di Benito Mussolini.
Dal 1993 ad oggi è storia recente. Il partito erede della tradizione politica di Giorgio Almirante si chiama Alleanza Nazionale, è nato per volontà proprio di Gianfranco Fini che ha parlato di completamento di un progetto creato a sua volta proprio da Almirante, nel 1972, quando il vecchio segretario cercò di allargare i consensi e la base elettorale del MSI con la "Destra Nazionale". E mentre il sipario calava su 50 anni di storia missina, Fini parlava di "abbandono della casa del padre, nella consapevolezza di non farvi più ritorno". Inutile dire a quale padre ha pensato la gran parte dei presenti e, forse, anche lo stesso Fini.
Oggi l'eredità di Almirante è pesante. Forse più di quanto lo è stata in passato quando, basta chiedere a chi se l'è ritrovata sulle spalle, pesante lo era eccome. Oggi Alleanza Nazionale è un partito che guarda al futuro; un partito che ha bandito dal proprio DNA il nostalgismo ed il reducismo. Un partito che si rivolge agli italiani usando la locuzione "quando ci saremo noi" anziché il "quando c'era Lui" usato fin troppo anni addietro. Un partito troppo spesso accusato di aver "rinnegato" il proprio passato. Ma per rinnegare qualcosa occorre che questo ti sia appartenuto. Almirante - proprio lui che questo "qualcosa" lo aveva vissuto in prima persona - aveva insegnato ai suoi giovani a "non rinnegare e non restaurare", lanciando con queste parole una sfida al futuro di grandissimo valore. Una sfida che forse noi, giovani militanti di Alleanza Nazionale di oggi, non abbiamo saputo raccogliere in tutta la sua splendida grandezza, ma che sicuramente non è stata raccolta da chi ha trasformato Giorgio Almirante nell'ennesimo feticcio con il quale agghindare scrivanie ed al quale rivolgere le devozioni della buonanotte affinché "torni e, con mano sicura, il mondo ripulisca da questa spazzatura".
Nel diciannovesimo anniversario della tua scomparsa, noi ti ricordiamo così: con il primo pensiero che ci passa per la mente nell'osservare quella fiamma tricolore che ci hai lasciato in eredità e che ancora portiamo nel simbolo del nostro partito. Una fiamma tricolore della quale mai ci vergogneremo e della quale, sempre, andremo fieri. Fieri di essere eredi del Movimento Sociale Italiano. Fieri di essere eredi di uomini come Giorgio Almirante. (da www.agfirenze.it)
Torse