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Discussione: 15 anni fa, Capaci.

  1. #1
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    Predefinito 15 anni fa, Capaci.



    A 15 anni dalla strage di Capaci



    di Roberto Morrione
    Sono trascorsi 15 anni da quel 23 Maggio a Capaci, quando l’ordigno nascosto dalla mafia sotto il manto dell’autostrada, su commissione di potenti mandanti rimasti ancora nell’ombra, spense la vita di Giovanni Falcone, di sua moglie Francesca, degli agenti di scorta Di Cillo, Montinaro, Schifani. Due mesi dopo anche Paolo Borsellino saltava in aria in Via D’Amelio, sulla soglia di casa, con i cinque agenti della scorta. Ho di fronte a me una foto celebre di Falcone e Borsellino. I due giudici parlottano confidenzialmente, appartati, lo sguardo serio, intento, forse preoccupato.

    Per tanti anni ho pensato e penso ancora che quello sguardo, quello scambio segreto, esprimesse la complessità del compito che affrontavano in solitudine, la condivisione di un sapere sottile e profondo che altri non conoscevano, ma insieme la consapevolezza di un rischio incombente, di non potersi fidare di quello stesso Stato e di quella giustizia che pure difendevano. L’Italia si appresta ora a onorare la loro memoria, insieme al ricordo delle migliaia di vittime delle mafie. Nel porto di Palermo, su iniziativa della Fondazione “Giovanni e Francesca Falcone” e del Ministero della Pubblica Istruzione sbarcheranno dalla “nave della legalità” 1200 studenti provenienti da tutt’Italia, che insieme agli studenti siciliani e a rappresentanti delle istituzioni, con incontri e cortei daranno vita a una giornata del ricordo. Ci sarà l’incontro con le scuole di Corleone, sui luoghi dell’arresto di Bernardo Provenzano dopo quarant’anni di latitanza. Lungo quelle strade riappariranno le “lenzuola della legalità”, a rievocare quella lontana stagione che vide per la prima volta a Palermo scaturire una spontanea reazione popolare alla violenza mafiosa, la disperata richiesta di giustizia e di una vita normale al di fuori della prepotenza criminale.


    Se la memoria è un grande valore e un’intelligente iniziativa indica il consolidarsi di un percorso di formazione alla legalità, che darà i suoi frutti domani, le commemorazioni non sono certo sufficienti per cancellare la preoccupazione del reale stato della lotta contro le mafie, sul quale l’informazione non esprime quella continuità d’attenzione, quello spessore che sarebbero invece indispensabili. Se guardiamo al Paese, anticamera di un’indiscutibile penetrazione e consolidamento in Europa e nel mondo, vediamo che le mafie, nelle loro diverse accezioni come nell’omogenea capacità di fusione fra il capitale illegale e l’economia legale, hanno acquisito una crescente forza in quattro regioni, Sicilia, Calabria, Campania, Puglia, con propaggini nelle regioni confinanti e forti insediamenti nel Centro-Nord a concentrazione industriale e finanziaria. Aggiungiamo la rete di collegamenti se non di occulte complicità da parte di amministrazioni e di settori politici, come dimostra lo scioglimento di numerose giunte e consigli comunali di varia estrazione, nonché il ruolo confuso e ambiguo coperto dal nostro sistema bancario e di controllo delle reti del commercio e comprendiamo “lo stato delle cose”….


    Nonostante l’impegno delle procure antimafia e delle forze di polizia, nonché una ritrovata vitalità della Commissione Antimafia, non mancano segnali inquietanti di questa offensiva criminale, sia dove si spara, come a Napoli e Caserta, sia e ancor più dove non c’è bisogno di sparare, come in Sicilia, perchè il sistema dominante dei poteri, l’appoggio di vasti settori professionali e di borghesia imprenditrice, la debolezza minoritaria di una cultura della legalità, garantiscono l’humus che consente di moltiplicare sott’acqua gli affari sporchi. Il succedersi di attentati e intimidazioni contro i giovani delle cooperative di Libera che lavorano sui terreni sequestrati a mafiosi, come nella Valle del Marro a Gioia Tauro e a Monreale, ma anche le interferenze che hanno bloccato a Catanzaro l’inchiesta di un giovane magistrato rivolta a spezzare complicità fra settori della stessa magistratura, gruppi massonici e interessi illeciti negli appalti, le minacce in Calabria ad amministratori onesti e alla vedova Fortugno, dimostrano quanta strada debba percorrere lo Stato per superare ritardi e illuminare zone oscure.
    Se fu la “solitudine” in cui furono lasciati Giovanni Falcone e Paolo Borsellino a spianare la strada a chi volle la loro morte, come intuì Falcone stesso in una pagina non dimenticata, dagli amari ricordi di 15 anni fa dovrebbe trarre una lezione in primo luogo il giornalismo, quello scritto e quello audiovisivo, per uscire dal trito schema del cosiddetto “mercato”, che confina sempre più spesso con autentici interessi criminali e onorare quei giorni realizzando con continuità e con vero impegno il mestiere dell’informare.

  2. #2
    il patto del tortino
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    come diceva Peppino Impastato:
    LA MAFIA E' UNA MONTAGNA DI MERDA!

    onore a Giovanni Falcone e alla sua scorta.

  3. #3
    email non funzionante
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    IO RICORDO

  4. #4
    Edge of a straight razor.
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    All'epoca, ero in servizio a Genova.

    Arma dei Carabinieri.

    La notizia, arrivo' per radio alla Stazione, inutile dire che si diffuse velocemente.

    Se c'e una cosa che non posso scordare, erano i volti ed il "silenzio assordante", carico di tensione, che riempiva ogni luogo, dalla stazione, alla centrale operativa, passando per la mensa ed in ogni auto di pattuglia.

    Chiunque di noi, avrebbe dato non so' cosa per essere la' in quel posto, dove Uomini e Donne dello Stato(poco importa di che Arma, Corpo o Dipartimento) avevano servito per l'ultima volta...quell'ultima volta, che metti in conto che puo' arrivare ogni istante in cui presti Servizio, specie se presti Servizio a livelli cosi' operativamente alti.

    Ci vogliono palle, cuore e fegato per dedicare la propria vita di Magistrato, o di Agente ed Ufficiale di Pubblica Sicurezza e Polizia Giudiziaria agli altri..allo Stato, perche' e' questo che Loro intendevano per Stato, il Popolo Italiano, quel Popolo Orgoglioso e fiero, Onesto e Lavoratore che rifiuta la mafia.


    Invece i mafiosi sono solo ed unicamente MERDA.
    Chi sceglie la mafia, e' solo immondizia, solo uno sporco vigliacco.

  5. #5
    Forumista esperto
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    l'ho visto sol oadesso


    R.i.p.


    E' come quando nei libri di grammatica ti fanno la differenza un uom ogrande e un grand uomo

  6. #6
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    "E' meglio accendere un candela che maledire l'oscurità"...

    (con colpevole ritardo, ma iscritto da poco ho visto il 3ed solo ora.. e ci tenevo ad associarmi).
    R.I.P. per Falcone, Borsellino e tutte le altre vittime innocenti della mafia. Con la speranza (quanto concreta?) di non dover più rivivere giornate come quelle di 15 anni fa...

  7. #7
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    Per vent'anni l'Italia è stata governata da un regime fascista in cui ogni dialettica democratica era stata abolita. E successivamente un unico partito, la Democrazia cristiana, ha monopolizzato, soprattutto in Sicilia, il potere, sia pure affiancato da alleati occasionali, fin dal giorno della Liberazione. Dal canto suo, l'opposizione, anche nella lotta alla mafia, non si è sempre dimostrata all'altezza del suo compito, confondendo la lotta politica contro la Democrazia cristiana con le vicende giudiziarie nei confronti degli affiliati a Cosa Nostra, o nutrendosi di pregiudizi: "Contro la mafia non si può far niente fino a quando al potere ci sarà questo governo con questi uomini". Giovanni Falcone.

 

 

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