Ma che crisi politica, é solo di sinistra
Roma Le cifre parlano chiaro: secondo l’ultimo sondaggio di Renato Mannheimer ben il 70% degli italiani non si fida più dei politici. Gli elettori insomma sono delusi dal Parlamento, tant’è vero che soltanto le banche hanno meno consensi delle due Camere, e addirittura l’Unione europea è preferita all’esecutivo e ai sindacati. Il che è ampiamente significativo. Il governo cerca di correre ai ripari: giovedì 31 maggio si terrà una sessione straordinaria della Conferenza unificata dedicata proprio ai costi della politica. La riunione, convocata dal ministro Lanzillotta, nelle intenzioni dovrebbe essere il primo passo per stipulare un “Patto tra diversi livelli di governo per fornire risposte efficaci e concrete ad un problema avvertito sempre più come decisivo nel rapporto tra cittadini e istituzioni”. Intanto fra i Poli, tanto per cambiare, divampa la polemica. «Nessuna crisi della politica, la crisi è casomai di questa sinistra e di questo governo», attacca Silvio Berlusconi, leader di Forza Italia. «Quella di D’Alema è un’uscita tesa a coprire tutto quello che sta succedendo - ha spiegato il capo della Casa delle Libertà - cercando di generalizzare una crisi che non è della politica, perché io vedo sempre entusiasmo e voglia di partecipazione». Apriti cielo: la reazione dell’Unione è immediata. E ci pensa Massimo Donadi, capogruppo dell’Italia dei Valori alla Camera, a replicare con vigore: «Il furore antigovernativo che anima il centrodestra e il suo leader porta perfino a negare l’evidente realtà che stiamo vivendo di un periodo di scollegamento tra politica e cittadini, dimostrando che il corto circuito è molto più grave dalle parti dell’opposizione che da quelle della maggioranza che, non avrà fornito sino ad ora ricette miracolose, ma se non altro ha l‘onestà intellettuale di farsi carico di un problema vero e sentito dai cittadini». Interviene pure il presidente della Camera Fausto Bertinotti che da buon leader di un partito che si definisce ancora comunista attribuisce le colpe della vicenda all’odiato mercato: «Lo scollamento tra politica e cittadini esiste perché per troppi anni il mercato ha prevaricato la politica. C’è da costruire un nuovo rapporto tra il Palazzo e la gente comune». Ma non solo: è scambio di accuse Diesse-An. Sì, perché il ministro delle Riforme Vannino Chiti rilancia «la riduzione del numero dei parlamentari, l’attribuzione della competenza legislativa piena a un ramo del Parlamento, le funzioni di raccordo con le Regioni per il Senato, in un’ottica di effettivo federalismo, la riduzione delle indennità per i parlamentari e del numero dei parlamentari», ma dal movimento guidato da Gianfranco Fini risponde per le rime Alfredo Mantovano: «Ci troviamo di fronte ad una sintesi non di mere proposte, bensì di norme ben precise che nella passata legislatura il Parlamento ha approvato in doppia lettura. Ha approvato nonostante la forte opposizione dell’intero centrosinistra, cui Chiti appartiene, e apparteneva in posizione non marginale quando sono state discusse». E non finisce qui. Tutto il dibattito ha prodotto la nascita di un nuovo partito. Il prossimo 5 giugno ci sarà la presentazione a Roma del “Movimento Italia 2007” (www.italia2007.it) e ne fanno parte «cittadini (non politici di professione), sindaci e amministratori locali indipendenti - annuncia una nota - eletti in liste civiche in varie realtà del Paese che hanno deciso di scendere in campo direttamente in politica per cercare di imprimere una svolta, un cambiamento reale e non solo a parole». «Fra i punti centrali - spiega il comunicato - c’è la riduzione dei costi della politica, per la quale il partito dei cittadini ha predisposto un decalogo, dieci punti con i quali i cittadini chiedono con forza ai politici di voltare pagina: rinunciare ai privilegi. Il partito dei cittadini darà il suo supporto a tutti quei politici che adotteranno il decalogo, un vero e proprio codice di regolamentazione». Come se il problema si risolvesse con la nascita della 23esima formazione politica italiana.
Alberto Ciapparoni
Delirium tremens!
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