SINESIO DI CIRENE - (370 ca.-413)

Vita

Nato a Cirene da nobili genitori pagani intorno al 370, Sinesio fu educato secondo il modello classico e studiò alla scuola neoplatonica della filosofa e matematica Ipazia, testimone dello sviluppo scientifico-astronomico del neoplatonismo, a differenza del misticismo teurgico del neoplatonismo di Porfirio e Giamblico. Sinesio fu di Ipazia discepolo fedele e grande ammiratore, e in seguito ricorse spesso a lei per sfogare le sue preoccupazioni:

Io ti scrivo questa mia epistola dal letto in cui giaccio, ma spero che tu la abbia in buona salute, o madre, sorella, maestra, benefattrice, alla quale vorrei tributare ogni tipo d'onore con parole ed opere! (Ep. XVI).


Quest'orientamento mistico, in linea con il diretto insegnamento di Plotino, fece presa su Sinesio, che fu forse il primo neoplatonico battezzato e certamente assurse a grande successo per le sue doti oratorie: difatti fu in missione diplomatica a Costantinopoli presso l'imperatore Arcadio per difendere la sua città tra il 399 ed il 402.

Tornato in Egitto e sposatosi, difese la città di Tolemaide dalle vessazioni fiscali e dai predoni, ricevendo in premio l'acclamazione a vescovo dal popolo (410), nonostante fosse appunto sposato e di fede filosofica dichiaratamente neoplatonica - il che lo escluderà dal canone della Patristica. In una lettera, infatti, elenca i dubbi sulla fede, tra cui quello sulla resurrezione:

Quanto alla resurrezione, come viene intesa dall'opinione comune, io vi vedo una sacralità indicibile e mi trovo molto lontano dal condividere le credenze della gente normale (Ep. CV).

Nonostante i dubbi, che lo tennero in forse per sei mesi, Sinesio accettò la nomina: impegnandosi nell'attività episcopale, cercò di intervenire in difesa dei poveri e si prodigò nell'opera di assistenza e di pacificazione dei conflitti, morendo probabilmente intorno al 413.


Opere

1. Opuscoli

Sotto questo titolo vengono comprese opere di impronta retorico-morale, chiaramente ispirate alla Seconda Sofistica e in parte appartenenti alla giovinezza dell'autore:


a. Opuscoli retorici

- Dione: composto verso il 405, il breve trattato parte dall'analisi dell'opera e della vita del noto sofista vissuto sotto i Flavi per proporlo come esempio dell'intima connessione tra letteratura e filosofia, secondo il modulo neosofistico. Sinesio si propone, così, come difensore della genuina paideia greca contro la ciarlataneria degli epigoni della retorica e contro l'ostentato anti-ellenismo dei monaci eremiti.

- Elogio della calvizie: appartiene al genere degli elogi paradossali in voga nella Seconda Sofistica, come il lucianeo Elogio della mosca o le Lodi di fumo e polvere di Frontone. Fingendo di contrattaccare il perduto Elogio della chioma di Dione di Prusa (di cui ci trasmette un brano, che è forse il discorso completo), Sinesio rifiuta spiritosamente le motivazioni di un elogio dei capelli, rovesciandole con puntiglio quasi avvocatesco e facendo entrare in gioco anche filosofia e poesia in un discorso che ci mostra tutto il suo fine umorismo.


b. Opuscoli politici

- Racconti egizi o sulla provvidenza: racconto delle peripezie del dio Osiride contro il fratello nemico Tifone-Seth. Nella narrazione romanzesco-mistica, già trattata in greco da Plutarco, Sinesio dà una rappresentazione allegorica delle lotte per il potere alla corte imperiale: Osiride rappresenterebbe il protettore dell'autore, il prefetto Aureliano, in contrasto con Cesario, sostenitore dell'integrazione dei barbari nei ceti dirigenti.

- Sul regno: è un'orazione pronunciata da Sinesio nel 399, alla presenza dell'imperatore Arcadio, a cui l'autore propone un modello di sovrano ideale, che impronta la sua azione governativa al modello tradizionale. In questa luce idealizzante entra, però, in gioco il grave problema delle invasioni barbariche e della debolezza dell'Impero, dovuta all'infiltrazione dei barbari nei quadri dirigenti. Si rivela, dunque, la praticità dell'autore, che inserisce la preoccupazione sociale e politica nel consueto modello dello speculum principis di lontana ascendenza platonica.


c. Opuscoli morali

- Sui sogni: in conformità con l'interesse neoplatonico e, in generale, della cultura imperiale per il fenomeno onirico (testimoniato per noi soprattutto dall'opera di Artemidoro), Sinesio traccia una ricerca sui sogni, offrendo non un manuale "scientifico" di onirocritica, ma una ricerca tendente a capire l'origine interiore del sogno. Tale speculazione filosofico-morale si rifà esplicitamente al misticismo neoplatonico e caldeo.


2. Inni

In numero di nove, sembrano risalire al periodo precedente l'ordinazione episcopale, tra il 402 ed il 410 (Lacombrade). I primi tre inni utilizzano il monometro anapestico, e tra essi il primo è dedicato all'anima:

Or tu, anima mia rivolta agl'inni

sacri, sopisci tu l'assillo nato

dalla materia, ed arma, invece,

l'ardore della mente.



L'inno III, dedicato al Cristo, esordisce con una tipica invocazione epica:


Orsù, cantiamo il figlio della Vergine,

di quella Vergine che non fu resa

incinta da fatali amplessi d'uomini.



Gli inni IV-V e IX usano una struttura di dimetri e trimetri ionici, mentre il gruppo VI-VIII si serve del classico anapesto impiegato nella tragedia classica.

Questi inni fondono neoplatonismo e cristianesimo in un sincero afflato mistico verso Dio, utilizzando il dialetto dorico e i meri lirici tradizionali, secondo un proposito di mistione classico-cristiana già perseguito da Gregorio di Nazianzo.


3. Epistolario


Comprende 156 lettere, che coprono il periodo dal 393 al 413. Le lettere testimoniano l'attività episcopale di Sinesio, ma anche la sua personalità complessa e tormentata dal contrasto tra formazione classica e adesione alla fede ed alla responsabilità episcopale.


Considerazioni

Secondo la definizione del Marrou, Sinesio scrittore è "uno di quei retori dotati di qualche cognizione filosofica, che da tali cognizioni traggono una cultura generale di base ed una serie allo stesso modo generica utilizzabili come materiali per la inventio. Egli si trova a metà strada tra le due forme tipiche della cultura classica: la retorica e la filosofia".

Questo profilo stilistico, genericamente applicabile a tutta la sofistica imperiale - basti pensare ad Apuleio o Luciano - viene riscattato dall'impressione, leggendo l'opera di Sinesio, che egli sia l'ultimo depositario convinto della paideia classica. Coinvolto nel rapido declino dell'Impero, nel trapasso dagli ultimi splendori di Teodosio alla divisione in due parti, Sinesio porta nella sua persona e nella sua opera le testimonianze di questa lacerazione e del passaggio dalla classicità pagana all'impero cristiano. I suoi dubbi circa la creazione congiunta dell'anima e del corpo e sulla resurrezione, oltre che i rapidi trapassi dai topoi retorici alle preoccupazioni sociali, mostrano un autore in cui la retorica cerca di farsi espressione di un'età d'angoscia materiale e spirituale, in cui il cristianesimo pare spazzar via le certezze culturali e richiedere nuove forme d'espressione.

Antonio D'Andria

tratto da http://www.biblio-net.com/lett_cla/sinesio.htm