Il matrimonio un bene per la società
di Giacomo Samek-Lodovici, Il Timone maggio 2007
I principali studi sull’argomento mostrano come il matrimonio sia l’unica istituzione che garantisce stabilità e coesione sociale
È vero che il matrimonio è in crisi nella nostra epoca, ma è più stabile delle convivenze: per esempio, in Gran Bretagna l'82% delle convivenze termina entro 10 anni, contro il 25% delle coppie sposate (O'Neill 2002, p. 4). Il tasso di rottura delle unioni tra conviventi è solo leggermente più basso quando essi hanno generato dei figli: infatti il 74% dei bambini nati da coppie di fatto patisce la rottura dell'unione dei suoi genitori, contro il 30 % dei bambini nati da coppie sposate (ibidem).
Pertanto, i bambini nati da coppie di fatto, patiscono, soprattutto (sebbene non solo) per la frequentissima rottura dell'unione dei loro genitori, più disordini psicologici (per es. asocialità, depressione, difficoltà di concentrazione) rispetto a quelli degli sposati (Brown 2004, p 364, cfr. anche Cavanagh - Huston 2006, p. 2) e il 34,3% dei figli di conviventi è stato sospeso da scuola, contro il 20,3% dei figli degli sposati (Fagan - Johnson - Butcher 1996, tabella 9). (…)
Genitori separati: cosa succede ai bambini
Su questo numero del Timone intendo riferire alcuni studi sociologici che riportano dati davvero significativi sulle conseguenze, per un bambino, della divisione dei suoi genitori (conviventi o sposati che siano). Un bambino soffre davvero molto quando i suoi genitori si dividono, il divorzio dei suoi genitori lo ferisce psicologicamente ed affettivamente (cfr. Wallerstein - Lewis - Blakeslee 2000). Per es., la ricercatrice A. O'Neill (2002) ha rilevato i seguenti dati. Se il 40% dei bambini inglesi vive in famiglie a basso reddito la percentuale sale al 75% tra quelli che vivono con un solo genitore. Tali bambini con un solo genitore hanno il triplo di probabilità di ottenere cattivi risultati a scuola, il doppio dei rischi di contrarre malattie psicosomatiche e di avere la depressione o di comportarsi in modo antisociale, il triplo di probabilità di avere problemi nelle relazioni amicali e il 22% assume droghe contro il 10% dei figli degli sposati (Cfanche Sweeting - West - Richards 1998: cfr. anche Mauldon 1990).
Inoltre (Pesenti 2004) negli Usa 3 suicidi su 4 in età adolescenziale coinvolgono ragazzini che vivono con un solo genitore. Ancora, le bambine che vivono con un genitore ed il suo nuovo compagno/a hanno il 3,7% di possibilità di subire abusi sessuali domestici, contro lo 0,2% di quelle che vivono con entrambi i genitori biologici (Bartholomew 2004. p. 272).
Ancora, negli Stati Uniti i figli degli sposati sono coinvolti in risse nel 28,8% dei casi, rispetto al 39,5% dei figli di divorziati che rimangono a vivere con un solo genitore e al 42% di quelli la cui madre vive con un nuovo uomo, che non è il padre del ragazzo/a (Fagan - Johnson - Butcher 1996). Il 13% dei figli degli sposati ha commesso un furto del valore di 50 $ o più, contro il 19% dei figli di divorziati che rimangono a vivere con un solo genitore e il 22,6% di quelli la cui madre vive con un nuovo uomo, che non è il padre del ragazzo/a (ibidem).
Il 20,3% dei figli degli sposati è stato sospeso da scuola, rispetto al 37% dei figli di divorziati che rimangono a vivere con un solo genitore e al 40,8% di quelli la cui madre vive con un nuovo uomo, che non è il padre del ragazzo (ibidem).
Conseguenza sulla criminalità della crisi delle famiglie
In Gran Bretagna il 70% dei giovani criminali proviene da famiglie monoparentali (http://www.avvenireonline.itlFamigli.../20060112.htm). Circa la violenza, secondo P. Fagan (1995, p.2) «L'aumento della violenza è parallelo a quello della crescita in famiglie abbandonate dal padre» e «anche nei quartieri con un alto tasso di criminalità, meno dei 10% [precisamente i 6%, cfr. p. 27] dei bambini cresciuti in famiglie stabili diventa delinquente, mentre diventa delinquente il 90% dei bambini cresciuti in famiglie instabili».
Sempre per Fagan (ibidem, p. 4) la causa principale della criminalità non è la povertà: «se questo fosse vero ce ne sarebbe stata di più in passato, quando la gente era povera [...]. Al contrario, la criminalità è aumentata in America durante il lungo periodo di crescita economica: dal 1905 al 1933. Quando subentrò la Grande depressione calarono i redditi e anche la criminalità. Che ricrebbe di nuovo dal 1965 al 1974 quando i redditi crebbero notevolmente». E la criminalità è più alta tra i neri «perché l'incidenza della dissoluzione delle famiglie è più alta tra di loro».
Questi studi mostrano che soltanto nelle famiglie dove i conflitti sono gravissimi il bambino può trarre beneficio dalla eliminazione del conflitto che avviene mediante la divisione dei suoi genitori; ma (Cockett - Tripp 1994) tale tipo di conflittualità è rara, perciò nella stragrande maggioranza dei casi sarebbe meglio per i figli se i genitori, invece di dividersi, rimanessero insieme. I costi sociali, poi, sono molto elevati Per esempio nello Stato della Georgia le cause concernenti disgregazioni familiari costituiscono il 65% di tutti i processi a livello di Corte d'appello (Flynn 2007).
Conseguenze negative anche per l’economia
E il crollo della famiglia rappresenta un peso economico notevole per lo Stato. Per es., in Gran Bretagna supera ampiamente i 20 miliardi di sterline l'anno, la maggior parte dei quali vengono spesi per le sovvenzioni ai genitori single. Se ci fossero meno separazioni familiari e meno nuclei monoparentali, ci sarebbero meno bambini da prendere in carico, meno persone senza casa, meno dipendenza dalla droga, meno criminalità, meno domande per i servizi sanitari, meno bisogno di insegnanti di sostegno nelle scuole, migliori risultati medi nell'ambito educativo.
Non sono un sociologo, perciò la mia conoscenza della letteratura specialistica è limitata. Ma mi pare che questi studi debbano fare riflettere molto sull'importanza di sostenere energicamente il matrimonio. Per il bene dei bambini e dell'intera società