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  1. #1
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    Arrow [Vegetarismo] Informazioni utili

    Accuse infamanti e scientificamente infondate sullo svezzamento vegan | 25/05/2007

    Comunicato stampa di SSNV - I genitori vegan ammazzano i loro figli? Accusa infamante, venga data la smentita in modo corretto. Ogni anno in Italia muoiono 2350 bambini non vegan: i genitori onnivori ammazzano dunque i loro figli?
    In merito a quanto riportato da diversi media in Italia - che hanno semplicemente ripreso in modo acritico quanto pubblicato in alcuni giornali stranieri - sul fatto che i genitori vegan siano cosi' irresponsabili da ammazzare i loro figli tramite un'alimentazione sbagliata, Societa' Scientifica di Nutrizione Vegetariana - un'associazione di professionisti della salute che si prefigge di fornire informazioni scientifiche corrette sulla nutrizione a base di cibi vegetali - chiede che vengano riportate anche le risposte di eminenti nutrizionisti di tutto il mondo sul tema, e che questa accusa infamante e infondata, che nessuno puo' permettersi di fare, venga ritirata.
    I giornalisti che volessero informarsi in modo serio, e non fare solo il "lavoro" dei giornali di pettegolezzi, possono trovare sul sito del famoso nutrizionista dott. Mc Dougall, il medico che ha seguito Carl Lewis nella sua transizione a una alimentazione vegan - che ha consentito all'atleta di ottenere una migliore salute e performance ancora piu' strabilianti -, la risposta punto per punto alle farneticanti accuse della signora Nina Planck, cosi' tanto sbandierati dai media: http://www.drmcdougall.com/misc/2007other/nytimes.html
    In particolare, la risposta di 1500 parole inviata dal dott. Mc Dougall al New York Times, recita: "L'articolo di Nina Planck che condanna la dieta vegan contiene gravi errori in merito all'adeguatezza dei cibi vegetali. I vegetali contengono TUTTI gli aminoacidi essenziali in quantita' adeguata per i bisogni umani, e anche per i bisogni dei bambini (vedi Millward). La vitamina D NON si trova nel latte o nella carne, a meno che non venga aggiunta come integratore. La fonte d questa vitamina e' la luce solare. I vegetali contengono beta-carotene, il precursore della vitaminia A. La fonte originaria di tutti i minerali (compreso calcio e zinco) e' il terreno. I vegetali abbondano in minerali e funzionano come tramite dal terreno agli animali. La verita' scientifica e' che le proteine, gli aminoacidi essenziali, i minerali e le vitamine (eccetto la B12, che e' sintetizzata dai batteri, non dagli animali) si trovano nei vegetali, e non si possono avere carenze da un'alimentazione basata sui vegetali integrali, quando si mangi abbastanza da ottenere la quantita' di calorie necessaria. La distorsione operata dalla signora Planck sulla scienza della nutrizione e' un fatto grave cui deve essere posto rimedio." (Rif: Millward DJ. The nutritional value of plant-based diets in relation to human amino acid and protein requirements. Proc Nutr Soc. 1999 May;58(2):249-60.)
    La polemica prende le mosse dalla triste vicenda del bambino di 6 settimane morto ad Atltante, ma questo non ha nulla a che vedere con l'alimentazione vegan. Afferma infatti la dottoressa Luciana Baroni, presidente di SSNV: "Il neonato aveva solo 6 settimane, e a questa eta' i bambini possono nutrirsi solo di latte materno o, in mancanza di questo, di formule apposite per l'infanzia (anche a base vegetale). Qualsiasi altro prodotto non e' adatto, quindi, se i genitori non fossero stati vegani e avessero nutrito il bambino con latte vaccino o anche con omogeneizzato di carne, gli effetti sarebbero stati allo stesso modo devastanti. Non ha quindi importanza che i genitori fossero vegani o meno, lo stesso problema di inadeguatezza si sarebbe presentato anche con cibi a base animale, perche' a quell'eta' ogni cibo che non sia latte materno o una formula per l'infanzia e' assolutamente inadeguato.".
    Si ricorda che la Posizione Ufficiale sulle diete Vegetariane dell'American Dietetic Association e dei Dietitians of Canada, aggiornata al 2003, afferma che "Le diete vegane ben bilanciate ed altri tipi di diete vegetariane risultano appropriate per tutti gli stadi del ciclo vitale, ivi inclusi gravidanza, allattamento, prima e seconda infanzia ed adolescenza." Tale documento e' basato su oltre 250 articoli della letteratura scientifica internazionale degli ultimi anni, e non su conoscenze approssimative vecchie di decenni o basate sul "buon senso comune".
    Si fa inoltre notare che dei "3 bambini vegan morti in 4 anni" citati nel servizio, il bambino di Atlanta sopra citato non rientra nel conteggio perche' non era svezzato; ammesso e non concesso che veramente siano morti 2 bambini vegan in 4 anni negli USA, questo dato va confrontato con i bambini sotto l'anno di eta' morti in totale in questi 4 anni. Facendo una stima, e sapendo che ogni anno in Italia muoiono 2350 bambini sotto l'anno di eta' (4,7 su 1000), in 4 anni muiono 9400 bambini (quasi tutti non vegan). Negli USA la mortalita' infantile e' piu' alta, e ovviamente il numero di nascite e' enormemente piu' alto, quindi si parla di decine di migliaia di bambini morti, di cui 2 vegan. Secondo quale logica questo puo' dimostrare che i bambini vegan sono in pericolo?
    Si richiede dunque ai media di pubblicare al piu' presto una rettifica che rimedi in parte alla disinformazione fatta in questi giorni. "Invitiamo chiunque volesse approfondire l'argomento della nutrizione a base vegetale a partire fin dallo svezzamento, a consultare il nostro sito, www.scienzavegetariana.it, ricco di articoli di approfondimento sulla questione" conclude la dottoressa Luciana Baroni.
    Comunicazione a cura di Societa' Scientifica di Nutrizione Vegetariana
    www.scienzavegetariana.it - info@scienzavegetariana.it

  2. #2
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    Nuova versione stampabile della Veganzetta!

    In molti ci avete chiesto una versione adatta alla stampa su fogli A4 (direttamente da stampante), e dato che la prima varsione in PDF era invece ottimizzata per il formato A3 (come l’originale cartaceo), abbiamo pensato di venire incontro alle vostre esigenze.


    E’ ora disponibile la nuova versione ottimizzata per la stampa su A4, scaricatela!


    ATTENZIONE: LA VERA VEGANZETTA, NEL SUO FORMATO ORIGINALE E’ SOLO QUELLA IN A3 CARTACEA CHE POTETE ORDINARE GRATUITAMENTE INVIANDOCI SOLO I FRANCOBOLLI PER LA SPEDIZIONE!

    http://www.veganzetta.org/

  3. #3
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    Vegani e immortalità
    di Luciana Baroni

    Vorrei approfittare dell’attenzione sincera e
    partecipe dei media nei confronti delle disgrazie
    che affliggerebbero i vegani a causa della
    propria scelta dietetica -e che mi auguro siano
    solo la conferma di una realtà che comincia ad
    essere tangibile, cioè l’esistenza ormai
    indiscussa di un buon numero di vegani-, per proporre alcune riflessioni:.

    La probabilità che un qualunque evento accada, in
    termini percentuali, va da 0 a 100. Assumendo che
    in biologia il rischio 0 assoluto e 100 assoluto
    non esistono, possiamo dire che quando si valuta
    il rischio di un evento biologico, questo può
    spaziare in un intervallo che va da 0 a 100.

    Per quanto riguarda il concetto di rischio,
    quindi, non ci sarà nulla in grado di assicurare
    la totale incolumità o al contrario la certezza
    che si verifichi un dato evento, ma si potrà
    distinguere tra fattori che, dato un certo
    rischio stimato, sono in grado di influenzarlo
    positivamente (cioè di aumentare quel rischio) o
    negativamente (cioè di ridurre quel rischio). Per
    capirsi, Se è vero che la carne “fa venire” il
    tumore intestinale, non tutti i carnivori
    verranno colpiti da questo tumore ma qualche
    vegano potrebbe invece venirne colpito.

    Nessun fattore di rischio però può essere
    valutato da solo, e per questo esistono delle
    procedure di elaborazione statistica che
    permettono di valutare il peso di ciascun fattore
    di rischio, svincolandolo dall’effetto degli
    altri fattori di rischio coesistenti.

    Lo stesso ragionamento vale per la frequenza di
    comparsa di un evento, nel caso specifico una
    data malattia o la morte. Ci troviamo a dover
    sempre fare i conti con il numero di persone che
    si ammalano di quella data malattia o muoiono,
    che viene espresso come numero di soggetti o
    percentuale sulla popolazione totale in un certo periodo di tempo.

    Anche in questo caso, se un evento si verifica in
    una certa popolazione, è possibile poi studiare
    quali sono i fattori che potrebbero essere
    responsabili di quell’evento. In questo caso, nei
    soggetti portatori di un dato fattore di rischio,
    l’evento dovrebbe verificarsi con una frequenza
    aumentata (se il fattore di rischio è positivo) o
    ridotta (se il fattore è di rischio negativo),
    rispetto alla popolazione generale (ad esempio
    gli abitanti di una nazione o di una regione) o
    di un gruppo di soggetti definiti come “di
    controllo”, che non sono portatori dei quel fattore di rischio.

    Poiché la cosa detta così può apparire
    complicata, veniamo ad un esempio pratico,
    relativo al tema che ci interessa, cioè
    l’influenza della dieta sulla salute. Gli studi
    scientifici condotti su vegetariani evidenziano
    che questo persone hanno un rischio ridotto di
    sviluppare alcune malattie e che tra i
    vegetariani ci sono meno persone ammalate di
    queste stesse malattie croniche. Nella
    popolazione generale, quando stratificata sulla
    base dei consumi, queste stesse malattie appaiono
    favorite (cioè il rischio è aumentato) in chi
    consuma elevate quantità di cibi animali e in chi
    consuma basse quantità di cibi vegetali, in
    confronto a chi si trova nella fascia di consumo
    all’estremo opposto. Questo non vuole dire però
    assolutamente che chi è vegetariano o chi mangia
    tanti vegetali avrà la certezza matematica di non
    ammalarsi mai di quella malattia, così come nei
    carnivori o in chi mangia pochi vegetali ci
    saranno pure persone che non se ne ammaleranno.

    Il fatto di conoscere una persona che fuma e che
    è morto in di vecchiaia, non significa che il
    fumo faccia bene o che chi fuma non rischi di
    morire per le conseguenze del fumo: 1 fumatore su
    2 infatti muore a causa di questa abitudine.
    Questa è sostanzialmente la differenza tra
    aneddotica e scienza: chiunque può anche farsi
    delle convinzioni sulla base dell’aneddotica, ma
    di fronte alla scienza dovrebbe prendere atto che
    la realtà può essere un’altra e rivedere con
    umiltà ed onestà queste convinzioni.

    Prendiamo adesso, dopo questa lunga ma necessaria
    premessa, l’ultimo fatto di cronaca: La morte di
    un bambino figlio di vegani in USA.

    Pur essendo la morte di questo bambino non
    riferibile alla dieta bensì alla criminale
    incuria dei genitori, ipotizziamo pure che un
    certo numero di bambini vegani siano morti nel
    primo anno di età in un certo periodo di tempo, e
    vediamo come valutare l’evento, facendo il caso
    dell’Italia, di cui possediamo dati certi, e
    facendo presente quanto detto all’inizio, e che
    cioè quando un dato evento si verifica nella
    popolazione, nessuno ne è al riparo con una sicurezza del 100%.

    Ora, utilizzando cifre “tonde”, vediamo che in
    Italia ci sono 60 milioni di persone: i
    vegetariani sono 6 milioni e tra questi i vegani
    600 mila, il che permette di trasformare questi
    numeri in un 1% di vegani, 9% di vegetariani e
    90% di carnivori nella popolazione italiana.
    Questo significa che, per qualunque evento si
    verifichi nella popolazione italiana, mi devo
    attendere che questo evento, se la dieta non ha
    nessuna influenza su di esso, dovrebbe essere
    così distribuito nei 60 milioni di italiani:

    -90% in carnivori
    -9% in vegetariani
    -1% in vegani

    a semplice titolo di esempio, se in Italia ogni
    anno 1000 persone vengono infestate da pidocchi,
    mi devo attendere che avrò circa:

    -900 carnivori
    -90 latto-ovo
    -10 vegani

    infestati da pidocchi ogni anno.

    Se invece di 10 vegani, questi fossero ad esempio
    5, una volta esclusa l’influenza di altre
    condizioni favorevoli, potrò dire che la dieta
    vegana protegge dai pidocchi. Se poi i vegani
    colpiti da pidocchi fossero 1 all’anno, potrei
    affermarlo ancora con più forza. Quello che
    invece paradossalmente di solito avviene, è che
    viene trasformato in una conclusione
    completamente opposta: siccome c’è 1 solo vegano
    che viene colpito dai pidocchi, allora è colpa della dieta!

    Tornando ai fatti reali, prendiamo l’evento morte
    infantile nel primo anno d’età, cioè il numero di
    bambini che muoiono sotto l’anno d’età. Bene, in
    Italia ogni anno muoiono 2350 bambini (pari al
    4.7 per mille dei nati, che sono 500 mila
    bambini), per cause diverse: morti bianche,
    infezioni, malattie congenite, traumi, violenza e
    maltrattamento, eccetera. Poiché si tratta di
    bambini che saranno figli sia di carnivori, che
    di vegetariani e di vegani, dobbiamo considerare
    la morte colpirà questi bambini secondo quella
    che è la distribuzione di carnivori, vegetariani
    e vegani nella popolazione italiana, quindi (senza decimali):

    -90 % saranno figli di carnivori, cioè 2115 bambini morti ogni anno
    -9% saranno figli di vegetariani, cioè 211 bambini morti ogni anno
    -1% saranno figli di vegani, cioè 23 bambini morti ogni anno

    Cioè dobbiamo attenderci ogni anno la morte di
    circa 23 bambini figli di vegani, entro il primo
    anno di vita in Italia. Questo significa che solo
    se in un anno ne muore una cifra superiore (e con
    significatività statistica), ci si deve
    preoccupare e valutare quale sia il peso di
    differenti variabili, tra cui anche la dieta, su questo aumento di mortalità.

    A questo punto spero che la mistificazione sia
    evidente a tutti senza nemmeno bisogno di
    spiegarla: La morte di 1 bambino (ma fossero
    anche 5-10) appare essere un evento al di sotto
    della cifra prevista. La morte di 1 solo bambino
    è un evento così raro, che salta agli occhi
    proprio per la sua eccezionalità, e nonostante
    questo il significato che si da all’evento è
    l’esatto opposto: la dieta vegana fa morire i bambini!!!

    Non aggiungo nient’altro, spero di essere stata
    sufficientemente chiara e di aver contribuito a
    rassicurare chi, anche solo per un attimo, era
    caduto nella trappola mediatica, architettata ad
    arte da chi trae profitto dal riempire gli
    ospedali di malati cronici, la cui vita potrebbe
    essere assolutamente migliore se fossero stati ben consigliati ed educati.

    La dieta vegana non può purtroppo assicurare
    l’immortalità o l’assenza di malattia ma protegge
    in modo significativo nei confronti di molti
    eventi negativi. Mi pare una ragione più che valida per non rinunciare!!!

    --
    dr.ssa Luciana Baroni
    Società Scientifica di Nutrizione Vegetariana - SSNV
    www.scienzavegetariana.it
    www.vegpyramid.info

  4. #4
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    NUOVO STUDIO SCIENTIFICO IN COLLABORAZIONE WASHINTGON-ROMA:
    ALIMENTAZIONE VEGAN E ATTIVITA' FISICA FATTORI DI PROTEZIONE
    PER IL CUORE
    13 giugno 2007

    Un nuovo studio condotto presso la Washington University School of
    Medicine e presso l'Istituto Superiore di Sanita' italiano, mostra che l'adozione a lungo termine di una dieta vegana a basso contenuto di calorie e proteine e l'attivita' sportiva di resistenza sono associati con un basso rischio di malattie cardiache e metaboliche.

    Le diete occidentali, che sono caratterizzate da elevate assunzioni di
    cibi trasformati ad elevata densita' calorica, nonche' la sedentarieta',
    sono associati con un aumentato rischio per il cuore.

    Uno studio trasversale, condotto dal dr. Luigi Fontana e collaboratori,
    della Washington University School of Medicine e dell'Istituto Superiore
    di Sanita' italiano ha valutato gli effetti di una dieta vegana (100%
    vegetale) a basso contenuto di calorie e proteine e la pratica di
    regolare attivita' sportiva di resistenza sui fattori di rischio
    cardiometabolico di 21 soggetti sedentari vegani crudisti, 21 corridori
    di resistenza a dieta occidentale dal BMI (indice di massa corporea)
    sovrapponibile, e 21 soggetti sedentari a dieta occidentale.

    Lo studio e' durato piu' di 4 anni, e nei primi 2 gruppi i ricercatori
    hanno riscontrato piu' bassi valori di BMI e migliori livelli plasmatici
    di lipidi, glucosio, insulina, proteina C-reattiva. Anche i valori di
    pressione arteriosa sono risultati inferiori, soprattutto nel gruppo
    vegano: maggiore e' il consumo di potassio e fibre, minore risulta la
    pressione arteriosa.

    I ricercatori concludono pertanto che l'adozione a lungo termine di una
    dieta vegana a basso contenuto di proteine e calorie, o la pratica
    regolare di attivita' fisica di resistenza risultano associati con un
    minor rischio di malattie cardiache e metaboliche. Inoltre, i
    ricercatori suggeriscono che specifiche componenti della dieta vegana
    siano in grado di esercitare ulteriori effetti positivi sulla pressione
    arteriosa.

    Fonte:
    Fontana L, Meyer TE, Klein S, Holloszy JO, Long-Term Low-Calorie
    Low-Protein Vegan Diet and Endurance Exercise Are Associated with Low
    Cardiometabolic Risk, Rejuvenation Res. 2007 May 16; [Epub ahead of print]
    http://www.ncbi.nlm.nih.gov/sites/en...ubmed_RVDocSum

    Comunicazione a cura di Societa' Scientifica di Nutrizione Vegetariana
    www.scienzavegetariana.it - info@scienzavegetariana.it

    Note:
    Societa' Scientifica di Nutrizione Vegetariana - SSNV si prefigge di
    fornire ai professionisti della salute e alla popolazione generale
    informazioni corrette sulla nutrizione a base di cibi vegetali (c.d.
    plant-based nutrition) e sui suoi rapporti con la salute.

  5. #5
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    Carenza di vitamina B12: l'ultimo baluardo dei carnivori

    Questo articolo, apparso sulla newsletter di novembre 2007 del dott.
    McDougall è allo stesso tempo informativo e divertente. Informativo
    perché riporta molti dati poco noti, divertente perché il dott.
    McDougall prende bonariamente in giro i carnivori così enormemente
    preoccupati delle carebze di B12 dei vegan, e un po' meno bonariamente
    mostra la disonestà intellettuale di chi grida al "rischio B12" solo per
    far piacere all'industria della carne e dei latticini.

    Riportiamo qui solo pochi estratti dell'intero articolo, e invitiamo a
    leggere il testo completo alla pagina
    http://www.scienzavegetariana.it/nut...carnivori.html.

    Sintesi di:
    Carenza di vitamina B12: l'ultimo baluardo dei carnivori

    Le persone informate ormai non credono più che la carne sia
    indispensabile per fornire le proteine necessarie o che il latte sia la
    fonte privilegiata di calcio. Con la capitolazione del fronte di queste
    due tradizionali battaglie, la questione "vitamina B12" è diventata
    l'argomento più di moda quando si discute della dieta vegetariana
    stretta (vegana).

    In realtà, il rischio di sviluppare problemi di salute a causa di una
    carenza di vitamina B12 in una dieta vegetariana stretta condotta con
    buon senso è estremamente raro, inferiore a una probabilità su un
    milione. Sapevo già 40 anni fa che la vitamina B12 sarebbe diventato
    l'ultimo bastione per gli adepti della carne e del latte (e delle
    industrie che ne traggono profitto), poiché si tratta dell'unica critica
    che può essere mossa.

    Ma fermati un attimo a valutare e confrontare le possibili conseguenze
    della tua scelta dietetica. Puoi scegliere di mangiare un sacco di cibi
    animali ricchi di vitamina B12 ed evitare il rischio di uno su un
    milione di sviluppare una forma reversibile di anemia o, anche se meno
    comune, un danno al sistema nervoso. Questa decisione, però, ti mette a
    rischio di morire prematuramente di infarto o ictus: una possibilità su
    due. Oppure, di tumore della mammella: una possibilità su sette. Di
    tumore della prostata: una possibilità su sei. Altre possibilità sono di
    diventare obeso, diabetico, osteoporotico, stitico, artritico e con
    problemi di digestione. Tutte condizioni causate da una dieta che
    contenga sufficienti quantità di B12 dal cibo, delle quali le altre
    persone che conosci soffrono tutti i giorni, come potrai facilmente
    verificare tu stesso.

    Quanti sono invece i vegani che hai incontrato che abbiano sviluppato
    una anemia da carenza di B12 o lesioni al sistema nervoso? Scommetto
    nessuno! Inoltre, hai mai sentito parlare di questi problemi, a meno che
    tu non abbia prestato attenzione particolare ai titoli dei giornali o
    delle riviste mediche?

    Quei rari casi di carenza di B12 che si sospetta siano stati causati da
    una dieta vegetariana diventano manifesti dei mezzi di comunicazione,
    perché "la gente ama sentire buone notizie sulle proprie cattive
    abitudini". Tuttavia, informazioni più approfondite rivelano che questi
    "vegetariani" soffrono anche di malnutrizione globale, non solamente di
    una isolata carenza di vitamina B12 riconducibile a una dieta a base
    vegetale.

    Per esempio, il numero del 23 marzo del 2000 del New England Journal of
    Medicine ha pubblicato una lettera (si noti bene, NON un articolo
    scientifico!) dal titolo provocatorio "cecità in un vegetariano
    stretto". La lettera descrive il caso clinico di un uomo di 33 anni che
    aveva sviluppato seri problemi visivi (neuropatia ottica bilaterale).
    Aveva iniziato a seguire una dieta vegetariana stretta all'età di 20
    anni. Gli esami di laboratorio avevano dimostrato la presenza di deficit
    di vitamine A, C, D, E, B1, B12 e acido folico, così come di zinco e
    selenio. Prese nel loro insieme, tutte queste carenze vitaminiche e
    minerali indicano chiaramente la presenza di malnutrizione severa. La
    somministrazione di vitamina B12 intramuscolo aveva corretto l'anemia,
    ma non il disturbo visivo.

    Siete in grado di capire l'incongruenza tra la storia di questo signore
    e il titolo della lettera? Cereali, verdura e frutta sono fonti
    ricchissime di acido folico e vitamina C (come pure di vitamina A, E,
    B1, zinco e selenio)!Lo stato di malnutrizione era probabilmente causato
    da una malattia intestinale e/o da una dieta "vegetariana" scorretta. I
    titoli degli articoli di giornale pubblicati in tutto il mondo a seguito
    di questa lettera rassicuravano gli amanti della carne e dei latticini
    che diventare vegetariano era stata per quest'uomo una decisione
    scriteriata. L'esame della maggioranza dei casi riportati di carenza di
    B12 in relazione a una dieta vegetariana sia in bambini che adulti,
    rivela la presenza di analoghe incongruenze. I pazienti potevano avere
    problemi di malassorbimento e spesso provenivano da condizioni di
    povertà e/o di stile di vita eccentrico: ne consegue che i loro problemi
    di salute non erano semplicemente causati dall'eliminazione dei cibi
    animali. Comunque, credo che esistano rarissimi casi di pazienti con
    malattie da riferire a carenza di B12 derivante dall'adozione di una
    dieta vegetariana stretta per anni, mentre altri colleghi non sono
    d'accordo con me e sono convinti che in tutti i casi segnalati fossero
    presenti dei fattori confondenti.

    Sebbene la vitamina B12 si trovi nei cibi animali, non viene
    sintetizzata dalle piante o dagli animali. Solo i batteri sono in grado
    di produrre vitamina B12 biologicamente attiva, e i tessuti animali
    immagazzinano questa "vitamina B12 sintetizzata dai batteri", che poi
    passa nella catena alimentare a partire da animali che mangiano tessuti
    di altri animali. I ruminanti (come le mucche, le capre, le pecore, le
    giraffe, i lama, i bufali e i cervi) sono gli unici che contengono
    batteri nel rumine (cioè lo stomaco dei ruminanti) in grado di
    sintetizzare la vitamina B12, che poi passa oltre e viene assorbita nel
    piccolo intestino. Leoni e tigri ottengono la B12 mangiando questi animali.

    Perché dunque una dieta a base vegetale, araldo di prevenzione e
    trattamento per le nostre più comuni malattie croniche, dovrebbe essere
    carente in qualunque modo? Questo tipo di dieta appare la più adatta
    l'uomo, ad eccezione di questo particolare aspetto. La ragione di questa
    apparente inadeguatezza è che noi ora viviamo in condizioni innaturali,
    -tutto quello che ci circonda viene sanificato da lavaggi fanatici,
    potenti detergenti, disinfettanti, e antibiotici.

    Per ridurre al minimo il rischio di qualunque problema di salute,
    raccomando a voi e alle vostre famiglie di seguire una dieta basata su
    cibi amidacei (cereali e legumi), verdure e frutta. Al fine di evitare
    la possibilità, estremamente rara, di diventare un titolo nei giornali
    nazionali, aggiungete un supplemento affidabile di vitamina B12. Con
    questa semplice aggiunta a una dieta sana non potete sbagliare, e non
    sarete oggetto di alcuna critica ingiustificata lanciata da parenti e
    amici pieni di buone intenzioni.

    Fonte:
    http://www.scienzavegetariana.it/nut...carnivori.html.

 

 

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