Originariamente Scritto da
denty
L’Istituto Bruno Leoni ha promosso presso la casa editrice Lindau la traduzione di un libro un po’ anomalo, rispetto a quelli normalmente pubblicati da IBL. Il mito Che Guevara e il futuro della libertà, di Alvaro Vargas Llosa, responsabile del Center on Global Prosperity dell’Independent Institute, è un testo tanto agile quanto importante: importante non soltanto perché contribuisce a demistificare una figura considerata davvero inappropriatamente eroica da migliaia di giovani, ma anche perché riaccende i riflettori su un continente, l’America Latina, tanto vicino culturalmente a noi italiani quanto spesso dimenticato.
Per Vargas Llosa, Ernesto “Che” Guevara è stato una “macchina assassina”: non un guerrigliero romantico, ma un uomo tremendamente ambizioso, e incapace di considerare i diritti del suo prossimo come limite alle proprie ambizioni. Il racconto delle sue gesta fatto da Vargas Llosa è al tempo inquietante ed imprescindibile, per coglierne il carattere dietro la maschera, ormai diventata una t-shirt ed un “gadget del capitalismo globale”.
La seconda parte del libro di Vargas Llosa è invece dedicata ad una ricognizione della situazione attuale dell’America Latina. Il male del Sud America sembra essere una sovrapposizione impropria fra politica ed affari, che ha risolto riforme e privatizzazioni semplicemente nel passaggio al privato di monopoli e privilegi pubblici. Una storia dalla quale, anche per l’Italia, si può trarre più di un’utile lezione.
“La metamorfosi di Che Guevara in un gadget del capitalismo non è cosa nuova, ma negli ultimi anni il suo marchio ha conosciuto una sorta di revival, tanto più notevole in quanto giunge diversi anni dopo il crollo politico e ideologico di tutto ciò che Guevara ha rappresentato”
“Lo stalinista Che Guevara e il maoista Abimael Guzmán militavano in campi diversi e avevano un diverso atteggiamento (il primo una vera e propria stella del cinema, il secondo strambo e introverso), ma ciò che li accomunava, ossia un’assoluta sete di potere, era molto più importante di ciò che li distingueva”
“I nostri rappresentanti politici non capiscono l’economia, mentre le nostre aziende non capiscono i vantaggi del fare meno politica e più affari”