E.Z.L.N.: IL VENTO RIVOLUZIONARIO ZAPATISTA
I nemici del Messico sono i nemici di sempre dell’America Latina: Washington, il Fondo Monetario Internazionale e la Banca Mondiale, i grandi latifondisti e le multinazionali straniere, i regimi con eserciti e squadroni paramilitari al servizio del grande capitale straniero. Ma, come in altre realtà sudamericane, anche in questa terra, tra questo popolo, soffia quel vento di libertà e ribellione che spinge le masse, dal Venezuela all’Ecuador, dall’Argentina alla Colombia ed oltre, a resistere all’oppressione liberista in nome delle proprie tradizioni, della propria etnia, della propria terra; l’avanguardia rivoluzionaria è, in questo caso, rappresentata da un movimento indigenista che trova in Chiapas il cuore della propria azione, l’Esercito Zapatista di Liberazione Nazionale, con a capo l’uomo “senza volto”, conosciuto per il perpetuo passamontagna e la pipa, il Subcomandante Marcos. Ispirandosi alle battaglie popolari di Emilio Zapata e Pancho Villa, l’E.Z.L.N. è, dunque, il braccio armato della lotta di liberazione in nome del popolo contro il governo al potere con il sostegno straniero, per ottenere bisogni elementari quali lavoro, terra, alimentazione, salute, educazione, indipendenza, libertà e giustizia.
La realtà messicana, infatti, è segnata da decennali soprusi, violenze e violazioni di diritti nei confronti delle popolazioni locali; alle conquiste storiche dei colonizzatori europei, seguirono, soprattutto nel ‘900, veri e propri tradimenti da parte dei regimi imperanti nei confronti della propria Nazione: vendita della terra a facoltosi “invasori” stranieri, opposizione all’espropriazione del petrolio ai privati per farlo divenire bene di interesse pubblico, massacri di ferrovieri e studenti negli anni ’50 e ’60, sono solo alcuni degli esempi più eclatanti. E la situazione odierna è formata da tentativi governativi di saccheggiare le risorse messicane, da fame e malattie, indigenza e povertà, disoccupazione e assenza di istruzione, assistenza sanitaria, diritti politici, terra, e, soprattutto, dall’assoluta mancanza di indipendenza dai potentati stranieri, che addestrano e pagano i soldati dell’esercito federale messicano e della polizia politica, strumenti per una guerra genocida non dichiarata, ma praticata, che dura da anni. E a peggiorar le cose, alla storica dipendenza economica “non ufficiale” dagli USA, si sono aggiunti i risultati ambivalenti per il paese derivati dall’appartenenza del Messico (con Canada e Stati Uniti) al North American Free Trade Agreement (NAFTA), istituzione che già nel nome riflette i propri principi liberisti.
Un ennesimo caso di guerra tra il materialismo liberalcapitalista e la difesa delle proprie tradizioni, tra interessi particolari e bene comunitario, tra mondialismo e identità nazionali, dunque, che in Messico si scontrano anche a causa del “Programma di sviluppo integrale”: l’istmo di Tehuantepec, ad esempio, è fatto oggetto della costruzione da parte delle autorità di una grande zona industriale, comprendente una raffineria di prodotti petrolchimici, con connesse strade, canali e ferrovie trans-istmiche, nonchè la conseguente uscita di 2 milioni di persone dalla loro regione; altrettanto nel sud-est del Messico, dove è già ben avviato un programma di sviluppo regionale con l'obiettivo di mettere a disposizione del Grande Capitale terre indigene ricche di storia e cultura, ma pure di petrolio e uranio. Questo progetto ha già causato la frammentazione del Messico, separando il Sud-Est dal resto del Paese, iscrivendosi, di fatto, in una strategia anti-insurrezionale, con una tenaglia che cerca di contenere la ribellione antiliberista nata nel 1994, con al centro gli indigeni dell'Armata Zapatista. Sulla questione degli indigeni ribelli, si impone una parentesi: gli zapatisti ritengono che la riconquista e la difesa della sovranità nazionale (necessaria per affrontare la mondializzazione) partano da una rivoluzione antiliberista; una visione, perciò, totalmente contraria a qualsiasi forma di “Villaggio globale” (se non nella forma di lotta) in nome della propria identità originaria, sia come terra che come etnia. Da ciò la “Dichiarazione di Guerra all’esercito federale messicano”, pilastro di base dell'esecutivo federale, che oggi ha in Vicente Fox - del P.A.N. (Partito d’Azione Nazionale) di Destra, nonché ex referente massimo della Coca-Cola in quel paese - il suo capo più importante; nonché l’ulteriore prova che questo sistema planetario, prima economico che politico, dietro l'apparente infallibilità, cozza contro l'ostinata disobbedienza di gruppi di ribelli che si formano nel pianeta. L’“impero finanziario dalle tasche piene” affronta questa resistenza, che è di ogni colore, forma e misura, e con un solo punto comune: la volontà di resistere al "Nuovo Ordine Mondiale" e al crimine contro l'umanità che rappresenta la globalizzazione. Il neoliberismo tenta di sottomettere milioni di esseri umani, e cerca di liberarsi di quelli "di troppo", ma questi "inutili", questi “esclusi dalla modernità” (siano essi donne, bambini, anziani, giovani, indigeni, ecologisti, allevatori, poveri, lavoratori…), questi “disperati e diseredati” si ribellano. Nel caso messicano, non ci importa se l’uomo Marcos sia un eroe o un burattino, un uomo-immagine per propaganda o un condottiero; o che i zapatisti usino terminologie appartenenti a schieramenti secolarizzati risalenti alla divisione del globo tra il blocco USA e quello scomparso sovietico; ci interessa solo e semplicemente la lotta anticapitalista di questa realtà, ciò che essa rappresenta: milioni di persone e migliaia di combattenti indios che, con l’appoggio della sociedad civil (la maggioranza silenziosa), portando alto il tricolore messicano e indossando le uniformi rosse e nere (simbolo del popolo lavoratore nelle sue lotte), dicono no ad un determinato potere nazionale ed allo strozzinaggio straniero e li combattono in nome di una lotta di popolo per preservare la propria esistenza, il proprio futuro, la propria identità, la propria terra. Geppo
(tratto da “OTTO” Anno V n.1, Inverno 2002-2003, pag.8-9)