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Risultati da 1 a 7 di 7

Discussione: verità

  1. #1
    Klearchos
    Ospite

    Exclamation verità

    Ecco cosa scrive il mio amico Angelo:

    Ciao Marco, fallo circolare tra i neofascisti. .Chissà che qualcuno ne rimanga contagiato.. .nei fatti e non nelle parole...Tra l'altro non costa niente, è gratuito...Non chiediamo soldi a nessuno: ci è sufficiente la nostra
    povertà...Come lo era Bombacci che divide la cena con il "birelgobino" Gianni Maggio, fatta di un uovo lesso e un pò di verdura cotta nell'acqua.. .Che uomini! Che tempi!"
    Non certamente i "fascisti" di oggi...
    A.Faccia
    www.confederazionec ulta.org
    Italia-Repubblica- Socializzazzione

    Ecco cosa devo fare circolare:

    La verità

    Organo Ufficiale della Confederazione Unica del Lavoro, della Tecnica e delle Arti – C.U.L.T.A. (www.confederazioneculta.org). Già Rivista di Nicola Bombacci.
    Numero speciale maggio 2007– Direttore politico e responsabile ANGELO FACCIA – C.p.37–Succ. 6 06127 Perugia – Mail: segreteria_nazionaleculta@yahoo.it– Tel.349/5978759





    Da Bir el Gobi a Gargnano

    Itinerario di un giovane degli anni ‘20



    E’ Gianni Maggio da Spoleto, classe 1925.

    Un simbolo per la Regione Umbria.

    Il mio incontro con Gianni avvenne in occasione della costituzione della C.U.L.T.A. .Non esitò un istante nel chiedere di farne parte raccontandomi, con l’occasione, il suo personale rapporto con Nicola Bombacci fatto di “chiacchierate” alla buona e di cene, altrettanto alla buona, in quel di Gargnano in attesa che Nicolino fosse ricevuto dal Duce, di cui Gianni era componente della sua guardia.

    E’ accaduto che in questi ultimi tempi, ricorrendo l’anniversario della morte di Antonio Gramsci, tutta la “nomenklatura” dell’ex PCI, Napoletano in testa, celebrasse solennemente l’avvenimento salutando in Gramsci il fondatore del P.C.I….!! Abituati a falsificare tutto, i novelli comunisti-capitalisti non hanno il minimo scrupolo a falsificare anche un dato storico di dominio pubblico in tutto il mondo : l’attività politica di Nicola Bombacci, vero fondatore del Partito Comunista d’Italia e non Gramsci.

    Si comprende il perché di questi falsi grossolani che solo i loro adepti possono digerire in quanto politicamente vivono e prosperano su di essi, sui falsi, finche dura…Ma il popolo della c.d. sinistra fino a quando è disposto a farsi turlopinare da siffatti volgari falsari ? Il mio amico Santino Carletti invita gli stessi alla sveglia! Sarà possibile?

    Tornando a Gianni, ho chiesto allo stesso che mettesse a disposizione dei seguaci della CULTA i suoi personali ricordi di quegli incontri con Nicolino Bombacci…Qui di seguito è quel che ricorda., grazie Gianni.

    Angelo Faccia


    [IMG]file:///C:/DOCUME%7E1/Marco/IMPOST%7E1/Temp/msohtml1/01/clip_image001.jpg[/IMG]


    [IMG]file:///C:/DOCUME%7E1/Marco/IMPOST%7E1/Temp/msohtml1/01/clip_image003.jpg[/IMG]


    Stralci dalle mie memorie riguardo il mio incontro e la frequentazione con Nicola Bombacci .
    Gargniano Lago di Garda 1944 -1945

    Sono un Legionario [IMG]file:///C:/DOCUME%7E1/Marco/IMPOST%7E1/Temp/msohtml1/01/clip_image004.jpg[/IMG]della Guardia del Duce e spesso trovandomi di servizio a Villa delle Orsoline in Gargnano Sede del Comando Generale del Duce della Repubblica Sociale Italiana,ebbi l’occasione di conoscere e frequentare il Signor Nicola Bombacci ,mi fu presentato dal mio Comandante , Ardito Fiumano , discepolo e compagno di lotta di Gabriele Dannunzio il Maggiore degli Arditi Fulvio Balisti Comandante del 1° Battaglione Volontari Giovani Fascisti combattenti di Bir el Gobi 1941 Libia Africa Settentrionale , Nei primi giorni dell’agosto 1944 giunsero a Gargnano per recarsi a rapporto dal Duce il Maggiore Balisti e una persona che mi fu presentata come Nicola Bombacci , il Maggiore Balisti rivolendosi al Signor Bombacci gli spiegò che io ero stato un suo Giovane Volontario Fascista combattente a Bir el Gobi: ( Io avevo 19 anni ero cresciuto a pane e lavoro , Libro e Moschetto e in verità poco libro e molto moschetto ma di storia di lotte operaie e di partiti politici ben poco ne sapevo ) Nel mentre mi presentava. il Signor Bombacci nel volto del mio Comandante notai un sorriso rassicurante notando la mia perplessità per l’illustre sconosciuto e quando ritornarono dal colloquio con il Duce si trattennero in mia compagnia tutto il pomeriggio e così appresi il passato e il presente del Papa Rosso , del l’amico e confidente di Lenin e del nemico amico di lotte sociali con Benito Mussolini e poi fraterno amico e sostenitore indiscusso del Duce per l’attuazione della Repubblica Sociale Italiana che in verità la sigla doveva essere Repubblica Socialista Italiana , ma questa è una storia da me scritta a parte .
    Nicola non era un opportunista , non valutò il pro ne il contro delle poi sue conseguenze , me ne convinsi profondamente frequentandolo , e come me era un puro idealista e per questa ragione cominciai subito a stimarlo , amarlo , ammirarlo , mi fu maestro di Etica e di fede incrollabile nel portare avanti l’emancipazione e i diritti della classe operaia attraverso la lotta sociale , spesso veniva a rapporto dal Duce in compagnia di altri collaboratori per la realizzazione dello stato Sociale , i fautori dell’ala estrema Socialista che il Duce aveva voluto accanto a se per promuoverla
    Spinelli e Manunta e così la mia emancipazione nei diritti delle classi sociali si allargava .Nicola mi ragguagliava del suo soggiorno in Russia , gli feci presente che io ero nato nell’Era Fascista <<e come asserisco ancora oggi >> la mia Patria era ed è l’Italia Fascista , assentiva benevolmente al mio Idealismo , e ai suoi racconti di vita vissuti in Russia io apprendevo le nefandezze del bolscevismo, così venni a sapere che nell’Eden Russia bolscevica il proletariato era inesistente che espressioni di pensiero e libertà venivano soffocati con milioni di deportati in Siberia. ed ebbe inappellabile convinzione che quella dottrina non era il suo proletariato socialistico Venivano a rapporto dal Duce almeno tre volte al mese e specialmente Nicola mi fu Sommo Maestro di cultura e storia associativa . La lena organizzativa di Manunta e Spinelli nel portare avanti l’attuazione della socializzazione procedevano senza soste e prossima al traguardo stabilito , e Nicola andando nelle fabbriche a parlare agli operai riscuoteva consensi ,abbracci ,applausi dalle maestranze e ai comizi nelle piazze di molte città ad ascoltarlo e applaudirlo non erano mai meno di venti-trentamila persone : sicuro perchè a Brescia fui presente anche io a un suo comizio:.Si pensava all’oggi con convinzione e non al destino che ci avrebbe riservato il domani perchè si agiva nella certezza di una giusta causa . E i nostri incontri , loro i maestri io l’imberbe discepolo , ci affratellarono , e nel mio nitido ricordo riemerge quella sera che felici dell’operato andammo a cena in una locanda di Gargniano a festeggiare con un uovo a testa cotto in acqua e con verdura cotta scondita . Ma gli eventi lugubri incalzavano,rividi il mio caro Maestro Nicola ai primi giorni dell’aprile del 1945 era sereno , mi disse che avrebbe seguito il Duce ovunque nel suo destino , lo rassicurai che io sarei stato a loro fianco , ma il destino volle diversamente.
    Ancora oggi la sua figura è scolpita indelebile nel mio cuore e nella mia mente ,per la sua fede nel Socialismo che portava avanti con il Duce , pagò con la vita . Gli Opportunisti , i sommi capi del c.n.l.a.i al soldo della russia bolscevica avevano decretato il suo assassinio , avevano fallito nell’assassinio del Duce , perchè il carnefice il così detto capitano valerio quando arrivò sul posto nel pomeriggio del 28 aprile 1945 trovò due cadaveri perchè all’alba di quel giorno il Duce era stato assassinato da due partigiani per difendere dallo stupro la Signora Petacci e al carnefice valerio non restò altro che infierire tra gli altri anche su Nicola Bombacci indomito Alfiere delle classi lavoratrici .
    Da questa mia memoria che scrissi nel 1946 quando ero detenuto nel carcere di Spoleto non voglio che siano fatte correzioni di ortografia o di altro .nella testata ho aggiunto le mie tessere.
    Gianni Maggio
    [IMG]file:///C:/DOCUME%7E1/Marco/IMPOST%7E1/Temp/msohtml1/01/clip_image005.jpg[/IMG]

    Nicola Bombacci durante il suo esilio in Russia







    Nicola Bombacci parla ai lavoratori


    Il tempo che passa non sempre allontana la verità, a volte è necessario un transitorio per far diradare i fumi dell’illusione, dopo di questo viene il tempo delle domande e della maièutica.
    Tutti quelli che ebbero il coraggio di aderire alla Repubblica Sociale Italiana, alla fine di tutto furono chiamati rispondere a caro prezzo della loro scelta. Ma di questi, per quelli che colsero le ragioni intime di quei “seicento giorni”, il calice amaro non coincise soltanto con la sconfitta, o con lo scempio di piazzale Loreto, ma con l’estinzione completa delle “Leggi sulla Socializzazione”. La cosa peggiore e tragica malgrado tutto non fu la fine di Salò, ma la fine di quella che Enrico Landolfi aveva chiamato “la Rossa Salò”.
    Da qui parte la restaurazione capitalistica, che come storicamente avviene ha sempre le sue guardie bianche. Subito lievita una grave prima anomalia che caratterizzerà tutta la vita politica a venire dal dopo guerra in poi: le guardie bianche vestivano una casacca rossa.
    Certo è che il partito comunista non poteva salvare il fascismo dopo tutto quello che c’era stato, ma il fascismo nella sua totalità di regime non coincise con la socializzazione, salvare la socializzazione non avrebbe coinciso con il salvare il fascismo. Ma allora perché i “cugini hegeliani”, ovvero i comunisti, chiamati da Giovanni Gentile anche “corporativisti impazienti”, non risparmiarono niente della socializzazione?
    Si potrebbe pensare, ma troppo semplice sarebbe, che nell’euforia antifascista ci fosse la necessità d’azzerare tutto quello che sapeva di fascismo, come richiedeva certa furia partigiana. Ma allora perché Palmiro Togliatti cercò l’Amnistia per i fascisti?
    I comunisti da sempre, almeno quelli di un tempo, ora non se ne vedono, erano studiosi e osservatori attenti, sapevano credere e soffrire, ma erano anche zelantemente obbedienti nei confronti di chi riteneva di possedere il dogma dottrinale. Perché affossare i principi che avrebbero portato gli operai ad essere padroni delle proprie fabbriche? La Socializzazione potrebbe aver spaventato i sacerdoti del socialismo scientifico, facendo inorridire scribi e farisei quasi fosse l’effetto del cristianesimo nei confronti dell’ebraismo? Oppure la Socializzazione, se mantenuta pur depurata da ogni ricordo mussoliniano, avrebbe potuto trasformare l’Italia in un paese Socialista? Questo non sarebbe mai stato tollerato, quest’ultima ipotesi avrebbe fatto saltare gli equilibri internazionali imposti dalla spartizione di Yalta, sottraendo l’Italia dal controllo americano. Conseguenza: la Socializzazione andava rimossa, in ogni senso, pratico e di pensiero, e in questo, ecco la seconda anomalia, contribuirono i movimenti che furono definiti neofascismi, quelli che si richiamavano ad una continuità ideale. Tutti sappiamo, perché siamo grandi abbastanza, e smaliziati al punto giusto, che nel sistema denominato “continuità ideale” troviamo di tutto , dal Concordato, alle battaglie contro il divorzio, alla reazione, al nostalgismo fine a se stesso, alla Nato, alla lotta ai rossi, tutto fuorché quello che meritava di esserci. Ma allora l’archetipo di fascismo costruito dal neofascismo non finì per identificarsi nello stereotipo voluto dall’antifascismo? Tutto allontanava dalla possibile, praticabile, via chiamata socializzazione.
    Per definizione al termine anomalia corrisponde un’irregolarità, un allontanamento da un percorso tipico, ma delle due anomalie nominate, quella delle guardie rosse che si fanno per l’occasione bianche, e degli artificieri delle <<mine sociali>> per capirci, è mai possibile che siano spiegabili come una bizzarria di eventi improbabili che guarda caso, visto poi i risultati, sono pure coincidenti? Non sarebbe opportuno pensare a qualche fattore esterno che ha catalizzato gli eventi nel verso a lui più gradito?
    Se abbiamo voglia di farci delle domande, sia chiaro questo come principio fondamentale, non è certo perché si voglia disseppellire il fascismo. Il fascismo fu un fenomeno unico e irripetibile e quindi impensabile una sua riproduzione, così come un abbraccio integrale. Farlo sarebbe anacronistico, lasciamo a chi visse quei giorni la possibilità di raccontarci e tramandarci le emozioni e le intensità delle loro ragioni, ci parlino di El Alamein, della “battaglia di Anzio” e del guerriero colto di Firenze che mai s’arrese. Ma non offendiamoli, non cadiamo nella farsa, e non inganniamo noi stessi nel voler cercare un mago che mai verrà capace di riportare indietro le lancette del tempo. Nostro compito è capire la sostanza, l’anima, ovvero l’idea, e questa è innanzi a noi non dietro. Quest’idea si chiama Socialismo e Patria.

    Ottobre 1944, teatro di Brescia, Nicolino Bombacci, già fondatore del partito comunista italiano e amico di Lenin, parla ai lavoratori riuniti senza distinzione e anche senza tessera, si discute delle “Leggi sulla Socializzazione”, ovvero <<tutto il potere a tutto il lavoro>>, che significa il potere a chi lavoro e non allo Stato padrone o al padrone capitalista, la traccia della conferenza, così come quella delle successive sarà: <<Il capitale al servizio del lavoro e non il lavoro al servizio del capitale,… l’utile al servizio dell’uomo e non l’uomo a servizio dell’utile>>.
    Immaginiamo ora una platea composta di ragazzi precari di un call -center, d’operai di “tute arancione”, di quelli che vivono isolati in container lontano dalle famiglie per mesi, di lavoratori riconvertiti tre o quattro volte che non sanno neanche più che lavoro fanno, le parole di Bombacci avrebbero ancora un senso?
    Sono passati più di sessanta anni, ma la restaurazione capitalistica ha reso, nonostante il tempo, il tema ancora più pertinente ed attuale.

    Un’attività che contraddistingue l’uomo da ogni altro essere vivente è il lavoro, quando questo è svolto consapevolmente per perseguire un fine condiviso. Altrimenti ci sono animali che lavorano, così come uomini che lavorano per altri uomini, senza alcuna partecipazione emotiva, ma questi sono spesso schiavi o utensili viventi. In questo caso il lavoro cessa di essere una peculiarità umana, difatti sfugge ad ogni coinvolgimento delle sue qualità, come se all’uomo non fosse richiesto che l’indispensabile per essere sfruttato, rinunci pure alla sua anima razionale, e si nutri essenzialmente della sua anima irascibile e concupiscibile, a queste due porzioni di uomo basta la nutrizione del consumismo, non sono richieste virtù, solo specifiche, piccole, conoscenze, un salario, quando c’è, può essere più che sufficiente come ricompensa. Altro che “Consigli di Gestione” e ripartizione degli utili, non è richiesto neanche di pensare, al massimo si deve imparare ad aspettare con pazienza in una rimessa attrezzi chiamata lista d’attesa, e lì maturare il proprio senso di inadeguatezza di fronte alla grande macchina chiamata necessità di mercato, rafforzando la nostra alienazione nell’ultimo centro commerciale, guardando attraverso un vetro, le nuovissime, strabilianti invenzioni tecnologiche.
    L’attuale società a conduzione esclusivamente capitalistica ha divaricato la distanza esistente tra lavoro e capitale. Tenendo presente l’evoluzione del capitale così come del padrone, che sfuggono oramai ad una connotazione tradizionale essendosi mascherate, sublimate, nella direzione finanziaria, s’afferma che anche il lavoro è cambiato e che non è più quello dei tempi della rivoluzione industriale, questo è vero ma è allo stesso tempo vero che il lavoro è stato spinto all’estremo opposto del suo senso nobile ed etico, estremo che seguita a coincidere al lavoro-merce. Da tale prospettiva, morale e umanistica, la condizione del lavoro non è cambiata rispetto al salariato dell’ottocento o dello schiavo.
    L’uomo lavoratore seguita a non avere una sua adeguata collocazione, anzi spesso non ha neanche un lavoro ed è costretto a mendicarlo, su questo si fonda il nuovo sfruttamento e l’impossibilità partecipativa del lavoratore nel posto di lavoro.
    Ma la restaurazione capitalistica, che ha pretese globali, ha un valore veramente irreversibile come si vuole far credere? Il lavoro ha per questa società un valore? Il suo valore è rapportato alla sola capacità di sfruttamento e parcellizzazione dell’uomo o esiste un progetto serio che va verso la sua elevazione armonica e sociale? C’è qualcuno, di quelli che contano qualcosa, che voglia promuovere la “Democrazia del Lavoro”?
    Se con coscienza vogliamo rispondere a queste domande, credo sia necessario pretendere un capovolgimento dei valori così come questa società c’è l’ha posti. Ha indubbiamente ragione Hugo Chàvez nell’affermare che abbiamo bisogno di un grande atto sovversivo, ovvero una capacità di ribaltamento completa, in grado di riportare il Lavoro al centro dell’attività umana nel senso a riappropriarsi dei loro destini e delle proprie ricchezze. Ancora per dirla nella lingua del presidente venezuelano: << Un mundo mejor es posible, si es socialista>>, e a questo a scanso di equivoci, aggiungiamo soltanto che la via praticabile del socialismo è la Socializzazione.
    Nicola Bombacci dovrebbe tornare tra gli operai anche da noi quando avrà finito in america latina. Nel frattempo seguitiamo a farci domande, alla fine ci troveremo pronti e più sovversivi di quello che pensavamo.

    Lorenzo Chialastri
    operaio della Telecom iscritto alla CULTA
    Intervista impossibile a

    Nicola Bombacci


    Apostolo della Socializzazione


    -Onorevole Bombacci...
    -Mi chiami Nicola. O Nicolino, se preferisce... Lasci stare l’onorevole: io sono figlio del popolo... E il popolo, me compreso, non contempla altro onore che quello conquistato sui campi di battaglia, nelle trincee o nelle
    piazze... E chi se lo conquista lì, come spero di aver fatto io nelle piazze, non gode ad essere chiamato “onorevole”, secondo accezione corrente... Non ho un bel ricordo del mio periodo parlamentare... Per cui la
    prego - eviti...
    -Comunque voglia essere chiamato, lei resta “l’Apostolo della Socializzazione”; le viene perfino attribuita la stesura del testo di legge che istituì la socializzazione nella vicenda della Rsi...
    -Non ho scritto io quel testo; certo, ho approvato e abbracciato totalmente disegno e realizzazione, fino a meritarmi quell’appellativo che lei ha ricordato... Quel progetto era quanto perseguivo da quando, agli inizi del ‘900, iniziai, da socialista, a fare politica... E da socialista - come sa - ho inteso finire di piantar grane a questo mondo... -Proprio il fatto che lei sposò, da socialista, di più: da fondatore del Partito comunista ’Italia,la causa del fascismo repubblicano, a guerra ormai compromessa, la fa ritenere persona controversa ed incoerente...

    -Beh, se è per questo, anche Togliatti sposò il programma originario del fascismo enunciato a San Sepolcro: ricorda, no? “Il Migliore”, nel 1936, rivolse l’invito “ai fratelli in camicia nera” di rifarsi a quell’atto fondativo e di considerare il comunismo potenziale realizzatore di quel programma...
    -Sì, ma Togliatti si è ravveduto, mi sembra...
    -Mica tanto: secondo lei, perché dopo la fine della guerra concesse l’amnistia a migliaia di fascisti incarcerati?
    -Perché?
    -Perché pensava di riconquistare alla causa comunista tutti quei fascisti irriducibili a fare, da destra, quanto pretendevano i neo-acquisiti alla logica liberal-liberista che si andava apparecchiando in Italia… E, comunque, se lui, Togliatti, si è ravveduto dal fascismo io mi sono ravveduto dal comunismo... A conti fatti, visto che di comunismo reale si parla ormai solo sulle pagine di storia e neanche tanto positivamente, non so chi dei due si sia ravveduto meglio...
    -Se è per questo, del fascismo, sulle pagine di storia, si parla anche peggio...
    -Sì, ma con una, anzi: due differenze...
    -E cioè?
    -La prima: il fascismo ha perso una guerra mondiale e, quindi, era abbastanza scontato che pagasse dazio per quella sconfitta... Il comunismo, che pure vinse la stessa guerra che il fascismo ha perso, si è sconfitto da solo per implosione... La seconda...
    -La seconda?
    -Il fascismo non ha tradito la sua rivoluzione, il comunismo, invece, sì...
    -Quindi - mi sembra di capire - lei non si considera né controverso né incoerente...
    - Accetto senz’altro di essere considerato “controverso”. Del resto, chi non è contro-verso rischia di diventare perverso e, se lei permette, nessuno può dubitare della mia onestà morale... Sull’incoerenza politica il discorso si complica ma ritengo di potermi spiegare...
    - La prego...
    - Ho inseguito per tutta la vita la realizzazione di un progetto di evoluzione del lavoratore da asservito al giogo del capitale, a padrone del proprio destino... Quando vidi scivolare questa originaria e antica aspirazione dell’uomo in un riformismo che avrebbe finito per accettare, di perpetuare i canoni del liberismo economico, abbracciai la rivoluzione comunista e fondai la sezione d’Italia del partito... Quando, ancora, vidi come Stalin tradiva la rivoluzione dei Soviet, dei “consigli degli operai” per intenderci, per dare ad una casta di amministratori e di burocrati, a un Soviet talmente Supremo da essere inaccessibile ai lavoratori, tutto il potere che la rivoluzione, invece, prometteva all’operaio, mi disillusi e guardai oltre...
    - Al fascismo, com’è noto...
    - Al fascismo... Perché, no?
    - Beh, la storia pensa...
    - La storia non pensa: gli storici pensano...
    - D’accordo: gli storici pensano che il fascismo non favorì affatto gli interessi dei
    lavoratori...
    - A me risulta altrimenti, anche se non sono uno storico... Gli storici scrivono, di solito, quello che il potere al potere vuole che scrivano... Nelle eccezioni (rare...), per quanto obiettivi possano essere, sono anche loro, gli storici, dentro la storia: mica la contemplano da Sirio. Vuole che ricordi e le elenchi tutte le leggi che il fascismo promulgò al fine, realizzato, di costruire lo stato sociale, ancora
    prima di arrivare alla sua fase repubblicana?
    - Le conosco, grazie... Ma c’è chi pensa che, quelli, fossero atti dovuti in ogni caso e da qualsiasi - come lo chiama lei - “potere al potere”... I tempi erano maturi perché si realizzasse lo stato sociale... Il fascismo fece
    quanto era improrogabile fare...
    - ..Talmente improrogabile che, oggi, non fanno altro che smantellare improrogabilmente lo stato sociale...
    No, lei sbaglia: nessuna contingenza avrebbe costretto il fascismo a realizzare il suo programma rivoluzionario se, questo, non fosse stato iscritto nel suo Dna...
    - Torniamo, per un attimo, alla difficile assimilazione che lei intese intravedere fra fascismo e comunismo...
    - Le dirò di più: fino ad un certo momento del percorso della rivoluzione comunista, ho persino sognato - come ricorderà - che le due rivoluzioni, quella fascista e quella comunista, appunto, potessero unirsi...
    Ancora nel 1940, sentivo di poter affermare: .....eppure giorno verrà, in cui il soviet, permeandosi di spirito gerarchico, e la corporazione, di risoluta anima rivoluzionaria, s..incontreranno sopra un terreno di redenzione sociale...
    - Che cosa intendeva dire?
    - Fascismo e comunismo hanno la stessa matrice ideologica: il socialismo, appunto... Perché crede che sul punto di essere fucilato gridai ..Viva il socialismo..?
    - Non lo so: me lo dica lei...
    - Il fascismo, all’inizio del suo percorso, divaricò la forbice dalla matrice originaria per poi gradualmente, riavvicinare le punte del compasso. Fino a farle coincidere in una formula, in qualche modo “socialista”, forse
    inedita nella storia, sì, ma fedele all’originaria aspirazione e, ai miei occhi, a tutt’oggi, insuperata. Il comunismo, invece, uscì sì dallo stesso punto originario, ma poi realizzò la completa ottusità dell’angolo...

    Fino ad abortire in una sorta di capitalismo di stato... Cosa, quest’ultima, assai diversa da qualsiasi concezione di socialismo si voglia intendere...
    - A seguirla sembra quasi che sia stato il fascismo a realizzare le istanze marxiste...
    - No, il sistema di socializzazione del fascismo prevedeva la sussistenza della proprietà privata. Il che lo rende irriducibile alle istanze marxiste, almeno a quelle di vulgata...
    - Infatti, il fascismo non predicò mai l’abolizione della proprietà privata, come prevedeva invece il socialismo...
    - Anche qui - mi perdoni - si sbaglia: del socialismo esistono diverse concezioni e non tutte prescrivono l’abolizione della proprietà privata. Si rilegga Filippo Corridoni, per esempio... Quest’abolizione la prevedeva, compiutamente, la versione di-vulgata di Marx che, invece - nonostante la vulgata - considerava la fase finale del percorso rivoluzionario del proletariato comunista nella:....Autonomia dei produttori... In pratica, Marx auspicava il pieno possesso, ovvero: la piena proprietà dell’impresa economica industriale, agricola, commerciale da parte dei lavoratori che la gestiscono. Cioè, ancora, nella piena autogestione delle imprese produttive... Nella socializzazione compiuta, per l’appunto... Guardi, ancora per esempio, il socialismo realizzato nell’ex Jugoslavia titina: lì, mica era una prescrizione tassativa abolire totalmente la proprietà privata... Come invece fu, e con quali esiti! nell’Unione Sovietica...
    - Ma la proprietà privata non è parte consustanziale del liberismo economico?
    - Questo lo credono menti depositate nell’archivio a caselle concettuali con tenuta assolutamente stagna e stonfa... La proprietà dell’impresa da parte del lavoratore, nei limiti stabiliti dalla socializzazione, la proprietà
    della sua casa - ancora e sempre per esempio - sono fondamentali che non smentiscono una versione possibile - sottolineo: possibile - del socialismo... Anzi - a parere mio - la esaltano al di là degli espropri statali comunisti e dei monopoli privati del capitalismo... La proprietà è un istinto naturale dell’uomo... Perché abolirla? O perché concentrarla in poche, avide mani? Nel Manifesto di Verona si stabilisce il diritto “alla” proprietà”, in contro distinzione dal diritto “di” proprietà... Si stabilisce, cioè, un principio di diritto etico del proletario: quello di evolversi in proprietario... Il diritto “di” proprietà, cioè, viene ricondotto nell’ambito dei superiori interessi della comunità, del popolo, della nazione e non a quelli del capitalismo di pochi individui GIÀ proprietari...
    - Non mi dirà che il fascismo sostenne anche la lotta di classe...
    - La lotta di classe è un espediente, non un dogma... Un espediente che ha trovato nella rivoluzione industriale la sua legittimazione... Intere comunità contadine furono costrette ad inurbarsi in tuguri... E a lavorare in condizioni che a dire schiave è cosa perlomeno appropriata... Quale altro espediente, a parte la lotta di classe, avrebbero potuto adottare, quelle masse, per elevarsi da una condizione di animalità, in cui erano costrette dal neonato capitalismo industriale, a un minimo di condizione umana? Un rivoluzionario operaista a tutto tondo come Mazzini, non abbastanza celebrato per i motivi che le sto per esporre, poté concepire, invece, un sistema in cui tutti, un giorno, sarebbero stati padroni della propria impresa lavorativa e sociale... Invocando (il Mazzini...) che tutti avevano il diritto ad essere responsabili di questa impresa, senza distinzione fra fornitori di capitale e fornitori di forza-lavoro, auspicava, insomma, un sistema in cui le forze produttive si armonizzano in una responsabile condivisione sociale. In questa realizzazione, lo scontro di classe sarebbe diventato un non senso logico... Cosa che perfino Marx prevedeva come sbocco naturale del comunismo... E la storia ha smentito Marx, mica Mazzini che già, nell’800, intravedeva nel socialismo marxista realizzato ..una vita da castori.. e non da uomini... Quello che appunto fu…
    - Non le è mai venuto in mente che la socializzazione fosse un espediente per riconquistare alla causa dell’ultimo fascismo, quello repubblicano, la massa dei lavoratori? Masse che, disilluse dal regime ventennale, si erano, nel frattempo, rivolte altrove per cercare la propria giustizia?
    - Le posso dire che a Genova, poche settimane prima del fatidico 25 aprile 1945, c’erano almeno trentamila persone in piazza ad ascoltare un mio comizio di propaganda per la socializzazione... E nessuno storico si è
    mai azzardato a considerare quella folla costretta a venirmi a sentire... E lì - credo - di essermi spiegato...
    Così, come nessuno storico ha mai sottolineato abbastanza che il primo atto legislativo del neo governo di liberazione, proprio nella mattina del 25 aprile ’45, abolì il decreto che istituiva la socializzazione delle
    imprese nella,ormai ex, Rsi... Sarà un caso?
    - Credo di no, ne convengo... Ma cosa disse, esattamente, in quel comizio del 12 marzo del ‘45?
    - Glielo riassumerò, citandomi. Dissi:“Fratelli di fede e di lotta, guardiamoci in viso e parliamo pure liberamente: voi vi chiederete se io sia lo stesso agitatore socialista, comunista, amico di Lenin, di vent’anni fa. Sissignori, sono sempre lo stesso, perché io non ho rinnegato i miei ideali per i quali ho lottato e per i quali, se Dio mi concederà di vivere ancora, lotterò sempre. Ma se mi trovo nelle file di coloro che militano nella Repubblica sociale italiana è perché ho veduto che questa volta si fa sul serio e che si è veramente decisi a rivendicare i diritti degli operai”.
    - Non le si può negare una fede cieca...
    - Non mi neghi la fede... La cecità - la prego - me la risparmi: non ho mai visto tanto bene come in quei giorni di martirio...
    - Va bene, andiamo oltre...
    - Non ho fatto altro per tutta la vita che andare oltre: continuiamo pure...
    - Secondo lei, che lo frequentò assiduamente, nei seicento giorni di Salò...
    - ..Della Repubblica sociale, vorrà dire... Scusi: chiami le cose con il loro nome esatto...
    - ...Nei seicento giorni della Repubblica sociale, allora, come vuole... Quale fu - dicevo - secondo lei, la molla decisiva che indusse Mussolini a concepire e realizzare il progetto di socializzazione, proprio nel momento in cui le speranze, non dico di una vittoria fascista, ma almeno di una sua possibile sopravvivenza, erano praticamente nulle?
    - Qualcuno (non ricordo chi...), prima di una battaglia che si preannunciava disgraziata, a chi gli faceva notare che non c’era nessuna speranza di vittoria, rispose: ..Sperare non è necessario per intraprendere...
    ...Ecco - se lei mi permette - fu proprio questo - io credo - lo spirito che portò Mussolini a varare, finalmente la legislazione socializzatrice... A portare a termine, cioè, in maniera coerente (un termine che - mi sembra - le sta particolarmente a cuore; però, attento: soltanto gli imbecilli non si smentiscono mai...); a portare a termine - dicevo - gli sviluppi logici della rivoluzione fascista... Comunque, c’era, anche, un messaggio, un testamento - se vuole - da lasciare... Una via percorribile da indicare a chi sarebbe venuto dopo e avrebbe ripreso, in qualche modo, il cammino della rivoluzione che gli esiti della guerra stavano stroncando... Queste, e non altre, furono le molle che spinsero Mussolini a ..intraprendere..... Quando tutto, evidentemente, era ormai perduto... Fuorché l’onore... E si figuri che persino io, personalmente, m’illusi, per un momento, che
    realizzando la socializzazione le stesse sorti della guerra avrebbero potuto essere diverse... Ma Mussolini era l’unico che aveva, ancora, nonostante tutto, il senso esatto del corso che avrebbero preso la storia...
    Non fu certamente per caso che Lenin mi confidò che Mussolini era l’unico uomo italiano che avrebbe potuto realizzare, in Italia, la rivoluzione socialista... E i fatti non hanno smentito Lenin... Tanto meno, Mussolini...
    - Come saprà, in chi si autoproclamò “erede del fascismo”, la via indicata da Mussolini nel suo testamento politico è rimasta, praticamente, lettera morta... Nel dopoguerra, fino ad oggi, furono altre le istanze che, dal
    fascismo, i neofascisti assunsero nella pratica della loro azione politica...
    - Quello che dice è parzialmente vero... La socializzazione non è stata, per molti anni, sventolata come bandiera di discrimine fra chi avrebbe dovuto intendersi, ed essere inteso, interprete della “Terza Via” fra due concetti e due idee, comunismo e capitalismo, che sembrano irriducibili ma che, nella sostanza, non lo sono: da una parte, infatti, troviamo ancora i sostenitori del libero mercato che tutto legittima in nome del laissez faire e, dall’altra, lo stato che tutto pretende: entrambi espropriatori del destino dell’uomo...
    - Quindi?
    - Quindi, il fascismo, l’ultimo fascismo soprattutto, ha saputo riportare il discorso ai giusti termini: restituire alle mani del popolo la responsabilità diretta della sua impresa, in ogni campo sociale si fosse trovata a manifestarsi... I fascisti del dopoguerra hanno, in non so quanto buona ma sicuramente in larga parte, disatteso la missione che gli fu assegnata. Senza, tuttavia, dimenticarla del tutto... Vedo, ai giorni che sono i suoi e, ahimè, non più i miei, dei sussulti che vanno nella direzione giusta... Vedo dei soprassalti di coscienza e di memoria... Le idee che valgono non muoiono... Respirano piano, ma respirano... Covano, semmai, sotto la cenere... Basterà una ventata più forte e il fuoco riprenderà ad ardere... O prima o poi, il capitalismo imploderà, per legge - oso dire - naturale... Così come, per deficienza interna, è crollato il comunismo... E l’uomo cercherà in altri sistemi di vita comunitaria la soddisfazione del proprio innato senso di giustizia sociale...
    -Nella socializzazione...
    -Nella socializzazione...
    Di Miro Renzaglia
    http://www.mirorenzaglia.com

    [IMG]file:///C:/DOCUME%7E1/Marco/IMPOST%7E1/Temp/msohtml1/01/clip_image007.jpg[/IMG]


    Da sinistra a destra:
    Gianni Maggio, Santino Carletti e Angelo Faccia

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  2. #2
    Klearchos
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  3. #3
    Oglaigh na hEireann
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    Interessante articolo... Bombacci è a mio avviso uno dei più grandi personaggi del '900... Pur tuttavia non capisco quella specie di polemica iniziale sui "fascisti di oggi" e sui "fascisti di allora"... Del resto mi pare che un po' di differenza ci sia anche tra la "Verità" di voialtri e quella di Bombacci, come tra voi e lui del resto, no?

    Torse

  4. #4
    Cuore Nero
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    Citazione Originariamente Scritto da hEireann Visualizza Messaggio
    Interessante articolo... Bombacci è a mio avviso uno dei più grandi personaggi del '900... Pur tuttavia non capisco quella specie di polemica iniziale sui "fascisti di oggi" e sui "fascisti di allora"... Del resto mi pare che un po' di differenza ci sia anche tra la "Verità" di voialtri e quella di Bombacci, come tra voi e lui del resto, no?

    Torse
    Bombacci per altro..si discostava dalla dottrina fascista su molti punto. Fu un comunista a-tipico.
    Un uomo di notevole valore, coraggioso e leale.

  5. #5
    Klearchos
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    Citazione Originariamente Scritto da hEireann Visualizza Messaggio
    Interessante articolo... Bombacci è a mio avviso uno dei più grandi personaggi del '900... Pur tuttavia non capisco quella specie di polemica iniziale sui "fascisti di oggi" e sui "fascisti di allora"... Del resto mi pare che un po' di differenza ci sia anche tra la "Verità" di voialtri e quella di Bombacci, come tra voi e lui del resto, no?

    Torse
    Angelo è così!
    Essendo lui stato un repubblichino e avendo vissuto tutta la satoria fascista e neofascista,ritiene che questi ultimi non riprendano gli insegnamenti del Duce e dei suoi uomini!

  6. #6
    Oglaigh na hEireann
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    Citazione Originariamente Scritto da BOMBACCI88 Visualizza Messaggio
    Angelo è così!
    Essendo lui stato un repubblichino e avendo vissuto tutta la satoria fascista e neofascista,ritiene che questi ultimi non riprendano gli insegnamenti del Duce e dei suoi uomini!
    Senza nulla togliere ad Angelo, per l'amor d'Iddio... Ho solo detto che l'articolo è da 10 e lode, peccato non si riesca mai a parlare di qualcosa accaduta 60 o 70 anni fa, senza metterci dentro opinioni politiche legate al presente... Tutto qui! Per il resto, ONORE ETERNO al grande Nicola Bombacci!

    Torse

  7. #7
    Klearchos
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    Citazione Originariamente Scritto da hEireann Visualizza Messaggio
    Senza nulla togliere ad Angelo, per l'amor d'Iddio... Ho solo detto che l'articolo è da 10 e lode, peccato non si riesca mai a parlare di qualcosa accaduta 60 o 70 anni fa, senza metterci dentro opinioni politiche legate al presente... Tutto qui! Per il resto, ONORE ETERNO al grande Nicola Bombacci!

    Torse
    Certo!

 

 

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