E Santagata: «Romano si candida»
Rutelli: subito il leader del Pd
«Voto deludente. Sugli statali si poteva firmare prima». Il ministro prodiano: il Professore o corre o fa il nonno
da Il Corriere della Sera
ROMA - Cercasi leader disperatamente. Ora anche Francesco Rutelli cambia passo, propone di eleggere il 14 ottobre non solo la Costituente ma anche il capo del Pd e, dopo aver denunciato il deficit di «decisione» e «qualità di comunicazione» che ha paralizzato l'azione di Prodi, imprime una «vigorosa accelerazione» all'unità dei riformisti. «Guardo con favore alla sollecitazione di Dario Franceschini» fa sua la road map del capogruppo dell'Ulivo. Un'accelerazione che ha il via libera dei deputati ds e dl e che potrebbe costringere Prodi a raccogliere il guanto di sfida. «Se si fanno le primarie — svela la tentazione del premier Giulio Santagata — Prodi correrà. O sta a casa a fare il nonno o si candida». Quasi un processo al governo, quello che Rutelli interpreta davanti alla Direzione del suo partito. Una lunga e severa relazione che prende le mosse dalla lettura impietosa di un risultato «insoddisfacente» per il Pd, soprattutto al Nord. Quanti errori ha inanellato l'esecutivo... Un mese e più a discutere del «tesoretto», elenca Rutelli, troppi temi aperti e troppi «ripensamenti», una Finanziaria che è stata «comunicata e percepita in maniera confusa», e poi, errore capitale, la firma a urne ormai chiuse del contratto con gli statali. E ora bisogna riflettere. L'astensione? «Clamoroso il differenziale di circa 15 punti tra partecipazione al voto nelle Province e quello nei Comuni».
L'antipolitica? «Il governo non deve cavalcarne l'onda, ma deve governare bene». La priorità è tagliare l'Ici. «Il governo batta un colpo, dando un primo segnale di riduzione della pressione fiscale», scrive al primo punto della sua agenda programmatica. L'analisi del voto spacca l'Unione, mette gli uni contro gli altri, lacera il già fragile tessuto della coalizione di Prodi. La sinistra se la prende col Pd, Mastella e Boselli vogliono fare il «tagliando» al governo, Diliberto vuole un vertice o non voterà il Dpef, Mussi parla di «débacle»... Dalla Margherita, Franceschini chiede a Prodi «più coraggio» e Antonello Soro sogna un esecutivo «collegiale e coeso». Ma è la Quercia il partito più scosso. «Un voto che sarebbe errato sottovalutare e che sollecita il governo a uno scatto sulle riforme» scandisce il segretario, presenti D'Alema e Veltroni. Il sindaco dirà la sua solo stasera, al vertice del Pd: «Il risultato deve essere affrontato con serietà e realismo. Ci vuole una riflessione molto seria, che va fatta collettivamente». E quando Fassino riunisce i segretari regionali Ds dà sfogo alla sua irritazione. «L'avevo detto che serviva un cambio di passo, non mi hanno ascoltato...».