Visco, Di Pietro all'Unità: no ricatti, ma non ritiriamo mozione
venerdì, 1 giugno 2007 9.22
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ROMA (Reuters) - Il ministro delle Infrastrutture e leader dell'Italia dei Valori (Idv) Antonio Di Pietro non ritirerà l'ordine del giorno con il quale mercoledì i senatori del suo partito chiederanno la sospensione delle deleghe sulla Guardia di Finanza al viceministro dell'Economia Vincenzo Visco, sotto accusa per le presunte pressioni sul comandante generale della Guardia di Finanza, Roberto Speciale.
"Il nostro odg richiede al governo di affrontare un problema. La colpa non può essere di chi pone i problemi. Altrimenti questo è un ricatto che si fa a una forza politica. Chiediamo solo un reciproco passo indietro", dice Di Pietro in un'intervista all'Unità, precisando che "è più facile che domani non sorga il sole che noi facciamo cadere il governo Prodi".
Dopo che il governo ha riconfermato la fiducia al viceministro, stamattina i leader dell'Unione si riuniscono a Roma per risolvere le divergenze sul caso, in vista, mercoledì 6 giugno, della seduta a Palazzo Madama, in cui si voterà una decina di documenti tra mozioni di Cdl e Lega Nord, interpellanze, interrogazioni e ordini del giorno, compreso quello dell'Idv -- istanze che chiedono, con formule più o meno drastiche un passo indietro di Visco.
Il rischio paventato dagli stessi politici dell'Unione è che al Senato la maggioranza vada sotto, con ricadute sulla tenuta dell'esecutivo.
"Non voteremo mai la mozione della Cdl. Non faccio da sponda all'opposizione. E poi quella è una mozione offensiva nei confronti del viceministro noi invece poniamo un problema al governo", precisa Di Pietro nell'intervista.
Il ministro non intende "in alcun modo colpevolizzare il viceministro", dice di avere "stima per lui" e ritiene che "non ci sia alcun fatto penalmente rilevante", ma che esista "un problema di opportunità".
"Per questo pensiamo che fino alla decisione della Magistratura, Visco debba rinunciare alla delega concernente il coordinamento delle attività della Guardia di Finanza", dice Di Pietro. "Ci sembra un atto di coerenza, un'assunzione di responsabilità istituzionale":
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