MILANO - Hanno lasciato il Centro di permanenza temporanea di via Corelli l'ex imam di Varese Zergout e il suo collaboratore. Il giudice di pace di Milano non ha convalidato il trattenimento nel Cpt disposto in seguito all'espulsione su ordine del ministro dell'Interno, dopo l'assoluzione dei due dall'accusa di terrorismo internazionale. Ne ha dato notizia il legale di Zergout, Luca Bauccio. L'ex imam e Abdelillah El Kaflaoui erano stati assolti il 24 maggio dai giudici della Prima Corte d'Assise di Milano, presieduta da Luigi Cerqua. Con un altro marocchino, Mohamed Raouiane, erano accusati di associazione per delinquere finalizzata al terrorismo internazionale per aver costituito, secondo l'accusa, una cellula italiana del Gruppo islamico combattente marocchino, l'organizzazione terroristica che nel 2003 rivendicò gli attentati di Casablanca in cui morirono 45 persone.
ESPULSIONE - Qualche giorno dopo l'assoluzione il ministero dell'Interno aveva deciso per l'allontanamento dall'Italia di Zergout e El Kaflaoui sulla base del decreto Pisanu che permette di espellere le persone considerate pericolose per la sicurezza nazionale. I due si erano detti terrorizzati all'idea di essere consegnati alle autorità del loro Paese. Grazie a un ricorso alla Corte Europea dei Diritti dell'Uomo, il loro legale, Luca Bauccio, aveva ottenuto la sospensione dell'espulsione. In seguito i due marocchini erano stati portati al Centro di permanenza temporanea di via Corelli in quanto sprovvisti del permesso di soggiorno, revocato dalla Questura di Varese nei giorni scorsi.
«GIUSTIZIA È FATTA» - «Il provvedimento del questore è generico e carente in motivazioni - ha detto il legale Luca Bauccio -, non è legittimo perché priva della libertà due persone a fronte di una decisione della Corte europea dei diritti dell'uomo che ha sospeso la loro espulsione e non possono considerarsi pericolose due persone assolte da una Corte d'assise italiana». Per Bauccio «ora giustizia è fatta. Tre organi giudicanti nel giro di sette giorni hanno affermato che bisogna tenere giù le mani. Chiedo alla società civile e al Parlamento che vigilino affinché non si verifichino ulteriori atti di negazione dei diritti fondamentali».
MARONI-CHITI - «C'è solo da augurarsi che il governo intervenga con un provvedimento d'urgenza per prendere questi due terroristi e rimandarli al loro paese». È il commento senza mezzi termini del leghista Roberto Maroni al termine del suo intervento al question time alla Camera, nel quale ha chiesto al governo spiegazioni sulle «decisioni relative alla procedura di espulsione di tre terroristi islamici». Replica affidata al ministro per i rapporti con il Parlamento, Vannino Chiti, che ha ricordato come la vicenda riguardi solo l'ex imam di Varese e il suo collaboratore, assolti dai giudici di Milano, e non il terzo marocchino, Raouiane. Chiti ha ricordato che i due marocchini hanno fatto ricorso alla Corte Europea dei Diritti dell'Uomo, ottenendo la sospensione dell'espulsione e sono stati portati al Centro di permanenza temporanea di via Corelli in modo da essere tenuti sotto controllo.
«GRAVE MINACCIA» - Allora Maroni ha aggiornato il ministro sul fatto che i due ora «sono liberi di andare dove vogliono e di fare quello che vogliono e di continuare a predicare la violenza e il terrorismo». «Mi pare che la decisione del governo - ha aggiunto Maroni - sia stata assolutamente insensata perché ha fatto prevalere l'augurabile auspicio della Corte europea di giustizia rispetto a quella che lei (Chiti, ndr) ha definito una grave minaccia per la sicurezza dello Stato». «Non credo che si possa accettare un atteggiamento del genere: due persone costituiscono una grave minaccia per la sicurezza dello Stato, la Corte di giustizia sulla base di un ricorso, fondato o infondato ancora non si sa, si augura che si chiarisca prima dell'espulsione: il governo italiano cosa fa? Li mette in un centro e un giudice di pace in tempi record li rimette in libertà».


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