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  1. #1
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    Predefinito La sinistra impopolare di Ilvo Diamanti

    La sinistra impopolare
    I lavoratori del settore privato votano (prevalentemente) a destra. A prescindere dalla posizione e dal ruolo. Imprenditori e operai. Lavoratori dipendenti e indipendenti. Votano a destra. Come gran parte delle classi popolari. I lavoratori intermittenti, flessibili, part time. I pensionati. Le casalinghe dei ceti "periferici". Invece, vota (prevalentemente) a sinistra gran parte dei dipendenti pubblici, dei tecnici, delle figure intellettuali. I professori, gli impiegati e i funzionari degli enti locali e dello Stato. Anche i giovani votano a sinistra. Soprattutto i giovanissimi. Soprattutto se studiano oppure hanno conseguito un titolo di studio elevato (per cui, presumibilmente, svolgono un lavoro impiegatizio e intellettuale "pubblico").

    Se, invece, hanno una formazione "professionale" ed entrano presto nel mercato del lavoro, allora anch'essi si orientano a destra. Non bisogna pensare, peraltro, che si tratti di un processo dettato dalla "deriva centrista e moderata" sfociata nel Partito Democratico. La base elettorale della sinistra radicale, infatti, è anch'essa "più" giovane, intellettuale, "pubblica" rispetto alla media.

    Tutto ciò non costituisce una sorpresa, quanto ai lavoratori indipendenti e gli imprenditori. I quali non sono mai stati particolarmente di "sinistra". Anzi. Tuttavia, il solco che li separa dal governo Prodi e dalla maggioranza dell'Unione è divenuto un baratro. Nonostante il buon andamento del mercato e dei conti pubblici. Questione di istinto e di sentimento. Così, nel Nord "al di sopra del Po" il centrosinistra è divenuto una minoranza etnica. Più debole, di elezione in elezione. Resiste solo nelle aree metropolitane e nelle regioni a statuto speciale. Dove è più rilevante il peso del "pubblico".

    Però, da qualche tempo, la sinistra arranca anche nei contesti economici più dinamici delle "zone rosse". Nei distretti industriali, ad esempio. Come mostrano gli studi di Francesco Ramella. Come hanno confermato i risultati delle elezioni amministrative di domenica scorsa. Tuttavia, il distacco fra il lavoro privato e la sinistra non riguarda solo il lavoro autonomo e gli imprenditori, ma anche quello dipendente. Soprattutto nelle aree più produttive. Nel Nord. Un distacco che si era ridotto durante gli anni del governo Berlusconi (come ha mostrato Roberto Biorcio in Itanes, Dov'è la vittoria?, pubblicato dal Mulino). Nell'ultimo anno, secondo i sondaggi, si è nuovamente allargato.

    D'altronde, ciò non avviene solo in Italia. In Francia: il partito che raccoglie maggiori consensi nella classe operaia è ancora il FN di Le Pen. In Austria, il momento di maggiore successo del Fpoe di Haider si è verificato nei primi anni di questo decennio. Coincide con lo sfondamento nelle zone tradizionalmente socialdemocratiche. Dove ha raccolto il voto delle classi popolari.

    Per cui si assiste, sempre di più, al controcanto fra una destra che si afferma nei settori privati, dinamici, innovativi e una sinistra che "resiste" nel settore pubblico. Protetto. All'ombra dello Stato. Fra una destra "popolare" e una sinistra "impopolare". Le ragioni per cui questo avviene sono molte e diverse. Non tentiamo neppure di riassumerle. Però è chiaro: il lavoro è cambiato profondamente negli ultimi trent'anni. Sono mutati i luoghi, i metodi e l'organizzazione della produzione. La classe operaia oggi pesa meno. Ma, soprattutto, il lavoro dipendente privato è sempre più diviso e frammentato. Mentre il ridimensionamento dello Stato sociale ne ha accentuato l'insicurezza. Decisiva ci pare la crescente "individualizzazione".

    Il fatto che oggi chi lavora - non importa se in modo autonomo o indipendente - sia sempre più "solo". Più incerto. Destinato a divenirlo sempre di più. (Un "destino", quindi, che riguarda anzitutto i giovani. Flessibili, intermittenti, un debito pubblico enorme che dovranno"pagare" loro; come le pensioni che oggi percepiscono i loro nonni e i loro genitori).
    Ma la sinistra è cresciuta insieme alla solidarietà. All'integrazione. Alla comunità. Alla sicurezza. Si trova a disagio di fronte all'individualizzazione che attraversa la società e il lavoro. Non è in grado di parlare a una "folla solitaria". Persone sole. Individui a cui altri individui - leader che riassumono per intero i partiti - comunicano per via mediatica. Le mancano la "professionalità", il linguaggio, per fare questo.

    La sinistra. Se si allontana dai luoghi della produzione e del mercato. Se non evoca senso di "comunità" e sicurezza. Non ha futuro. Una sinistra separata dal passato e dall'idea di futuro (è pensabile?). Le rimane un presente incerto, instabile e precario. Come i ceti popolari che non riesce più a rappresentare.



    Che ne pensate(non possono commentare i parenti stretti del sociologo Diamanti ) ??

  2. #2
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    penso che come sempre abbia ragione


    nelle zone rosse ci sono dei legami molto forti che portano bene o male sempre a % rilevanti per la sinistra

    al nord si fatica di più...si era avanzato faticosamente tra il 2002 e il 2006 ma da questa ultima tornata mi pare che si sia perso + di quanto si era guadagnato in 4 anni


    la sinistra deve cambiare rotta e soprattutto evitare le "sparate" evidenziando una maggiore coesione invece di avere 20 posizioni diverse

  3. #3
    Tonino crediamo in te
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    non credo alla divisione della società per compartimenti stagni, nè al voto secondo professione svolta.

    Oggi, poi, che la posizione professionale di una persona cambia in continuazione almeno fino ai 30/35 anni, questo discorso vale ancora meno...

    ma tant'è...

  4. #4
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    Citazione Originariamente Scritto da Enrico1987 Visualizza Messaggio
    La sinistra impopolare
    I lavoratori del settore privato votano (prevalentemente) a destra. A prescindere dalla posizione e dal ruolo. Imprenditori e operai. Lavoratori dipendenti e indipendenti. Votano a destra. Come gran parte delle classi popolari. I lavoratori intermittenti, flessibili, part time. I pensionati. Le casalinghe dei ceti "periferici". Invece, vota (prevalentemente) a sinistra gran parte dei dipendenti pubblici, dei tecnici, delle figure intellettuali. I professori, gli impiegati e i funzionari degli enti locali e dello Stato. Anche i giovani votano a sinistra. Soprattutto i giovanissimi. Soprattutto se studiano oppure hanno conseguito un titolo di studio elevato (per cui, presumibilmente, svolgono un lavoro impiegatizio e intellettuale "pubblico").

    Se, invece, hanno una formazione "professionale" ed entrano presto nel mercato del lavoro, allora anch'essi si orientano a destra. Non bisogna pensare, peraltro, che si tratti di un processo dettato dalla "deriva centrista e moderata" sfociata nel Partito Democratico. La base elettorale della sinistra radicale, infatti, è anch'essa "più" giovane, intellettuale, "pubblica" rispetto alla media.

    Tutto ciò non costituisce una sorpresa, quanto ai lavoratori indipendenti e gli imprenditori. I quali non sono mai stati particolarmente di "sinistra". Anzi. Tuttavia, il solco che li separa dal governo Prodi e dalla maggioranza dell'Unione è divenuto un baratro. Nonostante il buon andamento del mercato e dei conti pubblici. Questione di istinto e di sentimento. Così, nel Nord "al di sopra del Po" il centrosinistra è divenuto una minoranza etnica. Più debole, di elezione in elezione. Resiste solo nelle aree metropolitane e nelle regioni a statuto speciale. Dove è più rilevante il peso del "pubblico".

    Però, da qualche tempo, la sinistra arranca anche nei contesti economici più dinamici delle "zone rosse". Nei distretti industriali, ad esempio. Come mostrano gli studi di Francesco Ramella. Come hanno confermato i risultati delle elezioni amministrative di domenica scorsa. Tuttavia, il distacco fra il lavoro privato e la sinistra non riguarda solo il lavoro autonomo e gli imprenditori, ma anche quello dipendente. Soprattutto nelle aree più produttive. Nel Nord. Un distacco che si era ridotto durante gli anni del governo Berlusconi (come ha mostrato Roberto Biorcio in Itanes, Dov'è la vittoria?, pubblicato dal Mulino). Nell'ultimo anno, secondo i sondaggi, si è nuovamente allargato.

    D'altronde, ciò non avviene solo in Italia. In Francia: il partito che raccoglie maggiori consensi nella classe operaia è ancora il FN di Le Pen. In Austria, il momento di maggiore successo del Fpoe di Haider si è verificato nei primi anni di questo decennio. Coincide con lo sfondamento nelle zone tradizionalmente socialdemocratiche. Dove ha raccolto il voto delle classi popolari.

    Per cui si assiste, sempre di più, al controcanto fra una destra che si afferma nei settori privati, dinamici, innovativi e una sinistra che "resiste" nel settore pubblico. Protetto. All'ombra dello Stato. Fra una destra "popolare" e una sinistra "impopolare". Le ragioni per cui questo avviene sono molte e diverse. Non tentiamo neppure di riassumerle. Però è chiaro: il lavoro è cambiato profondamente negli ultimi trent'anni. Sono mutati i luoghi, i metodi e l'organizzazione della produzione. La classe operaia oggi pesa meno. Ma, soprattutto, il lavoro dipendente privato è sempre più diviso e frammentato. Mentre il ridimensionamento dello Stato sociale ne ha accentuato l'insicurezza. Decisiva ci pare la crescente "individualizzazione".

    Il fatto che oggi chi lavora - non importa se in modo autonomo o indipendente - sia sempre più "solo". Più incerto. Destinato a divenirlo sempre di più. (Un "destino", quindi, che riguarda anzitutto i giovani. Flessibili, intermittenti, un debito pubblico enorme che dovranno"pagare" loro; come le pensioni che oggi percepiscono i loro nonni e i loro genitori).
    Ma la sinistra è cresciuta insieme alla solidarietà. All'integrazione. Alla comunità. Alla sicurezza. Si trova a disagio di fronte all'individualizzazione che attraversa la società e il lavoro. Non è in grado di parlare a una "folla solitaria". Persone sole. Individui a cui altri individui - leader che riassumono per intero i partiti - comunicano per via mediatica. Le mancano la "professionalità", il linguaggio, per fare questo.

    La sinistra. Se si allontana dai luoghi della produzione e del mercato. Se non evoca senso di "comunità" e sicurezza. Non ha futuro. Una sinistra separata dal passato e dall'idea di futuro (è pensabile?). Le rimane un presente incerto, instabile e precario. Come i ceti popolari che non riesce più a rappresentare.



    Che ne pensate(non possono commentare i parenti stretti del sociologo Diamanti ) ??
    .

  5. #5
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    Citazione Originariamente Scritto da antonio Visualizza Messaggio
    Detto questo, anche i cittdini che NON votano contro chi ha inquinato le loro acque ad Asti, o contro chi intende fare scempi degli spazi verdi in aree a rischio idrogegologico come la Cascinazza per compiacere gli appetiti di quei delinquenti di MIlano..non e' che meritino rispetto.
    o i cittadini di Vicenza che, in maggioranza contrari alla base, votano in maggioranza ancor piu' larga per chi li ha imbrogliati...
    Insomma, non credo a una societa' cvile che sia in quanto tale migliore della classe politica.
    esattamente

  6. #6
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    uffa Volevo Commentare Anch'io



  7. #7
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    comunque gli scritti di Ilvo Diamanti non possono essere criticati a prescindere

  8. #8
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    Da una palude lagunare piena di mussati :)
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    Citazione Originariamente Scritto da lucaBI Visualizza Messaggio
    comunque gli scritti di Ilvo Diamanti non possono essere criticati a prescindere
    ripeto, la società è molto più varia di quello che si è portati a pensare, e di conseguenza anche le tendenze politiche.

    non ho mai voluto credere alle troppo semplici equazioni dipendente=sinistra, imprenditore=destra, pur con tutte le ramificazioni del caso (pubblico, privato, alta professionalità etc).

    altrimenti non servirebbe nemmeno votare, basterebbe un semplice censimento delle categorie e verrebbe fuori il voto.

    Qui a Venezia, ad esempio, capogruppo del PD in Comune è il più grande artigiano/commerciante di dolciumi della città, pasticcere da generazioni, proprietario di numerosi negozi. Secondo l'articolo, un imprenditore del genere, per di più nel nord-est, dovrebbe essere di Forza Italia...o della Lega...

    Lo stesso dicasi dell'assessore alle attività produttive al Comune, rappresentante da anni degli artigiani, anch'egli da sempre simpatizzante di centrosinistra.

    Io vorrei continuare a credere che ci sono anche dei valori a cui credere, oltre che il mero interesse contingente.

    un ipotetico lavoratore autonomo che crede in alcuni capisaldi della sinistra, come la tutela dell'ambiente, dei consumatori, l'efficienza della scuola pubblica e dell'amministrazione, il rilancio della ricerca scientifica e delle politiche giovanili, la laicità dello stato, lo spiccato senso civico, che crede che l'uso di marijuana e di eroina siano due cose assai diverse, e via dicendo, come potrebbe votare per una coalizione di centrodestra?

    un centrodestra che non ha mai fatto niente di serio per l'ambiente, che ha attuato politiche mortificanti per la scuola pubblica, che vorrebbe smantellare la pubblica amministrazione anzichè migliorarla, che non ha mai investito nella ricerca, che non si indigna per le ingerenze vaticane ma anzi le sostiene, che non ha senso civico, che vuole imprigionare chi si fuma una canna ogni tanto...

    sarebbe triste pensare che per risparmiare 100 euro di tasse all'anno si svenda il proprio voto, contro i propri ideali...

    o forse siamo noi che pensiamo troppo e siamo politicamente troppo sofisticati

  9. #9
    ambrosini
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    Citazione Originariamente Scritto da antonio Visualizza Messaggio
    o i cittadini di Vicenza che, in maggioranza contrari alla base, votano in maggioranza ancor piu' larga per chi li ha imbrogliati...
    Come facciate a esserne così certi è un mistero......
    Continuando a ripetere le solite frasi vi fate convincere che quella sia la verità......fino a che non arriva il brusco risveglio........

  10. #10
    Hanno assassinato Calipari
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    "Il programma YURI il programma"
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    Secondo me questa analisi è una stronzata colossale.

 

 
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