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Sara al giudice: «La mia vita, un incubo»
Gianfranco Piccoli
«Ho subito abusi sessuali Nel ’94 volevo uccidere papà» TRENTO. Non è stato un interrogatorio, ma un racconto di un’ora durante il quale Sara Bolner ha rievocato i fantasmi del passato. Non si sa dove finisca la realtà e dove comincino le «fantasie» legate ad una presunta patologia. Ma la donna, accusata dell’omicidio della figlia di sei anni, ieri ha detto al gip La Ganga di essere stata ricoverata una prima volta nel 1994, dopo aver tentato di accoltellare il padre. L’aspetto più agghiacciante riguarda però gli abusi sessuali subiti per dieci anni - così ha detto la Bolner - da un sacerdote.
Ieri, durante l’interrogatorio di convalida, erano presenti Vasco Chilovi, avvocato difensore di Sara Bolner, il Gip Marco La Ganga e Carmine Russo, il pm che ha in mano l’inchiesta sulla morte della piccola Marialisa.
La donna di 44 anni, in carcere da giovedì pomeriggio, è arrivata a Trento da Verona intorno alle 10.30, a bordo di un mezzo della polizia penitenziaria. Durante l’interrogatorio Sara Bolner - consapevole di aver procurato la morte della figlia ma ancora in uno stato di grave choc psichico - non ha ripercorso gli attimi dell’omicidio (già confessato poche ore dopo al pm), ma ha rievocato gli anni dell’infanzia e i momenti in cui si è manifestato con chiarezza il suo disagio psichico.
Un racconto duro, dai risvolti forse più umani che giudiziari. In attesa di riscontri, gli inquirenti si mantengono prudenti di fronte alle dichiarazioni della donna, dichiarazioni che coinvolgono anche i familiari più stretti. Domani è previsto un vertice in procura tra il magistrato e i carabinieri del reparto operativo: insieme valuteranno le parole dell’indagata.
Sara Bolner ha raccontato al Gip di essere stata ricoverato nel reparto di psichiatria dell’ospedale di Mezzolombardo nel 1994. E su questo non ci sono dubbi, la data indicata corrisponde alla realtà. «Mi ricoverarono dopo che io tentati di accoltellare mio padre. Allora mi sono fermata solo perché sono svenuta poco prima di colpirlo», ha detto. Ma la donna ha parlato anche di abusi sessuali che avrebbe subito tra il 1968 e il 1977, tra i 5 e i 14 anni di vita: «Un sacerdote (morto da anni ndr) si approfittava del mio corpo - ha detto Sara al giudice - io l’avevo detto ai miei familiari. Non mi credevano e, anzi, le ho anche prese quando raccontavo queste cose. Mio marito era a conoscenza di questa vicenda, gliene ho parlato tante volte. Avevo paura che la stessa cosa potesse accadere a mia figlia, avevo paura che nessuno la difendesse dagli abusi: per questo l’ho uccisa». Sara Bolner ha poi descritto un clima familiare tutt’altro che felice, «nonostante le apparenze».
Cosa c’è di vero nelle affermazioni di Sara Bolner? Certo, il suo racconto definirebbe il quadro (orribile) all’interno del quale è poi esplosa la furia omicida. Ma quanta verità e quanta «follia» ci sono nelle sue parole? Possono i recenti casi di pedofilia che hanno coinvolto i sacerdoti - con vasta eco sui media - ad aver influenzato la sua mente? Solo la perizia psichiatrica, già chiesta dal pm (potrebbe essere fatta con la formula dell’incidente probatorio), potrà dare delle risposte. E, naturalmente, i familiari potrebbero sapere se Sara ha riferito dettagli corrispondenti alla realtà. Ieri il marito Elio Concadoro, in merito alle dichiarazioni della moglie, ha risposto affidando un comunicato stampa ai suoi avvocati, Marcello e Maristella Paiar: «Il signor Concadoro e la sua famiglia sono chiusi nel loro immenso dolore. La famiglia - si legge nel comunicato - non è a conoscenza del contenuto né del tenore delle dichiarazioni rilasciate stamattina dalla signora Sara. Si ribadisce che nulla, né nel comportamento, né nell’indole della signora Sara, poteva far presumere la possibilità, pur remota, di quanto avvenuto. Il signor Elio e la sua famiglia comprendono il dolore, la confusione e la difficoltà della signora Sara. Si augurano che lei sia curata ed aiutata. La famiglia chiede tranquillità per sé e per gli inquirenti e umana pietà per tutti. Si esprime - conclude la nota - piena fiducia nella magistratura».
Dopo l’interrogatorio di convalida, Sara Bolner è tornata a Verona, ma nelle prossime ore il Gip potrebbe decidere di disporre la custodia cautelare presso una struttura (il reparto di psichiatria del Santa Chiara o, in alternativa, l’ospedale psichiatrico giudiziario di Castiglione delle Stiviere) in grado di affrontare le condizioni psichiche della donna: si teme anche un gesto estremo. Il ricovero in una struttura psichiatrica è la richiesta formulata anche dall’avvocato Chilovi.(03 giugno 2007)