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    EUROSIBBERIANO CONVINTO
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    Predefinito Maggio mese nero per gli USA: 123 morti in Iraq, 2/3 di Baghdad fuori controllo

    New York, 08:24
    IRAQ: USA, SOTTO CONTROLLO MENO DI UN TERZO DI BAGHDAD

    A circa tre mesi dall'inizio della mega-campagna di sicurezza 'Imporre la Legge' a Baghdad, in cui accanto alle forze governative locali sono state impegnate truppe americane con un organico aumentato per l'occasione, meno di un terzo della capitale irachena e' tornato sotto controllo, e nemmeno in maniera stabile: e' quanto si afferma in una relazione interna delle Forze Armate Usa, il cui completamento risale al mese scorso. Il documento riservato, frutto dei rapporti stilati dai comandanti dei singoli battaglioni e delle brigate coinvolti nell'iniziativa, e' riportato oggi dal quotidiano 'The New York Times', secondo cui americani e iracheni sono riusciti a "proteggere la popolazione" e a "mantenere una materiale influenza" in appena 146 dei 457 quartieri della citta'. Negli altri 311, o le operazioni neppure sono ancora iniziate, oppure s'incontra ancora una strenua "resistenza" da parte degli insorti. In molte zone, riconoscono gli autori della stima, la violenza e' diminuita; ma rimane cronica particolarmente nei sobborghi occidentali di Baghdad, a popolazione mista, dove la convivenza forzata tra sciiti e sunniti e' all'origine di scontri e attentati quotidiani a sfondo settario. Per di piu', anche dove miglioramenti sostanziali si sono pur registrati, essi non si sono dimostrati ne' estesi ne' duraturi nella misura sperata. E' la prima volta in cui si fornisce una valutazione complessiva dell'incremento della presenza militare statunitense a Baghdad, sulla quale tanto ha puntato l'amministrazione di George W. Bush: non senza sottolinare che una parte delle unita' destinate all'intervento stanno arrivando soltanto adesso in Iraq.

  2. #2
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    IRAQ: MODELLO COREA PER IL PENTAGONO
    di Marco Bardazzi

    WASHINGTON - Non sarà un nuovo Vietnam, ma per il futuro della loro presenza in Iraq gli Usa guardano sempre più a un altro precedente storico radicato in Asia: l'esperienza in Corea. Prima il portavoce del presidente George W.Bush, poi il ministro della Difesa Robert Gates, hanno ventilato la possibilità che le truppe americane restino in Iraq per decenni, seguendo "il modello Corea". Gli accenni di Casa Bianca e Pentagono sono bastati per far insorgere i democratici in Congresso.

    "Bush ci sta in pratica dicendo - ha tuonato il leader del Senato, Harry Reid - che le nostre truppe resteranno bloccate in Iraq per mezzo secolo". Tony Snow, portavoce del presidente, ha replicato che nessuno ha parlato di un impiego di 50 anni, ma ha aggiunto che gli interrogativi sulla potenziale durata della presenza americana nel paese del Golfo "sono senza risposta".

    Il Pentagono mantiene attualmente circa 100.000 uomini tra Corea del Sud e Giappone e in particolare nella penisola coreana si tratta di un residuo della guerra di Corea del 1950-53. I militari americani si trovano nel paese in base ad accordi con il governo di Seul e tra l'altro partecipano al pattugliamento della zona demilitarizzata che divide le due Coree. Negli uffici dove si disegnano le strategie al ministero della Difesa di Washington, la realtà asiatica sembra ora venir analizzata come fonte dìispirazione.

    Gates, nel corso di un viaggio in vari paesi del Pacifico, ha detto di ritenere che in futuro possa emergere "un accordo reciproco" con il governo iracheno che preveda "la presenza per un periodo di tempo prolungato di alcune forze americane, ma con modalità che siano di protezione del governo ospite". In ogni caso, ha aggiunto il ministro durante una sosta nel comando delle forze del Pacifico alle Hawaii, "non faremo armi e bagagli" per un ritiro totale e precipitoso come in Vietnam.

    Quella di una presenza per decenni in Iraq ispirata al 'modello Corea' è "un'ottima idea" anche per il generale Raymond Odierno, il numero due delle forze Usa a Baghdad, perché servirebbe "ad aiutare le forze di sicurezza irachene e il governo a perseguire la stabilizzazione". Parole che hanno provocato reazioni preoccupate tra i democratici, che cercano nuove modalità per costringere Bush a metter fine all'impegno militare in Iraq, dopo essere usciti sconfitti giorni fa dal braccio di ferro con la Casa Bianca sul rifinanziamento della guerra. Le notizie in arrivo dall'Iraq contribuiscono ad alimentare il malessere del Congresso. Maggio è stato il mese peggiore per le truppe americane dalla fine del 2004 (l'epoca della battaglia di Falluja), con un bilancio provvisorio di 123 morti.

    Per le forze armate americane "andrà peggio, prima che possa cominciare ad andare meglio", ha avvertito da Baghdad il generale Usa Kurt Cichowski, che ha detto di prevedere duri combattimenti nei mesi a venire, quando sarà completato l'arrivo di rinforzi che porterà a quota 160 mila il totale delle forze Usa. Il Congresso si aspetta a settembre un bilancio sull' andamento della nuova strategia da parte del generale David Petraeus, che dovrà far sapere se il piano funzioni o meno.

    Odierno, il vice di Petraeus, ha messo le mani avanti dicendo di non essere sicuro che i militari siano pronti a offrire risposte a settembre, ma Gates dalle Hawaii lo ha praticamente sconfessato, ribadendo che l'obiettivo di fare i conti in autunno "non è cambiato". Il ministro ha aggiunto di aver raccomandato a Petraeus di concentrarsi "sulla situazione in Iraq, non sul clima a Washington" e di non lasciarsi condizionare dalla situazione politica americana nel trarre le proprie conclusioni.

  3. #3
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    Iraq: Autobomba chimica contro soldati Usa

    Dopo l'esplosione, ieri, di un'autobomba contro una delle loro basi vicino a Baquba, 60 chilometri a nord di Baghdad, dei soldati americani hanno lamentato problemi respiratori . Lo ha reso noto l'esercito Usa. ''Un'autobomba e' esplosa domenica fuori dalla base Warhorse vicino a Baquba.

    L'attacco e' avvenuto vicino a un ingresso ma non ha danneggiato ne' l'ingresso ne' la base - si legge nel comunicato Usa - E non ha causato vittime''. ''Successivamente, voci non confermate hanno raccontato di una nuvola di fumo colorato vicino all'esplosione - continua il comunicato - e alcuni soldati hanno detto di avere le vie respiratorie lievemente irritate e lacrimazione''. I soldati sono stati curati.

    04 giugno 2007

 

 

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