La strategia dei veleni
Avviene troppo spesso nella politica italiana che la sostanza dei problemi, cucinata con veleni di vario tipo, venga sbattuta in pubblico nelle sedi meno appropriate e che le istituzioni vengano, da un lato, tirate in ballo impropriamente, dall’altro, sminuite nei loro ruoli più appropriati o, addirittura, assoggettate a distorsioni.
Dopodiché, se alla crisi della politica, che è crisi del modo di fare politica e degli stessi uomini politici, opportunamente denunciata da D’Alema, fa seguito un attacco alle istituzioni, anche sotto forma di loro svilimento, allora ne risente tutto il tessuto democratico. Nel sottolineare l’importanza delle istituzioni e del rispetto delle regole, sono certamente influenzato dal fatto di essere vissuto in Inghilterra per parecchi mesi. Qui, il conflitto politico è sicuramente intenso, i giornalisti, televisivi e no, non si ritraggono dall’utilizzare il loro “quarto” potere interrogando senza soggezione governanti e rappresentanti, i problemi, in special modo nella transizione da Tony Blair a Gordon Brown, non sono certamente irrilevanti, ma nessuno pensa di risolverli aggredendo le istituzioni.
Quello che vedo con sufficiente chiarezza in Italia è di notevole gravità. Per bocca del suo Primo ministro, il centro-sinistra ha esagerato la portata della sua vittoria elettorale, mentre il centro-destra è ancora alla ricerca di un qualche, alquanto improbabile, sconvolgimento numerico. In una democrazia parlamentare anche le spallate, ovvero vittorie elettorali di tale rilevanza che producano le dimissioni del governo, sono strumento legittimo dell’azione di qualsiasi opposizione, ma debbono avere qualche giustificazione convincente. Il luogo del confronto fra governo e opposizione rimane il Parlamento dove, opportunamente e, mi auguro, efficacemente, vale a dire con il massimo di produzione di informazioni esaurienti, mercoledì si discuterà di quello che, in estrema sintesi, chiamerò il “caso Visco-Speciale”. Credo che il governo abbia fatto male a usare nei confronti del Gen. Speciale il metodo “promoveatur ut amoveatur” poiché se il Generale ha operato in maniera inadeguata dovrebbe essere semplicemente sollevato dai suoi compiti e mandato in pensione. Se no, doveva rimanere al suo posto, salvo che esistano comprovabili motivi di sostituzione. Correttamente, il vice-ministro Visco ha restituito la delega alle Finanze rimuovendo alibi dal dibattito in Senato.
In maniera assolutamente criticabile, poiché si presenta come una sfida all’autorità del governo, il Gen. Speciale ha preferito alzare il livello della scontro rifiutando la nomina alla Corte dei Conti (un pensionamento alquanto dorato). Invece di esercitare il massimo della sua capacità di informare l’elettorato attraverso il dibattito in Senato, convincendo anche altri Senatori dell’eventuale gravità del caso, il centro-destra sta probabilmente, non da oggi, strumentalizzando il Gen. Speciale che, consapevolmente, accetta questo “gioco”. Quello che il centro-destra non dovrebbe sicuramente fare è chiamare in causa, in maniera del tutto impropria, il Presidente della Repubblica, con l’obiettivo non troppo nascosto di “svelarne” una presunta propensione a favorire il centro-sinistra in quanto eletto da quella maggioranza parlamentare. Interpretando in maniera impeccabile la Costituzione e conoscendo perfettamente le modalità con le quali si dipanano i rapporti fra le istituzioni e si (ri-)equilibrano i poteri, il Presidente Napolitano sa difendersi da sé. Al tempo stesso, tutela la Costituzione da incursioni populiste e peroniste alle quali si è piegato Fini e non si è opposto neppure Casini. L’opposizione non è affatto priva di potere, politico e altro, e quindi non corre il rischio di logorarsi in tempi brevi, anche se qualcuno, per ragioni demografiche ha fretta. Tuttavia, almeno coloro che, ugualmente per ragioni demografiche, possono attendere una successione politica regolare e regolata, dovrebbero sentire il dovere di proteggere le istituzioni come sono, salvo denunciare il governo e la maggioranza del centro-sinistra per la sua lentezza nel proporne la riforma, a cominciare da quella elettorale e dei costi della politica. Se l’opposizione non dimostra nessuna saggezza istituzionale, sarebbe il caso che la maggioranza di centro-sinistra raddoppiasse i suoi sforzi e rilanciasse decisionalità, trasparenza, efficacia. Il Parlamento è la sede dalla quale si può riformare la politica.
G.Pasquino