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    Predefinito Fatima, c'è un «quarto segreto» da rivelare

    Che ne pensate di tutta questa querelle?


    Una parte dei messaggi sarebbe stata nascosta per ragioni diplomatiche


    Fatima, c'è un «quarto segreto» da rivelare

    Nel suo nuovo libro Antonio Socci rettifica le accuse di dietrologia che lui stesso aveva mosso in passato: solo parziali i testi svelati

    di Vittorio Messori ,21 novembre 2006 (http://www.corriere.it/)



    Suor Lucia, ultima testimone di Fatima, è morta nel 2005 (Ansa)
    Quando suor Lucia, la veggente di Fatima,
    morì nel monastero di Coimbra, il 13 febbraio 2005, la sua cella fu subito sigillata. La religiosa aveva scritto molto e si sapeva che teneva un diario che aveva mostrato solo al suo confessore. Meglio, dunque, chiudere quella porta ed evitare dispersione di documenti prima di un sopralluogo delle autorità ecclesiali.
    La pubblicazione della notizia non piacque ad Antonio Socci, che accusò di «dietrologia», di ricerca di scoop inesistenti, coloro che la pubblicarono, convinto che tutto ciò che c'era da sapere su Fatima fosse ormai di dominio pubblico. Per lui, non c'era più alcun «segreto», dopo la dichiarazione del cardinal Sodano, il 13 maggio del 2000, e dopo la pubblicazione del testo manoscritto, con un commento del prefetto dell'ex Sant'Uffizio, il 26 giugno dello stesso anno. Ma, poi, il giornalista e scrittore toscano ha cambiato parere e pubblica ora un libro, in uscita domani («Il quarto segreto di Fatima», Rizzoli, pp. 252, e 17), che inizia ritrattando, con indubbia onestà, la convinzione che ogni parola pronunciata dalla Apparsa nel 1917 sia stata ormai rivelata dalla Chiesa. Dopo avere respinto la pubblicistica, soprattutto di parte lefebvriana o sedevacantista, che sospettava il Vaticano di non avere svelato i veri contenuti del messaggio, Socci ha deciso di esaminare le ragioni di chi diffidava. E ha finito per convincersi che qualcosa di molto importante ci è stato celato.



    Jacinta, Francisco e Lucia, i tre pastorelli che hanno assistito all'apparizione della Madonna di Fatima nel 1917 (Reuters)
    In sintesi, la sua tesi è che la parte rivelata del segreto
    (quella del «vescovo vestito di bianco» che cade ucciso «da fucilate e frecce») sia autentica, ma costituisca solo un frammento. Nella sua interezza, il messaggio conterrebbe parole terribili sulla crisi della fede, sul tradimento di parte della gerarchia, sugli eventi catastrofici che attenderebbero la Chiesa e, con essa, l'umanità intera. Giovanni XXIII e Paolo VI — sia per scetticismo, sia per non fornire argomenti ai critici del Concilio — avrebbero impedito la pubblicazione del testo. Giovanni Paolo II e il suo braccio destro teologico, Ratzinger, sarebbero stati bloccati dal rifiuto dei predecessori e dalla indisponibilità di gran parte dell'episcopato alla «consacrazione» della Russia chiesta dalla Vergine. Così, nel 2000 si sarebbe fatto ricorso a un escamotage: rivelare una sola parte del testo, facendo credere per giunta che si riferiva al passato. Gli altri contenuti sarebbero stati svelati «non esplicitamente bensì implicitamente», in omelie, discorsi, documenti di Papa Wojtyla e del prefetto della Fede. Che chi poteva intendere, intendesse.
    Che dire di simili ipotesi? Per aiutare a capire, vorremmo dare una testimonianza che va al di là della dimensione personale, ma coinvolge in pieno inchieste come questa di Socci. Succede infatti che, da molti anni, innumerevoli pubblicazioni, in molte lingue, si dedicano all'esegesi delle parole su Fatima pronunciate nel 1984 da Joseph Ratzinger (che, a mia precisa domanda, disse di avere letto il terzo segreto) e da Giovanni Paolo II dieci anni dopo. In entrambi i casi, quelle parole sono state pronunciate nelle interviste raccolte e pubblicate dal cronista che qui scrive. Anche Antonio Socci dà largo spazio all'analisi, spinta sino alle minuzie, di «Rapporto sulla fede» e di «Varcare la soglia della Speranza». Giunge ad esempio sino a trarre conseguenze importanti da un «dunque» che appariva nella sintesi dell'intervista a Ratzinger che anticipai sul mensile «Jesus» e che non apparve nel libro che uscì alcuni mesi dopo. In altre occasioni, disquisisce sulle possibili letture di un aggettivo o sulla intonazione di una frase.
    Ma anche i riferimenti a Fatima sparsi nel colloquio con Giovanni Paolo II sono scrutati con la lente, per individuarvi eventuali significati sottaciuti, quasi in codice. Come dicevo, una simile esegesi di quei libri è stata (ed è tuttora) praticata da molti, nel mondo intero, talvolta con un accanimento maniacale. Colgo, dunque, l'occasione permettere in guardia da simili analisi, che non sono giustificate dalla genesi di quelle interviste, soprattutto quella con il futuro Benedetto XVI.
    «Rapporto sulla fede» nacque da oltre venti ore di registrazione. Mi fu data, poi, ogni libertà redazionale; con il solo, ovvio impegno, di sottoporre al cardinale il manoscritto che avrei ricavato dal lunghissimo colloquio. Il testo fu approvato senza quasi ritocchi, così come erano stati approvati dallo stesso interessato i preannunci su «Jesus». Il prefetto della Fede volle presentare di persona il libro in una tumultuosa conferenza stampa e volle, bontà sua, ringraziarmi pubblicamente per la «fedeltà» con cui avevo riferito il suo pensiero. Una «fedeltà», però, che non mi aveva impedito di impastare con energia il voluminoso materiale, dandogli forma in uno schema, anche con aggiunte e ritocchi tratti da pubblicazioni e documenti precedenti del cardinale. Un editing in profondità, dunque, il cui risultato peraltro soddisfece il mio interlocutore, che in quelle pagine disse sempre, in ogni sede, di riconoscersi.
    Qualcosa del genere, anche se in modo più discreto, avvenne per il libro con Giovanni Paolo II. Il quale rispose alle mie 35 domande scrivendo a mano, in polacco. Il manoscritto mi fu consegnato in una traduzione italiana con tali limiti che mi occorse un paio di mesi per dargli una forma passabile, talvolta chiedendo lumi all'autore, avendo come intermediario il portavoce Navarro Valls. Pure qui, dunque, ha avuto il suo posto (e non solo sulla forma letteraria) un editing robusto, anche se il risultato finale — ancora una volta — fu approvato senza riserve, al punto che Papa Wojtyla a lungo regalò copie del libro ai suoi ospiti e lo citò con convinzione in sue pubblicazioni successive.
    Che Socci, dunque, e tutti gli altri indagatori dei rapporti tra gerarchia e Fatima ne siano finalmente consapevoli: nelle loro ricostruzioni, molte delle fonti — a cominciare dalle due, giudicate da essi essenziali, di Ratzinger e di Wojtyla — appartengono a un genere letterario dove l'esegesi letteralista non è ammissibile. E dove un sostantivo, un aggettivo, un avverbio risalgono spesso a scelte del redattore e non del protagonista, anche se questo ha poi approvato. Improbabile, dunque, magari ingannevole — seppure in ottima fede — la certosina fatica di Socci? Deliramenta, i suoi, come appaiono anche a lui certi estremismi dei «fatimiti»? No, non ci pare che sia così. Pur con forzature, o ingenuità, derivate dall'affastellamento delle ipotesi più diverse, queste pagine possono rendere pensosi. E vanno comprese — almeno in una prospettiva di fede — le loro intenzioni: il desiderio (si direbbe, talvolta, l'affanno) di sapere quali siano davvero gli avvertimenti che il cielo avrebbe voluto farci giungere. E la preoccupazione di risparmiare alla Chiesa conseguenze devastanti, qualora la «censura» ipotizzata del testo consegnato da suor Lucia fosse impugnata da avversari malevoli.

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    Aggiungo altro materiale trovato in rete.

    Artorius


    da Roma

    Il Terzo segreto di Fatima è stato interamente rivelato nell’anno 2000, non ci sono parti ancora nascoste contenenti previsioni catastrofiche o severi giudizi sulla crisi della Chiesa postconciliare. Dopo anni di speculazioni e insinuazioni, dopo una valanga di articoli e libri che hanno messo in dubbio la buona fede delle gerarchie d’Oltretevere, dipingendo proprio lui come l’eminenza grigia del supposto complotto, il cardinale Tarcisio Bertone dedica un libro ai suoi colloqui con suor Lucia spiegando che il Vaticano ha detto tutta la verità e smentendo le tesi dei gruppi «fatimisti». Il porporato sospetta che in qualche caso vi possa essere persino l’infiltrazione di sette anticristiane. La presentazione del volume è firmata da Benedetto XVI, il quale scrive che la decisione di pubblicare il testo fu presa perché fosse «così disvelata la verità nel confuso quadro delle interpretazioni e speculazioni di tipo apocalittico che circolavano nella Chiesa, creando turbamento fra i fedeli più che invitarli alla preghiera e alla penitenza».
    S’intitola L’ultima veggente di Fatima. I miei colloqui con suor Lucia (Rizzoli, pp. 280, 17,50 euro) il libro che il cardinale Segretario di Stato ha scritto con il vaticanista Rai Giuseppe De Carli, in uscita da domani nelle librerie dove arriva alla vigilia del novantesimo anniversario della prima apparizione. È un volume che vuole contribuire a ricostruire secondo verità la figura di Lucia dos Santos, l’ultima sopravvissuta dei tre pastorelli, scomparsa nel 2005 a 97 anni. La religiosa, spesso presentata come una reclusa impossibilitata a parlare per ordine del Vaticano, era in realtà una donna semplice ma determinata, che – fa osservare Bertone – ha scritto lettere e memorie per oltre settant’anni. «Con suor Lucia ci siamo incontrati diverse volte – aveva detto il cardinale all’indomani della scomparsa della religiosa – e ho di lei dei ricordi bellissimi di una donna solare, luminosa e molto semplice ma, nello stesso tempo, di una donna piena di vivacità e di comunicativa. Lei ha risposto a migliaia di lettere di quanti le scrivevano».
    Ripercorrendo la storia del testo del Terzo segreto attraverso i registri dell’Archivio dell’ex Sant’Uffizio, Bertone smentisce che esista un testo ancora nascosto diverso da quello pubblicato, che sarebbe stato conservato nella scrivania del Papa e bolla come «ricostruzioni cinematografiche» e «pura fantasia» queste tesi, dato che «la Chiesa è un’istituzione seria e rigorosa» e il Papa «non può andare di sera negli archivi segreti e chiedere di vedere di soppiatto» i documenti. La stessa suor Lucia, nel novembre 2001, disse: «Tutto è stato pubblicato; non c’è più nulla di segreto». «Senza alcun dubbio – aveva affermato Bertone – è assolutamente certo che tutto quanto riguarda il segreto di Fatima è stato rivelato e la terza parte del segreto è contenuta in quattro pagine che abbiamo pubblicato». Per questo il cardinale, che ieri ha anticipato in un’intervista a Famiglia Cristiana i contenuti del libro, così definisce le speculazioni di questi anni: «Si tratta di rivelazioni farneticanti. Quello che è strano è che esse vengano da persone che si proclamano cristiane. Perché vogliono che la Madonna nelle sue rivelazioni parli di apostasia nella Chiesa cattolica e addirittura di apostasia nella predicazione dei Papi? C’è una manovra per screditare la Chiesa e per delegittimare, agli occhi del popolo di Dio, la gerarchia».
    Ma il libro non si ferma soltanto a Fatima. Bertone, infatti, racconta di come Giovanni Paolo II ha vissuto anche altri avvenimenti (ad esempio la stesura della dichiarazione «Dominus Iesus» sull’unicità salvifica di Gesù, che fu voluta proprio da Wojtyla), e infine descrive alcuni episodi del pontificato di Benedetto XVI, come la visita alla moschea di Istanbul.

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    "Il quarto segreto di Fatima": Socci copiò il titolo del suo libro da Renato Pierri, scrive Veronica Tussi

    venerdì 18 maggio 2007.

    Non si era mai parlato di un "quarto segreto di Fatima" fino a quando, nel 2003, non uscì un libro di Renato Pierri intitolato appunto "Il quarto segreto di Fatima" (Kaos Edizioni). Poi, qualche mese fa, la Rizzoli ha pubblicato un altro libro di Antonio Socci con lo stesso identico titolo. Scatenando la reazione della Kaos, che ha deciso di agire legalmente contro il colosso Rizzoli appellandosi alla legge sul diritto d’autore (l. 603 del 22 aprile 1941, art. 100), che recita: "Il titolo dell’opera, quando individui l’opera stessa, non può essere riprodotto sopra altra opera senza il consenso dell’autore. Il divieto non si estende ad opere che siano di specie o carattere così diverso da risultare esclusa ogni possibilità di confusione". E, in questo caso, i due libri trattano la stessa materia...
    L’autore del primo libro, invece, non può permettersi di fare causa a un gigante dell’editoria, e sta solo aspettando con santa pazienza le scuse cristiane del cristianissimo Antonio Socci, ed una doverosa spiegazione da parte della Rizzoli.


    Veronica Tussi

    http://www.corriere.it/Primo_Piano/C...i_fatima.shtml

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    06.06.2007
    FATIMA, SEGRETI E FARNETICAZIONI
    Come dalle pagine di un thriller gli eventi sembrano intrecciarsi


    Deve averla combinata davvero grossa Antonio Socci, per aver scatenato una reazione senza precedenti nelle alte sfere vaticane. Il Segretario di Stato, cardinale Tracisio Bertone, ha prima rilasciato interviste con commenti acidissimi sulle tesi e le “farneticazioni” del giornalista cattolico. Ha recentemente pubblicato un libro, “L’ultima veggente di Fatima” – RaiEri/Rizzoli, 2007, con presentazione di Papa Benedetto XVI, per replicare al testo controverso di Antonio Socci “Il quarto segreto di Fatima” – Rizzoli, 2007. Per poi arrivare a presentare, nell’inedita sede di Porta a Porta, nientemeno che la lettera col famoso segreto, completa di buste varie, così come custodita negli Archivi segreti del Vaticano.
    E’ una strana battaglia senza esclusioni di colpi. E il maglio di Antonio Socci, come se non aspettasse altro, va a segno ripetutamente, pesantemente e particolarmente proprio nei confronti del fedele cardinale di Joseph Ratzinger. Quasi a sottolineare l’impossibilità di poter tirare dentro la delicata vicenda l’odierno Pontefice, all’epoca della pubblicazione del segreto Prefetto della Congregazione della Dottrina della Fede.
    L’azione del cardinale Bertone è volta a confermare che il primo Papa ad aprire la busta sigillata col segreto fu Giovanni XXIII (il 17 agosto 1959) e a confutare “le ricostruzioni cinematografiche”, come lui stesso le ha definite, “della busta poi nascosta nel comodino del Papa. Pura fantasia. Perché la Chiesa è un’istituzione seria e rigorosa”.
    A proposito, poi, del punto dolens della contesa, circa un quarto segreto di Fatima o una parte del terzo non rivelato dalla Chiesa, perché ne metterebbe in difficoltà i vertici, parlando di apostasia, il Segretario di Stato è categorico: “Si tratta di farneticazioni. Quello che è strano è che esse vengano da persone che si proclamano cristiane. Perché vogliono che la Madonna nelle sue rivelazioni parli di apostasia nella Chiesa cattolica e addirittura di apostasia nella predicazione dei Papi? C’è una manovra per screditare la Chiesa e per delegittimare, agli occhi del popolo di Dio, la gerarchia”.
    La vicenda rischia di assumere sempre più gli aspetti di un vero e proprio “virtual thriller”. Gli elementi ci sono tutti e prima o poi, in perfetto stile Dan Brown, qualcuno farà spuntare sullo sfondo la sagoma inquietante anche dell’Opus Dei.

    di Antonio V. Gelormini
    http://www.capitanata.it/newsrecord_long.php?tar=3734

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    Ho scovato questo testo interessante di Antonio Socci

    Artorius


    SUL "QUARTO SEGRETO" C'È ANCORA DA INDAGARE
    LIBERO 12 maggio 2007

    Che errore. Chissà perché il cardinal Bertone si è cacciato in questo guaio mettendo nei pasticci il Vaticano. Personalmente dovrei essere strafelice che il Segretario di Stato (quindi il numero 2 della Chiesa) abbia pubblicato un libro, "L'ultima veggente di Fatima", per ribattere al mio "Il quarto segreto di Fatima". È un unicum. Neanche Dan Brown ha avuto un tale onore. Evidentemente quelle mie pagine devono scottare molto. Al prelato è scappata la frizione perché - con tanti saluti alla carità cristiana - inveisce contro di me: le mie sarebbero «pure farneticazioni», la mia inchiesta farebbe il gioco «dell'antica massoneria per screditare la Chiesa». E «mi meraviglio» aggiunge minacciosamente il cardinale «che giornalisti e scrittori che si proclamano cattolici, si prestino a questo gioco». Infine mi dà del «mendace», sarei uno che «mente sapendo di mentire». Purtroppo non mi mostra dove e come avrei mentito. Io gli avevo chiesto solo di spiegare per dirne una - perché nella sua presentazione del terzo segreto, pubblicata dal Vaticano, egli cita una lettera di suor Lucia omettendo però (senza dirlo) una frase decisiva che smonta tutta la sua interpretazione. Segnalando nel mio libro questa "stranezza" (una delle tante) ho cercato in tutti i modi di salvare la buona fede del prelato. Ma Bertone nel suo volume non solo non dà alcuna spiegazione del fatto, ma cita di nuovo quella lettera "sbianchettata" alla stessa maniera. Si resta esterrefatti. Non è possibile usare così i documenti e fare questi autogol. Ma qual è il cuore della nostra diatriba? Sta in questa domanda: il famoso "terzo segreto" di Fatima, contenente la profezia di ciò che dovrà accadere alla Chiesa e al mondo nel futuro prossimo, è stato pubblicato per intero nel 2000? Io ho cominciato la mia inchiesta convinto che fosse così. Poi mi sono reso conto che i fatti dicevano il contrario. Ne ho dovuto lealmente prendere atto, dichiarandolo e rilevando un quantità incredibile di "buchi" e contraddizioni della versione ufficiale. Essendo il Terzo Segreto un mistero che da decenni ha prodotto una vera psicosi sui mass media (e perfino fra governi e servizi segreti), un testo profetico di enorme importanza per i cristiani (e per i nostri anni futuri), un testo accreditato dalla Chiesa che ha riconosciuto la più importante apparizione mariana della sua storia, ho segnalato la necessità di chiarire - da parte del Vaticano - tutti gli enormi "pasticci" della versione ufficiale o di pubblicare il testo nascosto (come chiede una recente Supplica al Papa di Solideo Paolini).

    IL COLLOQUIO NEGATO
    A Bertone, che da monsignore ebbe una parte da protagonista nella pubblicazione del segreto fatta nel 2000, chiesi un colloquio nel corso dell'inchiesta. Pur conoscendomi bene, me lo negò e anzi si attivò subito per pubblicare un libro di risposta al mio. Come poi ha fatto in questi giorni (il 13 maggio è il 90° anniversario delle apparizioni). Il problema è che questo libro non dà neanche una risposta agli interrogativi. E anzi pone ulteriori problemi. Ho provato addirittura imbarazzo a leggere una cosa tanto pasticciata e autolesionista. Per qualunque autore sarebbe un colpo eccezionale vedersi attaccato personalmente dal Segretario di Stato vaticano senza uno straccio di argomento. Ma per me è un disastro, perché mi sento prima cattolico che giornalista. Avrei preferito aver torto marcio ed essere confutato. Oppure avrei voluto che la Santa Sede si decidesse a rivelare tutta la verità sul "terzo segreto" di Fatima, pubblicando - come la Madonna aveva chiesto - la parte ancora nascosta. Altrimenti avrei preferito essere ignorato, snobbato, boicottato. L'unica cosa sbagliata, l'unica cosa da evitare è precisamente ciò che Bertone ha fatto: esporsi pubblicamente senza rispondere a nulla e anzi aggiungendo trovate disastrose. Per lui e per il Vaticano. Innanzitutto c'è il problema della "gestione" della testimone di Fatima, suor Lucia: per anni tutti hanno potuto strologare su Fatima tranne lei che dal 1960 è stata silenziata dal Vaticano. Cosa si temeva? Prima della pubblicazione del testo, nel 2000, il papa invia Bertone dalla suora, a Coimbra. Lo invierà ancora una volta nel novembre 2001. Infine il prelato tornerà da lei nel dicembre 2003. Questi tre colloqui erano la grande occasione perché l'unica veggente in vita, ormai quasi centenaria, lasciasse a tutti i cristiani e all'umanità la sua completa e preziosissima testimonianza sulla più importante apparizione mariana della storia. Un'opportunità epocale. Anche per mettere a tacere tante voci e leggende e per proteggere il Vaticano da accuse di manipolazione, Bertone avrebbe dovuto registrare (magari anche far filmare) questi eccezionali colloqui da lasciare ai posteri. O quantomeno disporre di verbalizzare tutto, domande e risposte, da far firmare alla veggente. Per evitare future e prevedibili contestazioni. Ma incredibilmente questi tre interrogatori, della durata - dice il prelato - di «almeno dieci ore», non furono né registrati, né filmati, né verbalizzati. Il prelato ci spiega oggi che lui «prese appunti». Così nei documenti ufficiali di Fatima sono riportate solo poche frasette attribuite alla suora, frasi di discussa credibilità e per nulla esaurienti perché le domande decisive, quelle che servivano per chiarire tutti i dubbi, non le furono poste, o almeno non sono riportate da Bertone. Al quale nel libro ho chiesto: perché di dieci ore di colloquio ha reso noto solo poche frasi della suora che occupano al massimo quattro minuti? Cos'altro disse in tutte quelle ore? Perché non ha posto a Lucia le domande decisive o perché non ha riportato le sue risposte? Bertone nel suo libro non fornisce alcun chiarimento. E quel che è peggio attribuisce oggi alla suora - che nel frattempo è morta e non può smentire nulla - delle frasi che non furono riportate nel resoconto ufficiale del 2000. Secondo Bertone la suora avrebbe detto, davanti al testo del 2000, che «questo è il Terzo Segreto», «l'unico testo» e «io non ho mai scritto altro». Perché una frase così importante non fu riportata da Bertone nella pubblicazione ufficiale? E perché il prelato non chiese alla veggente se aveva mai scritto il seguito delle misteriose parole della Madonna sospese dall'eccetera («In Portogallo si conserverà sempre il dogma della fede ecc») che sono sempre state considerate dagli esperti l'incipit del Terzo Segreto? Davvero strano. Come l'altra frase che oggi - e solo oggi, morta la veggente - il prelato le attribuisce, secondo cui suor Lucia, quando seppe dell'attentato al papa del 1981, «pensò subito che si era attuata la profezia del Terzo Segreto». Perché mai una conferma così decisiva non fu riportata nel resoconto ufficiale? Perché nel dossier vaticano, che pubblicava il testo della visione (col «vescovo vestito di bianco ucciso»), nessuno - né suor Lucia, né i cardinali Sodano e Ratzinger e neanche Bertone stesso - scrisse esplicitamente che l'attentato del 1981 era la realizzazione del Terzo Segreto? E perché Ratzinger disse che tale interpretazione era solo un'ipotesi e non c'erano «interpretazioni ufficiali» della Chiesa, mentre oggi Bertone pretende di imporla come versione ufficiale? E perché suor Lucia, nella lettera al pontefice allegata al dossier vaticano, scritta nel 1982, quindi un anno dopo l'attentato, spiegò che «non constatiamo ancora la consumazione finale di questa profezia» (del Terzo Segreto), ma che «vi siamo incamminati a poco a poco a larghi passi»? Perché in quella lettera al pontefice Lucia non fa menzione dell'attentato appena verificatosi se proprio quello era la realizzazione del Segreto?
    LA PARTE NASCOSTA
    C'è chi ha sostenuto che Bertone non abbia registrato, né verbalizzato i colloqui con la veggente perché ne sarebbero emerse pressioni psicologiche, sulla suora di clausura, per indurla ad avallare certe tesi. Mi è tornato in mente leggendo la pagina del libro di Bertone dove il cardinale ricorda che ad un certo punto la veggente era «irritata» e gli disse: «Non mi sto confessando!». A cosa poteva rispondere con queste dure parole Lucia? Forse qualcuno ricordava all'anziana suora di clausura il potere ecclesiastico e ventilava «non assoluzioni»? Non si sa, perché il prelato - che ricorda bene la risposta (per le rime) della suora - dice di aver «rimosso» (testuale) la sua domanda. È evidente che il "quarto segreto" di Fatima (ovvero la parte nascosta del terzo) esiste e nel mio libro penso di averlo dimostrato. Non c'è solo la rivelazione clamorosa di un testimone eccezionale, monsignor Loris Capovilla, segretario di Giovanni XXIII (che era presente all'apertura del "terzo segreto"), sulle cui parole, raccolte da Solideo Paolini - incredibilmente - il cardinal Bertone, nel suo libro, non dice alcunché. Ma c'è anche il resto. Sappiamo, di quella parte "censurata", che è scritta su un foglio singolo e non su quattro come il testo della visione svelata nel 2000 (lo rivelò il cardinale Ottaviani, braccio destro di Pio XII e di Giovanni XXIII e oggi Bertone se la cava così: «le parole di Ottaviani non so a cosa si riferiscano»). Ma sappiamo pure quanto misura il foglio (cm. 9 x 14), sappiamo che è contenuto in una busta di cm. 12 x 18, sappiamo che ci sono 2025 righe scritte, conosciamo le date (diverse dal testo della visione) in cui pervenne a Roma e fu letto dai diversi pontefici. E sappiamo che - a cominciare da Pio XII - fu conservato non al S.Uffizio (come il testo della visione svelato nel 2000), bensì nell'appartamento papale. C'è la prova fotografica pubblicata il 18 ottobre 1958 su "Paris Match" da Robert Serrou, c'è la testimonianza della più stretta collaboratrice di Pio XII, suor Pasqualina («là dentro c'è il Terzo Segreto di Fatima») e c'è la testimonianza del vescovo Capovilla (ho pubblicato il foglio d'archivio) che il 27 giugno 1963 fu cercato da Paolo VI per sapere dove fosse «il plico di Fatima». Lui rispose: «nel cassetto di destra della scrivania detta Barbarigo, in stanza da letto». E lì infatti fu trovato. A tutte queste testimonianze Bertone non risponde nel libro, ma in una intervista: «Le ricostruzioni cinematografiche della busta nascosta nel comodino del Papa sono pura fantasia». E perché? Non lo spiega. Nel volume aggiunge un attacco a me che avrei insinuato che tale Segreto profetizzi l' «apostasia della Chiesa di Roma» e delle alte gerarchie. Primo: Bertone si vada a rileggere cosa in un'apparizione Gesù ha detto a suor Lucia nell'agosto del 1931. Inoltre di apostasia non parlo io, ma il cardinale Ottaviani e il cardinale Ciappi («nel terzo segreto si profetizza, tra le altre cose, che la grande apostasia nella Chiesa partirà dalla sua sommità»). Un concetto analogo traspare dalle parole di Lucia a padre Fuentes e da due dichiarazioni del cardinal Ratzinger. Io ho fatto solo il giornalista, spiegando che molti interpretano l'apostasia in riferimento agli effetti del Concilio.
    IL MEA CULPA DI GORBY
    Non ho spazio qui per elencare tutte le gaffe del libro. Ma qualcuna sì. Bertone c'informa per esempio che «suor Lucia non lavorò mai col computer». Notizia preziosa perché in un'intervista alla Repubblica del 17 febbraio 2005 aveva dichiarato che Lucia «usava alla fine perfino il computer». La cosa allora serviva ad accreditare certe lettere del 1989 di suor Lucia che non erano auto- grafe e contraddicevano quanto aveva detto in precedenza sulla «consacrazione della Russia». È curioso che il Segretario di Stato nel suo libro accrediti pure la voce che Gorbacev, nella storica visita a papa Wojtyla del 1° dicembre 1989, «abbia fatto mea culpa» davanti al papa, quando fu ufficialmente smentita dalla Sala Stampa vaticana il 2 marzo 1998. Del resto Bertone oggi accredita come autentiche addirittura le esplosive dichiarazioni sul Terzo Segreto attribuite a Giovanni Paolo II a Fulda nel novembre 1980, quando esse furono smentite sia dalla Sala Stampa vaticana che dal cardinal Ratzinger («questo incontro a Fulda è falso, non ha avuto luogo e il papa non ha detto queste cose»). Del resto Bertone si premura di dire che «l'interpretazione del cardinal Ratzinger» relativa al Terzo Segreto «non era un dogma di fede». Ma lascia che il suo intervistatore presenti il Bertone-pensiero così: «le sue parole, davanti a tante interpretazioni del messaggio della Madonna..., sono l'imprimatur di una versione definitiva». Addirittura superiore a Ratzinger. Del resto la lettera del Papa al prelato viene usata nel libro come Presentazione, anche se il Pontefice si tiene sulle generali. Io, da parte mia, mi tengo la lettera che Benedetto XVI ha scritto a me a proposito del mio libro, ringraziandomi «per i sentimenti che l'hanno suggerito». Parole che confortano di fronte agli insulti e alle scomposte accuse di fare «il gioco della massoneria». www.antoniosocci.it

    I LIBRI DELLA POLEMICA
    SOCCI E BERTONE Antonio Socci è autore de "Il quarto segreto di Fatima" (Rizzoli, 2006, pp. 251, euro 17). Il cardinale Tarcisio Bertone, segretario di Stato vaticano, con Giuseppe De Carli, ha scritto "L'ultima veggente di Fatima. I miei colloqui con suor Lucia" (Rizzoli, 2007, pp. 191, euro 16,5)

 

 

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