La carica dei 150
Carla Ronga, 07 giugno 2007
Si è svolta a Roma la prima assemblea pubblica dei parlamentari di Sinistra Democratica, Prc, Verdi e Pdci. Per costruire una posizione politica comune e far sentire forte la voce della sinistra sulle fondamentali scelte di politica economica e sociale che attendono il governo
Centocinquanta parlamentari e una sola voce, alla vigilia della riapertura del confronto tra governo e parti sociali su sviluppo, mercato del lavoro e previdenza; alla vigilia della definizione del Dpef, il documento più importante di impostazione della politica economica del governo.
Nel primo pomeriggio romano si è svolta nelle sale dell'ex cinema Capranica, un centinaio di passi da Montecitorio, la prima assemblea pubblica dei parlamentari aderenti al movimento di Sinistra Democratica, Rifondazione comunista, Verdi e Pdci. Un'assemblea dei parlamentari che intende dire la sua sulle fondamentali scelte di politica economica e sociale che attendono il governo, costruendo una posizione politica comune.
Non è la nascita di un nuovo partito, nessuno al Capranica pensa di fare gli stessi errori compiuti da Ds e Margherita. Il futuro della sinistra non si stabilisce a tavolino. Certamente, gli accenti e i toni verso questa prospettiva cambiano a seconda di chi interviene: Oliviero Diliberto sottolinea che le divergenze e i contrasti vanno superati perché "o procederemo rapidamente sull'unità o la sopravvivenza della sinistra italiana è a rischio"; Franco Giordano indica come il processo verso l'unità sia "ormai irreversibile" e propone di "trasferire da qui a dieci giorni questa stessa Assemblea in tutte le città italiane". Mussi ricorda come Sinistra Democratica sia nata proprio con la missione di "cambiare il paese e riunire la sinistra", ma ribadisce come la politica nuova, la buona politica, richieda "un grande lavoro sui contenuti, una sperimentazione costante dell'impegno comune e, soprattutto, coinvolgendo quanti più possibile. Se alla fine il Pd sta al 20% e c'è solo un arcipelago con una parte della sinistra che non vuole neanche salire su quelle isole, la partita è persa. La parola d'ordine è dunque "allargare, allargare, allargare" pur sapendo che "i tempi non sono infiniti" .
Che l'assemblea non fosse il luogo dove si parla di "contenitori", "di cose di vario colore", lo aveva messo ben in chiaro Titti Di Salvo: "qui si parla di condizioni materiali delle persone, si parla di scelte di politica economica, di profilo e missione del governo prodi, delle sue priorità". Perché, riflette ad alta voce la capogruppo di Sinistra Democratica alla Camera, la politica è "buona, etica e moralmente riconoscibile se è capace di rappresentare queste condizioni, di dare risposte con un modello di sviluppo sostenibile, vale a dire se assume come limiti in casa nostra, in Europa e nel mondo i diritti del lavoro e dell'ambiente".
E allora vediamole queste priorità emerse dalla prima riunione del Coordinamento e sulle quali la sinistra ha deciso di dare battaglia per recuperare l'evidente scollamento del governo dall'elettorato di centrosinistra: in testa il lavoro, i salari, la precarietà e le pensioni, che incombono sull'agenda politica del governo di questi giorni nella corsa contro il tempo per evitare la spada di Damocle del famoso "scalone" della riforma Maroni. Ma anche il Dpef, la cui impostazione non è neutra e se è guidata (come recita il programma elettorale dell'Unione) da un'idea di sviluppo di qualità per l'Italia, ha una priorità: l'investimento nella ricerca, innovazione, istruzione e ambiente.
Poi la questione del clima, affidata in Europa all'iniziativa appassionata di una donna (ma pur sempre democristiana) come Angela Merkel e lo scudo stellare, che rischia di rinnestare la corsa al riarmo sottraendo inoltre risorse preziose alle politiche sociali.
"Non sfugga a nessuno che oggi abbiamo realizzato un evento politico di prima grandezza che può cambiare lo scenario della politica italiana e per alcuni anche un obiettivo incoronato dopo tanti anni. Un'unità forte della sinistra che oggi è più urgente e più indispensabile", spiega il segretario del Pdci Oliviero Diliberto. "Il governo di cui facciamo parte - prosegue - è più in difficoltà di quanto abbia consapevolezza. E' sotto attacco dai poteri forti per davvero e dai poteri occulti. Per reggere, governo e coalizione, hanno bisogno del sostegno popolare ed il risultato delle ultime amministrative deve indurre ad invertire la rotta". E ancora, Diliberto infatti tiene a mettere tutti in guardia dal rischio che il centrosinistra "faccia il lavoro sporco e poi tornano gli altri, come è già successo". "A noi - conclude - spetta il compito di colmare un vuoto che non è quello politico lasciato dal Pd ma è dare una rappresentanza al mondo del lavoro".
"Da quando discutiamo insieme su questioni concrete abbiamo trovato facilmente un linguaggio comune - enfatizza dalla tribuna il segretario di Rifondazione Comunista Franco Giordano -; ci unisce la determinazione di una collegialità nel governo". "Oggi teniamo dei punti fissi sulla politica economica, il resto verrà, ma noi vogliamo accelerare sull'unità politica", dice ancora il leader di Prc.
Fabio Mussi avverte che il compito delle sinistre deve essere di "accumulare forza, una forza che è fatta di numeri e di idee per intervenire sulla politica del governo". Poi sottolinea il "passaggio drammatico" che sta attraversando la Repubblica, in cui "c'è ciò che si vede e quello che non si vede, quello che è palese e quello che è occulto. Ci sono persino elementi spionistico-sovversivi". E invita la platea a porre l'accento sulla politica economica a partire dell'extragettito che "non si sa ancora quanto sia". "Noto - ironizza il ministro dell'università - che ogni domenica ad un convegno se ne promette un terzo a qualcuno, ho già contato sette terzi. Decidiamo dove destinarlo e chiudiamo la partita".
Sarà un caso che il governo, proprio questa mattina, ha finalmente deciso di convocare una riunione della maggioranza per il prossimo 14 giugno con all'ordine del giorno la discussione sul Dpef? "Penso che la nostra Assemblea c'entri qualcosa in questa convocazione - ribadisce Mussi -. Finora veniva usato il "metodo Bankitalia", vale a dire quello di far uscire il documento dopo le 17, a borsa chiusa".
Intervenendo sulle pensioni, Alfonso Pecoraio Scanio ha ricordato l'incontro che si era appena concluso tra le Sinistre e i leader di Cgil, Cisl, Uil, Guglielmo Epifani, Raffaele Bonanni e Luigi Angeletti: "Abbiamo concordato che si deve rispettare il programma dell'Unione che sosteneva che la riforma Maroni fosse sbagliata, che bisogna aumentare le pensioni minime e abolire lo scalone. In questo settore occorre equilibrio: non si parla di welfare per fare cassa ma per dare sicurezza ai lavoratori".
Poi il dibattito ha ampliato il suo raggio a due parole chiavi per comprendere quanto sta accadendo nel mondo: armi e clima. E' sempre Mussi il primo a ribadirne il legame: in questi ultimi anni il riarmo statunitense è costato oltre 1.100 miliardi di Dollari, una cifra forse superiore a quelle che in passato hanno caratterizzato la guerra fredda. Ora Washington punta alla creazione di uno scudo stellare, un progetto che ci riporta, appunto, alla guerra fredda, alla nuova corsa agli armamenti. Una nuova corsa alle armi che punta a contenere le prossime, attualissime guerre che scaturiranno dalle emergenze climatiche. "Ora - ricorda Mussi - D'Alema ha dichiarato che l'Italia non è, in linea di principio, contraria allo scudo stellare. Chi l'ha detto?. In quale sede parlamentare e di governo - si chiede ancora Mussi - abbiamo deciso che l'Italia può non essere contraria all'installazione dello scudo stellare? Chiedo alla maggioranza di riunirsi e al governo di discuterne poiché penso che l'Italia debba essere contraria all'istallazione di missili al confine con la Russia". Sulla stessa lunghezza d'onda Franco Giordano e il capogruppo verde alla Camera Angelo Bonelli.
Infine, a mettere i puntini sulle "i" sulla questione ambientale, dopo che Romano Prodi aveva definito gli accordi raggiunti al G8 "un buon compromesso", ci ha pensato a nome di tutti il ministro Pecoraro Scanio: "Un piccolo passo avanti, certo non basta, speriamo di rimediare in futuro, ma il presidente Bush rimane tra i maggiori responsabili di quanto sta accadendo al clima".
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