Originariamente Scritto da
Nebbia
Accelerare le riforme e preservare e anzi migliorare l'impegno per la giustizia sociale: e' questa la ricetta dell'europeista convinto Anthony Giddens, gia' direttore della London School of Economics e ora docente di sociologia al King's College di Cambridge, per il quale il modello sociale europeo e' in grave difficolta'.
Quell'associazione democratica di nazioni semisovrane, che e' l'Unione Europea secondo quanto scrive Giddens nell'ultimo libro, dovrebbe dare maggiori poteri al Consiglio e alla Commissione, dotarsi di un unico ministro degli Esteri, non cercare di resuscitare il trattato costituzionale, procedere ad una ristrutturazione radicale del bilancio comunitario. Questo per il futuro dell'Europa per reagire, riuscendo ad essere essa stessa protagonista, della globalizzazione.
Ma se l'Europa nel suo complesso e' in crisi, l'Italia sta, per Giddens, molto peggio. E' una societa' bloccata, come la Germania e la Francia, ma senza l'agio nella globalizzazione di quest'ultima (la Danone, per fare un solo esempio e' il piu' grande distributore di prodotti caseari e acqua in bottiglia del mondo) ne' tantomeno il livello dei servizi sanitari e di protezione alla famiglia, ne' la produttivita' industriale e l'agenda di riforme del mercato del lavoro della prima.
''I problemi dei tedeschi e dei francesi, per quanto gravi siano, impallidiscono di fronte alle difficolta' in cui si dibatte l'Italia, la societa' del vecchio continente bloccata per eccellenza'', scrive Giddens.
E giu' problemi: il tasso di crescita' e' il piu' basso di tutta l'Unione Europea; il debito pubblico oltrepassa il 100% del Pil; e' in ritardo in base a tutti i parametri di Lisbona, compresi l'istruzione e gli investimenti nelle tecnologie dell'informazione (due temi su cui si basa tra l'altro il successo del modello scandinavo); ha costruito la sua prosperita' su industrie vulnerabili alla concorrenza estera come il tessile, il mobile e l'abbigliamento e non ha avuto la prontezza di cambiare rotta; la percentuale di persone sopra i 55 anni che ancora lavorano e' bassissima; avviare un'impresa e' arduo (62 giorni lavorativi contro i 45 in Germania e i 3 in Danimarca); l'evasione fiscale annua sfiora i 100 miliardi di euro. E' l'economia sommersa che da' alla societa' italiana una solidita' smentita dalle statistiche ufficiali e una flessibilita' e un'adattabilita'.
''L'unica opzione a disposizione - scrive a chiare lettere Giddens - e' una profonda riforma strutturale. Senza un programma di riforme dinamico, l'Italia potrebbe uscire dall'unione monetaria europea''. Si salva la cucina (con vino ungherese) nel decalogo semiserio del politologo con il meglio dell'Europa.
Dalla Finlandia il tasso di penetrazione delle nuove tecnologie, dalla Germania la produttivita' industriale, dalla Svezia i livelli di uguaglianza, dalla Danimarca il tasso di occupazione, dall'Irlanda la crescita economica, dalla repubblica Ceca il livello di cultura letteraria, dalla Francia il livello dei servizi sanitari, dal Lussemburgo il livello di Pil pro capite, dalla Gran Bretagna lo spirito cosmopolita, dalla Norvegia (che pero' non e' ancora dentro l'Ue) il livello di istruzione e da Cipro il clima.
I Paesi che sono riusciti a realizzare riforme significative sono anche piu' competitivi sul mercato globale e hanno potuto garantire elevati livelli di giustizia sociale. Il futuro dell'Europa e forse anche la sua sopravvivenza come forza di rilievo e' legato all'allargamento di queste riforme a tutta l'Unione.
(° fonte Ansa)