Originariamente Scritto da
fgc.adelfia
A 23 anni dalla sua morte è ancora viva la sensazione di quell'estate calda, di quel dolore grande e strano. Strano perché il dolore, quello vero e forte, è di solito un sentimento terribilmente riservato e personale. Invece, quel giorno, in quella Roma torrida, milioni di persone vivevano la stessa angoscia, lo stesso dolore. Bisogna vincere l’emozione per parlare di Enrico Berlinguer. E’ un’emozione grande, un’emozione che ha radici profonde. La sua umanità, la sua franchezza, il suo rigore, la sua modestia e la sua discrezione sono connotati che oggi fanno a pugni con le immagini ricorrenti di arroganza, astuzia, presunzione e ostentazione del potere cui siamo ormai abituati. La trasparenza e l’onestà della sua vita privata e pubblica hanno avuto un rilievo eccezionale nella vita politica del nostro paese. Quella forza, quel modello, quella capacità di cambiare è l’eredità che ci ha lasciato e che deve continuare a vivere. Se una così grande parte degli italiani, indipendentemente dalle loro posizioni politiche, pensa ancora oggi con dolore e tenerezza alla sua morte, questo nasce dal modello umano e politico che ci ha offerto, da una dignità politica diversa. Nei giorni successivi alla sua morte, Benigni, ricordando la sua leggerezza nel prenderlo in braccio, era sicuro di accendere la televisione e di vederselo apparire con una colorata camicia hawaiana … era e rimane solo un sogno, ma è bello pensarlo! Ciao Enrico.
«La questione morale esiste da tempo, ma ormai essa è diventata la questione politica prima ed essenziale perché dalla sua soluzione dipende la ripresa di fiducia nelle istituzioni, la effettiva governabilità del paese e la tenuta del regime democratico.»
(Enrico Berlinguer)