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AVANTI AUTOBOTTI!!! *
L’imbottigliamento dell’acqua rappresenta la forma più evidente di
privatizzazione del bene demaniale pubblico per eccellenza.
Imbottigliare l’acqua e rivenderla 1000 volte il suo prezzo è
semplicemente un’operazione speculativa, in cui la rendita è sicura. Le
aziende di imbottigliamento (il mercato è controllato dalle
multinazionali come Nestlè, Danone e Coca-Cola) pagano la materia prima
un’inezia (in alcune regioni versano solo un canone relazionato alla
superficie della sorgente e non in base alla quantità di acqua
imbottigliata! ) e spendono molto di più per le bottiglie di PET, per il
trasporto e perla pubblicità. Una volta la gente andava a piedi al pozzo
a prendere l’acqua ed era gratis. Oggi si va in auto al supermercato e
la si paga 1000 volte più cara di quella che esce dal rubinetto.
Altroconsumo ha stimato che gli italiani ne bevono 172 litri a testa,
all’anno. Le 250 aziende produttrici hanno un fatturato di 2 miliardi di
Euro.”L’acqua del rubinetto è più garantita e controllata, oltre che
sicura e salubre.
Prezzi alti e canoni bassi
L’acqua minerale è certamente molto più cara dell’acqua potabile: dalle
300 alle 600 e persino 1000 volte più cara. Secondo i dati derivati da
un’inchiesta della Federconsumatori il costo medio in Italia di 200
metri cubi di acqua potabile, corrispondente al consumo medio di una
famiglia, era pari nel 2000 a 361.269 lire annue, cioè 1.806 al metro
cubo (0,93 euro). Un litro di Perrier costa più di 1000 litri di acqua
del rubinetto (quella di Forlì, la più cara d’Italia) e quasi 3.0000
volte di più dell’acqua potabile di Milano. Il consumo annuo di acqua
minerale Perrier (1,48 euro a bottiglia)da parte di una famiglia media
può certamente costare attualmente più di 1000 euro, cioè più di due
milioni di vecchie lire.Nei bar di Roma un semplice bicchiere di acqua
minerale costa mediamente cinquanta centesimi di euro (mille lire).
Secondo Petrella, il successo di mercato dell’acqua minerale è uno
scandalo. “Ci troviamo di fronte ad un fenomeno di sfruttamento a fine
di lucro di un bene demaniale pubblico che, secondo quanto ha
riconfermato la legge sull’acqua del 1994 (la legge Galli) fa parte del
patrimonio inalienabile delle regioni. Lo sfruttamento avviene con il
beneplacito formale ed esplicito delle autorità pubbliche. Le Regioni
hanno ceduto il diritto di gestione delle acque minerali a delle tariffe
radicalmente basse: Su 2000 miliardi di lire che rappresenta il business
delle acque minerali in Lombardia, la Regione ha visto arrivare nelle
sue casse meno di 300 milioni di lire, una miseria rispetto agli incassi
delle imprese private. Occorre peraltro sottolineare che le Regioni si
devono anche sobbarcare il costo dello smaltimento dei contenitori di
plastica (in pet). Più dell’80% delle acque minerali usa infatti
bottiglie in plastica. E così le Regioni vanno a spendere più di quanto
incassano dai canoni. Soltanto per favorire alcune multinazionali che
addossano al potere pubblico il costo del loro inquinamento.
Le cifre della pubblicità
Per allargare sempre di più il proprio business, i signori dell’acqua
spendono annualmente cifre astronomiche in pubblicità .
I produttori di minerale fanno parlare di sé a ogni spot televisivo,
invadono le pagine dei giornali,
ccme sottolinea il coraggioso giornalista di “Famiglia Cristiana”
Giuseppe Altamore(autore di vari libri sull’argomento tra i quali “I
predoni dell’acqua”San Paolo editrice, e “Qualcuno vuol darcela a
bere”Fratelli Frilli Ed itori)” rimpinguano gli esausti bilanci delle
case editrici che accettano ben volentieri milioni di euro di pubblicità
in cambio di un tacito silenzio nel migliore dei casi. E’ difficile
infatti trovare sulla stampa articoli non elogiativi sulle miracolose
proprietà delle bollicine……Un fiume di milioni di euro sommerge i mass
media e spegne, molto spesso, qualsiasi approccio critico
all’informazione in questo delicato settore”. Spesso i produttori, nella
loro ansia di convincere i consumatori, incappano nelle ire del garante,
che pone un freno agli spot giudicandoli pubblicità ingannevole. Ma che
importa! Le sanzioni sono talmente lievi che quasi nessuno se ne accorge.
L’entità degli investimenti pubblicitari effettuati da tutta l’industria
delle acque minerali ammontava a 296.409.000 di euro per l’anno
2002(fonte Nielsen), a circa 317.157.000 euro per l’anno 2003 ( elab.
Ares) ed a circa 342.530.240 euro per l’anno 2004 (elab. Ares),pari a
circa 600 miliardi di lire.
Gli investimenti pubblicitari vengono effettuati per il 62% nella
televisione, per il 14% sui quotidiani, per l’11% sulle radio, per il
10% sui periodici e per il 3% nelle affissioni
Il mistero dell’acqua da tavola
Sugli scaffali dei super mercati non trovate soltanto acque minerali,
trovate per esempio la cosiddetta acqua di sorgente. Questo prodotto è
disciplinato dal D.L. 4 agosto 1999 n. 339 ed è una via di mezzo tra
l’acqua potabile e la minerale. Deve avere un’origine rigorosamente
sotterranea, non può essere disinfettata ma può essere trattata (con
l’ozono?) per rimuovere l’arsenico, il ferro e il manganese.
E , dulcis in fundo, trovate, guarda caso l’acqua potabile
imbottigliata. All’apparenza può sembrare acqua minerale, invece è acqua
ad uso umano (cioè di rubinetto)” microfiltrata” e ricostituita con
l’aggiunta di sali minerali. Insomma si tratta di acqua comune sotto
mentite spoglie.
Nel mondo l’azienda leader di quest’acqua è la Coca Cola che vende
l’acqua comune in bottiglia nei paesi del terzo mondo privati dell=9
2acqua come bene comune. L’acqua Dasani(Coca- Cola),
imbottigliata e venduta in Gran Bretagna, è stata peraltro ritirata dal
mercato perché conteneva una elevata percentuale di bromato, una
sostanza che, come si è già detto, può svilupparsi per reazione nelle
acque trattate con ozono.
In Italia 25 produttori di filtri per il trattamento dell’acqua potabile
sono nel “mirino” di una indagine dei NAS(Nucleo Antisofisticazione dei
carabinieri) . L’inchiesta ha preso l’avvio da un esposto di
“Mineracqua”, in cui si faceva riferimento alla somministrazione da
parte di alcuni ristoranti di Roma, delle cosiddette acque in caraffa
“spacciate” per acqua minerale. Diversi ristoranti sono stati indagati e
condannati per aver somministrato acqua che aveva perduto i requisiti di
potabilità.
Il fenomeno dell’acqua potabile imbottigliata meriterebbe un discorso a
parte; nel nostro paese imbottigliare l’acqua del rubinetto è
perfettamente legittimo, basta sapersi organizzare.
Per ora questa vera e propria truffa legalizzata è limitata, si ritiene
infatti che non raggiunga il 4% della produzione totale di acqua
minerale. Vale a dire un fatturato prevedibile in circa 200 milioni di euro.
Ma il fenomeno potrebbe crescere data la tendenza generalizzata a
privatizzare gli acquedotti pubblici. Contro la gestione privata
dell’acqua è stata proposta in Toscana una legge regionale di iniziativa
popolare (promotori Social Forum Europeo, Arci e Beati costruttori di
pace) che tende appunto a sottrarre le reti idriche toscane alla
gestione di privati.