La conversione dell’ebreo rivoluzionario
Michael E. Jones
29/12/2006
Parte prima
Il 15 giugno 2006 l'Assemblea Generale della Chiesa Episcopaliana degli Stati Uniti ha approvato una risoluzione di condanna dei Vangeli, giudicati documenti «anti-giudaici».
La conclusione che gli episcopaliani ne hanno tratto è stata di censurare le Scritture, in particolare nel loro uso liturgico, rimuovendo ogni accenno che un ebreo potesse trovare offensivo.
Per questo motivo, non pochi fra di loro hanno concluso che si è così consumata l'apostasia finale, ultima di una serie iniziata alla conferenza di Lambeth del 1930, quando la Chiesa Episcopaliana approvò l'uso dei contraccettivi.
Se questo sia vero o meno non c'interessa discuterlo in quest'occasione.
A prescindere da quali siano state le conclusioni degli episcopaliani, bisogna ammettere che l'affermazione che i Vangeli siano antigiudaici è vera, oltre ogni dubbio.
La vera domanda è perché gli episcopaliani abbiano impiegato duemila anni per ammettere questo fatto o perché non siano giunti ad una conclusione ancora più logica, e cioè che se vogliono essere fedeli all'esempio di Gesù Cristo anche loro devono nutrire, in qualche modo, sentimenti antigiudaici.
Sia chiaro: gli episcopaliani non hanno affermato che le Scritture sono antisemite; se lo avessero fatto, la loro affermazione sarebbe stata falsa.
«Antisemitismo» è una parola relativamente recente, coniata nel 1870 da un tedesco di nome Whilhelm Marr, che si riferisce al concetto di razza, e implica che gli ebrei sono da biasimare a causa di certe caratteristiche biologiche non emendabili.
Questa è l'idea che ha condotto a Hitler, ma la sconfitta di Hitler ha portato anche ad una ridefinizione della parola, se è vero che «antisemitismo» oggi ha un significato completamente differente: se un tempo l'antisemita era una persona che non amava gli ebrei, oggi è qualcuno che gli ebrei non amano.
Nessun cristiano, in buona coscienza, può essere un antisemita ma ogni cristiano, per il fatto di essere tale, è in un certo qual modo "antigiudaico".
Nel linguaggio comune i due termini sono praticamente sinonimi ma il loro significato è molto diverso, e la loro differenza viene deliberatamente oscurata per motivi politici.
Il 16 ottobre 2004, il presidente Bush ha approvato come legge il "Global Anti-Semitism Review Act", che istituisce uno speciale ufficio all'interno del Dipartimento di Stato statunitense per monitorare l'antisemitismo mondiale, con lo scopo di redigere un rapporto annuale indirizzato al Congresso.
Uno dei passi principali per rendere effettiva la legge è stata la nomina, da parte del Segretario di Stato Condoleeza Rice, il 22 maggio 2006, di Gregg Rickman quale capo dell'ufficio del Dipartimento di Stato sull'Antisemitismo Mondiale.
Rickman è un personaggio collegato con le organizzazioni ebraiche e con il Congresso, ed è stato direttore dello staff dell'ex senatore Peter Fitzgerald (repubblicano dell'Illinois) e direttore della Coalizione Ebraica Repubblicana (Republican Jewish Coalition).
La sua principale qualificazione per ricoprire quella funzione però è stata il ruolo che ha giocato, in collaborazione con il senatore Alfonse D'Amato (repubblicano del New Jersey), per il recupero di 2 miliardi di dollari dalle banche svizzere alla fine degli anni Novanta.
"Gregg Rickman, al tempo in cui collaborava con il senatore D'Amato, quasi da solo, ha svelato la corruzione e l'immoralità delle banche svizzere", ha affermato William Daroff, vice presidente per le relazioni politiche dell' "United Jewish Communities", l'organizzazione-ombrello delle federazioni ebraiche nordamericane, e direttore del suo ufficio di Washington; "secondo i rappresentanti di gruppi che fanno da collegamento fra Washington e le piccole, vulnerabili, comunità ebraiche d'Oltreoceano, il suo fiuto da segugio sarà utile anche nel suo nuovo incarico".
Rickman non dovrà darsi pena di definire l'antisemitismo perché l'ufficio del Dipartimento di Stato in cui presta la sua opera si è già occupato della cosa.
Nel suo "Report on Global Anti-Semitism" e nel suo "Global Anti-Semitism Report", il Dipartimento di Stato statunitense ha stilato una lista delle convinzioni che vanno considerate antisemite:
1) qualunque affermazione secondo la quale "la comunità ebraica controlla il governo, i media, il business internazionale e il mondo finanziario" va considerato antisemita.
2) "Un forte sentimento anti-israeliano" va considerato antisemita.
3) "Ogni vivace critica" dei leader israeliani, del passato o del presente, è antisemita. Secondo il Dipartimento di Stato, si ha antisemitismo quando viene rappresentata una svastica in una vignetta critica nei confronti dei leader sionisti del passato o del presente.
E così, andrebbe considerata "antisemita" una vignetta su cui appare una svastica, critica nei confronti della brutale invasione, da parte di Ariel Sharon, della West Bank, rappresentato mentre scaglia missili "hell-fire" sui poveri palestinesi uomini, donne e bambini.
Allo stesso modo sarebbe "antisemita" l'uso della parola "Zionazi" in riferimento ai bombardamenti a tappeto ordinati da Sharon nel 1982 (quando furono uccisi 17.500 rifugiati innocenti).
4) Ogni critica della religione giudaica o dei suoi leader religiosi o della sua letteratura (specialmente il Talmud e la Kabbalah) è antisemita.
5) Ogni critica del governo e del Congresso degli Stati Uniti accusati di essere influenzati indebitamente dalla comunità ebraica-sionista (compreso l'AIPAC) è antisemita.
6) Ogni critica della comunità ebraica-sionista, accusata di promuovere il globalismo (New World Order) è antisemita.
7) Il biasimare i leader giudei e i loro seguaci per aver incitato alla crocefissione di Cristo da parte dei romani è antisemita.
8) Ogni riduzione della cifra dei "sei milioni" di vittime dell'olocausto è antisemita.
9) Definire Israele uno Stato "razzista" è antisemita.
10) Affermare che esista una "cospirazione sionista" è antisemita.
11) Affermare che gli ebrei e i loro leader crearono la rivoluzione bolscevica in Russia è antisemita.
I criteri elaborati dal Dipartimento di Stato hanno delle ricadute serie per tutti.
Quella più seria, forse, è che essi trasformano in "antisemiti" un buon numero di ebrei, che hanno fatto molte delle affermazioni sopra riportate in libri e articoli.
Ma le definizioni del Dipartimento di Stato presentano altre serie implicazioni di tipo storico.
Se consideriamo i numeri 4 e 7, per esempio, ci sembra che, stando ai criteri del Dipartimento di Stato, non soltanto i semplici cattolici ma i Papi e i santi siano passibili dell'accusa di antisemitismo.
Numerosi Papi, a partire da Gregorio IX nel 1238, hanno condannato il Talmud considerandolo un insulto blasfemo alla persona di Cristo e alla fede cristiana e hanno ordinato ai fedeli di confiscarne e bruciarne le copie.
A proposito del punto 7, san Pietro, il primo Papa, ha affermato, negli Atti degli Apostoli, che gli ebrei furono responsabili della morte di Cristo.
E persino nella "Nostra Aetate", la dichiarazione del Vaticano II sugli ebrei che ha aperto ad un'era di buoni sentimenti e di "ecumenismo", si ritrova l'affermazione che "alcuni ebrei" furono responsabili della morte di Cristo.
Con il loro uso promiscuo del termine antisemitismo, Rickman e le sue coorti del Dipartimento di Stato hanno trasformato il tradizionale insegnamento cattolico in un crimine d'odio ("hate-crime").