IL M.E.D.A., parte dalla convinzione che ogni diversamente abile, uomo o donna, debba acquistare una coscienza nuova, liberandosi dalle inibizioni del passato, come: il senso del pudore nel nascondere il male, la vergogna del proprio stato, la convinzione d’inferiorità, la soggezione al sistema, l’ossequio alla politica dominante. Finché il diversamente abili vive è una creatura umana e come tale deve prepotentemente pretendere di essere trattata.
L’UOMO
L’uomo nuovo che il M.E.D.A. annuncia, va concepito nel quadro della naturale evoluzione storica per cui il diversamente abile deve essere il promotore, conscio delle proprie potenzionalità interiori, di quelle conquiste sociali che sono la determinante stessa della sua personalità. Il M.E.D.A., pur essendo favorevole all’etica collettiva, non accetta il culto dell’uomo massa, rassegnato e supino, ma di contro sostiene il principio dell’uomo cosciente di sé, sempre pronto a battersi con coraggio e determinazione contro qualunque ingiustizia. Un simile uomo deve esplicare politicamente la propria soggettività, acquisita attraverso la sofferenza, lo studio critico del sistema che l’opprime e lo ghettizza, ponendola al servizio di ogni altro essere umano ancòra più sfortunato di lui. L’uomo che accetta le tesi del M.E.D.A., fonda la propria convinzione epica in una nuova dimensione umana di valori. Valori che devono avere la loro espressione nelle forme di partecipazione del diversamente abile alla conduzione politica del Paese, in una costante gara di parità produttiva con chi lo considera un quasi parassita. Questa gara di emulazione deve rappreentare la certezza per i diversamente abili, di essere presenti, utili alla Nazione, a se stessi, alle loro famiglie. Il M.E.D.A., ha la presunzione di originare quest’uomo, un uomo che nessuna sciagura può abbattere e demoralizzare, un uomo positivo, cosciente, che sappia condizionare al dominio della ragione ogni manifestazione politico-morale tendente a escluderlo dal contesto operativo.

LA DONNA
Il M.E.D.A. intende con la propria azione di lotta liberare la donna diversamente abile, dal concetto edonistico che solo la bellezza e la perfezione fisica siano importanti, convincendola che sono ben altri i valori che fanno di lei una perfetta compagna di vita, una buona sposa e una buona madre. Il M.E.D.A., nella concezione dei nuovi valori etici della donna, costituenti per essa la base della sua emancipazione, la ritiene capace d’interferire, a fianco dell’uomo, in ogni evento associativo, modificandone l’evoluzione in senso positivo.

LA LIBERTA’
Il M.E.D.A. vuole esprimere il concetto di libertà come conquista collettiva sul piano nazionale, anteponenendo la premessa che la libertà deve essere concepita come coscienza storica dei valori concreti del credo cristiano. La funzione della vera libertà è di critica alle forme stagnanti del conservatorismo sociale, cui va posto in contrapposizione l’etica dell’essere nuovo lontano, dalla negatività piagnistea, unica via per giungere a una dimensione umana di parità, base fondamentale della stessa libertà. La libertà, concepita come credo cristiano diviene la forza della coscienza sociale, il bene in sostituzione del male, il bene non finalizzato a nessuna ricompensa. La suddetta forza, che è consapevolezza delle proprie capacità, deve determinare uno spirito costruttivo come piattaforma fondamentale per una giusta convivenza senza più disuguali, secondo una più giusta giustizia socio-politica e una più convinta adesione al credo cristiano. Soltanto in questo modo la coscienza acquisterà appieno il concetto di libertà e l’esatta dimensione di quei valori che nel corso di ogni conquista sociale, liberano gli esseri umani dalla schiavitù del materialismo e dell’ignoranza.