Non si può essere per la coppia aperta solo dopo che tua moglie o tuo marito ti ha scoperto con l’amante.
O meglio, si può, ma non è serio.
Ora scopriamo un D’Alema che mette nello stesso letto politica e affari, perché oggi è naturale che sia così, dopo che per dodici anni il “conflitto d’interessi” e il “partito azienda” erano lezioncine da impartire agli elettori e scomuniche per via legislativa da infliggere agli avversari.
Non si può parlare del clima del ’92 come di una sciagura imminente da scongiurare, quando sulle macerie giudiziarie del ’92 fu festosamente costruita una gioiosa macchina da guerra.
Non si può sostenere con toni dottorali che Coop e Partito sono entità autonome e distinte, per poi spiegare con gli stessi toni dottorali che in fondo è ovvio che il Partito tifasse per le Coop fino al punto di trattare anche con qualche dc factotum.
Non si può essere il figlio naturale di Berlinguer, ma anche l’armatore telefonico di operazioni bancarie.
Non si può tacere per anni sugli eccessi della procura di Milano e non solo, e a un certo punto diventare ferocemente garantisti quando la finanza ha la fiamma rossa, altroché gialla. E magari c’è qualche domanda cui rispondere su quelle due identiche somme che insieme fanno quasi 50 milioni di euro nei conti immobili di due dirigenti di Unipol.
Non ci si può mostrare magnanimi nei confronti del rivale, a opa morta e intercettazioni svelate, con l’arroganza di chi ritiene possibile ribaltare a tal punto il piano della verità da far ritenere in difficoltà l’opposizione e non, com’è invece, la maggioranza.
Non ci si può improvvisare imprenditore liberale. Non è serio.
Giuliano Ferrara su il Foglio di ieri
saluti