Originariamente Scritto da
Gasmask
Noto in questa discussione uno sproloquiare molto ampolloso ma poco inerente la situazione giudiziaria in questione, in perfetta linea con quanto sosteneva Count Zero sul forum DR. Dunque, riporto la risposta che ho dato a lui anche qui:
Innanzitutto una precisazione, ogni accostamento tra Wermacht e partigiani italiani lo trovo assolutamente fuori luogo e squalificante nei confronti dei militari tedeschi; un conto è chi, in ambito di guerra, fa utilizzo di bombe prendendosi le proprie responsabilità e presidiando un campo di battaglia, dunque essendo soggetto agli attacchi nemici, altro conto è chi agisce nell'ombra, tira il sasso e nasconde la mano, causando il coinvolgimento di civili inermi.
Quando parlo di attacco privo di logiche militari in merito alla bomba di Via Rasella, lo dico perchè è assodato che il 3° Battaglione del Polizeiregiment Bozen aveva compiti esclusivamente di presidio. Qualora i partigiani avessero avuto realmente intenzione di sferrare un duro attacco alle truppe tedesche presenti a Roma avrebbero potuto meditare un attacco di natura differente e teso verso altre strutture, escludendo oltretutto dalle loro cieche mire dinamitarde quei 9 civili italiani uccisi. Oltre all'inutilità di quel vile gesto, pesa sulle loro ignominiose coscienze la conseguente rappresaglia che, come detto prima, era assolutamente prevedibile, dal momento che manifesti affissi in tutta Roma dai tedeschi ne avevano preannunciato la venuta qualora ci fosse stato un attacco nei loro confronti. Un gesto da soldato degno di esser definito tale avrebbe imposto a Bentivegna di consegnarsi ai tedeschi ed evitare quella mattanza alle Fosse Ardeatine; ma probabilmente ciò non avvenne perchè, a parte la mancanza di dignità dell'esecutore partigiano, il fine dell'attacco fu quello di sensibilizzare l'opinione pubblica in merito alla crudeltà degli "occupanti" tedeschi e, come dimostrato da ricerche storiche, quello di far finire nelle fosse un gruppo di partigiani refrattari ai dik-tat imposti dal PCI, dunque dissidenti e scomodi, i partigiani del gruppo "Bandiera Rossa". Infine, tanto per restare in tema con la vicenda Priebke, è assolutamente importante, ai fini della sua vicenda giudiziaria, ricordare che il suo comportamento fu conforme ai canoni universalmente approvati durante le convenzioni dell'Aia e di Ginevra.