Abu Mazen: elementi stranieri dietro la crisi a Gaza
L'Onu: nella Striscia si rischia la crisi umanitaria
GAZA (20 giugno) - Sono almeno sei i palestinesi uccisi a Gaza e in Cisgiordania nel primo scontro con le truppe israeliane da quando Hamas ha preso il controllo della Striscia. Dopo l'incursione dell'esercito si registra anche il primo raid dell'aviazione israeliana compiuto questa mattina contro basi di Hamas e della Jihad islamica nella Striscia di Gaza per cercare di colpire i responsabili del lancio di un razzo Qassam caduto sulla città israeliana di Sderot. Da parte palestinese si era risposto all'incursione con il lancio di razzi anticarro.
Intanto oggi è tornato a parlare il presidente palestinese Abu Mazen, che nella sua prima uscita pubblica dopo la presa della Striscia da parte di Hamas ha dichiarato che la crisi è stata «premeditata» e fomentata da «elementi regionali» d'intesa con Hamas. Per Abu Mazen non ci sarà nessun dialogo con Hamas. «Non parleremo - ha detto - con questi terroristi, assassini e golpisti». Abbas ha assicurato inoltre di aver cercato di prevenire il conflitto "attraverso un dialogo continuo". «Quella in atto nella Striscia - ha continuato il presidente - è una guerra fra il progetto nazionale e il piccolo reame che vogliono istituire a Gaza, fra chi usa l'assassinio per raggiungere i suoi obiettivi e chi invece usa la legge». Le parole di Mahmud Abbas fanno l'eco a quanto aveva dichiarato appena questa mattina il ministro degli Esteri egiziano Ahmed Aboul Gheit che aveva accusato l'Iran di avere incoraggiato Hamas a impossessarsi della Striscia di Gaza, minacciando così la sicurezza in Medio Oriente e del confinante Egitto in particolare.
Il presidente palestinese Abu Mazen ha poi accusato il movimento estremista islamico Hamas di aver tentato di assassinarlo di recente. «Ho ricevuto informazioni provenienti da Gaza secondo cui volevano assassinarmi. Ma sono andato comunque a Gaza. In seguito ho visto un video di Hamas. Nel filmato, sei persone di Hamas parlavano di 250 chilogrammi di esplosivo. Tre di loro ripetevano: questa bomba è per Abu Mazen».
Emergenza umanitaria. E' forte il rischio che nella Striscia di Gaza possa scattare una vera a propria emergenza alimentare nel giro di un mese, quando cominceranno a scarseggiare farina, riso, olio e altri viveri di base. A lanciare l'allarme è l'Onu, secondo cui, a meno che Israele non riapra il valico commerciale di Karni, le riserve cominceranno ad essere insufficienti nelle prossime 2-4 settimane.
Da quando Hamas ha preso il controllo della Striscia, sono stati chiusi tutti i valichi, quello di Rafah a sud, quello al centro di Karni e quello a nord, verso Israele, di Erez. Secondo il consigliere personale di Abu Mazen Erekat si rischia la «catastrofe» per i 1,5 milioni di abitanti nella Striscia che hanno bisogno di 450 tonnellate di cibo al giorno ed al momento hanno scorte per circa nove giorni.
Visto lo stato dei fatti avere accesso agli alimenti di base sta diventando sempre più difficile per chi vive a Gaza, considerato inoltre che l'87 per cento degli abitanti vive al di sotto della soglia povertà, con meno di 2,40 dollari (meno di due euro) al giorno. Secondo il programma alimentare mondiale (Pam), il prezzo della farina nell'area è già salito del 40 per cento. Il Pam, che assiste 275mila abitanti, ha riserve di cibo immagazzinate a Gaza solo per sette giorni, mentre l'agenzia dell'Onu che assiste i rifugiati (850mila) ha riserve di farina per dieci giorni. Il rapporto dell'agenzia Onu denuncia ancora che le scorte di carburante utilizzate dai generatori degli ospedali e dalle ambulanze si esauriranno nel giro di una settimana, a meno che non vengano saldati i pagamenti con i fornitori israeliani. Mancano anche le medicine: gli ospedali della zonna hanno bisogno di 33 tonnellate al giorno di farmaci, ma l'Oms al momento riesce a fornirne solo 8.
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