Luca Cordero di Montezemolo se l' è presa con tutti ieri: governo, opposizione, lavoratori pubblici e un po' anche i privati, ossia ce l' ha con tutti loro, che sono fannulloni.
Gianfranco La Grassa ci spiega invece in un lucido, breve intervento che cosa c'è di miserabile (come sempre quando si parla di politica italiana) nel tramino di Libera & Bella. Buona lettura.
"La Fiat è una delle principali cellette dell’alveare in cui ronzano le “apine” che accumulano i progetti sempre falliti da 15 anni a questa parte, ma sempre ritentati come sta appunto avvenendo in questi giorni. Era sull’orlo del fallimento, ma Marpionne (pardon, Marchionne) ha fatto il miracolo. Si dice, anzi l’ho letto come sicuro, che il vecchio Fresco vendette i titoli Fiat che gli erano stati dati come parte della liquidazione perché anche lui (e un ad dovrebbe avere accesso ai libri contabili, ai piani pluriennali, alla situazione delle risorse finanziarie e mercantili, ecc.) vedeva un futuro tutto nero. Invece no, arriva il Mago, e tutto va a gonfie vele in un batter d’occhio. Certo è strano che un’azienda, che si sostiene essere ormai in condizioni floride, chieda al governo (per cui invitò a votare tramite il direttore di un giornale su cui ha molta presa) i prepensionamenti, la rottamazione, ecc
Ciò è molto curioso; evidentemente, però, questo non basta per andare dal rosso al nero di bilancio. Non conosco i trucchi di questi imprenditori – perché nell’azienda di mio padre, quando ci lavorai, ero nel settore tecnico-produttivo, non in quello amministrativo – tuttavia immagino che sia un po’ come i dati Istat sul costo della vita (e, oggi, sui tassi di crescita del Pil). In qualche modo, che non so immaginare (lo ammetto), è stata creata la “realtà virtuale” di un’azienda solida, in pieno sviluppo, che espande le sue quote di mercato all’interno, all’estero, forse anche sulla Luna. Ho letto alcuni mesi or sono un’intervista all’ ad della Toyota (certo, si tratta di un concorrente) il quale, alla domanda sulle prospettive della Fiat, ha sorriso, sornione, e ha detto che aspetta il prossimo biennio prima di pronunciarsi.
Provo a fare un’ipotesi previsiva. Se le manovre attualmente in atto – quelle di cui ho appena sopra discusso e che penso siano state esposte (in modo mascherato e distorto ovviamente) nella quattro giorni di Milano alla Bocconi – sortiranno infine un buon risultato, allora la Fiat metterà le mani, tramite un governo apertamente amico e controllato dall’establishment di cui sopra, sulle risorse del paese: in forme nuove o che magari ricorderanno invece quelle del regime fascista negli anni ’30 (IRI, ecc.). Se però l’operazione in corso di svolgimento, come credo (e spero), fallisce ancora una volta, è molto probabile che non ci siano altre prove d’appello. Per Intesa-San Paolo, per Unicredit Group, e qualche altro, ci sarà forse ancora “ciccia” da godere; ma la Fiat non se la passerà troppo bene. E allora non so se il Luca riuscirà a “buttarla in politica”, una volta terminata la sua presidenza confindustriale. Tutto da vedere, insomma. Purtroppo, si sta giocando sulla nostra pelle, e stare a vedere non è una gioia."