Prodi venderà cara la pelle
Scritto da Laura Cesaretti
(Velino) - La svolta lassista segnata dall'incontro di ieri tra Prodi e i capigruppo dell'Unione ha un significato molto chiaro: il professore intende vendere cara la pelle, politicamente parlando ovviamente, a chi lo considera con un piede gia' fuori da Palazzo Chigi in attesa che arrivi il sindaco di Roma Walter Veltroni a cercare di recuperare consensi per una coalizione che sta battendo tutti i record di impopolarita'. Prodi e' consapevole che nei desiderata di molti alleati quella che si appresta a varare e' l'ultima finanziaria del suo gabinetto. Che dopo di lui dovrebbe esserci un altro governo, magari guidato dallo stesso Veltroni, in grado di fare solo cose popolari. Esattamente il contrario dello spartito lacrime e sangue suonato dal duo Prodi-Padoa-Schioppa in nome del risanamento e secondo i sacri parametri imposti all'Italia dall'Ue. Tanto piu' dopo il via libera dato a Veltroni da Fausto Bertinotti, l'unico leader dell'Unione che mancava all'appello dei folgorati sulla via che porta dal Campidoglio a Palazzo Chigi. E cosi' a Prodi non restava che cambiare musica, esattamente quello che ha tentato di fare ieri pomeriggio durante l'incontro con i capigruppo dell'Unione. Rifondazione comunista vuole il superamento dello scalone e l'innalzamento delle pensioni minime? Mastella vuole il taglio dell'ici?Prodi dice si' a tutti e due.
E a rendere chiaro quanto sia davvero notevole il cambio di passo del professore ci pensa il ministro dell'economia Tommaso Padoa-Schioppa. Lui, il guardiano dei conti pubblici, quello che fa le trattative con la calcolatrice in mano (definizione del segretario Cgil Gugliemo Epifani), e che ha accusato proprio i sindacati di pretendere lo stravolgimento delle elementari regole della matematica. Adesso lui cambia idea e spiega che si', tutto sommato 2+2 puo' anche fare 5. Nel senso che, al diavolo il risanamento e il rispetto degli impegni presi con i partner europei, per quest'anno ci si puo' permettere di rinunciare a essere virtuosi, portando il rapporto deficit pil dal tanto sbandierato 2,1 per cento, a un piu' mediocre 2,5 per cento. Uno 0,4 per cento in piu' che consente di dir di si' all'estremista di centro Mastella come ai neocomunisti di Bertinotti. Tutto, pur di restare a Palazzo Chigi. E non v'e' dubbio che il professore cerchi di giocare d'anticipo rispetto all'intervento che l'ormai rivale Veltroni terra' domani a Torino. Soprattutto l'intenzione di Prodi e' quella di essere comunque lui l'unico premier della legislatura e di renderla il piu' lunga possibile. Lo aveva detto del suo ministro dell'Economia, dopo la lettera critica ricevuta dai quattro rappresentanti al governo della sinistra massimalista: Padoa-Schioppa e' come se fossi io. E cosi' oggi e' stato.
Il prossimo asso che il presidente del Consiglio si prepara e calare nella partita per la sopravvivenza al governo contro i suoi stessi alleati si chiama costi della politica. Il governo sta studiando un pacchetto di misure da affrontare nel corso di uno dei prossimi Consigli dei ministri. Ma prima c'e' la stesura del Dpef e soprattutto la trattativa sulle pensioni. Oggi piu' d'un attore della faticosa partita del tavolo delle trattative governo-sindacato ha avvertito come vicina l'intesa sulla riforma previdenziale. Lo scalone verra' superato gradualmente. Non saranno contenti quelli che, come il leader radicale Marco Pannella, chiedevano maggior coraggio pur di avviare una seria riforma del welfare. Proprio quello che hanno scritto ieri sul Corriere della Sera quattro parlamentari dell'Ulivo: Nicola Rossi, Antonio Polito, Enrico Morando e Lamberto Dini. Posizioni che il ministro Emma Bonino riconosce come le sue e che avrebbe voluto fossero di tutta la parte riformista dell'Unione. Ma tant'e', la partita in corso nell'Unione e' vitale quanto prosaica. E riguarda il futuro prossimo e remoto sia del nascente Partito democratico che dell'intero centrosinistra, ma soprattutto la sopravvivenza o meno dell'attuale governo. Romano Prodi prima di essere destituito per una seconda volta dalla guida dell'esecutivo intende giocarsi tutte le carte a sua disposizione. Il sindaco di Roma e' avvertito. (lac)