Originariamente Scritto da
sosunturzos
Molti dei forumisti precedentemente intervenuti dimostrano di non voler capire e di non sapere (o volere) avere una visione un po' più ampia di quella che si ha oltre il proprio naso.
Vedrò, per non scrivere un trattato, di riassumere i punti fondamentali del mio punto di vista (che, tra l'altro, non coincide affatto neppure con quello di moltissimi sardi, stupidamente irreggimentati e beati di essere tali).
1) Non è affatto vero che non vogliamo il turismo. Lo vogliamo eccome, in quanto esso è una risorsa indispensabile anche ai fini della nostra sovranità. Ma non vogliamo che il turismo becero e da padroni finisca col distruggere il nostro capitale, come potrebbe succedere vista la politica "turistica" dagli anni sessanta ad oggi. Non vogliamo soprattutto che i frutti che il Capitale produce siano ripartiti uno a noi e nove agli stranieri. Non vogliamo neppure essere gli unici a dover poi sostenere l'onere di mantenere il territorio e l'ambiente (cioè il nostro capitale) in condizioni di produrre continuamente interessi. La "tassa sul lusso" di Soru ha infatti lo scopo di far contribuire chi questo ambiente lo gode e lo sfrutta di più, agli oneri della sua conservazione, solidalmente con i Sardi. Io, a essere sinceri, avrei preferito un ticket d'ingresso.
2) Insisto sulla parola "padroni". I Sardi sono i padroni della loro terra. Essa è la loro casa (nel senso di patria), il luogo dove la loro sofferta storia ha avuto i suoi momenti esaltanti e i momenti di dolore infinito, il luogo dove con l'avanzare dell'era moderna è scomparsa la parola libertà e pur tuttavia il loro ceppo sopravvive ancora, residuo di una stirpe balente e malamorrere (valorosa e dura a morire), l'unico luogo al mondo dove la loro cultura può evolversi nel benessere e nella pace, se viene loro consentito secondo il loro diritto.
E' pertanto intollerabile che degli stranieri cafoni si comportino come se avessero diritti di "comproprietà". E' intollerabile e inammissibile tale loro comportamento, così come quello, arbitrario e arrogante, di chi si è portato via la sabbia quarzosa o corallina dalle spiagge, o come quello di degli stranieri ospiti che protestano perché obbligati dal Governo che ora, bene o male, con poteri limitatissimi, ci rappresenta, a contribuire alla conservazione dell'ambiente che essi sfruttano. Insomma è inammissibile che chiunque venga in Sardegna sentendo di poter fare ciò che gli pare, come se fosse, nel suo miserrimo piccolo, il padrone.
3) Non è neppure vero che il turismo che desideriamo è quello dei ricchi potenti in grado di trasformare regioni intere del nostro territorio, cambiando perfino i nomi delle località. Se è vero che il turismo è civiltà, noi vorremmo turisti civili, in grado di apprezzare ciò che questo posto meraviglioso può offrire e pagando il giusto per poterne godere senza alterarne né l'aspetto, né la vita, né la cultura (sempre che non sia troppo tardi).
4) Chiaramente tutta l'altra monnezza non la vogliamo e siamo ansiosi di rispedirla per direttissima nei luoghi di provenienza.