l governo: nessuna discriminazione. Corteo a Roma per
"salvare i cristiani". Centinaia di persone, anche Fini e Berlusconi
'Famiglia cristiana' attacca Prodi
"Poco impegno per padre Bossi"
Il vicepresidente della Comunità ebraica: "Ovunque libertà di fede"
Berlusconi: dal Vaticano ebbi imput a mediare per la libertà religiosa"
di MARCO POLITI
ROMA - Famiglia Cristiana punta l'indice contro Palazzo Chigi. Per padre Giancarlo Bossi - scrive - la mobilitazione governativa è scarsa. Immediata la replica del Governo: è insensato parlare di "discriminazioni" nell'impegno per la liberazione di un cittadino italiano.
Il settimanale accusa che muoversi per un "prete" non sia importante per il Governo e parla di "silenzio totale" sulla vicenda del missionario. Una certa Italia, insiste la rivista, si sarebbe "appassionata ad altri sequestri". "Non c'è stata alcuna riunione del Governo per padre Giancarlo", scrive l'editoriale "e non c'è stato un sottosegretario alla Presidenza del Consiglio che ha convocato un vertice segreto". Come per le due Simone o per Giuliana Sgrena, la giornalista del Manifesto. Non si è mossa nemmeno la Croce Rossa - incalza Famiglia Cristiana - né Scelli né Gino Strada.
La conclusione è ruvida: "Quel Giancarlo Bossi è un prete. Quasi che la Chiesa sia abituata alle persecuzioni. Diventano martiri, vanno in paradiso. Perché mobilitare servizi segreti e spendere denaro per ottenere la loro liberazione?".
Sorpresa e amareggiata la reazione di Palazzo Chigi, che sottolinea in una nota che la vicenda di padre Bossi è stata sistematicamente seguita dal Governo e dalla Farnesina come avviene per tutti i cittadini italiani: "Non si fanno ovviamente distinzioni di sorta tra ruoli, luoghi o valutazioni geopolitiche". Se poi il sequestro ha avuto un impatto mediatico diverso da altri casi non è certo colpa del Governo. Con irritazione Palazzo Chigi definisce "grave" l'insinuazione strumentale che nel caso di padre Bossi "la tonaca rappresenti un discrimine negativo" nelle scelte e nelle azioni governative.
Una forte pressione per la liberazione del missionario è venuta anche dalla manifestazione "Salviamo i cristiani", promossa da un comitato guidato dallo scrittore Magdi Allam per denunciare la persecuzione e la discriminazione dei cristiani nel mondo. Nutrita la partecipazione dei politici del centro-destra (da Berlusconi a Fini, a Castelli, Formigoni, Pezzotta, Pera, Buttiglione, Vernetti), mentre scarsa è stata la folla. Qualche migliaio di persone, piazza Santi Apostoli piena a metà. Tra i presenti le bandiere di Azione Giovani e qualche cartello sulle "Radici cristiane" e l'appello "Cristiani, mai più nelle catacombe".
Ha pesato certamente il fatto che alcuni dei promotori siano stati tra i corifei più accesi dell'invasione dell'Iraq, che ha distrutto una società laica, alimentando quel fondamentalismo e quel terrorismo che stanno mettendo in gravi difficoltà anche i cristiani. Ma sono intervenuti anche esponenti del centro-sinistra come Ranieri (Ds), Castagnetti (Dl), il socialista Villetti, lo scrittore Khaled Fouad Allam. Presenti, inoltre, il rabbino di Roma Di Segni, il direttore dell'Anti Defamation League Abraham Foxman, il presidente dell'Alleanza evangelica italiana Mazzeschi, Jesus Carrascosa di Cl, il direttore di Avvenire Boffo.
Preoccupati gli interventi. Per Pacifici, vicepresidente della Comunità ebraica, la manifestazione non è un attacco ai musulmani, ma la rivendicazione di libertà per tutti. Don Cervellera, direttore di Asia News, ha sottolineato la necessità di una conferenza di pace in Medio Oriente, ma anche la libertà religiosa in Cina. A Repubblica Souad Sbai, dell'associazione donne marocchine, ricorda che nel mondo islamico "donne, cristiani e veri musulmani sono tutti nella stessa barca, chiedendo democrazia e la fine dell'odio". Acceso l'intervento di Magdi Allam: "Assistere in silenzio alla persecuzione dei cristiani, sarebbe stato farsi complici".
Tra i presenti l'ex premier Berlusconi ha commentato: "Quando i cristiani non possono manifestare la propria fede, il mondo civile deve denunciare questa barbarie". E ha ricordato il suo impegno in tal senso. "In tutti i colloqui che abbiamo avuto quando ero al governo abbiamo agito sempre per garantire libertà religiosa. L'ho fatto in Cina, in Arabia Saudita e in tutti i paesi del Nordafrica dove abbiamo concordato con la Santa Sede l'intervento dopo aver ricevuto un input preciso".
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5 luglio 2007)