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    vetera sed semper nova
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    Predefinito 8 luglio (4 luglio) - S. Elisabetta del Portogallo

    4 luglio - Sant'Elisabetta di Portogallo

    Elisabetta o Isabella di Aragona (Saragozza, 1271 - Estremoz, Portogallo, 4 luglio 1336), fu una regina, moglie di Dionigi, re del Portogallo e venerata come santa dalla Chiesa cattolica che la chiama Sant'Elisabetta di Portogallo.
    Conosciuta in Portogallo con il nome di Isabella, è tutt'ora una delle sante là più venerate.
    Da non confondere con Elisabetta d'Ungheria che era una sua prozia, ed anch'essa francescana; tanto che entrambe sono protettrici dell'Ordine Francescano Secolare.

    Vita opere e morte

    Figlia del re di Spagna Pietro III di Aragona e della regina Costanza di Sicilia, nacque ad Aragona nel 1271.
    Andò in sposa nel 1288 al re Dionigi del Portogallo il quale aveva fama di pessimo carattere.
    Fu un matrimonio travagliato dalle infedeltà del marito e successivamente dal comportamento dal più ribelle dei due figli, Alfonso.
    La tradizione afferma che diede sempre esempio di carità cristiana, rivolgendo particolare attenzione ai malati di Lisbona, e si prodigò per pacificare le contese.
    Si occupò anche dei figli illegittimi del marito, e assistette quest'ultimo gravemente malato fino alla morte; l'affettuosa dedizione della moglie pare ne favorì la conversione in extremis al cattolicesimo.
    La descrizione delle sue opere venne assunta come prova dell'efficacia della sua testimonianza cristiana e condotta di vita.
    La cosa la favorì nel processo di canonizzazione.

    Morto il marito nel 1325 donò la corona al santuario di Compostela dove fece pellegrinaggio, e donò quasi tutti i suoi averi ai poveri ed ai conventi; entrò poi dopo essersi fatta francescana del terzo ordine, nel monastero delle clarisse a Coimbra, monastero da lei stessa fatto erigere.
    Uscì da questo una sola volta nell'inutile tentativo di pacificare i dissidi tra suo figlio Alfonso IV e il di lui genero.
    Morì a Estremoz nel 1336.

    Venerazione

    Il suo corpo fu riportato al monastero di Coimbra, e nel 1612 durante un'esumazione lo si trovò incorrotto; fu chiesta quindi la canonizzazione.
    Già nei primi tempi dopo la morte c’erano pellegrinaggi di fedeli alla sua tomba e circolavano voci di presunti "miracoli".
    Finché, nel 1625, papa Urbano VIII celebrò la solenne canonizzazione in Roma.
    Si ricorda il 4 luglio; in passato l'8 luglio, ma localmente anche in altre date. Un elemento che la caratterizza è il rosario.
    Il messale romano la descrive in questo modo:

    «Figlia di Pietro, futuro re d'Aragona, e sposa dodicenne di Dionigi re di Portogallo, sostenne con eroica abnegazione prove e difficoltà, e agì come angelo di pace per appianare gravi dissidi sorti nell'ambito della famiglia e del regno. Rimasta vedova (1325) e divenuta terziaria francescana, visse gli ultimi anni nel colloquio con Dio e nella carità verso i poveri».

    FONTE

  2. #2
    vetera sed semper nova
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    St. Elizabeth of Portugal

    Queen (sometimes known as the PEACEMAKER); born in 1271; died in 1336. She was named after her great-aunt, the great Elizabeth of Hungary, but is known in Portuguese history by the Spanish form of that name, Isabel. The daughter of Pedro III, King of Aragon, and Constantia, grandchild of Emperor Frederick II, she was educated very piously, and led a life of strict regularity and self-denial from her childhood: she said the full Divine Office daily, fasted and did other penances, and gave up amusement. Elizabeth was married very early to Diniz (Denis), King of Portugal, a poet, and known as Ré Lavrador, or the working king, from his hard work in is country's service. His morals, however, were extremely bad, and the court to which his young wife was brought consequently most corrupt. Nevertheless, Elizabeth quietly pursued the regular religious practices of her maidenhood, whilst doing her best to win her husband's affections by gentleness and extraordinary forbearance. She was devoted to the poor and sick, and gave every moment she could spare to helping them, even pressing her court ladies into their service. Naturally, such a life was a reproach to many around her, and caused ill will in some quarters. A popular story is told of how her husband's jealousy was roused by an evil-speaking page; of how he condemned the queen's supposed guilty accomplice to a cruel death; and was finally convinced of her innocence by the strange accidental substitution of her accuser for the intended victim.

    Diniz does not appear to have reformed in morals till late in life, when we are told that the saint won him to repentance by her prayers and unfailing sweetness. They had two children, a daughter Constantia and a son Affonso. The latter so greatly resented the favours shown to the king's illegitimate sons that he rebelled, and in 1323 war was declared between him and his father. St. Elizabeth, however, rode in person between the opposing armies, and so reconciled her husband and son. Diniz died in 1325, his son succeeding him as Affonso IV. St. Elizabeth then retired to a convent of Poor Clares which she had founded at Coimbra, where she took the Franciscan Tertiary habit, wishing to devote the rest of her life to the poor and sick in obscurity. But she was called forth to act once more as peacemaker. In 1336 Affonso IV marched his troops against the King of Castile, to whom he had married his daughter Maria, and who had neglected and ill-treated her. In spite of age and weakness, the holy queen dowager insisted on hurrying to Estremoz, where the two king's armies were drawn up. She again stopped the fighting and caused terms of peace to be arranged. But the exertion brought on her final illness; and as soon as her mission was fulfilled she died of a fever, full of heavenly joy, and exhorting her son to the love of holiness and peace. St. Elizabeth was buried at Coimbra, and miracles followed her death. She was canonized by Urban VIII in 1625, and her feast is kept on 8 July.

    Fonte: The Catholic Encyclopedia, vol. V, New York, 1909

  4. #4
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    Dal sito SANTI E BEATI:

    Sant' Elisabetta di Portogallo, Regina

    4 luglio - Memoria Facoltativa

    Saragozza (Spagna), 1271 - Estremoz (Portogallo), 4 luglio 1336

    Nacque ad Aragona (Spagna) nel 1271. Figlia del re di Spagna Pietro III, quindi pronipote di Federico II, a soli 12 anni venne data in sposa a Dionigi, re del Portogallo, da cui ebbe due figli. Fu un matrimonio travagliato dalle infedeltà del marito ma in esso Elisabetta seppe dare la testimonianza cristiana che la portò alla santità. Svolse opera pacificatrice in famiglia e, come consigliera del marito, riuscì a smorzare le tensioni tra Aragona, Portogallo e Spagna. Alla morte del marito donò i suoi averi ai poveri e ai monasteri, diventando terziaria francescana. Dopo un pellegrinaggio al santuario di Compostela, in cui depose la propria corona, si ritirò nel convento delle clarisse di Coimbra, da lei stessa fondato. Dopo la morte avvenuta nel 1336 ad Estremoz in Portogallo, il suo corpo fu riportato al monastero di Coimbra. Nel 1612 lo si troverà incorrotto, durante un'esumazione, collegata al processo canonico per proclamarla santa. Fu canonizzata a Roma da Urbano VIII nel 1625. (Avvenire)

    Etimologia: Elisabetta = Dio è il mio giuramento, dall'ebraico

    Martirologio Romano: Santa Elisabetta, che, regina del Portogallo, fu esemplare nell’opera di pacificazione tra i re e nella carità verso i poveri; rimasta vedova del re Dionigi, abbracciò la regola tra le monache del Terz’Ordine di Santa Chiara nel cenobio di Estremoz in Portogallo da lei stessa fondato, nel quale, mentre era intenta a far riconciliare suo figlio con il genero, fece poi ritorno al Signore.

    Martirologio tradizionale (8 luglio): Santa Elisabetta Vedova, Regina dei Portoghesi, la quale passò al regno celeste il quattro di questo mese.

    (4 luglio): Ad Estremoz, in Portogallo, il natale di santa Elisabetta Vedova, Regina dei Portoghesi, la quale, illustre per virtù e per miracoli, dal Sommo Pontefice Urbano ottavo fu annoverata nel numero dei Santi. La sua festa, per disposizione del Papa Innocenzo duodecimo, si celebra l'otto di questo mese.

    Figlia di re, è normale che debba sposare un re. E questo lo decidono naturalmente gli altri, quando Elisabetta (Isabel in portoghese) ha soltanto dodici anni. Suo padre, il re Pietro III di Aragona, la dà in moglie a Dionigi re del Portogallo: Dom Dimìs, come lo chiamano i sudditi. Un re con molti meriti: sviluppa infatti l’economia portoghese, crea una flotta, fonda l’università di Lisbona (che sarà successivamente trasferita a Coimbra). Dionigi è un buon sovrano, ma anche un pessimo marito, sempre impelagato con altre donne e padre via via di altri figli, oltre ai due che gli dà Elisabetta.
    E lei, malgrado le continue offese e i tradimenti del marito, gli rimane impeccabilmente fedele, tutta dedita ai figli Alfonso e Costanza, come ai sofferenti per malattie “brutte” in Lisbona. Ma non solo: Elisabetta si prende anche molta cura dei bambini messi al mondo dal marito con altre donne. Un’opera da cristiana autentica. Da grande regina. E l’infedele Dionigi deve pur avvertire la sua superiorità morale; tant’è che più tardi, quando il figlio Alfonso gli si ribella, è l’autorità di Elisabetta a evitare lo scontro armato tra padre e figlio.
    Poi quel fatto le procura l’accusa di parteggiare per il figlio Alfonso contro Dionigi, e allora la confinano nella cittadina di Alenquer, a nord di Lisbona. Ma presto il marito la richiama. Ora la vuole vicina, ha bisogno di lei e del suo consiglio. Elisabetta torna, riprende serenamente il suo posto accanto al re. E quando una malattia mortale lo colpisce, è lei a curare in prima persona il marito, fino all’ultimo giorno.
    Dopo la morte del re, avvenuta nel 1325, sale al trono suo figlio Alfonso IV, ed Elisabetta non resta a fare la regina madre a Lisbona. Si fa pellegrina e penitente, con l’abito di terziaria francescana, andando fino al santuario di San Giacomo di Compostella a piedi nudi. Poi viene accolta dalle Clarisse nel monastero di Coimbra, fondato da lei, e ne condivide la vita, senza però pronunciare i voti (lo farà poco prima di morire).
    Il monastero diventa la sua casa per sempre; ma una volta deve uscirne, perché c’è nuovamente bisogno di lei: deve riconciliare suo figlio Alfonso IV col re Ferdinando di Castiglia che è suo genero (è il marito di Costanza). Elisabetta ha ormai 65 anni, il suo fisico è indebolito dalle dure penitenze, e in piena estate il viaggio è troppo faticoso per lei. Incontra il figlio e la nuora, fa sosta nella cittadina di Estremoz, ma non riesce ad andare più avanti: la stanchezza e le febbri troncano rapidamente la sua vita.
    Il suo corpo viene riportato al monastero di Coimbra, e nel 1612 lo si troverà incorrotto, durante un’esumazione, collegata al processo canonico per proclamarla santa. Ma già nei primi tempi dopo la morte c’erano pellegrinaggi alla sua tomba e circolavano voci di miracoli. Finché, nel 1625, papa Urbano VIII celebrerà, infine, la sua solenne canonizzazione a Roma.

    Autore: Domenico Agasso

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    Da dom Prosper Guéranger, L’Année Liturgique - Le Temps après la Pentecôte, Paris-Poitiers, 1901, VI ediz., t. IV, p. 61-69

    LE VIII JUILLET.

    SAINTE ELISABETH, REINE DE PORTUGAL.


    Après Marguerite d'Ecosse et Clotilde de France, une autre souveraine éclaire de ses rayons le Cycle sacré. Sur la limite extrême qui sépare au midi la chrétienté de l'infidélité musulmane, l'Esprit-Saint veut affermir par elle dans la paix les conquêtes du Christ, et préparer d'autres victoires. Elisabeth est son nom: nom béni, qui, à l'heure où elle vient au monde, embaume depuis un demi-siècle déjà la terre de ses parfums; présage que la nouvellement née, séduite par les roses qui s'échappent du manteau de sa tante de Thuringe, va faire éclore en Ibérie les mêmes fleurs du ciel.

    Hérédité mystérieuse des saints! En l'année même où notre Elisabeth naissait loin du berceau où la première avait ravi les cieux à son lever si doux et pacifié la terre, une autre nièce de celle-ci, la Bienheureuse Marguerite, partie de Hongrie, quittait la vallée d'exil. Vouée à Dieu dès le sein de sa mère pour le salut des siens au milieu de désastres sans nom, elle avait rempli les espérances qui de si bonne heure étaient venues reposer sur sa tête; les Mongols refoulés d'Occident, les loups chassés à leur suite de l'antique Pannonie redevenue quelque temps un désert, la civilisation fleurissant à nouveau sur les bords du Danube et de la Theiss: tant de bienfaits furent les fruits des vingt-huit années de prière et d'innocence que Marguerite passa ici-bas, attendant l'heure où elle transmit à la sainte que nous fêtons présentement la mission de continuer sous d'autres cieux l'œuvre de ses devancières.

    Il était temps que le Seigneur dirigeât sur l'Espagne un rayon de sa grâce. Le treizième siècle finissait, laissant le monde à la dislocation et à la ruine. Las de combattre pour le Christ et bannissant l'Eglise de leurs conseils, les rois se retranchaient dans un isolement égoïste, où le conflit des ambitions tendait chaque jour à remplacer l'aspiration commune de ce grand corps qui avait été la chrétienté. Désastreuse pour tout l'Occident, pareille tendance l'était plus encore en face du Maure, dans cette noble contrée où la croisade avait multiplié les royaumes en autant de postes avancés contre l'ennemi séculaire. L'unité de vues, sacrifiant tout à l'achèvement de la délivrance, pouvait seule, dans ces conditions, maintenir les successeurs de Pelage à la hauteur des illustres souvenirs qui les avaient précédés. Malheureusement il s'en fallut que ces princes, presque tous héros sur les champs de bataille, trouvassent toujours la force d'âme suffisante pour mettre au-dessus de mesquines rivalités le rôle sacré que leur confiait la Providence. Vainement alors le Pontife romain s'efforçait de ramener les esprits au sentiment des intérêts de la patrie et du nom chrétien; les tristes passions de l'homme déchu étouffaient sa voix en des cœurs magnanimes par tant d'autres côtés, et le Croissant applaudissait aux luttes intestines qui retardaient sa défaite. Navarre, Castille, Aragon, Portugal, sans cesse aux prises, voyaient dans chaque royaume le fils armé contre le père, le frère disputant au frère par lambeaux l'héritage des aïeux.

    Qui rappellerait l'Espagne aux traditions, encore récentes, grâce à Dieu, de son Ferdinand III? qui grouperait de nouveau les volontés discordantes en un faisceau terrible au Sarrasin et glorieux au Christ? Jacques Ier d'Aragon, le digne émule de saint Ferdinand dans la valeur et la victoire, avait épousé Yolande, fille d'André de Hongrie; le culte de la sainte duchesse de Thuringe, dont il était devenu le beau-frère, fleurit dès lors au delà des Pyrénées; le nom d'Elisabeth, transformé le plus souvent en celui d'Isabelle, devint comme un joyau de famille dont aimèrent à s'orner les princesses des Espagnes. La première qui le porta fut la fille de Jacques et d'Yolande, mariée à Philippe III de France, successeur de notre saint Louis; la seconde fut la petite-fille du même Jacques Ier, l'objet des hommages de l'Eglise en ce jour, et dont le vieux roi, par un pressentiment prophétique, aimait à dire qu'elle l'emporterait sur toutes les femmes sorties du sang d'Aragon.

    Héritière des vertus comme du nom de la chère sainte Elisabeth, elle devait mériter en effet d'être appelée mère de la paix et de la patrie. Au prix d'héroïques renoncements et par la vertu toute-puissante de la prière, elle apaisa les lamentables dissensions des princes. Impuissante un jour à empêcher la rupture de la paix, on la vit se jeter sous une grêle de traits entre deux armées aux prises, et faire tomber des mains des soldats leurs armes fratricides. Ainsi prépara-t-elle, sans avoir la consolation de le voir de ses yeux, le retour à la grande lutte qui ne devait prendre fin qu'au siècle suivant, sous les auspices d'une autre Isabelle, digne d'être sa descendante et de joindre à son nom le beau titre de Catholique. Quatre ans après la mort de notre sainte, la victoire de Salado, remportée sur six cent mille infidèles parles guerriers confédérés de l'Espagne entière, montrait déjà au monde ce qu'une femme avait pu, malgré les circonstances les plus contraires, pour ramener son pays aux nobles journées de l'immortelle croisade qui fait sa gloire à jamais.

    Urbain VIII, qui inscrivit Elisabeth au nombre des Saints, a composé en son honneur un Office propre entier. Voici la Légende où est racontée sa vie.

    Elisabeth naquit de la souche royale d'Aragon, l'an de Jésus-Christ mil deux cent soixante et onze. En présage de sa future sainteté, ses parents, laissant de côté contre l'usage le nom de la mère et de l'aïeule, voulurent qu'on l'appelât au baptême du nom de sa grand'tante maternelle,sainte Elisabeth,duchesse de Thuringe. A peine née, il parut tout de suite quelle médiatrice de paix elle serait pour les royaumes et les rois; car l'allégresse de sa naissance éteignit de funestes discordes qui séparaient son aïeul et son père. Bientôt, admirant les dispositions que montrait sa fille en grandissant, celui-ci affirmait qu'à elle seule Elisabeth dépasserait de beaucoup en vertu les autres femmes sorties du sang des rois d'Aragon. Méprisant la parure, fuyant le plaisir, adonnée aux jeûnes, aux prières continuelles, aux œuvres de charité, elle menait une vie si céleste que, plein de vénération, le père rapportait aux seuls mérites de sa fille la prospérité de ses affaires et de tout le royaume. Sa renommée était partout; beaucoup de princes la désiraient pour épouse; elle fut enfin accordée au roi de Portugal Denys, et le mariage fut célébré conformément aux rites de la sainte Eglise.

    Dans la vie conjugale, elle menait de front l'exercice des vertus et l'éducation de ses enfants, cherchant à plaire à son époux, mais plus à Dieu. La moitié presque de l'année, elle ne vivait que de pain et d'eau; cette eau fut divinement changée en vin, un jour que, malade, elle avait refusé d'en boire malgré la prescription des médecins. Une pauvre femme dont elle avait baisé l'horrible ulcère fut guérie soudain. Dans un hiver elle changea en roses, pour le cacher au roi, l'argent qu'elle s'apprêtait à donner aux pauvres. Elle rendit la vue à une vierge aveugle de naissance, et guérit par le seul signe de la croix beaucoup d'autres personnes de maladies très graves; nombreux furent ses miracles en ce genre. Des monastères, des asiles, des églises furent construits par elle et dotés magnifiquement. Elle fut admirable dans son zèle pour apaiser les discordes des rois, infatigable à secourir les misères publiques ou privées des humains.

    Le roi Denys mourut; et de même qu'elle avait été pour les vierges à son premier âge, pour les femmes dans le mariage, elle fut pour les veuves dans sa solitude un modèle de toutes les vertus. Prenant aussitôt, en effet, l'habit des religieuses de sainte Claire, elle assista sans faiblir aux funérailles du prince, et se rendit peu après à Compostelle afin d'y offrir pour son âme de nombreux dons de soie, d'argent, d'or et de pierreries. De retour en sa maison, elle convertit en pieux et saints usages tout ce qui lui restait de cher ou de précieux. Mettant la dernière main au monastère vraiment royal qu'elle avait fondé pour des vierges à Coïmbre, adonnée à nourrir les pauvres, à protéger les veuves, à défendre les orphelins, h soulager tous les malheureux, elle vivait, non pour elle, mais pour Dieu et l'avantage de tous les hommes. Pour rétablir la paix entre deux rois, son gendre et son fils, elle vint à la noble ville d'Estremoz; ce fut là qu'elle tomba malade des fatigues de la route, et que, visitée par la Vierge Mère de Dieu, elle mourut saintement, le quatrième jour de juillet de l'an mil trois cent trente-six. Sa sainteté éclata après sa mort par un grand nombre de miracles, spécialement par la très suave odeur de son corps resté sans corruption depuis bientôt trois cents ans; aussi est-elle toujours connue sous la dénomination de la sainte reine. Enfin l'an du jubilé, de notre salut mil six cent vingt-cinq, aux applaudissements de tout l'univers chrétien rassemblé, Urbain VIII l'inscrivit solennellement parmi les Saints.

    Selon l'invitation que l'Eglise adresse en ce jour à tous ses fils (1), nous louons Dieu pour vos œuvres saintes, ô bienheureuse Elisabeth! Plus forte que tous ces princes au milieu desquels vous apparûtes comme l'ange de la patrie, vous portiez dans la vie privée l'héroïsme que vous saviez au besoin déployer comme eux sur les champs de bataille. Car c'était Dieu qui, par sa grâce, était le principe de votre conduite, comme sa gloire en était l'unique but. Or la divine gloire se complaît dans les renoncements qui ont le Seigneur pour seul témoin, autant et souvent plus que dans les œuvres admirées justement de tout un peuple. C'est qu'en effet sa grâce souvent y paraît plus puissante; et presque toujours, dans l'ordre de sa Providence, les bénédictions éclatantes accordées aux nations relèvent de ces renoncements ignorés. Que de combats célèbres dans les fastes des peuples, ont été tout d'abord livrés et gagnés, sous l'œil de la Trinité sainte, en quelque point ignoré de ce monde surnaturel où les élus sont aux prises avec tout l'enfer et parfois Dieu lui-même! que de traités de paix fameux furent premièrement conclus dans le secret d'une seule âme, entre le ciel et la terre, comme prix de ces luttes de géants que les hommes méconnaissent ou méprisent! Laissons passer la figure de ce monde (2); et ces profonds politiques qui dirigent, assure-t-on, la marche des événements, les négociateurs vantés, les fiers guerriers qu'exalte la renommée, apparaîtront pour ce qu'ils sont an palais de l'éternelle histoire: vains trompe-l'œil, masques d'un jour, ornements de façade qui voilèrent ici-bas les noms seuls dignes de l'immortalité.

    Gloire donc à vous, par qui le Seigneur daigne dès maintenant lever un coin de ce voile qui dérobe aux humains les réalités du gouvernement de ce monde! Votre noblesse, au livre d'or des élus, repose sur des titres meilleurs que ceux que vous teniez de votre naissance. Fille et mère de rois, vous aussi pourtant étiez reine, et commandiez sur une terre glorieuse; mais plus glorieux est au ciel le trône de famille, où vous rejoignez la première Elisabeth, Marguerite, Hedwige, où d'autres vous suivront à leur tour, justifiant du même sang généreux qui coula dans vos veines.

    Souvenez-vous cependant, ô mère de la patrie, que la puissance qui vous fut donnée ici-bas n'a point cessé de vous appartenir, quand le Dieu des armées vous a rappelée de ce monde pour triompher dans les cieux. La situation n'est plus la même qu'autrefois sur ce sol ibérique, qui vous doit plus qu'à bien d'autres son indépendance; mais si les factions d'aujourd'hui ne risquent plus de ramener le Maure, il s'en faut qu'elles maintiennent le Portugal et l'Espagne à la hauteur de leurs nobles traditions: faites que ces peuples retrouvent enfin la voie des glorieuses destinées que leur marque la Providence. Du ciel où votre pouvoir ne connaît plus de frontières, jetez aussi un regard miséricordieux sur le reste du monde; voyez les formidables armements dans lesquels les nations, oublieuses de tout autre droit que celui de la violence, engloutissent leurs richesses et leurs forces vives; l'heure est-elle venue de ces guerres atroces, signal de la fin, où l'univers se détruira lui-même? O mère de la paix, entendez l'Eglise, la mère des peuples, vous supplier d'user jusqu'au bout de votre auguste prérogative: apaisez la fureur des combats; que cette vie mortelle soit pour nous un chemin pacifique conduisant aux joies de l'éternité (3).

    -----------------------------------------------------------------------
    NOTE

    1. Invitat. festi.

    2. I Cor. VII, 31.

    3. Collecta diei.

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    Francisco de Zurbarán, S. Elisabetta del Portogallo, 1635 circa, Museo del Prado, Madrid

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    Jacopo da Empoli, Madonna e i Santi Giovanni Battista, Diego ed Elisabetta di Portogallo, 1606 ca., Chiesa di Santa Margherita, Cortona

    Quentin Metsys, S. Elisabetta del Portogallo, XVI sec., Gemäldegalerie, Berlino

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    Lightbulb Re: 8 luglio (4 luglio) - S. Elisabetta del Portogallo

    8 LUGLIO 2018: SANTA ELISABETTA, Vedova e Regina dei Portoghesi, DOMENICA SETTIMA DOPO LA PENTECOSTE; ottavo giorno del MESE dedicato alla devozione al PREZIOSISSIMO SANGUE DI NOSTRO SIGNORE GESÙ CRISTO…



    «DOMENICA SETTIMA DOPO LA PENTECOSTE.»
    Guéranger, L'anno liturgico - Domenica Settima dopo la Pentecoste
    http://www.unavoce-ve.it/pg-dopopent-dom7.htm




    SANTA MESSA domenicale celebrata da Don Floriano Abrahamowicz a Paese (TV) stamattina DOMENICA 8 LUGLIO 2018, DOMENICA SETTIMA DOPO LA PENTECOSTE:


    «Don Floriano Abrahamowicz - Domus Marcel Lefebvre.
    VII domenica d. Pentecoste
    https://www.youtube.com/watch?v=UltqWoGEtg4
    Comm. S. Elisabetta di Portogallo.
    https://www.youtube.com/user/florianoabrahamowicz/
    http://www.domusmarcellefebvre.it/
    Ogni giovedì alle ore 20.30 ha luogo la lettura in diretta di una o due questioni del Catechismo di San Pio X.
    SANTA MESSA - domusmarcellefebvre110815
    La Santa Messa tutte le domeniche alle ore 10.30 a Paese, Treviso.»




    SANTE MESSE domenicali celebrate dai Sacerdoti dell'Istituto Mater Boni Consilii - IMBC:


    http://www.sodalitium.biz/sante-messe/

    http://www.sodalitium.biz/s-messa-provincia-verona/

    “Sodalitium - IMBC.”
    https://www.youtube.com/user/sodalitium

    “Omelie dell'I•M•B•C a Ferrara.”
    https://www.facebook.com/OmelieIMBCFerrara/

    http://www.oratoriosantambrogiombc.it/



    Mese del Preziosissimo Sangue - Sodalitium
    http://www.sodalitium.biz/mese-del-p...issimo-sangue/
    http://www.sodalitium.biz/wp-content...-1-300x200.jpg





    Sant'Elisabetta - Sodalitium
    http://www.sodalitium.biz/santelisabetta/
    «8 luglio, Sant’Elisabetta, Vedova, Regina di Portogallo (Saragozza, 4 gennaio 1271 – Estremoz, 4 luglio 1336).

    O santa Elisabetta, siate le celeste amica dell’anima nostra, aiutateci ad amare Gesù come voi Lo avete amato, proteggeteci nel nostro difficile e, ottenendoci il perdono dei nostri falli, apriteci la via al Regno dei Cieli ove voi sedete beata. Così sia.»
    http://www.sodalitium.biz/wp-content...lo-196x300.jpg






    http://www.centrostudifederici.org/

    http://www.crisinellachiesa.it/

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    http://www.cmri.org/ital-index.html

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    “Non Una Cum - Roman catholics sedevacantists.”
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    Tradidi quod et accepi
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    «Sancti et Sanctae Dei, orate pro nobis.»
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    “SANTA ELISABETTA
    Vedova e Regina dei Portoghesi.
    Semidoppio.
    Paramenti bianchi.
    Nascita: Saragozza, 4 gennaio 1271.
    Morte: Estremoz, 4 luglio 1336.
    Canonizzazione: Roma, nel 1625 da Urbano VIII.
    Attributi: Rosario.
    SANTA MESSA.
    La Chiesa ci esorta oggi a lodare Dio per le opere sante della beata Elisabetta (Invitatorio del Mattutino).
    Figlia di Pietro III, re d'Aragona, ereditò il nome e le virtù della sua prozia santa Elisabetta d'Ungheria. Suo padre, vedendo la sua santità, diceva ch'ella avrebbe sorpassato tutte le donne nate, come lei, da sangue reale (Epistola, Communio). Sposò Dionigi I, re del Portogallo, con cui regnò dal 1282 al 1325. Aveva ricevuto la prerogativa di ristabilire la pace dovunque vi fossero divisioni e di placare il furore della guerra, in particolare all'interno della famiglia reale e nei rapporti con gli altri regni iberici (Orazione). Rimasta vedova, distribuì le sue ricchezze, donò la corona al Santuario di Compostela e si fece Clarissa a Coimbra, monastero da lei stessa fondato; acquistò a questo prezzo la perla preziosa e il tesoro nascosto della vita eterna (Vangelo). Morì il 4 luglio 1336 ad Estremoz. Fu canonizzata da Urbano VIII nel 1625. Il suo corpo incorrotto si conserva tuttora nel monastero di Coimbra.
    * Elisabetta nacque dai reali d'Aragona, nell'anno di Cristo 1271, e in presagio della sua futura santità i genitori, lasciato contro l'uso il nome della madre e della nonna, vollero che nel battesimo si chiamasse col nome della prozia materna, santa Elisabetta duchessa di Turingia. Appena nata, si vide subito quale mediatrice di pace sarebbe stata per i regni e per i re; perché l'allegrezza della sua nascita riconciliò il nonno con suo padre divisi da funeste discordie. Il padre poi, ammirando l'indole che la figlia mostrava col crescere, diceva che Elisabetta avrebbe superato di molto in virtù, essa sola, tutte le altre donne uscite dal sangue dei re di Aragona. E pieno di venerazione per la celeste vita di lei sprezzante degli abbigliamenti, rifuggente dai piaceri, tutta dedita ai digiuni, alle preghiere continue e alle opere di carità, non rifiniva d'attribuire ai soli meriti della figlia la prosperità dei suoi affari e del regno. La fama di lei sparsasi dovunque, ed ella richiesta da molti principi per sposa, finalmente fu accordata a Dionigi, re di Portogallo, e il matrimonio fu celebrato secondo il rito della santa Chiesa.
    Nella vita coniugale, non metteva minor cura nel coltivar le virtù che nell'educare i figli, cercando di piacere al marito, ma più a Dio. Quasi metà dell'anno viveva soltanto di pane e acqua; la quale si cambiò miracolosamente in vino un dì che, malata, aveva rifiutato di berne nonostante la prescrizione del medico. Una povera donna, a cui aveva baciata un'ulcere orribile, fu guarita all'istante. Un giorno d'inverno, volendo nascondere al re le monete che stava per dare ai poveri, le cambiò in rose. Rese la vista a una giovane cieca dalla nascita; guarì, col solo segno della croce, molti altri da gravissime malattie; e fece moltissimi miracoli di questo genere. Non solo costruì monasteri, ricoveri, chiese, ma li dotò anche con munificenza. Fu ammirabile nello spegnere le discordie fra i re; infaticabile nel soccorrere le miserie pubbliche e private dell'umanità.
    Modello di tutte le virtù in gioventù alle vergini, nel matrimonio alle spose, lo fu ancora alle vedove, nell'isolamento, dopo la morte del re Dionigi. Difatti preso tosto l'abito delle religiose di santa Chiara, assisté, intrepida, ai funerali del re, e poco dopo si recò a Compostela per offrire in suffragio dell'anima dello sposo molti doni in seta, argento, oro e pietre preziose. Ritornata a casa, convertì in pii e santi usi tutto quanto di caro e prezioso l'era rimasto; così tutta occupata nell'ultimare il monastero veramente regale che aveva fondato per vergini a Coimbra, nel nutrire i poveri, proteggere le vedove, difendere gli orfani, sollevare tutti i disgraziati, ella viveva non per sé, ma per Iddio e per il bene di tutti. Affin di riappacificare due re, il figlio e il genero, si recò nella celebre piazzaforte di Estremoz, dove cadde malata per le fatiche del viaggio, e, visitata dalla Vergine Madre di Dio, morì santamente il 4 Luglio dell'anno 1336. Dopo morte fu illustrata da molti miracoli, specialmente dal soavissimo odore del suo corpo rimasto incorrotto dopo quasi trecent'anni; così ella restò sempre celebre, col nome di La santa Regina. Finalmente nell'anno del giubileo, e della nostra salute 1625, in mezzo al concorso e col plauso di tutto l'orbe cristiano, Urbano VIII la iscrisse solennemente nel novero dei Santi.
    P.S. Per la commemorazione, vedere il post precedente sulla Santa Messa della VII Domenica dopo Pentecoste.”
    https://scontent-mxp1-1.xx.fbcdn.net...4b&oe=5BD804FA





    “O Domine noster Jesu Christe, libera nos ab insidiis diaboli.”
    https://scontent-mxp1-1.xx.fbcdn.net...66&oe=5BEC67C7





    “Attenzione ai falsi profeti.”
    https://scontent-mxp1-1.xx.fbcdn.net...27&oe=5BA7E555





    “AVVISO AGLI AMICI DELLA PAGINA

    Ci accingiamo, fratelli e sorelle nella fede cattolica, a festeggiare la solennità della Beata Vergine del Monte Carmelo, scelta a patrocinio di codesto canale. Per i vivi sentimenti di fede e di pietà verso tale potente patrona, da oggi 7 Luglio, primo giorno della santa e solenne Novena della Beata Vergine Maria del Monte Carmelo, la cui festa ricorre il 16 Luglio, questo canale è grato di innalzare le sue suppliche verso la Sua Amorosissima Madre per manifestarle somma gratitudine, soprattutto per il secondo anniversario di apostolato su questa piattaforma (16 Luglio 2016 - 16 Luglio 2018), e per supplicarla di frutti degni di conversione in questa ora grave per tutto il mondo e in particolar modo per la Chiesa.
    A noi si uniranno tutti i terziari e chiunque abbia ricevuta l'imposizione dell'abitino, in quanto sono obbligati a recitarla. La Vergine, apparendo al beato Simone Stock, ha promesso somme grazie per coloro che indossano il Sacro Abitino (scapolare). Con questi santi propositi disponiamoci a ricevere questo dono di grazia.
    In charitate,
    Christus vincit
    NOVENA IN PREPARAZIONE ALLA SOLENNE FESTIVITÀ DI MARIA VERGINE DEL CARMINE
    di P. Simone Grassi, Carmelitano.

    PRIMO GIORNO.
    Origine celeste del Sacro Abitino del Carmine.
    I. A piè di quel trono d’immensa luce, su cui risplendete coronata di gloria, o Maria, ecco che umilmente prostati, Vi supplichiamo di volger su noi un’occhiata pietosa e di accendere nel nostro cuore una scintilla del vostro amore, per incominciar bene questa Novena che intendiamo di fare in vostro onore, onde riesca a Voi cara e per noi vantaggiosa. Pater, Ave et Gloria.
    II. Che straordinaria finezza d’amore, o bella Madre di grazia, non fu mai quella che Vi trasse dal Cielo visibilmente qui in terra, a solo fine di recarci in dono il sacro Abitino, con cui segnaste fra tutti, come vostro, l’Ordine carmelitano! Oh! Se ognuno di noi riflettesse alla grandezza d’un tal dono, o Maria, con quanta maggiore stima porterebbe il vostro santo Abito e con quanta maggiore devozione in se stesso l’onorerebbe! Pater, Ave et Gloria.
    III. Ah! Sebbene noi avessimo cento lingue e tutte le impiegassimo in vostra lode, come potremmo mai esaltar degnamente quel dono con cui voleste, o Maria, contraddistinguerci tanto? Ma se fu questo un effetto del grazioso vostro amore, fate, o Vergine, che sia altresì un forte stimolo per tutti noi di non essere ingrati giammai ai vostri doni e al vostro affetto. Pater, Ave et Gloria.
    IV. Di vostra mano avete tessuto la veste, o Maria, al diletto vostro Figlio Gesù qui in terra e di vostra mano a noi pure recaste dal Cielo quell’Abito santo, di cui andiamo adorni. Oh, bel conforto che è questo per tutti noi, graziosissima Vergine! E chi potrà riputare qual vile una veste che tanto rassomiglia a Gesù? Pater, Ave et Gloria.
    V. Si sparse appena sopra la terra la lieta notizia del sacro Abitino, che subito volarono ansiosi popoli e nazioni a ricoprirsene divotamente, e, ammirandolo come specialissimo dono venuto dal Cielo, non finivano d’imprimervi sopra riverenti baci e di bagnarlo con dolci lacrime. Oh baci, oh lacrime santissime dei primi nostri Confratelli! Quanto confondono la freddezza nostra alle vostre grazie, o Maria! Pater, Ave et Gloria.
    VI. Con che divota gara si pregiarono sempre gli stessi Principi, i Re e i Sommi Pontefici di portare indosso l’Abitino vostro, o Maria, esaltandolo con vanto religiosissimo per il più bel decoro di loro augusta persona! Oh nobilissima Veste di Maria! Se qualche volta almeno ponderassimo noi pure il giusto tuo merito, quanto ci saresti più amabile. Pater, Ave et Gloria.
    VII. Pegno d’amor singolare chiamaste il vostro Abitino, o Maria, e patto di eterna amicizia tra Voi e chiunque l’avesse portato divotamente. Che bella consolazione è dunque la nostra e quella di tutti i Confratelli nostri il poter dire ognora: io sono amato con affetto speciale da Maria! Ma se Voi ci amate così, deh, concedeteci, amabilissima Vergine che possiamo anche noi riamarvi per sempre d’un singolare amore! Pater, Ave et Gloria.
    Sancta Maria Virgo de Monte Carmelo, ora pro nobis.”
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    www.sursumcorda.cloud
    https://www.facebook.com/CdpSursumCorda/?fref=nf
    «Carlo Di Pietro - Sursum Corda
    Disponibile il numero 120 di Sursum Corda del giorno 8 luglio 2018 - https://www.sursumcorda.cloud/tags/numero-120.html

    - Comunicato numero 120. Gesù ritorna in Galilea;
    - Preghiera ai Santi Cirillo e Metodio;
    - Gli anatemi del Concilio di Costantinopoli IV, numeri 1, 2, 3 e 4;
    - Preghiera a Santa Maria Goretti;
    - Vita e detti dei Padri del deserto: Isacco delle Celle (parte 4 e ultima);
    - Preghiera a Sant’Antonio Zaccaria;
    - Dizionario biblico. Il Diavolo;
    - Dizionario di teologia dommatica. Il Magistero ecclesiastico;
    - Altra preghiera al Preziosissimo Sangue;
    - L’inferno è dogma o favola?
    - Racconti miracolosi n° 68. Il barbaro Principe del Perù convertito dal Crocifisso.»
    https://www.sursumcorda.cloud/tags/numero-120.html
    https://scontent-mxp1-1.xx.fbcdn.net...f1&oe=5BEB8615





    “Carlo Di Pietro - Sursum Corda
    Preghiera al Santo del giorno.
    In nómine Patris
    et Fílii
    et Spíritus Sancti.
    Amen.

    Eterno Padre, intendo onorare i santi Monaci Abraamiti, i quali per il culto delle sante immagini, resistendo all’imperatore Teófilo, compirono il martirio. Vi rendo grazie per tutte le grazie che Voi avete loro elargito. Vi prego di accrescere la grazia nella mia anima per i meriti di questi Santi, ed a loro affido la fine della mia vita tramite questa speciale preghiera, così che per virtù della Vostra bontà e promessa, i santi Monaci Abraamiti possano essere miei avvocati e provvedere tutto ciò che è necessario in quell'ora. Così sia.”

    “Dio Santo, Dio immortale, abbiate pietà di noi e di tutto il mondo. Gesù divinissimo nostro Salvatore, abbiate misericordia di noi peccatori per il Vostro Preziosissimo Sangue. Usateci grazia e misericordia, Gesù mio, in mezzo al pericolo in cui ci troviamo. Eterno Padre siateci misericordioso pel Preziosissimo Sangue di Gesù Cristo, unico Vostro Figlio. Usate a noi misericordia. Santissima Trinità, liberateci dall’imminente flagello. Maria, Madre di Dio, nostra Avvocata, placate l’ira di Dio ed intercedete il perdono dei nostri peccati, liberateci dal flagello che ci sovrasta. Gesù Crocifisso, abbiate pietà di noi, e di tutto il mondo intero. Così sia.”
    https://scontent-mxp1-1.xx.fbcdn.net...2c&oe=5BA1DC73








    Ligue Saint Amédée
    http://www.SaintAmedee.ch
    https://www.facebook.com/SaintAmedee/?fref=nf
    «Intransigeants sur la doctrine ; charitables dans l'évangélisation [Non Una Cum].»
    “Septième Dimanche après la Pentecôte.”
    https://scontent-mxp1-1.xx.fbcdn.net...1f&oe=5BDFA27F





    "Ligue Saint Amédée
    Sermon du Père Joseph-Marie Mercier pour le Septième Dimanche après la Pentecôte : Attendite a falsis prophetis.
    http://prieure2bethleem.org/predica/...let.mp3”


    8 juillet : Sainte Elisabeth, Reine du Portugal (1271-1336) :: Ligue Saint Amédée
    http://liguesaintamedee.ch/saint-du-...inte-elisabeth
    “8 juillet : Sainte Elisabeth, Reine du Portugal (1271-1336).”
    http://liguesaintamedee.ch/applicati...lisabeth_2.jpg








    08 luglio
    http://www.preghiereperlafamiglia.it.../08-luglio.htm
    “LA REDENZIONE FU COPIOSA ED UNIVERSALE
    8° GIORNO
    MEDITAZIONE

    I Giudei pensavano che il Messia dovesse incarnarsi esclusivamente per riportare all'antico splendore il regno d'Israele. Gesù invece venne sulla terra per salvare tutti gli uomini, quindi per un fine spirituale. «Il mio regno - disse - non è di questo mondo». Perciò la Redenzione operata col suo Sangue fu abbondante - cioè egli non si limitò a darne poche gocce, ma lo diede tutto - e facendosi nostra via coll'esempio, nostra verità colla parola, nostra vita con la grazia e l'Eucarestia, volle redimere l'uomo in ogni sua facoltà: nella volontà, nella mente, nel cuore. Né limitò la sua opera redentrice ad alcuni popoli o ad alcune caste privilegiate: «Ci hai redenti, o Signore, col tuo Sangue, d'ogni tribù, lingua, popolo e nazione». Dall'alto della croce, al cospetto del mondo intero, il suo Sangue scese sulla terra, superò gli spazi, la pervase tutta, sicché la natura stessa tremò dinanzi ad un sacrificio così immenso. Gesù era l'Aspettato delle genti e tutte le genti dovevano godere di quella immolazione e guardare al Calvario, come all'unica sorgente di salvezza. Perciò dai piedi della croce partirono, e partiranno sempre i missionari - apostoli del Sangue - affinché la sua voce e i suoi benefici potessero giungere a tutte le anime.
    ESEMPIO
    La reliquia più insigne bagnata dal Prezioso Sangue di Cristo è la S. Croce. Dopo la prodigiosa scoperta avvenuta ad opera di S. Elena e di S. Macario, rimase per tre secoli a Gerusalemme; i Persiani conquistata la città la portarono nella loro nazione. Quattordici anni dopo l'imperatore Eraclio, avendo sottomessa la Persia, volle personalmente riportarla nella Città Santa. Aveva iniziato la salita dell'erta del Calvario, quando, fermato da una forza misteriosa, non poté andare innanzi. Gli si avvicinò allora il santo vescovo Zaccaria e gli disse: «Imperatore, non è possibile camminare vestito con tanto sfarzo per quella via che Gesù percorse con tanta umiltà e dolore». Solo quando depose le ricche vesti e i gioielli Eraclio poté proseguire il cammino e ricollocare con le sue mani la S. Croce sul colle della crocifissione. Anche noi pretendiamo di essere veri cristiani, cioè di portare la croce con Gesù, e rimanere al tempo stesso attaccati agli agi della vita e al nostro orgoglio. Orbene, ciò è assolutamente impossibile. È necessario essere sinceramente umili per poter percorrere la via segnataci dal Sangue di Gesù.
    PROPOSITO: Per amore del Divin Sangue soffrirò volentieri le umiliazioni e mi accosterò fraternamente ai poveri e ai perseguitati.
    GIACULATORIA: Ti adoriamo, o Gesù, e ti benediciamo perché con la tua santa Croce e il tuo prezioso Sangue hai redento il mondo.”


    "8° giorno: La redenzione del sangue di Cristo fu copiosa ed universale."
    8° giorno: La redenzione del sangue di Cristo fu copiosa ed universale
    http://www.stellamatutina.eu/8-giorn...ed-universale/





    Radio Spada | Radio Spada ? Tagliente ma puntuale
    http://www.radiospada.org
    Edizioni Radio Spada - Home
    http://www.edizioniradiospada.com
    https://www.facebook.com/radiospadasocial/?fref=nf
    “8 luglio 2018: Sant'Elisabetta del Portogallo, Regina e vedova.

    Santa Elisabetta nasce in Aragona (Spagna) nel 1271. E' figlia del re di Spagna Pietro III, quindi pronipote di Federico II. A soli 12 anni viene data in sposa a Dionigi, re del Portogallo, da cui ebbe due figli. Non fu tuttavia un'unione felice, ma in essa Elisabetta seppe dare la testimonianza cristiana che la portò alla santità. Svolse opera pacificatrice in famiglia e come onsigliera del marito riuscì a smorzare le tensioni tra Aragona, Portogallo e Spagna. Si occupò anche dei figli illegittimi del marito, che condusse alla conversione e che assistette personalmente quando cadde gravemente malato. Alla morte del marito donò ciò che aveva ai poveri e ai monasteri e diventa Terziaria Francescana. Dopo un pellegrinaggio al santuario di Compostela, in cui depose la propria corona, si ritirò nel convento delle clarisse di Coimbra, da lei stessa fondato. Ne uscì solo per risolvere un conflitto sorto tra il figlio Alfonso IV e il genero. Muore nel 1336 ad Estremoz in Portogallo.”
    https://scontent-mxp1-1.xx.fbcdn.net...49&oe=5BE5DA93





    “L'8 luglio 1623 muore Papa Gregorio XV Ludovisi, Sommo Pontefice.”

    “L'8 luglio 1153 muore Papa Eugenio III Paganelli di Montemagno, Sommo Pontefice e Beato.”


    “8 luglio 2018: DOMENICA SETTIMA DOPO LA PENTECOSTE.

    Il ciclo domenicale del Tempo dopo la Pentecoste completa oggi il suo primo settenario. Prima della traslazione generale che dovettero subire le letture evangeliche in questa parte dell'anno, il Vangelo della moltiplicazione dei sette pani dava il suo nome alla settima Domenica e il mistero che esso racchiude ispira ancora in vari punti la liturgia di questo giorno.
    La sapienza divina.
    Ora, questo mistero è quello della consumazione dei perfetti nel riposo di Dio, nella pace feconda dell'unione divina. Salomone, il Pacifico per eccellenza, viene ad esaltare oggi la Sapienza divina, e a rivelare le sue vie ai figli degli uomini. Negli anni in cui la Pasqua tocca il punto più alto in aprile, la settima Domenica dopo la Pentecoste è infatti la prima del mese di agosto, e la Chiesa vi inizia, nell'Ufficio della notte, la lettura dei libri Sapienziali. Diversamente continua, è vero, quella dei libri storici, che può seguitare così ancora per cinque settimane; ma anche allora la Sapienza eterna conserva i suoi diritti su quella Domenica che il numero settenario le consacrava già in una maniera così speciale. Infatti, in mancanza delle istruzioni ispirate dal libro dei Proverbi, vediamo Salomone in persona dare il buon esempio nel terzo libro dei Re, preferire la Sapienza a tutti i tesori, e farla assidero con sé come la sua ispiratrice e la sua nobilissima Sposa sul trono di David padre suo.
    Anche David - ci dice san Girolamo interpretando la Scrittura di questo giorno in nome della Chiesa stessa (II Notturno) - anche David, sulla fine della sua vita guerriera tormentata, conobbe le attrattive di quella incomparabile Sposa dei pacifici; e le sue caste carezze, che non accendono i fuochi della concupiscenza, vinsero divinamente in lui il ghiaccio dell'età.
    "Sia essa dunque anche mia - riprende poco più avanti il solitario di Betlemme; - riposi nel mio seno questa Sapienza eternamente pura. Senza mai invecchiare, sempre feconda nella sua eterna verginità, è agli ardori della sua divina fiamma che si accende nel cristiano il fervore dello spirito richiesto dall'Apostolo (Rm 12,11); è per il venir meno del suo impero che alla fine dei tempi si raffredderà la carità di molti".
    MESSA
    La Chiesa, lasciando la sinagoga nelle sue città condannate a perire, ha seguito Gesù nel deserto. Mentre gli Ebrei infedeli assistono senza vedere a quella trasmigrazione per essi tanto fatale, Cristo convoca i popoli e li conduce a ranghi serrati sulle tracce della Chiesa. Dall'Oriente e dall'Occidente, dal Nord e dal Sud essi arrivano e prendono posto con Abramo, Isacco e Giacobbe al banchetto del regno dei cieli (Mt 8,11).
    EPISTOLA (Rm 6,19-23). - Fratelli: Parlo a mo' degli uomini, a motivo della debolezza della vostra carne: come dunque deste le vostre membra al servizio dell'immondezza e dell'iniquità per l'impurità, così date ora le vostre membra al servizio della giustizia per la santificazione. Quando eravate servi del peccato eravate liberi dalla giustizia; ma qual frutto aveste allora dalle cose di cui ora vi vergognate? Certamente la fine di esse è la morte. Ora invece, liberati dal peccato e fatti servi di Dio, avete per vostro frutto la santificazione e per fine la vita eterna, essendo paga del peccato la morte, e grazia di Dio la vita eterna in Gesù Cristo nostro Signore.
    La vera libertà.
    "La vita del battezzato, che gli deriva dalla sua adesione a nostro Signor Gesù Cristo mediante la fede, è pace con Dio, è gaudio, è libertà. È doppiamente libertà: a motivo di ciò che il battesimo ha distrutto e di ciò che ha edificato in noi. Per comprendere ciò, occorre definire esattamente la libertà e il suo contrario, la servitù. Vi è per me servitù, quando sono tenuto sotto la dipendenza di chi non dovrei, quando il tiranno agisce su di me con la forza esterna e con la costrizione, quando mi associa mio malgrado alle sue opere meschine, quando una parte di me, la più nobile, protesta contro le angherie che adopera il suo potere dispotico. Allora sì vi è servitù.
    Ma quando sono sotto la dipendenza di chi devo; quando il potere che si esercita su di me agisce sull'intimo, si rivolge all'intelletto e alla volontà; quando esso mi fa attendere con sé ad opere alte e degne; quando mi associa al lavoro di Dio stesso e sotto il suo influsso interiore mi fa collaborare a un programma di alta moralità; quando ho coscienza che non è soltanto Dio ma sono anche tutte le parti più nobili della mia anima che plaudono all'opera che compiamo insieme il Signore ed io; chiamate pure ciò servitù; io dirò da parte mia, che è la somma libertà, l'assoluta indipendenza. Appartenere all'intelletto è libertà; appartenere all'intelletto di Dio è la più sublime libertà che vi sia" [1].
    VANGELO (Mt 7,15-21). - In quel tempo: Disse Gesù ai suoi discepoli: Guardatevi dai falsi profeti, che vengono a voi travestiti da pecore; ma dentro son lupi rapaci. Dai loro frutti li conoscerete. Si coglie forse dell'uva dalle spine, o dei fichi dai triboli? Così ogni albero buono dà buoni frutti, ed ogni albero cattivo dà frutti cattivi. Non può l'albero buono dar frutti cattivi, né l'albero cattivo dar frutti buoni. Ogni pianta che non porta buon frutto vien tagliata e gettata nel fuoco. Voi li riconoscerete dunque dai loro frutti. Non chi mi dice: Signore, Signore, entrerà nel regno dei cieli; ma chi fa la volontà del Padre mio che è nei cieli, questi entrerà nel regno dei cieli.
    I discepoli della sapienza.
    "Li riconoscerete dai loro frutti", dice il Vangelo; e la storia giustifica le parole del Salvatore. Sotto le vesti dell'agnello con cui vogliono ingannare i semplici, gli apostoli della menzogna esalano odore di morte. Le loro abilità dialettiche e le loro interessate vanterie non dissimulano il vuoto delle loro opere. Non abbiate dunque nulla in comune con essi. I frutti inutili o impuri delle tenebre, gli alberi d'autunno e doppiamente morti che li portano sui loro rami secchi, saranno destinati al fuoco. Se siete stati anche voi una volta tenebre, ora che siete divenuti luce nel Signore mediante il battesimo o il ritorno d'una sincera conversione, mostratevi tali: producete i frutti della luce in piena bontà, giustizia e verità (Ef 5,8.9). A questa sola condizione potrete sperare il regno dei cieli, e dirvi fin da questo mondo i discepoli di quella Sapienza del Padre che esige per sé oggi il nostro amore.
    Infatti - dice l'Apostolo san Giacomo quasi per commentare il Vangelo di questo giorno - può il fico dare dell'uva e la vite dei fichi? Così nemmeno l'acqua salata può farne della dolce. Chi è sapiente e scienziato tra voi? Lo dimostri colla bontà della vita, colle sue opere fatte con quella mansuetudine che è propria della sapienza. Perché non è questa la sapienza che scende dall'alto, questa è sapienza terrena, animalesca, diabolica. Invece la sapienza che vien dall'alto prima di tutto è pura, poi è pacifica, modesta, arrendevole, dà retta ai buoni, è piena di misericordia e di buoni frutti, aliena dal criticare e dall'ipocrisia. Or il frutto della giustizia è seminato nella pace da coloro che procurano la pace (Gc 3,11-18 passim).
    PREGHIAMO
    O Dio, che provvedi a tutte le cose in modo ineffabile, allontana da noi tutto ciò che è nocivo e concedici tutto ciò che è di aiuto.

    [1] Dom Delatte, Epîtres de Saint Paul, I, 643.
    da: dom Prosper Guéranger, L'anno liturgico. - II. Tempo Pasquale e dopo la Pentecoste, trad. it. L. Roberti, P. Graziani e P. Suffia, Alba, 1959, p. 454-457.”
    https://scontent-mxp1-1.xx.fbcdn.net...9e&oe=5BD92F78







    «DOMENICA SETTIMA DOPO LA PENTECOSTE.»
    Guéranger, L'anno liturgico - Domenica Settima dopo la Pentecoste
    http://www.unavoce-ve.it/pg-dopopent-dom7.htm





    AVE MARIA!!!
    PREZIOSISSIMO SANGUE DI NOSTRO SIGNOR GESÙ CRISTO, MISERERE NOBIS!!!
    Luca, Sursum Corda - Habemus Ad Dominum!!!
    ADDIO GIUSEPPE, amico mio, sono LUCA e nel mio CUORE sarai sempre PRESENTE!
    «Réquiem aetérnam dona ei, Dómine, et lux perpétua lúceat ei. Requiéscat in pace. Amen.»

    SURSUM CORDA - HABEMUS AD DOMINUM!!! A.M.D.G.!!!

 

 

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