I responsabili degli attentati a Londra e Glasgow
Medici-terroristi: il profilo della “cellula dei dottori"
Londra, 4 lug.- Una rete di mediorientali brillanti, ben integrati (sembra), davanti a sé carriere promettenti: immaginarli al soldo di Bin Laden, cervelli del terrore jihadista, fa paura. Viene meno lo stereotipo del “povero cristo”, manipolato dalla retorica qaedista che, per mettere in pratica i propri progetti politici, va a pescare adepti nelle sacche di malcontento, fra i “diseredati”. Viene meno l’idea che il terrore internazionale sia rifugio e consolazione solo per coloro che dalla vita hanno avuto poco o niente. Sono
uomini intelligenti, istruiti, i presunti responsabili dei falliti attentati di Londra e Glasgow. Finora 8 gli arresti, tutti legati, a diverso titolo, al mondo della professione medica. Dottori, filantropi per vocazione, in teoria. Eppure pianificatori di stragi potenzialmente devastanti.
Gli esperti sottolineano come l’assunto per cui buone condizioni economiche e istruzione tengano lontani dal terrorismo sia spesso un pregiudizio. Anzi, essere intelligenti ed aver ricevuto una buona educazione sono caratteristiche usuali fra coloro che scelgono la via della jihad senza essere stati indottrinati o manipolati. Secondo Magnus Ranstorp, esperto di terrorismo allo
Swedish National Defense College di Stoccolma, “sono solo le persone intelligenti quelle che
sopravvivranno alle pressioni della sicurezza in una esistenza da sovversivi”. Ed essere dottori, in più, “fornisce una copertura eccezionale”.
Leggendo i profili degli attentatori di Londra e Glasgow, appaiono biografie di studenti e professionisti impeccabili, con curriculum invidiabili, nessuna traccia di attività illecite o segni di simpatia per l’estremismo islamico.
Parenti, amici ed ex professori di Mohammed Jamil Abdelkader Asha, 27 anni, giordano, non si capacitano del suo arresto. Primo della classe alla
Jubilee School di Amman (una scuola per bambini “prodigio”, dove fra l’altro conobbe la Regina Noor, fondatrice dell’istituto), laureato a pieni voti alla Jordan University, si era trasferito nel Regno Unito, dove attualmente si stava specializzando in Neurologia. I vicini lo descrivono come una persona “cordiale e vestito sempre in maniera impeccabile”, il padre assicura che Mahammed era “
un musulmano devoto, ma non un fanatico”. Fonti della sicurezza del suo paese, rimaste anonime, garantiscono che non c’è nessun precedente a suo carico.
Altrettanto discreti appaiono i ritratti di Bilal Abdulla, il passeggero della Jeep fatta schiantare contro il terminale dell’aeroporto di Glasgow e di Mohamed Haneef, il dottore indiano arrestato in Australia. I colleghi lo descrivono come un “cittadino modello, ottime referenze" e così via.
Ma gli 8 inglesi non sono i primi professionisti ad aver imboccato la strada del radicalismo islamico. Martin Kramer, membro del
Washington Institute for Near East Policy, ricorda come i “gli attentatori dell’11 settembre erano
persone più istruite della media” e fa notare che “è da tempo che persone istruite vengono reclutate per combattere la jihad. Molti dei mujahadeen che combatterono in Afghanistan contro i Russi erano ingegneri o dottori”.
Il caso più noto è quello di
Ayman al-Zawahri, vice di Osama e volto mediatico di al-Qaeda, laureato in Psicologia e Farmacologia. Ma dottori si ritrovano anche ai vertici dei gruppi islamici che operano nella Striscia di Gaza: Mahmoud Zahar, medico personale e portavoce di Sheik Ahmed Yassin (il fondatore di Hamas), Abdel Aziz Rantisi, pediatra e successore dello stesso Yassin, Mohammed al-Hindi, fondatore della Jihad Islamica Palestinese, anche lui medico.
Un alto profilo socio-economico, anche nelle organizzazioni del terrore, così come in ogni campo professionale, sembra essere il background ideale per assumere ruoli di leadership.
Andrea Rossi