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Discussione: Business montenegrini.

  1. #11
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    Citazione Originariamente Scritto da rafrad6164 Visualizza Messaggio
    Effettivamente sono un tutt'uno. E stata la subdola politica di Djukanovic e dei suoi compagni di merende a creare le divisioni. Spero che in un prossimo futuro serbi e montenegrini tornino a vivere sotto lo stesso tetto.
    Lo spero anche io. Roberto Minichini-Kovacevic

  2. #12
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    14.10.2007 - Al dott. Oriano Mattei
    Pubblichiamo la lettera del dott. Oriano Mattei rivolta al primo Ministro del Montenegro, Milo Djukanovic, al cui interno viene tirato in causa Michele Altamura, fondatore della Etleboro, che da tempo si è impegnato per portare all'attenzione dei media e delle procure dei Balcani il controvero "Caso Mattei" . A tale lettera fa seguito la risposta che Michele Altamura rivolge al Dott. Oriano Mattei, così come all'intera opinione pubblica che sta seguendo tale caso.


    Lettera aperta a Milo Djukanovic & C.

    di Oriano Mattei

    Egregio Signor Djukanovic,
    noi non ci conosciamo, ma credo sia arrivato il momento di presentarci. Sicuramente il Suo Fiduciario o ex Avvocato Anthony Apap Bologna, o la Sua fedele Paladina Dusanka Jeknic , e forse anche il Suo ex amico e Ratko Knevic Le abbiano parlato di quel rompiscatole di Oriano Mattei. Devo aver letto da qualche parte che i Suoi rapporti idilliaci di un tempo con Ratko Knevic siano finiti, e che questo signore, che circolava per Istituti Bancari Internazionali accreditandosi come rappresentante del Governo del Montenegro, non possa più farlo oggi. Si ricorda quando lo faceva a Zurigo durante l'accordo stragiudiziale sottoscritto nei miei confronti e mai da Lei rispettato ? Si ricorda che il suo Governo d'allora contrasse un debito di oltre US$ 16.000.000 ? A quei tempi Ratko Knevic andava bene, perchè doveva fare il lavoro sporco per voi .
    Tornando alla nostra conversazione e a quello che ci riguarda più da vicino, La invito a fare un passo indietro nel tempo, quando i Suoi Ministri, come il Ministro degli Esteri Janko Jeknic e il Ministro delle Finanze Predrag Goranovic, circolavano fra la Svizzera e l'Italia in cerca di finanziamenti che, stando a quanto dicevano, sarebbero serviti per lo sviluppo del Montenegro . Stranamente, tuttavia, più volte sono stati chiesti all'Avvocato Bologna e al Signor Sironi i progetti che sarebbero stati finanziati, senza successo: insomma nessuno fu in grado di produrre i progetti richiesti. Tenga presente che i suoi Ministri cercavano obbligazioni per un totale di circa 3.000.000.000 di dollari, e non stiamo parlando di qualche spicciolo. Chissà poi a cosa doveva servire tutto quel ben di dio? E poi in quel periodo il Montenegro, insieme con la Serbia, non era sottoposto a sanzioni finanziarie? Mi sembra molto strano che due Ministri della Repubblica andavano in giro a cercare qualcosa che le leggi non permettevano di avere. È anche vero che Lei con le leggi e con le regole non va molto d'accordo, ma evidentemente se esistono, vanno rispettate .
    Mi scusi se mi dilungo in questa conversazione, ma me lo conceda, perché è la prima volta che parlo in prima persona . Mi creda, io sono una "memoria storica" in questa vicenda e perciò credo che avremo molte conversazioni e molte cose da dire e da far conoscere a chi di dovere o a chi è interessato a capire come funzionano le cose nel mondo degli affari. Le ricordo, inoltre, che tutto ciò che le dico in questa mia lettera e inseguito, è supportato da documentazione vera e certa. Ma lei queste cose le sa benissimo, e non c'è bisogno che il gliele ricordi.
    In questi undici anni, ho incontrato di tutto e ho provato sulla mia pelle, quanto sia difficile affrontare il potere e quanto sia difficile combatterlo. Ho avuto avvocati che inizialmente dovevano difendere la mia posizione e man mano che passava il tempo, il loro atteggiamento cambiava al punto tale che divenivano nemici chi aveva mandato di tutelarmi . Due nomi su tutti, Burkad Wolf e Luciano Sampietro, ed e' inutile che le dica cosa fecero, perché Lei lo sa benissimo . Ho avuto incontri con società come Gobal Trade Finance che curava gli interessi della vostra Banca , ossia la Podgoricka Banka negli anni 1998-1999-2000. Stiamo parlando sempre del periodo durante il quale eravate soggetti a sanzioni finanziare, ma riuscivate ad avere svariati conti valuta in UBS Bank. Infatti, da un documento inviatomi da un avvocato svizzero, si evincerebbero ingenti somme di danaro sui vostri conti valuta. Sarebbe interessante capire la provenienza di quei fondi, ma credo che prima o poi qualche procusa si interesserà a questo.
    Già che ci siamo, la prego di salutarmi quel simpaticone di Predrag Goranovic e la signora Radmilla Savicevic, ex general management della Podogoricka Banka: questi due personaggi, sono stati chiamati più volte presso il Tribunale di Zurigo, ma, oltre a non rispondere, non si sono mai nemmeno presentati.
    Per ultimo, affrontiamo il caso della Riggs Bank e di U.S.A.I.D. Sarebbe veramente interessante capire chi inviava US$ 10.000.000 dalla Riggs Bank presso Ubs Bank di Zurigo, sul conto Podgoricka Banka, con causale di pagamento "pensioni montenegrine". La cosa strana è che i fondi partivano da una Banca che è stata condannata da un Tribunale statunitense per riciclaggio di denaro sporco, e il danaro, destinato ad uno Stato, arrivavano su un conto privato in una Banca privata. È sconvolgente, ma è proprio vero che quando si è protetti da poteri forti si possono fare tante cose ignorando tutte le regole internazionali e tutti i controlli antiriciclaggio. Spero vivamente che quei fondi siano veramente serviti per pagare le pensioni in Montenegro, altrimenti sarebbe la beffa nella beffa. Inoltre parliamo di un periodo in cui il Montenegro era sempre sottoposto a sanzioni finanziarie, e allo stesso tempo George Soros finanziava la sua campagna presidenziale, gli americani si insinuavano nella vostra Repubblica per divenire più tardi i veri padroni. E Lei cosa faceva nel frattempo ? Curava tutti i Suoi strani affari con il beneplacito degli Americani, in primis, e con il totale silenzio della Comunità Europea. Tutto questo, avveniva perchè il nemico numero uno ero il Governo Milosevic e davanti a tale obbiettivo, tutto era lecito, al punto tale che Le era concesso tutto, anche gli affari illegali . A questo punto o i pentiti sono tutti stupidi e le Procure sono impazzite, o forse qualcosa di vero esiste. Sarà il tempo a dare il verdetto. Ora l'importante è che si lascino lavorare i procuratori tranquillamente senza che nessun potere forte tenti di insabbiare quello che è stato fatto fino ad ora; sono tuttavia sicuro che i procuratori, che hanno la mia totale stima, arriveranno ad una giusta conclusione e se Lei dovesse risultare innocente, avrà la Sua rivincita su tutto e su tutti.

    In questi mesi ho avuto la possibilità di incontrare un giornalista di Banja Luka, di nome Michele Altamura, e con lui ho avuto modo di parlare di tutta questa vicenda. Inizialmente era molto interessato essendo venuto in possesso di tutti i documenti e delle importanti dichiarazioni - provenienti direttamente da Belgrado , e aveva cominciato a pubblicare alcune mie interviste, rilasciate a lui in via di esclusiva. Poi ad un cero punto, si è fermato, quando poi avremmo potuto affrontare argomenti della massima importanza. Siccome lo conosco come giornalista determinato e sempre pronto a denunciare le ingiustizie che avvengono nel mondo, senza alcun timore, non riesco veramente a capire come mai questa volta si sia fermato.
    Vede, signor Djukanovic, non vorrei che succedesse quello che successe nel 1998 a Belgrado, quando il Governo aveva ricevuto tutti i documenti, e addirittura era giunto in Svizzera un delegato del Governo di Belgrado, presso una Banca, e precisamente presso la Adamas Bank di Lugano, per verificare la veridicità di tutti i documenti. Allora, nonostante il Governo serbo fosse a conoscenza di ciò che stava accadendo nulla fu fatto, e, sicuramente per difendere i Vostri interessi, misero a tacere la cosa e addirittura pubblicarono un articolo identificandomi come Mister XY, quando sapevano perfettamente il mio nome e il mio cognome.
    Ecco, non vorrei che in questo momento, essendovi delle situazioni in corso di estremo interesse diplomatico per Lei e per le persone che rappresenta - come la questione del Kosovo - si tentasse per l'ennesima volta di mettere il bavaglio a tutta questa vicenda. Pertanto mi aspetto da Michele Altamura una chiara presa di posizione in questa vicenda, e per tale motivo gli chiedo di spiegarmi chiaramente cosa intende fare a questo proposito.
    Per il momento La lascio e La saluto cordialmente, augurandole buone cose e buoni affari.

    [Riportiamo di seguito la risposta di Michele Altamura alla lettera di Oriano Mattei ]

    Caro Oriano,

    ho deciso di scriverti pubblicamente perchè non voglio, nella maniera più assoluta, che sorgano dubbi in questa vicenda così delicata, complessa, perché si gioca su un terreno in cui non hai amici. Molti accusano la Etleboro senza conoscere tante cose, fanno la voce grossa perché copiano da Internet come pappagalli, mentre in realtà di nascosto vengono manipolati per disinformare e creare confusione tra le persone. Tutti e due, caro Oriano, sappiamo bene che ciò di cui abbiamo parlato e che tu hai apertamente denunciato è vero, e chi doveva capire ha ricevuto pienamente il messaggio. Questo è quanto basta perché la massa degli "utenti" non potranno mai capire il filo sottile che unisce il crimine alla giustizia, e solo chi ha subito un torto ingiusto, può capire me o te.
    Il mio silenzio non vuol dire "tacere" , ma vi sono dei limiti che sono la forza di questo sistema, che garantisce il perpetuarsi dell' ingiustizia.
    La guerra nei Balcani è una guerra ingiusta, ed io che ho vissuto in tutti questi anni tra questi popoli , oggi mi sento ormai parte di questa gente. Dico "parte" perchè io non sarò mai accettato a tutti gli effetti, proprio come un extracomunitario non potrà mai essere accettato in Occidente. Parlano di integrazione, di riforme, ma chi emigra dall'est lava tutti i giorni i piatti e continuerà a farlo come uno schiavo.
    Belgrado, Tirana, Pristina, Skopje, Zagabria, sono tutte uguali, unite dallo stesso destino da cui non si va oltre. Grandi interessi geopolitici, terre calpestate per il benessere occidentale, per le lobbies : è questo ciò che puoi vedere nei Balcani, mentre noi per un pezzo di pane ci ammazziamo tra fratelli. Questi popoli non sono più se stessi, hanno capito che hanno perso tutto, ma non lo diranno mai, a causa di quell'orgoglio che, alla fine, è l'unica cosa che hanno ancora; vi è un limite oltre il quale non si può andare.
    Io sono sempre un ospite in questa terra, e lo sarò sempre, sono un giornalista. Quelli come me alla gente non interessano, perché non rappresentano un numero, un bacino di masse e di utenti da controllare e manipolare, bensì una piccola cerchia di individui che lotta e lavora ogni giorno: siamo irriducibili, e allo stesso tempo non siamo nessuno.
    La Etleboro è finanziata dalle imprese, che giorno dopo giorno si associano non ad un'organizzazione, un'idea o un partito, ma ad nuovo sistema di associazionismo che dà loro forza e indipendenza allo stesso tempo. Tutti coloro che all'inizio erano titubanti, oggi ci aiutano e sono accanto a noi perché hanno capito che non è la massa che può proteggerli, ma è l'intelligenza e la scienza che darà loro una soluzione. Con noi ci sono ex criminali, pentiti, falliti e truffati. Etleboro è tutto questo, e lo dico con orgoglio e a testa alta, perché chi ieri veniva arrestato e messo ai margini della società, in parte aveva capito la grande truffa della nostra società, e ha cercato di ribellarsi in un certo senso. La gente, la massa li addita e li emargina, ma nessuno ha mai ascoltato la loro verità, che, come tutte le bibbie, ha qualcosa da insegnare.

    Caro Oriano, la Etleboro ha pubblicato tutti i tuoi documenti, insieme con le tue interviste, io personalmente mi sono esposto in una terra pericolosa e controversa come quella dei Balcani per portare la tua verità all'attenzione dell'opinione pubblica e dei governi. Tuttavia, pochi riescono a capire il significato profondo di tale documentazione, e chi capisce manipola, gioca tra il ricatto e la voglia di giustizia, viaggiando su di un filo sottile e pericoloso.
    Se ascolti i montenegrini, diranno che lo hanno fatto per la loro indipendenza, se ascolti i serbi, diranno che lo hanno fatto perché dovevano difendersi, se ascolti gli italiani diranno che hanno salvaguardato gli interessi nazionali, mentre se ascolti i bancari diranno che hanno salvato l'occidente dall'avanzata dei musulmani e dal rischio di islamizzazione, se ascolti i contrabbandieri di Brindisi diranno che cercano di salvaguardare la loro sopravvivenza perché esiste disoccupazione. Siamo tutti intrappolati in una grande ragnatela in cui il ragno aspetta la sua preda per poi mostrarla al mondo intero e darlo in pasto alla gente, che deve essere sempre occupata e distratta. La massa deve essere messa in pericolo, per poi costringerla ad accettare scelte difficili per giustificare il loro benessere, e placare le loro coscienze con le campagne umanitarie per salvare con 1€ i bambini . Nessuno però spiegherà alla massa che per portare il gas nelle loro case e la benzina nelle loro auto, gli eserciti della pace hanno bombardato intere nazioni con uranio impoverito e bombe intelligenti.

    Tutti i nuovi rivoluzionari, che da internet organizzano manifestazioni e campagne elettorali, sono i nuovi politici e la rete è divenuta la nuova piazza, quella da cui partiranno i nuovi comizi. Diverranno i nuovi luoghi comuni, in cui le persone si riuniranno per vivere di leggende e di fatti contorti senza mai affrontare i veri problemi. Tutto questo non è altro che cinema, un imbroglio, lo sappiamo benissimo, ma continuiamo a chiedere giustizia, a volere un colpevole, perché non crediamo in Dio e forse non abbiamo mai avuto fede.
    Io non faccio parte di questa piramide e del ragno che vuole manipolarci, e per tale motivo chiedo a tutti, e anche a te, di unirci alla Tela per fondare insieme un diverso sistema di informazione, e dare a tutti la verità che sempre cercano. Chi deve sapere, ormai sa, ha letto tutti i documenti e ha capito che ha perso credibilità dinanzi ai poteri forti. Questo ci basta perchè oltre non si può andare, e non ci è permesso fare un passo in più.
    In questi lunghi anni ho capito che dopo la lotta alla disinformazione, c'è la manipolazione della controinformazione, perché chi è al vertice della piramide lascia che tutto questo accade, sa che nulla è invano e che alla fine le strade e le piazze si costruiranno sempre per riempirle di gente. Le rivoluzioni sono fatte per essere combattute dalla massa, per servire un potere molto più grande del popolo stesso, che agisce in maniera invisibile. Oggi noi siamo piccoli, e affrontiamo titanici nemici con armi sottili, perché non possiamo combattere con i loro strumenti che riescono a trovare un nemico e un alibi, prim'ancora di commettere un crimini. Tutte le armi di cui gli uomini e la società possono servirsi per colpire il sistema sono state ben collaudate e studiate in modo tale che non possono scalfire l'intera struttura, ma solo deviare le masse dal vero obiettivo. In realtà, solo rimanendo piccoli è possibile minare la stabilità del sistema, considerando che oggi solo i piccoli partiti riescono in qualche modo a raggiungere dei piccoli compromessi con in grandi poteri.
    Intorno alla Etleboro presto confluirà la massa, che rischia anch'essa di essere manipolata se non ha alla base un sistema che garantisce la loro indipendenza : a quel punto tutti noi dovremo accettare il compromesso dettato dal sistema piramidale. Solo riunendoci tutti intorno alla Tela, potremo espanderci e raggiungere in maniera capillare il cuore dell'economia, senza creare centri poteri al nostro interno dai quali potranno manipolarci.



    Michele Altamura

    Fonte: www.etleboro.com

  3. #13
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    17.01.2008 - Ancora guai giudiziari per Milo Djukanovic
    Condannati a quattro anni di reclusione dal Tribunale di Podgorica gli uomini che hanno brutalmente aggredito Zeljko Ivanovic, direttore del giornale Vjesti. "La sentenza serve solo agli interessi di quelli che ha ordinato l'attacco contro me", commenta Ivanovic, riferendosi al Primo Ministro Milo Djukanovic, sospettato di essere il vero mandante dell'aggressione.


    Sono stati condannati a quattro anni di reclusione gli uomini che hanno brutalmente aggredito Zeljko Ivanovic, direttore del giornale Vjesti, specializzato in giornalismo di investigazione. Per il tribunale di Podgorica, Montenegro, Radoman Petrusic e Mitar Blagojevic sono colpevoli di avere, "al di là di ogni sospetto", aggredito Zeljko Ivanovic, aggiungendo che i due uomini hanno "riconosciuto i fatti".
    Secondo la ricostruzione del tribunale, lo scorso settembre Ivanovic è stato colpito con forza con un bastone mentre usciva da una festa organizzata per il decimo anniversario del suo giornale. Tuttavia, il tribunale ha concluso che nessuno dei due condannati era il vero colpevole, probabilmente perché autori della mera esecuzione del delitto. Zeljko Ivanovic, ha commentato la sentenza del tribunale di Podgorica affermando che "il giudice ed il tribunale non hanno avuto la forza di resistere alle pressioni dei poteri invisibili. La sentenza serve solo agli interessi di quelli che ha ordinato l'attacco contro me", come riportato dall'AFP.
    Le accuse di Ivanovic sono infatti dirette al Primo Ministro del Montenegro, Presidente del Partito democratico dei socialisti (DPS) e candidato alle Presidenziali del Montenegro, Milo Djukanovic, sospettato di essere il vero mandante dell'aggressione. Non dimentichiamo infatti che lo scorso dicembre Milo Djukanovic ha intentato un processo per diffamazione, per un risarcimento di oltre un milione di euro, contro Zeljko Ivanovic, Ljubisa Mitrovic e Deil Pres, colpevoli di averlo identificato come diretto mandante dell'aggressione avvenuta ai danni del direttore di Vjesti.

    Gavin O'Reilly e George Brock, Presidenti dell'Associazione Mondiale dei Giornali e membri del Foro mondiale dei redattori, hanno chiesto a Djukanovic di ritirare la denuncia, ritenuta sproporzionata rispetto alle accuse in questione, tale che si rivolgono in una lettera al Premier Djukanovic affermando che "una denuncia per diffamazione con oltre un milione di euro di risarcimento, non sembra essere un vero tentativo per ottenere degli indennizzi per il danno eventuale che può essere stato inflitto alla sua reputazione. Quanto piuttosto è un tentativo di fare tacere un giornale indipendente e critico nei confronti delle autorità del Montenegro, del partito DPS e della persona del Premier". Aggiungono inoltre che "depositare un tale ricorso, per recuperare i danni contro Milio Djukanoniv, può rivelarsi nocivo per la reputazione internazionale del Montenegro e per la sua ambizione d'integrazione europea".Inoltre, secondo la South East Europe Media Organisation (SEEMO), network di redattori e di dirigenti dei media e dei principali giornali dell'Europa Meridionale ed Orientale, affiliato all'Istituto di Stampa Internazionale (IPI), una richiesta di risarcimento che possa pregiudicare la stabilità finanziaria del giornale portandolo al fallimento, è assolutamente contraria ai principi internazionali. "Sanzioni economiche così eccessive hanno come conseguenza quello di danneggiare non solo la pubblicazione ma anche la protezione dell'indipendenza del giornale", dichiara Oliver Vujovic, Segretario Generale della SEEMO.

    Il processo intentato da Zeljko Ivanovic non è l'unico problema giudiziario di Milo Djukanovic, che deve rispondere dinanzi alla giustizia italiana sull'implicazione di Djukanovic nel traffico internazionale di sigarette. Le indagini al momento sono in parte ferme, a causa dell'ostruzionismo esercitato da Djukanovic, e dalla mancanza di collaborazione tra il Montenegro e l'Italia. Tale situazione è stata pubblicamente denunciata dal deputato al Parlamento Europeo Hanes Svoboda, nel corso del dibattito tenutosi lo scorso dicembre nei pressi della facoltà di scienze politiche dell'Università di Podgorica. Alle domande di Svoboda il capo della delegazione del Parlamento europeo, Doris Banchisa, non ha risposto motivando la sua volontà a non entrare nel merito della questione. La candidatura alle Presidenziali di Milo Djukanovic viene ora incondizionatamente sostenuto dall'Unione Europea, che ritiene il Premier montenegrino "come uno dei candidati più seri, in grado di portare avanti la sua elezione con successo". Il supporto dell'Unione Europea, lascia senza risposta non pochi dubbi, considerando che non è stato fatto alcun chiarimento sui processi in corso e sulle accuse ai danni di Milo Djukanovic .

    Massimo Zangari
    Fonte: Rinascita

  4. #14
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    28.01.2008 - Gli Stati si dividono sullo status del Kosovo
    Il Montenegro riconoscerà l`Indipendenza del Kosovo, così come l'Albania sosterrà la proclamazione del "più giovane Stato d'Europa". Meno risoluta è la posizione della Bulgaria, che non sarà tra i primi Stati a riconoscere il Kosovo. Intanto la Serbia ricorda che l`invio della missione UE in Kosovo sarebbe un'azione 100 volte più grave del riconoscimento dell`indipendenza del Kosovo. Timori confermati anche dal Segretario Generale delle Nazioni Unite, Ban Ki-Moon, che si dichiara infatti profondamente preoccupato della scissione all'interno del Consiglio della Sicurezza dell'Onu sullo status del Kosovo.


    "Il Montenegro riconoscerà l`Indipendenza del Kosovo" . Queste le parole di Milo Djukanovic, leader del Partito social democratico del Montenegro e candidato alle prossime elezioni Presidenziali, nella sua intervista rilasciata alla televisione di Sarajevo, Hajat. "Siamo stati invitati ad essere parte dell'Unione Europea e per tale motivo dobbiamo rispettare le sue decisioni - ha affermato Milo Djukanovic senza nascondere i suoi timori. "Naturalmente, al Montenegro non conviene ricoprire un ruolo di prepotenza quando è in discussione l'Indipendenza del Kosovo - continua Djukanovic - e comunque il Montenegro non farà pressioni sulla sua riconoscenza, ma agirà in conformità a quanto decideranno gli altri Paesi della regione". Con riferimento alle elezioni presidenziali in Serbia, l`ex premier ha ribadito la sua speranza che la Serbia entri a far parte dell'Unione Europea, ma ha criticato gli attuali dirigenti della Serbia, che, con una politica poco sveglia, hanno lasciato un ampio spazio al radicale Tomislav Nikolic.

    Un identico segnale di sostegno al Governo di Pristina, proviene dal Presidente albanese Bamir Topi, al termine della sua visita nel territorio kosovaro sotto l'amministrazione dell'Onu. "L'Albania e il Kosovo stanno diventando giorno dopo giorno sempre più vicini - dichiara Bamir Topi durante la sua visita nella storica città di Prizen, colpita da duri attacchi da parte della Nato con bombe all'uranio impoverito. "Il Kosovo ha dimostrato di avere tutte le caratteristiche di uno Stato indipendente", dichiara Topi dinanzi alla popolazione di Prizen accorsa per salutarlo - come dimostrato dallo svolgimento di elezioni democratiche ed eque, che hanno dato vita a delle Istituzioni e ad una buona amministrazione". Una tale dichiarazione, che lascia senza parole non avendo alcun riscontro con quanto realmente accaduto durante lo scorso novembre, viene ulteriormente ribadita affermando che "oggi è un fatto notorio che quello del Kosovo sarà presto lo stato più giovane d'Europa". Così il Presidente d'Albania, conferma il sostegno albanese all'indipendenza del Kosovo dalla Serbia, rigettando tuttavia ogni possibilità di "cambio di confine". "L'Albania sosterrà in tutto e per tutto il Kosovo nel superare la sfida dello status sfida", ha affermato Topi incontrando il Primo Ministro Hashim Thaci. I due leader hanno così discusso a lungo sui problemi economici e sulla cooperazione tra i due paesi, soffermandosi in maniera particolare sul progetto di costruzione dell'Autostrada Durres-Kukes-Morine che collegherà l'Albania e il Kosovo. "Questa strada pubblica aiuterà fortifichi la cooperazione economica" e culturale, disse Topi, ed aggiunse che "lui ritornerà presto ad un Kosovo indipendente."

    Di contro, in seguito alle dure affermazioni del Presidente russo Vladimir Putin, il Presidente bulgaro Georgi Parvanov afferma che la Bulgaria non riconoscerà subito l`indipendenza del Kosovo, chiedendo inoltre all'UE di prendere un'unica decisione con riferimento alla questione del Kosovo. "La Bulgaria non sarà tra i primi Stati che riconoscerà l`indipendenza del Kosovo, ma occorre una posizione unica dell'Unione Europea che garantisca la stabilità della regione, una condizione essenziale per garantire dei buoni rapporti di vicinanza", ha detto il pressidente bulgaro. Intanto giunge la presa di posizione del Governo di Belgrado che, attraverso le parole del Ministro del Kosovo e Metohja Slobodan Samardzic, secondo il quale "gli albanesi e i serbi non possono più convivere insieme", e per tale motivo "il Kosovo non si può auto-governare ma deve essere integrato all'interno della Serbia". Samardzic ha inoltre annunciato che qualora sopraggiungesse una proclamazione dell'Indipendenza del Kosovo, si avrà subito la creazione di Istituzioni serbe nelle regioni abitate dai serbi. “La nostra chance sta nel rifiuto dell'Accordo di Stabilizzazione e Associazione in quanto la sottoscrizione di tale accordo potrebbe far perdere alla Serbia perderebbe l`appoggio dei Paesi membri che contestano l`indipendenza del Kosovo", afferma Samardzic sottolineando che "l`invio della missione UE in Kosovo sarebbe un'azione 100 volte più grave del riconoscimento dell`indipendenza del Kosovo". Timori questi confermati anche dal Segretario Generale delle Nazioni Unite, Ban Ki-Moon, che ha più volto ribadito i rischi derivanti dal blocco dello status del Kosovo, in occasione dell'incontro con il premier della Slovenia, Janez Jansha. Ban Ki-Moon si dichiara infatti profondamente preoccupato della scissione all'interno del Consiglio della Sicurezza dell'Onu sullo status del Kosovo, e per tale motivo "non è ancora possibile dare il via libera alla missione pianificata dell' Unione Europea in Kosovo, a causa delle divergenze internazionali sullo status del Kosovo".


    Alketa Alibali
    Fonte: Rinascita

  5. #15
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    31.01.2008 - Il premier Sturanovic si dimette, Djukanovic disponibile al mandato
    Il Primo Ministro del Montenegro Zeljko Sturanovic presenta le sue dimissioni. Milo Djukanovic si dichiara già pronto ad accettare la candidatura, nonostante questa rientri nei programmi futuri del Presidente del Partito social democratico del Montenegro (DPS) e candidato alle prossime elezioni presidenziali.


    Il Primo Ministro del Montenegro Zeljko Sturanovic presenta le sue dimissioni al Presidente del Parlamento, spiegando che tale rinuncia è dovuta ad uno stato di salute che impone la diminuzione degli impegni professionali. "Ho preso questa decisione per permettere al governo di lavorare a pieno regime. Mi dedicherò durante i prossimi mesi alla mia salute", spiega nella sua lettera di dimissioni Sturanovic. Sturanovic acconsentì la direzione del Governo montenegrino in seguito alla decisione di Milo Djukanovic di rinunciare al nuovo incarico con vittoria delle elezioni legislative del 10 settembre 2006; tuttavia, pochi mesi dopo ha annunciato di essere stato colpito da un tumore.

    Con le dimissioni di Sturanovic si riapre così il dibattito in Montenegro sulla possibile successione dell'incarico a Milo Djukanovic, leader del Partito social democratico del Montenegro (DPS) e candidato alle prossime elezioni presidenziali. A sua volta Milo Djukanovic non esclude alcuna possibilità di divenire di nuovo Primo Ministro, considerate le particolari circostanze che si sono venute a creare. Egli infatti dichiara di non avere alcuna ambizione ad essere di nuovo Capo del Governo, come noto a molti, tuttavia sente "la responsabilità politica derivante dal fatto di essere leader del più grande partito politico in Montenegro". "Non era nelle mie intenzioni presentarmi come Primo Ministro, ma non voglio evitare tale responsabilità - afferma Milo Djukanovic . Io sono il Presidente del Partito e se le circostanze sono tali da richiedere un'altra decisione allora prenderò atto di questo, sono consapevole del fatto che non ho diritto a seguire solo il mio interesse personale", conclude Djukanovic. Il ritorno di Milio Djukanovic a capo del Governo incontrerebbe anche il sostegno del partito social democratico (SDP), ritenendola una decisione "particolarmente importante" al fine di avvicinare ancor di più il Montenegro all'Unione Europea, dopo che nello scorso ottobre è stato ratificato l'Accordo di Stabilizzazione e di Associazione con l'UE e di appresta a divenire parte dell'Unione Europea entro il 2015.

    Una tale prospettiva viene confermata, e sostenuta, in maniera particolare da Doris Pack, Presidente del Comitato del Parlamento Europeo per Relazioni con l'Europa Sud Orientale, che in occasione della ratifica dell'ASA del Montenegro sottolinea che "il Montenegro entrerà in pochi anni all'interno della Unione Europea", e per raggiungere tale obiettivo occorre che "i suoi funzionari lavorino assiduamente per rimuovere i fattori che annebbiano la sua immagine". Doris Pack infatti afferma che il Montenegro "non è solo un paese corrotto, un paradiso per il crimine organizzato, il contrabbando e il riciclaggio di denaro, o il paese dei rapporti del Vijesti di Podgorica" . Con tali parole, la rappresentante dell'Unione Europea intende così lanciare un messaggio di appoggio ed incoraggiamento nei confronti di Milo Djukanovic, duramente attaccato dal periodico Vijesti che ha cercato più volte di far luce sui traffici e sulle inchieste internazionali che hanno reso protagonista l'ex Premier del Montenegro. Ricordiamo infatti che Zeljko Ivanovic, direttore del giornale Vjesti, è stato brutalmente aggredito, e che in seguito all'attentato il Tribunale di Podgodica ha concluso che nessuno dei due condannati era il vero colpevole, probabilmente perché autori della mera esecuzione del delitto. Zeljko Ivanovic ha duramente replicato la sentenza affermando che "il giudice ed il tribunale non hanno avuto la forza di resistere alle pressioni dei poteri invisibili. La sentenza serve solo agli interessi di quelli che ha ordinato l'attacco contro me", riferendosi proprio a Milo Djukanovic, ritenuto il mandante dell'aggressione. Una conclusione a cui Ivanovic arriva considerando i precedenti attacchi dell'ex premier, come una denuncia per diffamazione con la richiesta di danni per oltre 1 milione di euro, che decreterebbe anche il fallimento del Vijesti di Podgorica.
    A ricordare tali eventi al rappresentante europeo Doris Pack è stato il deputato al Parlamento Europeo Hanes Svoboda, ottenendo di risposta un secco rifiuto ad entrare le merito della questione. Anzi, Doris Pack ribadisce che Milo Djukanovic è ritenuto dall'Unione Europea "come uno dei candidati più seri, in grado di portare avanti la sua elezione con successo", e per tale motivo può contare del supporto dell'Europa. "Sarà mia premura portare all'attenzione dei miei colleghi un messaggio di incoraggiamento ed appoggio nei confronti del Montenegro - afferma Doris Pack - spero che i funzionari montenegrino terranno conto delle mie parole, e approveranno leggi che garantiscano uno sviluppo economico più trasparente, proteggano il Paese dalla recessione ed eliminino le speculazioni di di massa", conclude la Pack. L'eurocrate Doris Pack non nasconde il sostegno a Milo Djukanovic e all'ingresso del Montenegro nella Comunità Europea e nella stessa Alleanza Atlantica, nel tentativo così di occultare la storia di questa regione strettamente collegata con i centri di potere finanziari Svizzeri.

    Massimo Zangari
    Fonte: Rinascita

  6. #16
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    07.02.2008 - Lettera aperta a Doris Pack
    Una lettera di Oriano Mattei rivolta al Presidente del Comitato del Parlamento Europeo per Relazioni con l'Europa Sud Orientale, Doris Pack in replica alle sue dichiarazioni sulla figura di Milo Djukanovic e del Montenegro, che "non è solo un paese corrotto, un paradiso per il crimine organizzato, il contrabbando e il riciclaggio di denaro, o il paese dei rapporti del Vijesti di Podgorica" .


    Illustre Presidente Doris Pack,

    dopo aver letto attentamente i report pubblicati da Rinascita Balcanica e dalla Etleboro, mi sento in dovere di rivolgerle questa mia lettera. Con riferimento alle sue dichiarazioni sulla persona di Milo Djukanovic, nominato quest'oggi come Primo Ministro del Montenegro, la invito a riflettere bene su tale posizione in quanto i media e la stampa non hanno fatto chiaramente luce su tale "controversa figura". Se avrà pazienza e curiosità, potrà attentamente leggere i documenti sul cd. Caso Mattei, che rappresentano solo una piccola parte della documentazione attualmente depositata presso la cancelleria del Tribunale di Zurigo e del Tribunale di Milano.

    In tal modo potrà rendersi conto che forse, il Signor Milo Djukanovic non è quel personaggio cristallino come tutti pensano, in grado di rappresentare il Montenegro presso la Comunità Europea. Troppe ombre incombono sul passato di Milo Djukanovic, e mi riferisco in particolar modo al ruolo che ha ricoperto nel caso UBS-Podgorica Banka, a cui ho partecipato come parte offesa e testimone oculare dei misfatti e di tutti i soprusi che personaggi montenegrini e alcuni ex-Ministri hanno svolto negli anni scorsi. Mi riferisco dunque a fatti concreti, supportati da documentazione che è stata vagliata e verificata da molteplici tribunali internazionali, e all'interno dei quali emerge in maniera chiara e netta l'intenzione da parte degli esponenti montenegrini, di svolgere operazioni finanziarie "non ufficiali".
    I fatti in questione si sono svolti sotto lo stretto controllo di Milo Djukanovic, come si evince dagli interrogatori dell'Avvocato Giancarlo Sironi - persona molto vicina al defunto Ministro degli Esteri del Montenegro Janko Jeknic, e alla vedova dell'ex Ministro degli Esteri Dusanka Jeknic, vicino al punto tale che durante l'ultimo conflitto dei Balcani, Sironi, su ordine della stessa Dusanka Jeknic si presenta in Montenegro per discutere con tre avvocati - e dell'Avvocato Anthony Apap Bologna, fiduciario in quegli anni del Governo del Montenegro, persona preposta ad attivare linee di credito in favore della Repubblica del Montenegro. Le ricordo che in quel periodo, tutta la Federazione Jugoslava di cui faceva parte il Montenegro, era sottoposto a sanzioni finanziarie. Pertanto, lascio a lei rispondere alla domanda di "cosa in realtà i Ministri del Montenegro avevano intenzione di fare". Su tali eventi, è stato più volte interrogato l'ex Ministro delle Finanze Predrag Goranovic, al fine di fare chiarezza su tutta la vicenda, ma non è pervenuta alcuna risposta.
    Per poter capire di cosa stiamo parlando, si chieda come mai nel periodo che va dal 1997 al 2000, la Podgorica Banka deteneva svariati conti valuta presso la UBS Bank di Zurigo, e perchè su tali conti venivano trasferite ingenti somme di denaro e quale fosse la fonte di tale ricchezza. Si chieda come mai la Ansbacher Bank e la Riggs Bank - successivamente incriminata presso i tribunali statunitensi per il reato di riciclaggio di denaro illecito - si prestavano al trasferimento di fondi in favore della Podgorica Banca. Si chieda inoltre come mai, la mia persona ha subito per molti anni minacce e pressioni allo scopo di bloccare e intimorire l'azione legale che stavo portando avanti. Si chieda infine, come mai Milo Djukanovic, Dusanka Jeknic, Predrag Goranovic, Miroslav Ivanisevic e Ratko Knezevic , nonostante fossero a conoscenza perfettamente di quanto avveniva, si sono sempre guardati bene dall'intraprendere azioni legali ufficiali nei confronti delle testimonianze che li vedevano direttamente coinvolti durante i processi.

    Lo stesso ex Ministro delle Finanze italiano Ottaviano del Turco, parlò , in un'intervista rilasciata l'11 gennaio 2001 alla repubblica ( "Se i boss parlano il Montenegro tremerà") , della chiara correlazione esistente tra la famiglia Prudentino, implicati in traffici di droga e armi all'interno del mediterraneo, e il Signor Milo Djukanovic. "Senza Djukanovic, non ci sarebbe stato Prudentino. Senza Prudentino, non ci sarebbe stato Djukanovic": queste le parole del Ministro Del Turco, che spiega chiaramente l'esistenza, tacita e non, di un accordo tra il Montenegro e la cosca malavitosa. Un collegamento talmente evidente che non può non venire alla luce mediante un'investigazione seria. Infatti, al momento Milo Djukanovic è perseguito dal Tribunale di Bari con l'accusa di riciclaggio di denaro e per il suo ruolo all'interno del traffico di contrabbando di sigarette per milioni di dollari.

    Illustre Presidente Doris Pack, i fatti di cui parliamo, sono realmente accaduti e riguardano un personaggio che si appresta a ritornare sulla scena politica nell'alta carica di Primo Ministro del Montenegro. Considerando l'Istituzione che dovrà rappresentare è di fondamentale importanza accertare la credibilità e l'onorabilità di tale persona. Se la comunità Europea intende accettare veramente la figura di Milo Djukanovic quale rappresentante di un Paese democratico, sarà necessario chiarire ogni problema rimasto in sospeso, e chiudere i contenziosi posti in essere al momento . Solo in tal modo è possibile gettare le basi per lo sviluppo di uno Stato a grandi livelli. Da parte mia, io continuerò a difendere la mia dignità e la mia persona fino a quando non verrà fatta totale chiarezza su tutta la vicenda. Invito dunque tutti coloro che stanno affrontando, come me, tale difficile situazione ad unirsi a tale appello, senza paura e con la massima trasparenza. Spero, dunque, che questa mia lettera la induca a riflettere e allo stesso tempo a fare chiarezza su quanto stia avvenendo.

    Oriano Mattei
    Fonte: Rinascita balcanica

  7. #17
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    14.02.2008 - Rinascita denuncia, il Montenegro e Doris Pack rispondono
    Il Caso Mattei giunge in Montenegro, dopo la pubblicazione da parte del quotidiano di Podgorica DAN in prima pagina del report di Rinascitabalcanica e della Etleboro sulle implicazioni del premier Milo Djukanovic nel caso Mattei. Non si fa attendere la replica del Rappresentante Europeo Doris Pack che nega di aver rilasciato dichiarazioni di sostegno al Montenegro e al suo Premier. Si attendono ora successivi risvolti, in considerazione della documentazione del Caso Mattei sollevato dinanzi al tribunale di Zurigo.


    L’inchiesta sulle vicende che hanno portato alla secessione dalla Serbia del Montenegro e sulla rete di collusione esistente tra le figure istituzionali montenegrine e l'alta finanza, sono giunte ad una svolta. La eco dell'inchiesta di Rinascita Balcanica che ha visto come protagonista Milo Djukanovic si è estesa sino ai media montenegrini. Il quotidiano di Podgorica DAN ha pubblicato infatti in prima pagina il report di Rinascitabalcanica e della Etleboro sulle implicazioni del premier Milo Djukanovic nel caso Mattei (si veda il titolo di apertura: EU DA ISPITA MILOVU prošlost) e la notizia, anche poi ripresa da AdnKronos international ( si veda Montenegro: Djukanovic returns to power as April presidential poll date set ) delle varie pendenze processuali, a Bari, a Lugano e Milano, che coinvolgono il rieletto premier del Montenegro. Un evento questo che sconvolge così la quiete apparente che era stata imposta tra i media, al fine di occultare e affossare un caso che stava emergendo sempre di più.

    DAN riporta anche la lettera di dura ma sibillina (che devia l’attenzione dalla sua persona a quella dell’europarlamentare di Forza Italia Vernola, suo collega del Ppe) replica a noi avanzata dal rappresentante dell’Ue per le relazioni nel sud-est Europa, Doris Pack, allegando tuttavia i documenti sul caso Mattei - un operatore internazionale creditore di circa 20 milioni di euro - che vedono la figura di Milo Djukanovic direttamente coinvolta. Vedremo se - di fronte a queste evidenze - saranno reiterate le dichiarazioni da parte di esponenti della Comunità Europea volte ad accreditare Djukanovic, nonostante il suo coinvolgimento in inchieste presso numerosi tribunali internazionali e nazionali. Chissà quale sarà ora la risposta ufficiale da parte del governo, o comunque dell’ufficio del premier, del Montenegro.
    Tornando a Doris Pack - non certo una figura dell’eurocrazia di secondo piano: è presidente della delegazione Ue per le relazioni con i Paesi dell'Europa Sud-orientale e Coordinatrice del Partito Popolare europeo (Ppe) per il Comitato sulla Cultura e l'Educazione, nonché membro dell'Ufficio del Ppe, Doris Pack . Pubblichiamo di seguito il testo della “richiesta di scuse a noi, quotidiano della Sinistra Nazionale "Rinascita", inviato.

    RICEVIAMO E PUBBLICHIAMO
    dalla dottoressa honoris causa Doris Pack, parlamentare europeo, presidente della delegazione per i rapporti con i Paesi del Sud-Est Europa, coordinatrice del Ppe per la Cultura, membro dell’Ufficio politico del Ppe
    Dear editors,
    I just got the information of an “open letter” to me in your paper. Please take note, that this letter is based on no ground. I did not give any statement on the named montenegrin politician, nor in December during my official visit to Podgorica, neither later from Brussels. Perhaps the writer of this letter is confounding me with his compatriote and MEP Vernola. I Iasked his apology


    Doris Pack Cari Editorialisti,
    Ho avuto informazioni circa una “lettera aperta” a me rivolta sul vostro giornale. Per cortesia, vi prego di prendere nota che la lettera non è basata su fatti reali. Non ho mai avanzato dichiarazioni sul citato politico montenegrino né a dicembre durante la mia visita ufficiale a Podgorica, né più tardi da Bruxelles. Forse il redattore della lettera mi ha confusa con il suo compatriota e parlamentare europeo Vernola. Chiedo le sue scuse.


    Doris Pack


    E’ appunto la richiesta di una smentita - che pubblichiamo - sui suoi rapporti con il Primo Ministro del Montenegro, Milo Djukanovic che, come si noterà, di fatto indica però quale autore delle dichiarazioni di sostegno a Djukanovic un altro deputato del parlamento europeo (ma suo stesso collega del Ppe e delegato per i Balcani), Marcello Vernola, eletto nelle file di Forza Italia.

    Rinascita Balcanica

  8. #18
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    MAFIAJUKANOVIC;PER PREMIER INGRESSO SPORCO E INUTILIZZATO
    (ANSA) - BARI, 28 MAR - E' un ingresso secondario sporco e inutilizzato quello dal quale e' stato fatto entrare in procura, a Bari, il premier montenegrino, Milo Djukanovic, che da circa tre ore viene interrogato dai magistrati della procura antimafia. La porta del piano interrato del palagiustizia, varcata da Djukanovic e dai suoi collaboratori, ha i vetri sporchi, si trova su un pianerottolo pieno di polvere e di mozziconi di sigarette e ha, sui due lati, corridoi nei quali sono abbandonati un pallone da calcio di colore rosso, un raccoglitore per rifiuti in disuso, mattonelle distaccatesi dal muro, centinaia di mozziconi di sigarette e numerosi altri rifiuti. Per raggiungere la porta, preceduta da infissi di numerose finestre con i vetri che non si lavano da anni e sono ingrigiti dalla pioggia, bisogna superare una piccola passerella di cemento in discesa che e' circondata da terreno incolto pieno di pietre e di rifiuti (bottigliette d'acqua, pacchetti di sigarette, pezzi di plastica e carta) e una grande pedana, scrostata e bruciacchiata abbandonata proprio davanti al luogo in cui e' sceso dall'auto il primo ministro. L'ingresso secondario si trova a pochi passi dalla porta dalla quale vengono introdotti nel palagiustizia i detenuti. Il palazzo di giustizia di via Nazariantz e' da tempo sottoposto a confisca con sentenza di primo grado perche' ritenuto abusivo.(ANSA).
    28/03/2008 18:18

  9. #19
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    MAFIA: DJUKANOVIC; INDAGINE DESTINATA AD ARCHIVIAZIONE

    BARI - E' destinata ad essere archiviata la posizione del premier montenegrino Milo Djukanovic che viene interrogato oggi dalla Dda di Bari con l'accusa di aver preso parte ad un'associazione mafiosa dedita al traffico internazionale di sigarette di contrabbando.

    La richiesta di archiviazione che dovrebbe formulare la procura di Bari - a quanto e' dato sapere - si basa sul fatto che Djukanovic, quale primo ministro in carica, gode dell'immunita' diplomatica totale, quindi non puo' essere sottoposto ad indagini. Djukanovic circa un mese fa e' diventato per la quinta volta primo ministro del Montenegro.

    Leader di lungo corso del Paese (malgrado i 45 anni appena compiuti) e padre dell'indipendenza conseguita pacificamente dalla Serbia nel 2006, Djukanovic e' stato in passato presidente della Repubblica (una volta) e primo ministro (quattro volte). E' un interlocutore bene accetto alle cancellerie occidentali, avendo orientato il Paese verso l'avvicinamento a Ue e Nato, ma anche alla Russia, con la quale ha ricostruito significativi rapporti economici. E questo malgrado il coinvolgimento nell'inchiesta in corso da parte della procura di Bari riguardante presunti traffici illegali rispetto ai quali egli si e' sempre dichiarato innocente. (ANSA).
    28/03/2008 16:24

  10. #20
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    MONTENEGRO: PRESIDENZIALI, FORMALIZZATA CONFERMA VUJANOVIC
    (ANSA) - BELGRADO/PODGORICA, 8 APR - La commissione elettorale del Montenegro ha formalizzato la vittoria del capo dello Stato uscente, il filo-europeo Filip Vujanovic, al primo turno del voto presidenziale svoltosi due giorni fa. Secondo i dati ufficiali sul totale dei seggi scrutinati, Vujanovic - candidato a un secondo mandato quinquennale dal Partito Socialdemocratico (Dps) del primo ministro Milo Djukanovic, padre padrone del piccolo Paese adriatico da oltre 15 anni - ha ottenuto il 51,89% dei suffragi. Confermato al posto d'onore il leader dell'opposizione filo-serba, Andrija Mandic, con il 19,55% di voti, seguito al 16,64% dal tribuno liberale della lotta alla corruzione Nebojsa Medojevic, capofila del Movimento per il Cambiamento, e al 11,92% da Srdjan Milic, del Partito Socialista Popolare (sinistra nostalgica). L'affluenza alle urne si e' attestata al 68,2% dei 490.000 aventi diritto, con un forte balzo in avanti rispetto al 2003. Per la minore delle repubbliche ex jugoslave si e' trattato del primo appuntamento elettorale dopo l'indipendenza da Belgrado, approvata (con poco meno del 56% di si') da un referendum popolare tenutosi nel maggio del 2006. Vujanovic - che ha ricevuto prima d'ogni altro i complimenti del presidente della vicina Serbia, il moderato Boris Tadic - s'e' impegnato a essere garante della continuita' di una linea politica di ''riforme sociali'' di mercato e d'integrazione euroatlantica (pur con un occhio di riguardo ai crescenti rapporti economici con la Russia), al fianco di Djukanovic. I suoi principali rivali, in ascesa ma ancora lontani, hanno invece rinviato a un ''futuro prossimo'' le speranze di alternativa al sistema di potere vigente. Alternativa che per Mandic significa avvicinamento all'Ue, ma non alla Nato, e maggiore attenzione alle sensibilita' dei ''fratelli serbi'' contro il riconoscimento della secessione del Kosovo albanese. Mentre per Medojevic s'incarna in un'ulteriore accelerazione del cammino verso Occidente, attraverso ''un bagno di legalita' e un rinnovamento radicale'' della classe dirigente attuale. (ANSA).
    08/04/2008 08:27

 

 
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