Cari amici,
alla mia richiesta di chiarimenti formulatavi in data 19 giugno scorso ha risposto solo Elio Veltri con due striminzite righe. Il giorno dopo ho incontrato per caso lo stesso Veltri a Roma e solo in quella occasione ho avuto modo finalmente di farmi un’idea sufficientemente chiara delle vostre intenzioni, di ciò che avete veramente in testa.
Solo grazie a questo incontro fortuito ho avuto modo di chiarire a me stesso molti aspetti della vostra avventura politica e, come potete leggere nel mio blog (http://npablog.blog.tiscali.it/), tranne la motivazione di fondo del ‘Manifesto per la riforma della politica’ su tutto il resto sono ormai in profondo disaccordo con voi, sia come cittadino, sia come Segretario del ‘Nuovo Partito d’Azione’.
Sintetizzo in poche righe i motivi del mio disaccordo; eravamo partiti con l’intenzione di federare quante più sigle politiche possibili con un criterio inclusivo ed invece capisco che non volete più nessuna sigla organizzata o, forse, che volete scegliere di volta in volta quella che più vi piace, facendo saltare così ogni criterio oggettivo e trasparente nella scelta dei partner. Su questo aspetto vi state comportando in modo molto contorto e ben poco chiaro.
Non mi piace questo stile da vecchia politica che stride terribilmente con l’immagine di novità e trasparenza assolute che dovrebbe essere la cifra del vostro progetto (progetto, beninteso, che fino ad ora è stato anche il mio, anche se solo a titolo individuale). Non posso accettare che ‘di fatto’, avete cancellato l’apporto del ‘Nuovo Partito d’Azione’ e di qualsiasi altra sigla organizzata a partire da un certo punto in poi (e senza avvisarmi della vostra ‘svolta’). Eravamo partiti con l’idea di costituire l’area ‘critica’ del centrosinistra, ma pur sempre all’interno del centrosinistra, data la permanenza del sistema maggioritario, ed invece adesso scopro che la parola Sinistra è diventata impronunciabile, tabù assoluto. E’ evidente quindi che volete posizionarvi al di fuori delle due grandi coalizioni, in un fantomatico terzo polo, e questo può avere delle conseguenze gravissime perché, al di là del numero dei deputati che pensate di poter eleggere, determinerete la vittoria di Berlusconi perché la stragrande parte dei voti che potete prendere, se vi presenterete davvero, li strapperete al centrosinistra.
Scrivevo solo qualche giorno fa che l’unica cosa su cui ancora concordo con voi è la motivazione di base del vostro progetto, quella indicata nel vostro quasi monotematico Manifesto fondatore; la riforma della politica. Ho manifestato altresì perplessità sul vostro modo di gestire l’impresa ed in particolare sul come si prendono e sul chi prende effettivamente le decisioni, temendo la creazione di un altro piccolo gruppo oligarchico, in netto contrasto con lo spirito del progetto.
Ovviamente non faccio marcia indietro sui motivi che mi hanno indotto per mesi a lavorare fianco a fianco con voi. Non faccio assolutamente marcia indietro sulla necessità di reclamare una ‘riforma della politica’, anzi vi dirò che il termine riforma mi sembra anche troppo blando. Da azionista, o da neoazionista che dir si voglia, il mio faro ideale è sempre la “rivoluzione democratica” di Parri andatasi ben presto ad infrangere, all’alba della Repubblica, contro gli scogli della restaurazione conservatrice a causa dei tradimenti degli alleati del vecchio Partito d’Azione.
Va benissimo dunque la forte contestazione alla partitocrazia che ci ha ridotti nelle miserrime condizioni in cui ci ritroviamo, ma quando leggo, per esempio, un Roberto Alagna che parla di ‘superamento del sistema dei partiti’ mi allarmo. Cosa vuol dire esattamente che volete superare il sistema dei partiti? La formulazione può avere un certo effetto demagogico, ma per il resto è confusa ed ambigua. Non volete più partiti che sequestrano la democrazia e volete sostituirli con partiti che assicurino certi standard minimi di democraticità effettiva, oppure non volete proprio più i partiti sic et simpliciter? Se prendo per vera la seconda interpretazione, allora ci sono solo tre modi di superare il sistema dei partiti. Uno, rivolgendosi all’indietro, è quello di restaurare i notabili dell’Italietta giolittiana o la Camera dei Fasci e delle Corporazioni, l’altro, rivolgendosi al futuro, ad un remoto futuro, è il ricorso alla democrazia diretta per via tecnopolitica. Voi allora cosa volete mettere al posto della attuale degenerazione dei partiti? Se volete la ‘rivoluzione democratica’ è una cosa (ma se volete la ‘rivoluzione democratica’ perché come prima cosa vi affrettate ad estromettere ‘di fatto’ proprio gli azionisti?), se, invece, volete fare la politica alla Coluche (di Coluche che, magari, razzolano un po’ meno bene di quanto predichino), è un altro. Ci vuole insomma più serietà culturale; non si può affidare ai Coluche di casa nostra il monopolio della sacrosanta contestazione alla degenerazione partitocratica. Per un certo periodo vanno bene anche i Coluche ovviamente; ma non si può mettere lo scettro in mano a questi.
Noi azionisti vogliamo rimettere l’inevitabile professionismo politico nei binari giusti, tagliando per esempio del 70% gli emolumenti dei parlamentari, vogliamo liberarci dell’oligarchia autoreferenziale del ceto politico, far in modo che i professionisti della politica siano letteralmente tali, ma nel senso buono del termine, dei professionisti della politica che si occupano della ‘polis’, del bene comune, e non dei loro privilegi o affaracci sporchi. Ma non vogliamo demolire tutto e tutti e lasciare la cosa pubblica in mano ai professionisti dell’antipolitica. Secondo me, voi state assimilando tutto e tutti, senza argomentare criticamente e senza distinguere fra i vari livelli e senza soprattutto avere un progetto alternativo di riforma della politica e della democrazia; è per questo che non distinguete nemmeno più fra i partiti degenerati ed i partiti che combattono coerentemente la degenerazione. Se poi pensate che è la parola ‘partito’ la causa in sé di tutti i mali oppure che, nel caso nostro, non siamo titolati quanto voi a perseguire un tale compito, ebbene vi sbagliate di grosso e se volete possiamo smentirvi in qualsiasi occasione in cui voi vogliate accettare un pubblico confronto. Detto ciò, vi dico che io non sono fatto per le cose poco chiare e sulle quali mi sono già dilungato in troppe occasioni nell’inutile tentativo di stimolarvi ad una maggiore articolazione progettuale e ad una maggiore trasparenza comunicativa, fermo restando ovviamente che strada facendo avete stravolto il progetto originario.
Se il progetto è diventato quello che ormai è diventato allora non posso continuare più a riconoscerlo come mio, né il ‘Nuovo Partito d’Azione’ può aderirvi. Potrei ancora far finta di niente e rimanervi dentro a titolo esclusivamente individuale, ma questo non mi interessa molto perché voi sapete che io mi sono fatto coinvolgere in questo progetto sin dall’inizio a nome del mio partito e non a titolo personale. In conclusione, volendo eliminare ogni fonte di ulteriori equivoci mi vedo, purtroppo, assolutamente costretto a chiedervi di ritirare la mia firma dalla lista dei primi firmatari del Manifesto.
Con immutata stima.

Pino A. Quartana
Segretario Nazionale ‘Nuovo Partito d’Azione’