Questa è quella incriminata
«Speriamo muoiano tutti, già ce n'è uno di meno»
E' da notare il simpatico gergo tipico da neo-fascisti, usando il termine "zecche".
Allucinante il passaggio su Carlo Giuliani.
Marescialla Marina Sbarbaro ed il Maresciallo Nicola (non so se sia il nome o cognome), questi sono i due che parlottano al telefono.
Io questi due Marescialli pagati con i soldi delle nostre tasse li voglio vedere di fronte ad un giudice per istigazione alla violenza.
«C'è gente che urla dalle finestre della Diaz»
Dottore Fabbrocini parla con un certo Ispettore.
Una trentina di persone alla Scuola Diaz.
Bolzaneto non sanno quante persone hanno fermato: c'era il prefetto, il funzionario della digos, e della mobile. Loro hanno disposto il servizio.
Gli altri hanno fatto da manovalanza.
http://www.repubblica.it/2007/07/sez...sier-iraq.html
L'occhio del Sismi sui magistrati
"Fiancheggiatori dei no global"
di CARLO BONINI
ROMA - Nel gennaio del 2003, le quattro giornate del quattordicesimo congresso nazionale di Magistratura Democratica a Roma inquietano il Sismi. Ne mettono in movimento le "teste". Mancano due mesi a un intervento militare in Iraq che il mondo intero sa ormai imminente (l'invasione scatterà la notte del 20 marzo). Il Servizio insegue l'ombra del "nemico politico interno", nella sua declinazione "pacifista" e "disfattista", perché se ne possano anticipare le mosse prima dello scoppio delle ostilità. Il lavoro del Sismi è occhiuto, pedante, e l'obiettivo torna ad essere, ossessivamente, lo stesso: la magistratura associata nelle sue articolazioni di sinistra. Il congresso di Md è dunque un ghiotto appuntamento (come del resto lo sono state nel tempo persino il lavoro e i convegni sull'"Iraq" di rispettate fondazioni come l'Aspen, trasformato - lo abbiamo visto appena ieri - da esclusivo think-tank, che ha avuto e ha tra i suoi soci Ciampi, Napolitano, Prodi, Amato, Tremonti, in pericoloso centro di cospirazione).
La strategia "corporativa" contro la guerra
Nell'archivio di via Nazionale, un fitto appunto di cinque pagine documenta l'ascolto delle giornate congressuali e le conclusioni dell'istruttoria di Forte Braschi. E' un testo tanto poliziesco nella prosa, quanto rozzo nell'elaborazione. A cominciare dall'epigrafe che, se non se ne conoscesse la paternità (il Sismi), ricorderebbe linguisticamente certe risoluzioni delle formazioni armate degli anni di piombo. Si legge: "Oggetto: la strategia politica, sociale e corporativa del movimento internazionale dei magistrati e dei "giuristi" militanti e l'occasione rappresentata dalla crisi irachena". L'incipit del documento, del resto, più che rappresentarne la premessa ne prospetta già la conclusione. "Ambiti altamente accreditati hanno informato su come l'attuale crisi irachena avrebbe impresso una oggettiva accelerazione a quella strategia politica, sociale e corporativa, di contrasto alla globalizzazione capitalistica e alla violenza neoimperialista, verosimilmente riconducibile al movimento dei magistrati e "giuristi" militanti. Il tutto nell'ottica di una rifondazione complessiva del sistema di sviluppo mondiale, regolato da norme giuridiche ispirate a una "democrazia sostanziale" che dovrebbe essere garantita dalla primazìa esercitata, nei confronti di tutti gli altri poteri, da ben "orientati" Organismi giurisdizionali sovranazionali".
Cinque giudici "pericolosamente" pacifisti
Maneggiando con rozzezza i materiali del congresso di Md, l'addetto del Sismi che lavora l'appunto illumina ciò che, ai suoi occhi, appare l'inconfutabile prova della "saldatura" tra il "fronte antimperialista" contrario all'intervento in Iraq e quello dei "giuristi democratici". Leggiamo: "Il Congresso ha pienamente accolto la proposta lanciata da Medel (Associazione di magistrati e giuristi europei ndr.) attraverso il giudice belga Marie-Anne Swartenbroeckx, che provvede a diffondere l'appello "La guerra è illegale!". L'iniziativa è stata prontamente accolta e condivisa dai partecipanti al Congresso (tra cui Sergio Cofferati e Paolo Serventi Longhi), come dimostrato dalla "Mozione sulla pace e la guerra", sottoscritta da Ignazio Patrone (magistrato e presidente di Medel), Franco Ippolito e Giuseppe Cascini (...). Alla citata mozione fa eco la relazione svolta dal segretario generale di Md, Claudio Castelli, nella parte dedicata a "Il diritto e la forza". Egli, dopo aver premesso che "il tema della guerra e della pace riassume in sé sia la crisi del diritto internazionale classico (e perciò dell'Onu), sia le difficoltà di costruire un nuovo sistema di relazioni internazionali fondato sul "diritto", addita gli Usa come i reali responsabili di quanto sta avvenendo a livello planetario".
Le accuse rivolte ai magistrati
L'intossicata analisi del Servizio si deposita nelle sue conclusioni. In una stantia accusa di "collateralismo", che propone un sillogismo anni '70: ieri fiancheggiatori dello spontaneismo armato di sinistra, oggi dei "no-global no war". "Sulla base di quanto sin qui esposto, troverebbe conferma l'esistenza di un substrato programmatico comune tra le istanze politiche del movimento antagonista occidentale e quelle politico-corporative espresse dalla rete internazionale dei magistrati e dei giuristi militanti. L'aspetto più delicato di una simile commistione atterrebbe, aldilà degli obiettivi di contrapposizione dell'Impero occidentale, nella "tolleranza" e mancata applicazione dei dispositivi di legge, da parte di determinati soggetti istituzionali, a favore di organizzazioni e di individui penalmente perseguibili".
La deriva dell'Anm e il rischio apparati
Quattro mesi dopo il congresso di Md, in maggio, ancora un appunto. Questa volta sulle "elezioni per il rinnovo del Comitato direttivo centrale dell'Associazione nazionale magistrati". Per il Sismi la deriva dell'Associazione "a sinistra" si è compiuta. Ora c'è da attendersi il peggio. Scrive il Servizio: "Un delicatissimo aspetto atterrebbe a una operazione, verosimilmente facente capo a specifici settori della magistratura e non solo, di chiamata a raccolta di quegli elementi, appartenenti agli organi di polizia giudiziaria, ritenuti "vicini" professionalmente (operando presso Procure e Tribunali) e politicamente, al fine di orientarne, in questo frangente, le prese di posizione. Tale presunta iniziativa avrebbe contribuito non poco a far crescere, in parte del personale di certi corpi di Polizia, un forte sentimento di avversione contro l'Esecutivo in carica, che si starebbe manifestando, in maniera più o meno larvata, in diverse realtà territoriali".
La Procura ha dimostrato che quei rapporti non erano originali
Sarà richiesta l'audizione del perito che ha smascherato la bugia
"G8, quei falsi documenti di Bolzaneto"
I pm: precompilati i modelli degli arrestati
di MASSIMO CALANDRI
La caserma del Reparto mobile a Genova Bolzaneto
GENOVA - Massacrata a calci e manganellate nell'inferno della scuola Diaz. Arrestata illegalmente con prove false. Trascinata via per i capelli, il volto ridotto ad una maschera di sangue. Ma Anna Nicola Doherty, cittadina inglese di 27 anni, quella notte maledetta entrando nella caserma di Bolzaneto dichiarava di "non temere per la propria incolumità fisica". Di non voler parlare con i propri familiari, con un legale, tantomeno con l'ambasciata britannica. E come lei tutti gli altri no-global stranieri, 66 delle 93 vittime del blitz poliziesco durante il G8.
Secondo i verbali ufficiali del ministero della Giustizia - redatti nel centro di prima detenzione - i ragazzi non avevano paura e non volevano parlare con nessuno. Sei anni più tardi la Procura di Genova è riuscita a dimostrare la falsità di quei documenti, e stamani chiederà che venga ascoltato in aula il perito che ha smascherato la bugia delle forze dell'ordine. I rapporti erano stati compilati in anticipo.
Per evitare rogne e differire quanto più possibile i contatti tra le persone fermati nella scuola e l'esterno, circostanza che getta ombre ancora più cupe sulla sciagurata irruzione del 21 luglio 2001. Se oggi il presidente del tribunale non dovesse accettare l'inserimento della nuova indagine nel processo per i soprusi e le violenze di Bolzaneto - 47 imputati tra funzionari di polizia, ufficiali dei carabinieri e della polizia penitenziaria, guardie carcerarie e medici - , i pm Patrizia Petruzziello e Vittorio Ranieri Miniati apriranno l'ennesimo fascicolo per falso nei confronti delle persone allora responsabili della caserma.
Ancora un falso, ancora uno scandalo per coloro che durante il vertice internazionale dovevano garantire l'ordine pubblico. La perizia calligrafica dimostra che nel centro di prima detenzione furono preparati due modelli precompilati. In entrambi era scritto in anticipo che il detenuto sosteneva di "non" appartenere ad alcun clan criminale, ma soprattutto che "non" temeva per la propria incolumità personale o fisica e che "non" voleva che del proprio stato di detenzione venisse data comunicazione al consolato o all'ambasciata del suo paese.
La cosiddetta "dichiarazione di primo ingresso" recava l'intestazione Ministero della Giustizia - Dipartimento dell'Amministrazione Penitenziaria, e in calce il timbro del magistrato Alfonso Sabella, allora capo del servizio ispettivo del Dap (la sua posizione è stata archiviata nel gennaio scorso). All'arrivo a Bolzaneto, ciascun detenuto si vedeva intestare il relativo verbale. E via, chiuso in cella, costretto a restare per ore con le mani alzate. Insultato, minacciato, ancora picchiato. Accecato con i gas lacrimogeni gettati tra le sbarre. Spogliato, deriso, con gli agenti che mimavano atti sessuali. Senza distinzione tra detenuti maschi o femmine.
Ad uno di loro, un poliziotto divaricò le dita di una mano fino a strappare letteralmente la pelle.
Ma ufficialmente, secondo i verbali, i fermati non avevano paura e preferivano non parlare con l'esterno. Il falso, certificato dal perito Laura Parodi, è oggettivamente distinguibile anche ad occhio nudo. In 49 casi è stato usato un modello pre-compilato, in 17 un altro. In questi che i pm ricordano essere atti redatti da pubblici ufficiali, ci sono poi alcuni strafalcioni grotteschi. In calce a quello di Anne Nicola Doherty c'è scritto che "il dichiarante si rifiuta di firmare".
La dichiarazione di Achim Nathrath, di Monaco di Baviera, non porta neppure la firma.
Quella di stamani è l'ultima udienza dei processi genovesi per i fatti del G8, prima della pausa estiva. Sabato è in programma l'interrogatorio dell'ex capo della polizia Gianni De Gennaro, indagato recentemente per aver istigato il questore Francesco Colucci a testimoniare il falso.
(9 luglio 2007)