Da:
http://euro-holocaust.splinder.com/p...e+nel+Nord-Est
La Fondazione Nordest (si tratta di un istituto di ricerca socio-economica, voluto dalle Camere di Commercio del Nord-Est e dalle associazioni confindustriali) prospetta un arrivo di almeno 36mila nuovi stranieri ogni anno, per i prossimi vent'anni. In pratica, quasi un milione di nuovi lavoratori nella prossima generazione, solo per le regioni del Veneto, Friuli-Venezia-Giulia e Trentino-Alto-Adige.
La scusa, la conoscete ormai, è sempre la stessa, ossia servono nuovi lavoratori per sostituire i neo-pensionati e per mantenere inalterata la quota di lavoratori disponibili. La cosa, apparentemente logica, in realtà dimostra sempre più l'insensatezza degli attuali processi economici capitalistico-globalizzati, dato che, piuttosto che prendere atto dell'invecchiamento della società, si pensa di basarsi su quote ancorate al solo presente.
Una società che invecchia, in un contesto di continua evoluzione sia tecnologica che riguardo le figure professionali necessarie, non significa necessariamente apporti continui di nuovi cittadini (i quali, vi sembrerà strano, ma invecchiano anche loro...), allo scopo di avere sempre nuovi e più numerosi lavoratori (o schiavi? Visto l'andazzo generale...). Può e dovrebbe significare anche continui mutamenti socio-economici e lavorativi, allo scopo di raggiungere determinati risultati senza dover per questo iniziare una rincorsa all'aumento della popolazione attiva, col risultato di far esplodere quella complessiva.
Perchè nuovi lavoratori in numero sempre più ampio significa sempre più pensionati per il futuro, i quali richiederanno di essere sostituiti da sempre maggiori lavoratori, e così via, creando un circolo vizioso sia per il sistema pensionistico, sia per l'organizzazione più ampia della società (dall'ordine pubblico, all'ambiente, ecc.).
Sostituire, semplicemente, un pensionato con un altro lavoratore non significa guardare al futuro, ma significa solo guardare al presente e ai propri privilegi, con la speranza (sciocca) che "non cambiando squadra" (in questo caso "quota di lavoratori attivi") quei privilegi rimangano intoccati.
Mal gliene possa cogliere, a queste condizioni...
Il Nordest avrà bisogno di 36 mila nuovi immigrati l'anno per un
- Dall'articolo "Nordest, ogni anno 36mila immigrati" (Metropoli, 16 luglio 2007):
ventennio. La previsione e' del Rapporto Nordest 2007, presentato oggi a Mestre
dalla fondazione Nordest. ''E' il fabbisogno futuro di popolazione per il
prossimo ventennio - spiega Daniele Marini, direttore della Fondazione - per
mantenere inalterata la popolazione in età lavorativa (20-59), in assenza di
immigrazioni''. E' di 720mila il numero complessivo di nuovi immigrati necessari
nei prossimi 20 anni.
''Il deficit – spiega Marini - dato dal fabbisogno di nuovi pensionati, è pari
per il Nordest al 36%. In Italia nel prossimo ventennio sarà necessario
sostituire 1/3 dei nuovi pensionati con lavoratori provenienti dall'estero''.
Tra i Paesi ricchi ve ne sono solo quattro con deficit superiori a 25% (Italia,
Spagna, Germania e Giappone); altri con deficit molto ridotti, inferiori al 10%
(Svezia, Francia, Regno Unito, Australia, Corea del Sud), altri in posizione
intermedia.
Tra i paesi poveri le cose sono molto diverse e la situazione è opposta con
situazioni estreme di surplus: nel prossimo ventennio l'insieme dei paesi
definiti come ''in via di sviluppo'' presenteranno annualmente un surplus oltre
20 volte superiore al deficit espresso nel ventennio dall'insieme dei paesi ''a
sviluppo avanzato''.
''Nel Nordest nel prossimo futuro ci sarà sicuramente una situazione di deficit
(a Trieste 51%, sopra il 40% le altre province del Friuli Venezia Giulia ma
anche Belluno, Venezia, Rovigo) con situazioni differenti in base anche
all'andamento del tasso di fecondità di questi anni''.
Se nel passato gli immigrati sono arrivati attratti da un mercato del lavoro che
aveva bisogno di loro per ricoprire mansioni di fatica e poco retribuite è da
attendersi che questo richiamo non verrà meno nei prossimi anni, accentuato
anche dal ridursi dei lavoratori autoctoni. ''C'e', quindi, da attendersi che i
flussi di immigrati seguiranno i ritmi degli ultimi dieci anni: 250mila ingressi
annui in Italia e 35mila nel solo Nordest - conclude Marini -. Pertanto l'Italia
e il Nordest sono destinati a divenire sempre più società multiculturali''.
La fondazione Nordest ha interpellato, per una lettura delle prospettive, anche
i governatori Giancarlo Galan del Veneto, Riccardo Illy del Friuli Venezia
Giulia e Dellai di Trento. 'Spiega Marini: “C'è chi, come Dellai, interpreta il
Nordest ancora come luogo di sperimentazione di possibili e necessarie forme di
integrazione sotto il profilo interistituzionale, economico e produttivo. Ma
nello stesso tempo guarda anche alle relazioni con le altre regioni del Nord
dell'Europa e prefigura la necessità di rafforzare l'idea di una regione
‘alpina'”.
E chi, invece, pur considerando il Nordest ancora una rappresentazione
fortemente diffusa, tuttavia ritiene (come Illy) che si debba guardare alla
costruzione di una “macroregione europea” con le aree transfrontaliere
(Carinzia, Slovenia, le Contee Istriana e Litoraneo-Montana della Croazia). Chi
infine, come Galan, osservando il Nordest sotto il profilo istituzionale riesce
a intravederne una geografia contenuta al Veneto e al Friuli Venezia Giulia.