L'autostrada dei boss: le cosche imponevano alle aziende impegnate nei lavori sulla A3 materiali e servizi
In manette anche un sindacalista della Cgil. Sequestrate cinque imprese edili
REGGIO CALABRIA - Ci sono le mani della 'ndrangheta sull'autostrada Salerno-Reggio Calabria. Le cosche imponevano alle imprese impegnate nei lavori stradali di rivolgersi alle proprie aziende compiacenti per acquistare materiale e servizi. L'opera di infiltrazione si affiancava alle estorsioni vere e proprie applicate alle imprese che avevano regolarmente vinto le varie gare di appalto: un giro di "bustarelle" che raggiungeva le decine di milioni di euro.
La polizia di Reggio Calabria ha svelato il piano della 'ndrangheta: con l'accusa di associazione mafiosa ed estorsione, stati arrestati alcuni esponenti di vertice delle cosche reggine Piromalli di Gioia Tauro; Pesce di Rosarno; Condello di Reggio Calabria, e Longo di Polistena, strettamente collegate con il clan Mancuso di Vibo Valentia. In manette anche un delegato della Cgil che è stato subito sospeso dal sindacato: secondo l'accusa, è legato alla cosca Bellocco di Rosarno. Quarantatré sono gli indagati denunciati in stato di libertà; sequestrate cinque imprese edili compiacenti.
In particolare, la polizia di Reggio Calabria e la Direzione distrettuale antimafia hanno scoperto i meccanismi di penetrazione nella gestione degli appalti pubblici per le opere di ammodernamento nei tratti della Salerno-Reggio Calabria compresi tra gli svincoli di Rosarno e Gioia Tauro. "L'indagine - spiegano gli inquirenti - ha consentito di verificare l'esistenza di accordi intercorsi tra le più potenti cosche della 'ndrangheta, anche di province diverse da quella reggina, finalizzati alla spartizione dei proventi indebitamente acquisiti, attraverso l'imposizione di una percentuale sull'importo degli appalti e l'assegnazione dei conseguenti lavori ad imprese organiche ai clan in argomento".
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