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Risultati da 1 a 5 di 5
  1. #1
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    Predefinito Se parlano Pollari e Pio Pompa...

    Sostiene GLG che
    << la cosa migliore è consentire a Pollari di parlare senza tra i piedi il segreto di Stato; e consentirglielo prima di bere un caffè un po’ “adulterato”, di avere un incidente d’auto, di soffrire di depressione seguita da “suicidio”, ecc. Egli ha detto che “sente aria di regime”. E’ da tanto che si sente, ed un mezzo regime già c’è; adesso si sta cercando di mettere in piedi anche l’altra metà, ma non è operazione del tutto facile nonostante l’impegno della GFeID e dell’intero centrosinistra, con una “sponda” nei centristi del centrodestra. In ogni modo, prima che si riesca in questa operazione, sentiamo che cos’ha da dirci Pollari, che ha oltretutto sostenuto di poter rivelare i segreti fin dagli anni ottanta; quando era ancora in piedi il vecchio regime (Dc-Psi), prima della fine del socialismo reale, dell’Urss e dunque di “mani pulite”. Magari, si riuscirà ad avanzare qualche più precisa congettura su chi, come e perché ha voluto annientare tale regime, nel tentativo di crearne uno nuovo, centrato sui rinnegati del Pci: progetto ancora incompiuto per “colpa” di Berlusconi.>>.

  2. #2
    brescianofobo
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    Predefinito

    e mentre aspettiamo che gli agenti segreti Fininvest-P2-Cosanostra-Sismi-TronchettiProvera-Strozzino-GLG. ripartano con le loro cagate alla Igor Marini direi di lasciare parlare le carte che gli hanno trovato nei cassetti.

    Così il Sismi spiava giudici, giornalisti e Prodi: il dossier di Pompa




    È su Repubblica di giovedì che documenti e note autobiografiche scritte da Pio Pompa - l'uomo a capo di una struttura incaricata di controllare magistrati e giornalisti - sono trascritti nella loro interezza. Titolo: «Quei nemici da neutralizzare». Scrive Carlo Bonini, che ha pubblicato stralci dei dossier creati da Pio Pompa e che rivelano - secondo il giornalista di Repubblica - la strategia di "tutela" del governo di centrodestra, il programma politico di chi lo ispirava (vale a dire, l'ex numero uno del Sismi, Nicolò Pollari) fino «alla natura illegale e calunniosa del lavoro spionistico svolto dal Servizio».

    «È caduto un segreto - osserva Carlo Bonini - e l'archivio riservato di via nazionale, di cui Pompa era l'addetto, restituisce ciò che vi è stato custodito». Cioè "appunti" e "schede" creati nell'arco di cinque anni, dal 2001 al 2006 (quando al governo c'era il centrodestra) sul conto di magistrati, uomini politici di centrosinistra, giornalisti. «Il "domus" tecnico che ispirava il lavoro era sempre lui: il generale Nicolò Pollari».




    Giuristi europei sotto sorveglianza


    Da un documento del 3 agosto 2002 risulta che il Sismi spiava medel, organizzazione europea che raccoglie giuristi e magistrati. Nell'appunto di Pio Pompa sono elencati i contatti tra Medel e varie organizzazioni italiane - dal gruppo Abele all'Arci, da Carta ai testimoni di Geova - oltre ai nomi di molte persone impegnate in un progetto sull'immigrazione promosso dal comune di Venezia, di cui non si capisce quale possa essere l'interesse dei Servizi. Nel documento si illustra una presunta attività di questi giuristi attorno alla commissione d'inchiesta su Tangentopoli. E anche qui sono citati con nomi e cognomi personaggi come i magistrati Bruti Liberati, Livio Pepino, Ignazio Patrone, Giovanni Salvi, il vicepresidente del Senato Cesare Salvi, il segretario della Cgil Sergio Cofferati, il segretario del Fnsi Paolo Serventi Longhi. «In tale contesto, sarebbero emersi i seguenti orientamenti: adottare forme di pressione sul Presidente della Repubblica strumentalizzando anche una presunta volontà da parte del Governo di porlo in difficoltà attraverso il caso Telekom Serbia... appoggiare strenuamente il disegno, che farebbe capo al fronte antiriformista e al movimento venutosi a costituire intorno a Cofferati, teso a boicottare l'attività di Governo in attesa di eventuali esiti negativi delle vicende giudiziarie del Premier».
    Secondo i documenti, Pompa spia anche Emmanuel Barbe, un magistrato francese che lavora presso l'ambasciata di Francia in Italia e che ha funzioni di collegamento con il ministero della Giustizia italiano. Non si capisce a quale titolo barbe compare nel dossier del Sismi perché l'unica segnalazione che si fa a capo del magistrato francese sono incontri con personaggi pubblici alcuni dei quali tenuti sotto controllo dal Sismi.
    Infine, una scheda "velenosa" che riguarda il magistrato Domenico Gallo, ex deputato di Rifondazione comunista e membro di magistratura democratica che viene spiato per i suoi incontri e accusato «in particolare, è stato riferito che il magistrato in questione risulterebbe contiguo ad ambienti della sinistra eversiva sia a livello nazionale che internazionale e segnatamente con i "Carc", l'Eta basca, il movimento bolivariano di Evo Morales, l'Ezln del Subcomandante Marcos e con le Farc colombiane». Anche a Gallo si addebitano come fossero colpe contatti con i soliti nomi: da Sergio Cofferati a Cesare Salvi, da Paolo Mancuso a Papi Bronzini e - in più in generale - tutti i giudici di magistratura democratica.




    Telekom Serbia

    A conferma che la vicenda Telekom Serbia era stata fin dall'inizio concepita per colpire l'opposizione al governo Berlusconi, un'appunto del 26 luglio 2002 descrive con minuzia di particolari una presunta contromossa che si sarebbe realizzata come «esito di una serie di incontri e contatti intercorsi tra il Segretario generale del Quirinale, dr. Gaetano Gifuni, e i leaders Ds, Piero Fassino e Massimo D'Alema. Tali incontri, sollecitati fortemente anche da Lamberto Dini, avrebbero avuto come finalità la definizione di una strategia tesa a tutelare il Presidente della Repubblica e alcuni uomini politici dalle vicende che potrebbe assumere la vicenda Telekom Serbia».



    La sorveglianza sui giornalisti italiani e stranieri

    Nel gennaio 2003 Pompa chiama in causa giornalisti italiani e stranieri a proposito di presunti attacchi fatti a Berlusconi. «Si è avuta notizia che, sui recenti attacchi portati da alcune testate giornalistiche, avrebbero essenzialmente interagito. Il nutrito gruppo di giornalisti e "giuristi" militanti raccolto intorno alla "Voce della Campania" diretta da Andrea Cinquegrani e Rita Pennarola; Michele Santoro; Giuseppe Giulietti; Paolo Serventi Longhi; Ignazio Patrone; Sandro Ruotolo e Giulietto Chiesa; il presidente della stampa estera in Italia Eric Jozsef, corrispondente del giornale francese "Liberation", autore di durissimi articoli contro il governo italiano ripresi e diffusi ad opera del magistrato belga Marie Anne Swartenbroeks».
    Nello stesso documento viene anche segnalato con toni "criminalizzanti" Piercie Allum, uno studioso inglese esperto di problemi italiani famoso per avere scritto una importante analisi dei rapporti su potere e politica a Napoli. Ad Allum Pollari imputa nientemeno che essere punto di riferimento per giornalista inglesi come The Guardian, The Economist e il Financial Times. Pompa insinua inoltre il sospetto che Allum «godrebbe di solidi legami con ambiti del fondamentalismo islamico napoletano, fungendo anche da collegamento con quelli attivi in Gran Bretagna».




    La candidatura di Romano Prodi

    Ovviamente all'ossessione di tenere tutti sotto controllo non poteva sfuggire Romano Prodi, sul quale viene redatto un appunto su una sua attività probabilmente segretissima: quella di volersi candidare alle elezioni politiche del 2006. «Ambiti bene informati hanno fornito indicazioni secondo cui la palese entrata in campo politico dell'attuale Presidente della Commissione Europea, tra l'altro sancita dalla recente diffusione di un vero e proprio documento programmatico titolato "Europa: il sogno e le scelte" avrebbe determinato negli ambienti dell'Unione Europea e in diversi Paesi membri forti reazioni contrarie che starebbero per sfociare in un clamoroso caso di incompatibilità.
    «In particolare sembra che il caso in questione sia stato sollevato e fatto proprio, in punto di principio, dagli stessi organismi della Ue, nonché da diversi gruppi politici del Parlamento europeo. Tant'è che la eco mediatica suscitata dalla vicenda starebbe per assumere risvolti clamorosi soprattutto sulla stampa estera mentre in Italia verrebbe trattata con scarsa attenzione destando non poca meraviglia nel resto dell'Europa».

  3. #3
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    GLG smonta con un suo magistrale intervento l' offensiva dei servizi deviati del brunik, del Pompa e de la gnocca de la Brambilona, facendoci capire che cosa sta veramente succedendo.

    << E’ stato da poco fatto scendere in campo Veltroni; e fino a quando il "gallo" a lui contrario, D’Alema, non ha accettato di riconoscerlo come "il Primo", "baffino" è stato ammorbidito con intercettazioni varie (e ormai famose). Adesso, quella partita è accantonata (non chiusa, non si sa mai; D’Alema è uno che non si arrende, trama sempre sott’acqua), e si è riaperta quella contro Berlusca per gli spionaggi dei servizi segreti. Sintomo che più chiaro non si può: è l’Udeur ad aver chiesto una commissione d’inchiesta parlamentare su questi fatti; ed è stato proposto come suo presidente Casini. Si può essere più scoperti, e nel contempo arroganti e sicuri di farla franca, di così? Mastella e Casini si "parlano" spesso, lo sanno anche i sassi. L’operazione centrista ha bisogno di loro; nel suo versante politico (perché i veri ispiratori stanno nella GFeID) questi due personaggi sono fra i maggiori sostenitori della stessa, vera espressione della massima putrefazione dello spirito democristiano.>>.

  4. #4
    brescianofobo
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    mentre le pugnette dell'agente segreto Strozzino GLG continuano imperterrite, scopriamo che il collega Agente Bertulla per le sue di pugnette antiprodiane aveva preso 30mila euro dai poteri forti Finivnest-P2-CosaNostra-GuardiadiFinanza-TronchettiProvera



    ROMA - "Se fosse vero...". Si sente ripetere in queste ore, soprattutto nel centro-destra, che l'affare Pompa-Pollari e il lavoro condotto dal Sismi nell'archivio di via Nazionale è, a ben vedere, vicenda "opinabile". Perché "non esistono responsabilità accertate", perché "è ancora tutta da dimostrare" la natura illecita dell'attività svolta dal Servizio. Le cose non stanno esattamente così almeno da cinque mesi. Perché almeno in un significativo segmento di questa storia, il comportamento illecito dell'ex direttore del Servizio Nicolò Pollari e del suo "orecchio" Pio Pompa è documentato da una sentenza pronunciata a Milano e ormai passata in giudicato. Un provvedimento nelle cui motivazioni è possibile fare qualche "scoperta".

    I fatti. Nell'assoluto disinteresse del Parlamento, il 16 febbraio scorso, a Milano, Renato Farina, giornalista professionista, già vicedirettore del quotidiano "Libero", si riconosce responsabile del reato di favoreggiamento e patteggia dinanzi al giudice dell'udienza preliminare Caterina Interlandi sei mesi di reclusione convertiti in 6.840 euro di semplice sanzione amministrativa. La storia è nota. Alle 17,40 del 22 maggio del 2006, Farina, "fonte Betulla", si presenta nell'ufficio dei procuratori aggiunti di Milano Armando Spataro e Ferdinando Pomarici per sollecitare risposte sul caso Abu Omar. Che non devono trovare spazio in un articolo di cronaca o in un commento, ma in un appunto riservato che Nicolò Pollari e Pio Pompa attendono a Roma per anticipare le verosimili mosse istruttorie della Procura della Repubblica a carico di funzionari del Servizio indagati per il sequestro dell'imam egiziano.

    Il 16 febbraio di quest'anno, dunque, con comprensibile scelta difensiva, Farina decide di sottrarsi alla ribalta e ai rischi del processo che si va ad aprire a Milano a carico di Pollari e altri funzionari del Servizio per sequestro di persona, negoziando una sanzione amministrativa che non soltanto gli risparmia la macchia di una condanna penale, ma che nel suo importo pecuniario, per altro, non arriva neppure a pareggiare gli importi che gli sono stati liquidati dal Sismi, così come documentati da tre ricevute firmate "Betulla" trovate nella cassaforte di via Nazionale (8 mila euro). La cosa dovrebbe morire lì.

    Ma, la mossa di Farina inguaia i suoi ex datori di lavoro di Forte Braschi. Il 7 marzo, nel depositare le motivazioni della sentenza, il gup Interlandi consegna infatti l'ex direttore del Servizio Nicolò Pollari e Pio Pompa a una incontrovertibile responsabilità per aver violato la legge istitutiva dei Servizi segreti (la 801 del 1977), lì dove fa espresso divieto di "reclutare giornalisti professionisti". E la lettura del provvedimento riserva qualche significativa sorpresa.

    Annota il gup di Milano come a carico di Farina (e dunque di Pollari e Pompa) la prova è "piena". La sorreggono "l'esito delle intercettazioni a carico delle utenze di Pio Pompa"; "il materiale sequestrato in via Nazionale" (le ricevute di pagamento, l'appunto redatto dallo stesso Farina a beneficio del Sismi in cui si da conto del colloquio con i procuratori Spataro e Pomarici); le "dichiarazioni di Pio Pompa"; le "dichiarazioni dello stesso Farina".

    Già "nell'interrogatorio del 7 luglio 2006 - scrive il giudice nella sua sentenza - Farina ha ammesso in parte i fatti che gli sono stati contestati". Se è vero infatti che ha insistentemente negato "di aver voluto aiutare persone indagate", è altrettanto vero che inchioda Pollari e Pompa a responsabilità rilevanti.

    Si legge: "Farina ha ammesso il proprio interessamento alle indagini sul sequestro"; "Farina ha ammesso di aver ricevuto complessivamente dal Sismi circa 30 mila euro", ben oltre, dunque, gli 8 mila euro documentati dalle tre ricevute; "Farina ha ammesso di aver ricevuto pressioni da parte di Pompa e di Pollari" per ottenere notizie sull'indagine Abu Omar. Ma non pettegolezzi da corridoio di Procura. Roba più seria. Per dirne una, "la fotocopia di un'informativa del Ros dei carabinieri su Abu Omar" (documento poi ritrovato in via Nazionale).

    "Pressioni da Pollari e da Pompa". La circostanza non è né secondaria, né superflua. Del resto, tra le carte su cui la sentenza si fonda, è sufficiente rileggere il passaggio della conversazione telefonica intercettata alle 13.26 del 22 maggio 2006, proprio tra Pollari e Pompa.
    Pompa: "Direttore, Betulla si incontra alle 17 con il titolare di Milano. E' una cosa importante".
    Pollari: "Perché?".
    Pompa: "Si incontra oggi perché gli ha accordato di vederlo sulla questione famosa. Dopo ci risentiamo, in modo che gli ponga pure qualche domanda che ci può essere utile".
    Pollari: "Sì, ma lui sa cosa dire?".
    Pompa: "Sa cosa dire, ma è il caso che ripassi la lezione insieme a noi".
    La sera del 22 maggio 2006, Farina si mette al computer per redigere l'appunto destinato a Pompa e Pollari. Riferisce il dettaglio del suo colloquio con i magistrati. Conclude con una significativa annotazione personale: "Il dialogo è stato durissimo. A momenti ho avuto l'impressione che volessero intimidirmi, ma ho retto e li ho messi nell'angolo sulla Procura. (...) E' stata una prova molto molto dura".

    I documenti su cui il gup Caterina Interlandi ha assunto e motivato la sua sentenza non sono più segreti da tempo. Sono a disposizione del Parlamento (che ne fece richiesta con il Copaco alla Procura di Milano) dall'ottobre dello scorso anno.


    (10 luglio 2007)

  5. #5
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    Citazione Originariamente Scritto da brunik Visualizza Messaggio
    utenze di Pio Pompa gup gup

    Mi',
    mentre che te brunik in combutta col Pio Pompa fate il servissio segreto deviato a quela gran gnocca de la Brambilona, GLG scopre un marchingegno inventato da TPS e dal presunto Accademico di Harvard per spillare un altro po' di quattrini al Cittadino lavoratore onesto e la faccenda rimbalza sul livello nazionale. Leggere per credere:

    << Spesso la realtà supera la fantasia. E forse neanche il più accanito detrattore di Tommaso Padoa-Schioppa si sarebbe aspettato l'ultima trappola architettata dal ministro dell'Economia per fare cassa.
    Si tratta di un decreto legge poco conosciuto, il numero 45 del 7 marzo 2007, con cui si decide l'iscrizione "di diritto" dei pensionati che godono di trattamento Inpdap, l'Istituto di previdenza del pubblico impiego, e dei dipendenti pubblici e pensionati di enti e amministrazioni pubbliche iscritti ai fini pensionistici presso altri enti o gestioni previdenziali (come l'Inps), al Fondo gestione unitaria delle prestazioni creditizie e sociali dell'Inpdap stesso. Il che comporta un nuovo contributo di solidarietà, soggetto a un’aliquota dello 0,15 dell'ammontare lordo della pensione e allo 0,35 della retribuzione lorda, che chi appartiene a queste due categorie deve versare all'ente.
    L'iscrizione alla gestione unitaria, e quindi il pagamento mensile dell'obolo, sono facoltativi. In realtà, più in teoria che in pratica, perché chi non ne voglia sapere è tenuto a comunicare la recessione entro ottobre 2007, per iscritto, tramite una raccomandata con ricevuta di ritorno alla sede provinciale Inpdap in cui presenta il 730. In caso contrario, scatterà il famigerato meccanismo del silenzio-assenso. E il prelievo, che viene effettuato dallo scorso mese di maggio con trattenuta automatica e trasferito a un fondo per le prestazioni creditizie agevolate erogate dall'istituto (piccoli prestiti, prestiti pluriennali e prestiti pluriennali garantiti), a beneficio di lavoratori e pensionati ad esso aderenti, diventerà definitivo.
    Ecco spiegato come mai il governo abbia emesso questo decreto senza fare troppo rumore, e neanche dall’Inpdap sia giunta alcuna comunicazione ai soggetti interessati. E non è un caso che, tra i sindacati del settore, ci sia chi evoca con irritazione un’analogia con la recente vicenda legata al Tfr, su cui però c'è stata, ma non poteva essere diversamente, ben altra informazione. Va detto che per i lavoratori statali iscritti all'Inpdap il contributo dello 0,35 esiste già, ed è obbligatorio: è segnato sulla busta paga, alla voce "fondo credito".
    Ma con la piccola cifra che si ottiene da ciascuno di coloro ai quali si è esteso l'esborso, considerando quanto è vasta la platea di impiegati e pensionati statali, se il progetto va in porto il ministero di via XX Settembre finirà per incamerare un secondo tesoretto.
    Tesoretto di cui è lecito dubitare che sarà utilizzato per lo scopo dichiarato dal ministero. Quei soldi, infatti, non servono ai dipendenti pubblici iscritti ad esempio all'Inps e lontani dalla pensione, che possono già accedere a prestiti e mutui di natura assistenziale garantiti da quest'ente. Né a quelli prossimi all'età pensionabile che non intendono usufruire di prestiti dopo la pensione o che non vogliono prorogare prestiti già in essere, perché potrebbero incidere sulla liquidazione. Chi ha intenzione di mandare la raccomandata, può scaricare il modulo per la rinuncia all'iscrizione al Fondo sul sito della Federazione lavori pubblici e pubbliche funzioni.>>.

 

 

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