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    Predefinito Marcello Veneziani 09-03-10

    M. Veneziani, da "Il Giornale.it", martedì 09-03-10

    L’opposizione in Italia ha trovato finalmente il suo leader, acclamato dai magistrati: è la custode del Pantheon che ha interrotto domenica scorsa un concerto affollato nel solenne monumento romano perché aveva sforato di quattro minuti sull’orario previsto. Alle 18 si chiude, non c’è Cristo che tenga, fuori Bach, Mozart e tutti i cittadini spettatori. La gente protestava per il concerto e per lo sconcerto, ma la regola è ferrea. I cittadini vengono evacuati dal Pantheon. Chi se ne frega di loro e dei musicisti, l’importante è salvare il regolamento, e magari l’appuntamento privato della custode. A Roma, si sa, la vita funziona come un orologio svizzero e chi sgarra va fuori. Dura lex romana.
    Questo piccolo fatto di cronaca, realmente accaduto, è la parabola più efficace per riassumere l’indignazione dell’opposizione sul decreto interpretativo del governo e poi sulla firma apposta da Napolitano per sanare la grottesca vicenda delle liste escluse. C’è chi nel nome del regolamento vorrebbe cancellare la trascurabile maggioranza degli italiani e il reale diritto dei cittadini a scegliere chi vogliono al governo delle loro regioni. C’è chi si rifugia in fumose soluzioni politiche mai precisate, pur di condannare il tentativo disperato e necessario di far coincidere la cornice della democrazia con il contenuto. Insomma, c’è chi, nel nome del regolamento, esporrebbe in galleria la cornice ma lascerebbe fuori l’opera del Caravaggio perché risultata non conforme alle regole del museo della democrazia. La democrazia ridotta a museo di cornici vuote.
    La vicenda romano-lombarda non è bella, anzi è sconfortante. Il dilettantismo, l’incuria, l’inadeguatezza sono un problema vero. Però vorrei dire due cose elementari. La prima è che non vorremmo mai scegliere tra democrazia formale e democrazia sostanziale, ma quando il caso, il destino, l’idiozia - chiamatela come volete - ci pongono davanti a questa scelta tra i cittadini e la matita per scrivere i voti, preferisco i cittadini alla matita. Non si può barattare la democrazia per un panino, quello di Milioni; e non si possono buttare a mare quattro milioni di cittadini veri nel nome di quattro firme false. Il diritto non esiste fuori dall’uomo, se la giustizia non serve agli uomini ma alle regole, non è giustizia ma tirannia del dettaglio, democrazia farisea, formalismo senza vita. Quando sento Tonino Di Pietro che chiama alle armi gridando alla dittatura per via di questo decreto, scorgo con orrore la sua idea della democrazia: non contano le persone, i popoli, la realtà e la sovranità dei cittadini, ma la legge, che è vigente anche senza di loro, nonostante loro. A prescindere. Se per un refuso di trascrizione la norma prescrive che la legge è uguale per tetti, Di Pietro premier fa abbattere tutti i palazzi privi di tetti. L’importante è rispettare la legge e l’ordinanza del magistrato; tanto peggio per la realtà. Mi ricorda le barzellette sui carabinieri, come quella dei due appuntati che al casello stavano piegati per terra con un cucchiaio, spiegando che l’ordine ricevuto diceva di imboccare l’autostrada...
    La seconda considerazione non detta ma sottintesa è che gli errori alla presentazione delle liste, le irregolarità, i timbri sbagliati e i simboli non conformi, i ritardi e perfino le firme di morti, ci sono sempre stati e ciascuno di noi ha memoria di storie, scaramucce, proteste e confidenze. Da ogni versante politico. Ma solo ora quelle irregolarità sono venute allo scoperto e sono state punite. Non dirò nemmeno che ciò accade per colpire una parte politica, non alimento vittimismi di parte e arrivo a dire che chi sbaglia in questo modo non ha diritto poi a fare la vittima. Perché questa volta la vera vittima che ha il diritto di sentirsi tale non è la nomenklatura di un partito, i suoi funzionari, ma il popolo italiano, i cittadini; e solo per questo si doveva rimediare al pasticcio.
    Si, è brutto il precedente che si è creato, e non incoraggia certo al rispetto della legalità i cittadini. Ma la vita, la realtà, è fatta di paragoni tra mali minori e maggiori. Sarebbe stato meglio il contrario, ovvero negare agli italiani tutti e alla loro maggioranza, il diritto di votare per chi vogliono, solo per un errore formale; che effetto devastante avrebbe avuto sul Paese e sulla democrazia? E la spirale dei ricorsi dove sarebbe finita, a far governare il partito della pagnotta? Non c’è bisogno di essere lettori di Carl Schmitt e di preferire il suo decisionismo al normativismo di Kelsen, per dirlo. Basta essere la casalinga di Voghera per capirlo. Si chiama buon senso, senso comune della realtà.
    Vi immaginate Papa Giulio II che fa cancellare il giudizio universale sulla Cappella Sistina perché Michelangelo ha usato colori non conformi alle norme igieniche della Santa Sede? Vi immaginate De Gasperi che viene respinto a Washington e gli viene negato il Piano Marshall di aiuti per l’Italia perché il suo volo da Roma arriva in ritardo? Vi immaginate Obama che non viene candidato negli Stati Uniti perché il funzionario che doveva depositare al distretto la sua candidatura si è fermato a mangiarsi un panino?
    A questo proposito, si dovrebbe scrivere un trattato sul rapporto tra democrazia e pagnotta, sull’onda del caso Milioni. Il partito della pagnotta era un modo di dire, dal dopoguerra in poi, per indicare la prevalenza degli interessi personali e immediati sull’interesse pubblico. Ma l’unico precedente di incidente elettorale per un panino lo ricordo da bambino al mio paese. Un rappresentante di lista monarchico, onesto e credente nel Re, Peppino De Toma, venne sorpreso fuori dal seggio a sfilare la mortadella del panino destinato agli scrutatori e a calarsela in bocca dall’alto con atto libidinoso. Ne nacque un diverbio ideologico-alimentare che rischiò di far saltare il rispetto delle procedure nel seggio. Il povero Peppino visse l’unico abuso d’ufficio della sua vita, l’unico episodio di corruzione intercettato in flagrante, come la vergogna della sua vita; un peccato mortale contro la legge, anzi di più, contro la Regina e il Re in esilio (avesse visto Emanuele Filiberto, sarebbe passato alla repubblica e all’anarchia della mortadella). Ma se fosse accaduto oggi, avrebbero chiesto di invalidare le elezioni per attentato alla serenità degli scrutatori e dunque alla regolarità dello spoglio elettorale. Allora si preferì invece una soluzione più semplice, commissionare altri panini con la mortadella. La democrazia fu salva, a prezzo di un etto di mortadella.

  2. #2
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    Predefinito Rif: Marcello Veneziani 09-03-10

    Citazione Originariamente Scritto da vanni fucci Visualizza Messaggio
    M. Veneziani, da "Il Giornale.it", martedì 09-03-10
    Un'altra voce perfettamente all'interno del coro.

  3. #3
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    Predefinito Rif: Marcello Veneziani 09-03-10

    una volta la cultura, una volta i ''diritti della democrazia'', una volta i panini ...

    l'unica vera rivoluzionaria qui è certamente la custode del pantheon... una lavoratrice, proprio l'ultimo anello, che si ribella in un mondo che dice ''sì, ma tanto ...''
    Ultima modifica di arba; 09-03-10 alle 13:05

  4. #4
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    Predefinito Rif: Marcello Veneziani 09-03-10

    Citazione Originariamente Scritto da arba Visualizza Messaggio
    una volta la cultura, una volta i ''diritti della democrazia'', una volta i panini ...

    l'unica vera rivoluzionaria qui è certamente la custode del pantheon... una lavoratrice, proprio l'ultimo anello, che si ribella in un mondo che dice ''sì, ma tanto ...''
    Ubi maior, minor cessat.
    Quello di Veneziani cmq è un paragone che non sta ne in cielo, ne in terra.
    Un ' artista è lecito che sfori.
    La prassi giuridica, no.
    Poi ci sono altri mille motivi che riguardano la presentazione delle liste (sostanzialmente uno. Chi ha il coltello dalla parte del manico, decide) ma onestamente si sta arrampicando sugli specchi.

  5. #5
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    Predefinito Rif: Marcello Veneziani 09-03-10

    Citazione Originariamente Scritto da Ras Visualizza Messaggio
    Ubi maior, minor cessat.
    Quello di Veneziani cmq è un paragone che non sta ne in cielo, ne in terra.
    Un ' artista è lecito che sfori.
    La prassi giuridica, no.
    Poi ci sono altri mille motivi che riguardano la presentazione delle liste (sostanzialmente uno. Chi ha il coltello dalla parte del manico, decide) ma onestamente si sta arrampicando sugli specchi.
    un'artista è lecito che sfori? No, non sono d'accordo. sarebbe come dire che gli artisti sono privilegiati rispetto agli altri mortali? ma manco per sogno. in più il concerto avrebbe dovuto finire alle 17 ... e poi comunque hai ragione: i paragoni di veneziani erano solo per riempire di parole un articolo...
    Ultima modifica di arba; 09-03-10 alle 13:11

  6. #6
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    Predefinito Rif: Marcello Veneziani 09-03-10

    Citazione Originariamente Scritto da arba Visualizza Messaggio
    un'artista è lecito che sfori? No, non sono d'accordo. sarebbe come dire che gli artisti sono privilegiati rispetto agli altri mortali? ma manco per sogno. in più il concerto avrebbe dovuto finire alle 17 ... e poi comunque hai ragione: i paragoni di veneziani erano solo per riempire di parole un articolo...
    Non ho detto che sia lecito nel senso "l'artista può fare il cazzo che gli pare" (ho usato un termine fraintendibile, è vero) , quanto , oggettivamente una performance artistica non è sempre prevedibile, stante proprio la sua natura eclettica.
    Il problema è che questo al massimo riguarda artista e pubblico e diretti coinvolti (la custode del Pantheon) che sono tra loro vincolati e non riguarda ulteriori soggetti terzi.
    Viceversa e l'ambito giudiziario e l'ambito politico, non riguarda solo i diretti coinvolti in tal disputa, ma 60 milioni di Italiani, in linea astratta.

  7. #7
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    Citazione Originariamente Scritto da arba Visualizza Messaggio
    un'artista è lecito che sfori? No, non sono d'accordo. sarebbe come dire che gli artisti sono privilegiati rispetto agli altri mortali? ma manco per sogno. in più il concerto avrebbe dovuto finire alle 17 ... e poi comunque hai ragione: i paragoni di veneziani erano solo per riempire di parole un articolo...

    Questi non sono quelli che vengono cacciati fuori a concerto non ancora finito, questi sono quelli che rompono le scatole perché vogliono entrare ed uscire durante l’esecuzione a loro comodo, fregandosene del fatto che ciò che può essere lecito a loro dovrebbe esserlo a tutti, altro che balle!
    Il comportamento della custode del Pantheon è solo uno degli effetti, una copia minuta del contegno sciagurato dei politici, i quali, invece di essere un modello, pongono sempre i propri diritti davanti alle esigenze degli italiani, senza mai sentire il sacrosanto dovere di essere integerrimi, incorruttibili, al servizio del proprio mandato.
    Ma davvero si può credere che, oggi in Italia, impedire ad una lista politica sia pure una delle più importanti di presentarsi - e ciò, si badi bene, perché da sola si è messa fuori dalle regole - sia un fatto che lede i diritti degli italiani e non la sola nomenklatura?
    Si può davvero credere che non poter votare il tal partito oggi in Italia sia contro la democrazia sostanziale?
    O credere che la mancata presentazione di una lista del premier riduca la democrazia ad un museo di cornici vuote?
    Che da quel museo - perché quella è la metafora – si vogliano tener fuori le tele di Caravaggio?
    Ma si guardi bene! Che in quel museo i quadri ci sono, e troppi, e non sono di Caravaggio, ma di un pittore senza scuola, della domenica, croste senza alcun valore.
    Ma davvero ci si può domandare senza ironia: “Se la maggioranza non può votare il partito che crede, quale sarà l’effetto devastante sul paese e sulla democrazia?”
    Oppure, ancora, si può davvero pensare che negare la presentazione di una lista elettorale sia come impedire – e qui veramente il paragone sfiora il ridicolo – a Michelangelo di dipingere la Cappella Sistina?

    Si tratta di domande retoriche e chi le legge lo sa bene. C’è qualcosa di velato, camerati, che va oltre le parole e che presiede quanto da M.V. scritto. E noi lo abbiamo intuito: si chiama, come già accennato, sottile ironia, finissimo sarcasmo.
    E perciò, insistendo con la similitudine, osserviamo l’indice divino di quel sacro affresco dissolversi.
    E Dio che si copre il volto con la mano perché non vuole che si veda che si sta sganasciando dalle risate.

  8. #8
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    Predefinito Rif: Marcello Veneziani 09-03-10

    Citazione Originariamente Scritto da vanni fucci Visualizza Messaggio
    L’opposizione in Italia ha trovato finalmente il suo leader, acclamato dai magistrati: è la custode del Pantheon che ha interrotto domenica scorsa un concerto affollato nel solenne monumento romano perché aveva sforato di quattro minuti sull’orario previsto. Alle 18 si chiude...
    Quando c'era lei...

 

 

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