Assassinato dalla mafia a Palermo il 19 luglio 1992. Con lui muoiono gli agenti della sua scorta Agostino Catalano, Walter Eddie Cusina, Emanuela Loi, Vincenzo Li Muli, Claudio Traina
Assassinato dalla mafia a Palermo il 19 luglio 1992. Con lui muoiono gli agenti della sua scorta Agostino Catalano, Walter Eddie Cusina, Emanuela Loi, Vincenzo Li Muli, Claudio Traina
onore a loro!
Onore a tutti loro!
Presenti!
« Chi ha paura muore tutti i giorni, chi non ne ha una volta sola. »
(Paolo Borsellino)
Collabora a Wikiquote
« La lotta alla mafia dev'essere innanzitutto un movimento culturale che abitui tutti a sentire la bellezza del fresco profumo della libertà che si oppone al puzzo del compromesso morale, dell'indifferenza, della contiguità e quindi della complicità. »
(Paolo Borsellino)
Borsellino nasce a Palermo il 19/1/1940. La famiglia vive e vivrà in un quartiere borghese di Palermo: la Magione. Borsellino è molto attaccato a questo quartiere dove ha trascorso tutta la giovinezza. Ambedue i genitori erano farmacisti.
Al momento dello sbarco degli alleati in Sicilia la madre di Borsellino vieta ai figli di accettare qualsiasi dono dai soldati americani. "La Patria è sconfitta, i sacrifici sono stati inutili, non c’è da essere felici..." è una delle frasi della madre di Borsellino in quel momento. Queste vicende e i racconti di "Zio Ciccio", reduce della Campagna d’Africa, gli suscitano curiosità sulle vicende del periodo fascista, di cui la sua famiglia è stata protagonista.
Anche il rapporto con i figli è molto forte. Cerca di proteggerli dalla realtà che è intorno a lui e, nello stesso tempo, di trasmettergli il proprio modo di essere e di agire.
Un episodio per comprendere la fatica e la difficoltà di questo rapporto lo si può trovare nel momento in cui, in piena attività antimafia, Borsellino viene trasferito con Falcone sull’isola dell’Asinara per motivi di sicurezza. Fiammetta, figlia di Borsellino, sta male, viene allontanata dall’isola è malata di anoressia. La veglia la notte e cerca di aiutarla in tutti i modi. Per tutta la sua esistenza quel senso di protezione, quel senso di colpa per aver provocato problemi così grandi alla sua famiglia e, soprattutto, la volontà di stare vicino a sua figlia non lo abbandoneranno mai.
L'Università
Dopo avere frequentato il Liceo classico "Meli" si iscrive alla facoltà di giurisprudenza di Palermo. All’Università, nel 1959 Borsellino si iscrive all’organizzazione FUAN Fanalino. Membro dell’esecutivo provinciale, delegato al congresso provinciale, viene eletto come rappresentante studentesco nella lista del Fuan Fanalino. In questi anni l’attività politica lo prende molto e riesce a conciliare politica e studio senza grossi problemi.
Il 27 giugno 1962, all'età di appena 22 anni, Borsellino si laurea con 110 e lode e, pochi giorni dopo, subisce la perdita del padre. Ora è affidato a lui il compito di provvedere alla famiglia. Si impegna con l’ordine dei farmacisti a tenere la farmacia del padre fino al conseguimento della laurea in farmacia di sua sorella. Tra piccoli lavoretti e le ripetizioni Borsellino studia per superare il concorso in magistratura. Ci riesce nel 1963.
Fare il magistrato a Palermo ha un senso profondo, non è una professione qualunque. L’amore per la sua terra, per la giustizia gli danno quella spinta interiore che lo porta a diventare magistrato senza trascurare i doveri verso la sua famiglia.
Onore a Paolo Borsellino e agli agenti Agostino Catalano, Walter Eddie Cusina, Emanuela Loi, Vincenzo Li Muli, Claudio Traina.
Borsellino, nuova pista per la strage di via D'Amelio. Indagine sui servizi deviati
via D'Amelio
via D'Amelio
Chiavi mafia
A pochi giorni dal 15° anniversario dalla strage di via D'Amelio, in cui morirono il giudice Paolo Borsellino e 5 agenti della scorta, la Procura di Caltanissetta ha aperto un nuovo fascicolo per scoprire se persone legate agli apparati deviati dei servizi segreti abbiano ricoperto un ruolo nella strage. L'inchiesta sui mandanti occulti è coordinata dal procuratore aggiunto di Caltanissetta Renato Di Natale.
Gli investigatori starebbero valutando la documentazione acquisita nei giorni scorsi dalla Procura di Palermo, accentrando la loro attenzione sul telecomando impiegato, si pensa, dagli attentatori. Al telecomando è collegato un imprenditore palermitano.
Un altro tassello di questa pista nell'inchiesta è la "presenza anomala" di un poliziotto in via D'Amelio subito dopo l'esplosione. L'agente, identificato dai pm, prima della strage prestava servizio a Palermo ma nella primavera inoltrata del '92 venne trasferito d'ufficio a Firenze perché da un'intercettazione telefonica era emerso che avrebbe riferito a terzi i nomi di alcuni poliziotti che indagavano su un traffico di droga a Palermo.
I processi che si sono svolti hanno condannato gli esecutori materiali della strage, ma nulla si è mai saputo su chi ha premuto il pulsante che ha fatto saltare in aria Borsellino e gli agenti di scorta.
C'erano anni in cui le persone oneste che facevano il proprio lavoro finivano crivellate dentro una macchina o saltavano in aria.
Solitamente non ho simpatia per gli uomini di stato, ma per chi ha sacrificato la propria vita per lottare contro la mafia massimo rispetto.
Ho sentito al TG regionale, nuova pista sull'attentato, c'entra il SISMI forse