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    Unhappy Regionali Piemonte 2010.

    Renzo Rabellino, il mago delle liste civetta
    pubblicato da Christian De Mattia – orientamento politico:
    categorie: Campagna elettorale Regionali 2010

    Mentre impazza il caos sulle liste elettorali, tra firme false, non autenticate, timbri mancanti, ritardi ecc c’è un fuoriclasse della furbizia italica che a ogni appuntamento elettorale dà ampio sfoggio delle proprie capacità inventive nel presentarsi alle elezioni.

    Parliamo di Renzo Rabellino, il mago delle liste civetta. Segretario della lista No Euro, candidato premier nel 2008 alla guida del partito Grilli Parlanti, candidato governatore del Piemonte alle prossime regionali. Nel 1990 fu eletto al Consiglio Regionale piemontese con la Lega Nord dal quale fu espulso 3 anni dopo. Da quel momento ha incominciato a sfornare liste elettorali, una dopo l’altra. Liste civetta il più delle volte.

    Ci riprova alla grande anche questa volta. Senza alcun problema ha costruito una serie di liste a suo sostegno con una strategia elettorale che punta tutto sulla confusione di nomi e simboli. Per esempio presenta una lista Cota che però nulla ha a vedere con il candidato leghista per il Centrodestra Roberto Cota: è legata all’emerita sconosciuta Nadia Cota che sostiene appunto Rabellino. Insomma una lista palesemente intenzionata a giovarsi degli errori degli elettori confusi dal nome sul simbolo. Non mancheranno poi la lista Lega Padana-Piemont che strategicamente punta a levare voti alla Lega Nord e No Euro-Lista del Grillo che vuole rubare consensi al Movimento Cinque Stelle di Grillo (che tra l’altro si presenta in regione con il candidato Davide Bono).

    Fonte: polisblog

  2. #2
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    Predefinito Rif: Regionali Piemonte 2010.

    Parassita.

  3. #3
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    Predefinito Rif: Regionali Piemonte 2010.

    scusate: 4 - 5 liste? = + di 40mila firme?

    non si può chiedere una qualche perizia come i radiculi hanno fatto con quelle pidielline?

    figuratevi cosa salterà fuori... con tutte quelle firme raccolte...

  4. #4
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    Angry Rif: Regionali Piemonte 2010.

    Fonte: www3.lastampa.it/torino/sezioni/politica/articolo/lstp/153472/

    Il Tar decide giovedì sul ricorso della Lega
    ALESSANDRO MONDO
    TORINO
    Ce n’è per Mercedes Bresso - «vuole ricorrere contro il decreto salvaliste, la pensa come Antonio Di Pietro - e per Renzo Rabellino, accusato di aver messo in piedi «liste patacca» per ingannare gli elettori a danno di Pdl e Lega. Anzi: la gran parte della conferenza stampa convocata ieri da uno sdegnato Roberto Cota è stata dedicata proprio al leader del Terzo Polo, responsabile di «una schifezza» che rischia di falsare la partita nella fase più delicata. Giovedì il Tar si pronuncerà sul ricorso presentato dalla Lega, tramite l’avvocato Luca Procacci, contro le «liste truffa»: Cota-Pdl e Lega Padana. La prima delle quali, esclusa in prima battuta dal Tribunale, è stata riammessa con un simbolo diverso «che però è anche peggio dell’originale».

    Da qui il nuovo ricorso al Tar, accompagnato da un esposto in Procura. Nell’attesa, Cota dà fuoco alle polveri: «Alcune firme sono false, poi abbiamo segnalato alla Procura nomi di persone che sostengono di non aver mai firmato». Alcune se le è portate appresso come prova. E’ il caso di Alberto Cervetti, segretario della sezione della Lega Nord di San Mauro. Insieme a lui, ecco Carlo Pavone - fratello di Rita e da tempo vicino al Carroccio - ma anche Giulia Zanon, Laura Peiretti. E Luciana Littizzetto. Il suo nome, insieme a tanti altri, compare in entrambe le liste contestate.

    Possibile? «So soltanto che i dati anagrafici corrispondono», allarga le braccia Stefano Allasia, il segretario provinciale del Carroccio. Rabellino, al quale ieri saranno fischiate le orecchie, conferma: «E’ vero, anche Littizzetto ha firmato per noi». Quando? «A inizio dicembre, davanti alla tabaccheria della Gran Madre». Per cosa? «Per varie questioni, tra cui il sostegno alla lista». L’interessata smentisce seccamente: «Non ho firmato per nessuno, tanto meno per lui. Visto che ci sono già tanti pasticci nelle liste, vorrei non entrare in ulteriori casini. Rabellino abitava due piani sopra di me quando stavo con i miei genitori. Ma che vuol dire? Mi sembra tutto paradossale». Rabellino ribadisce il punto - «certo che ha firmato» - e lancia a Cota il guanto di sfida: «Firme false? Liste-civetta? E’ tutto regolare. Facciano pure denuncia in Procura».

    Quelli che ieri hanno accettato l’invito di Cota, ammettono di aver firmato ai banchetti sui temi diversi - abolizione del canone Rai, eliminazione delle strisce blu, l’innalzamento dell’argine del Po a San Mauro - ma non a sostegno delle liste di Rabellino. Laura Peiretti dice che i più inferociti sarebbero i tifosi del Toro: «Il tam-tam è anche su Internet. A settembre Rabellino e i suoi avevano piazzato due banchetti di fronte allo Stadio Olimpico distribuendo volantini con la scritta “Giù le mani dal Filadelfia!”. Hanno raccolto 5 mila firme». L’ultima parola spetta alla magistratura. Sempre in tema di elezioni, Alleanza Cattolica annuncia l’invio di 56 mila mail a sostegno di Cota - che annuncia anche quello dei Focolarini (ma ieri il movimento ha rivendicato la sua autonomia rispetto agli schieramenti) - per ricordare che «chi fa la croce solo sull’Udc vota comunque Bresso, cioè per la banalizzazione dell’aborto, il riconoscimento delle unioni omosessuali e la discriminazione della scuola cattolica».

  5. #5
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  6. #6
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    Angry Rif: Regionali Piemonte 2010.

    Rabellino, il falsario della politica
    MARCO ZUCCHETTI PER IL GIORNALE -
    Qualcuno, sulla scorta delle «mandrakate» di Febbre da cavallo e con un ironico tocco di dialetto genovese, le ha già ribattezzate «ra-belinate». Sono le trovate elettorali di Renzo Rabellino, purosangue moderno della gonzo-politics: due parti di cialtroneria, una di furbizia, due gocce di mancanza di scrupoli e il cocktail è pronto. Da servire con un’olivetta di polemiche.

    Rabellino, vecchia volpe sabauda a suo agio nel sottobosco dei consigli, da quelli di condominio a quelli regionali, a suo modo è un genio. Un incrocio tra Totò falsario e quei tarocchi tipo i jeans Lewis o le scarpe Naik. La sua peculiarità, infatti, sta nell’ideare liste civetta con l’intento di gabbare elettori disattenti a colpi di omonimie, simboli simili e altri specchietti per allodole.

    L’ultimo artificio, che finirà in tribunale, è cosa recente. Nella compilation di gruppuscoli che sostengono la sua candidatura alle Regionali piemontesi, infatti, Rabellino ha pensato bene di infilare una sequela di tentativi di truffa da far impallidire i cinesi. Non solo «No tav» o «Forza Toro», ma anche la «Lista Cota - Pdl». Dove però Cota è il cognome della signora Nadia, del Patto dei liberali: Pdl, appunto. Sotterfugio che ha causato la rabbia del leghista Roberto Cota, a sua volta in corsa per diventare governatore.

    Ma gli strali su Rabellino non piovono solo dal centrodestra. Anche i grillini sono scesi in piazza per un «No Rab» day, in cui contestano all’asso del patchwork elettorale l’utilizzo di un altro simbolo («Lista del Grillo parlante - Movimento No Euro») in cui «Grillo» è scritto a caratteri cubitali; la destra lamenta che il simbolo di «Alleanza Torino Nuova Libertà» è simile a quello di An; la Lega Nord fa lo stesso per la «Lega Padana» e i Verdi idem contro l’orsacchiotto di «Verdi verdi», ennesimo logo-esca della galleria.

    Da registrare anche il fiorire su «Facebook» di appelli anti-Rabellino: «Le firme raccolte per la ricostruzione del Filadelfia (l’ex stadio storico del Torino, ndr) e per l’abolizione delle strisce blu e del canone Rai, sono state invece usate per candidarlo», si denuncia. Voci forse inconsistenti, dato che come ha svelato La Stampa, la sua lista è stata validata da un consigliere regionale di Sinistra ecologista. E pazienza se Rabellino alle Europee 2009 si è presentato per la Fiamma tricolore, molto poco «sinistra».

    Insomma, siamo di fronte all’unica, simpatica canaglia in grado di coalizzare il fastidio di tutti gli avversari. Perché tra vecchine langarole molto presbiti, tifosi granata molto incazzati e astigiani nostalgici del «Piemònt libèr», qualche migliaio di voti finirà di sicuro in questa raccolta indifferenziata di refusi elettorali. Il problema è che, in questi esercizi di stile, Rabellino è il maestro incontrastato da anni. È l’equivalente sfacciato del marchio della Adidas con quattro strisce invece di tre.

    Riavvolgendo il nastro della sua carriera, si arriva alle Politiche 2008, quando le carte bollate riguardarono Beppe Grillo. Anzi, riguardarono due Beppi Grilli. Il comico genovese e il 54enne Giuseppe Grillo detto Beppe, nato a Bra, che il nostro incontrò a una raccolta firme e candidò a premier tra le proteste generali. Con secondo in lista tale Pericle Barlusconi. «Beh? - se ne uscì tra lo stupito e il divertito -. C’è qualche legge che vieta a omonimi e quasi-omonimi di candidarsi? E poi noi da anni ripetiamo il 99% di quanto sostengono i grillini». E a chi minacciava querele, esposti e denunce, sornione replicava difendendo la sua «Operazione Alias»: «Non facciamo niente di male, cerchiamo visibilità. È giuridicamente giusto vietare l’utilizzo abusivo del nome di Grillo. Ma noi ne candidiamo uno: nel mondo sono in 15mila a chiamarsi così». Miracoloso.

    D’altronde non c’è miglior scuola della pratica. Perché Rabellino, fondatore della Lega Nord poi espulso per «deviazionismo» nel ’93, questo giochino l’ha affinato negli anni. Nel ’97 si candidò a sindaco di Torino con il movimento «Piemonte nazione», scippando qualche voto ai vecchi compagni leghisti. Nel 2001, invece, fece di meglio. Con il suo «Movimento autonomista», pescò un giornalista lombardo, Gianfranco Rosso, e lo piazzò come candidato sindaco. Casualmente, l’uomo scelto da Forza Italia per sfidare Sergio Chiamparino si chiamava Roberto Rosso. E anche in quel caso, tra simboli identici e slogan quantomeno subdoli tipo «Rosso sindaco», finì in tribunale. Per tacere di Massimo Calleri, sindaco di Sambuco, nel Cuneese, a oggi l’unico primo cittadino del Movimento No Euro: si presentò da esterno, venne eletto con 4 voti su 5 votanti e ora ha come vice proprio Rab. Chapeau.

    Insomma, qui siamo di fronte a un sofista della democrazia, un docente della gabola, un prestigiatore del gioco delle tre schede. E dunque lunga vita al Rab, giullare di corte della politica senza autoironia.

    Fonte: altri mondi -gazzetta.it
    Ultima modifica di Radimiro; 10-03-10 alle 18:57

  7. #7
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    Predefinito Rif: Regionali Piemonte 2010.

    c'è anche da dire che voi incentivate a pensare queste cose, nel mio seggio il 90% delle schede nulle sono voti vostri di gente che sbaglia a votare mettendo segni sulla scheda o cose del genere

  8. #8
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    Predefinito Rif: Regionali Piemonte 2010.

    ------i votanti della lega dovranno stare attenti a non dare il voto disgiunto perchè qualche presidente ,che non abbia letto le istruzioni o semplicemente volesse danneggiare il partito, che osteggia nel suo segreto, potrebbe pensare di annullare la scheda perchè il voto al partito non è coerente con quello dato al presidente di lista avversa.

    Il voto disgiunto dovrebbe essere solo ammesso per i piccoli centri dove la personalità di spicco ,anche se è in lista diversa da quella preferita,la si vota lo stesso perchè si ha fiducia nella persona che si conosce da anni personalmente.

    Nei grandi centri il Sindaco aspiranrte è generalmente un perfetto sconosciuto la cui immagine pubblica è garantita solo dai media dell'area politica che sostiene.

    Nel caso della Regione e della Provincia vale quanto detto per il candidato sindaco dei grandi centri.
    Ultima modifica di joseph; 10-03-10 alle 21:16

  9. #9
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    Predefinito Rif: Regionali Piemonte 2010.

    Incoronata, la massaia
    che vuole sfidare Cota


    Terza media, 4 figli. Il marito: non la vedo da anni, anzi da giorni

    RAPHAËL ZANOTTI
    INVIATO A CAMPOMARINO LIDO
    In queste ultime settimane il suo nome è circolato con insistenza, sebbene nessuno la conosca o l’abbia mai vista. La Lega Nord definisce la sua una «lista truffa» con il dichiarato scopo di sottrarre voti a Roberto Cota, candidato padano per la presidenza della Regione Piemonte. Ma chi è in realtà Nadia Incoronata Cota, classe 1967, capolista alle regionali con la lista «Cota Pdl - Patto dei Liberali»? E come mai, nonostante abbia addirittura un simbolo a lei dedicato, non risulta nemmeno tra gli eleggibili nelle liste provinciali? Di lei non si sa nulla. Insolitamente, o strategicamente direbbe la Lega Nord, schiva.

    Rintracciarla non è facile. Telefonando a casa risponde il marito: «Non ho più rapporti con lei da quattro anni. Ci siamo separati e non ci parliamo, ma non credo si sia candidata: le mie figlie me l’avrebbero detto». Un numero di cellulare? Niente. Un indirizzo? Macché. «Guardi, non insista, non è il caso».

    Per incontrarla c’è un solo modo: percorrere tutta l’Italia. Lo abbiamo fatto. Sulla scheda di capolista la signora Nadia Incoronata Cota dichiara di essere residente in via delle Mimose 14/A, a Campomarino Lido, provincia di Campobasso. Arrivarci non è uno scherzo. Basta però uno sguardo alla casa dall’esterno per capire che si tratta di una residenza farlocca. Campomarino Lido nella stagione invernale è zona di residence e hotel sbarrati, il villino di via delle Mimose è una casa al mare con le serrande abbassate, niente citofono, nessuna targhetta sulla buca delle lettere. L’unico vicino che abita qui tutto l’anno dice di non conoscere la signora Cota: «So che vengono delle persone, quattro o cinque, una famiglia. Ma vengono ogni tanto, la domenica, qui non ci vive nessuno».

    Per andare sulle tracce della capolista Cota bisogna dunque percorrere altri duecento chilometri e spostarsi in Puglia, a San Severo di Foggia. È dal Comune pugliese, infatti, che la signora Cota ha fatto certificare la sua firma, dando poi come domicilio via Bologna 171: la casa a cui rispondono marito e figlie. Via Bologna è una delle tante stradine del popoloso e popolare quartiere Senturione, accanto a quello che una volta era chiamato quartiere Siberia perché durante la guerra era abitato dai militari russi, alleati quanto gli americani contro i nazisti. Il civico 171 è una cancellata a vetri che dà direttamente sulla strada, come la vetrina di un negozio. In questo quartiere sono tante le abitazioni costruite in questo modo. Citofonando risponde una delle figlie: «Mia madre non c’è. Nemmeno mio padre. Ve lo abbiamo già detto che sono separati». Un numero di telefono? Un altro indirizzo? «Sono minorenne, non sono autorizzata».

    Schiva è dir poco. La caccia si fa difficile. Ci vuole una parente per cominciare a dipanare il mistero sulla capolista in Piemonte Nadia Cota. Esce dalla casa di fronte, al civico 164. «Nadia? Sì, è mia cognata, cosa ha fatto?». Niente, si è candidata con una sua lista alle elezioni. «Davvero? - ride - me lo dice lei…». Che persona è? Che lavoro fa? «È casalinga, una brava persona. Mio marito e suo marito, che fa il bracciante, sono fratelli. Ha 42 anni e quattro figli. Vive qui da 22 anni, è una buona madre di famiglia». Eccola, dunque, la capolista di una delle sigle che appoggiano la candidatura alla presidenza di Renzo Rabellino: la signora Cota è una brava persona, una madre di famiglia, ha cresciuto quattro figli. Mai stata in Piemonte? «Sì, ogni tanto ci va, ha degli amici lassù». Mai fatto politica? «Nooo…».

    Nel quartiere qualcuno ha un vago ricordo di lei. Discreta anche con i vicini. Al minimarket Punto Sma, all’angolo con via Bologna, il macellaio non sa, la commessa rammenta una certa Nadia, bionda, nulla di più. Don Luigi Rubino, il prete della vicina parrocchia della Madonna Divina Provvidenza, dice di non sapere chi sia: «Sa, è solo qualche mese che sono qui», si giustifica. Ci vuole un’altra parente, la suocera Wilma Infante, per riuscire ad avere qualche informazione in più. «Una brava ragazza. Cuce, cucina, anche se, come sa, tra suocera e nuora i rapporti sono un po’ quelli che sono». Cosa fa Nadia Cota? Che scuole ha seguito? «Mi pare abbia la terza media, è casalinga. Mio figlio Antonio lavora, fa le giornate, quando capitano, a Vieste e a San Severo. Prima avevamo i vigneti, ma poi mio marito è mancato e li abbiamo tolti». La luce dei suoi occhi sono i quattro nipotini: «Vengono sempre a trovarmi, ragazzi educati, fa piacere. Ernesto, il più grande, ha 22 anni, frequenta Farmacia all’università. Matteo, il secondo, ne ha 20 e fa Matematica. Poi ci sono Wilma, come me, che ha 18 anni e Federica, la più piccola che ne ha 11». Politica? «Mah, che io sappia no».

    Bisogna attendere mezzogiorno e mezza per riuscire a incontrare Antonio Settanni, il marito di Nadia Cota. All’inizio è diffidente. Sono giorni che tentiamo di parlare con la moglie: «Io non so nulla di questa cosa delle elezioni, ci siamo allontanati una decina di giorni fa e non so che fine abbia fatto. (Ma non erano quattro anni?, ndr) In Piemonte abbiamo degli amici, è vero, a Settimo Torinese. Ogni tanto ci andiamo e ci ospitano: dieci, dodici giorni, perché siamo una famiglia perbene. L’ultima delle mie figlie ha il padrino piemontese».

    Quattro figli, due all’università, una casa al mare… deve essere dura mantenere tutto questo con il solo stipendio di bracciante. «Loro sono bravi, e mi faccio in quattro. Prima mia moglie era imprenditrice agricola, aveva nove ettari coltivati a uva. Poi è arrivata questa maledetta crisi, e allora abbiamo approfittato della legge per estirpare le viti. I terreni sono rimasti, mia moglie da allora è stata in casa. Forse per questo si è candidata, per fare qualcosa».

    Casalinga, quattro figli, un marito con il lavoro precario, nessuna esperienza in politica: Nadia Incoronata Cota, ecco la brava persona che tanto preoccupa l’omonimo Roberto Cota. La piccola pugliese contro il capogruppo alla Camera della Lega.

    Incoronata, la massaia che vuole sfidare Cota- Torino LASTAMPA.it
    Fra tutti il ministero dell'amore era quello che incuteva un autentico terrore... [...]

    1984 George Orwell
    http://www.youtube.com/watch?v=krYkuiRtO7M

  10. #10
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    Predefinito Rif: Regionali Piemonte 2010.


    repapelle:
    Fra tutti il ministero dell'amore era quello che incuteva un autentico terrore... [...]

    1984 George Orwell
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