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    Predefinito Reazioni evangeliche al nuovo documento vaticano

    Reazioni evangeliche al nuovo documento vaticano

    Le dichiarazioni degli esponenti di importanti organismi protestanti

    "Un vistoso passo indietro nei rapporti ecumenici, ma il dialogo deve continuare"

    In seguito alla presentazione del nuovo documento della Congregazione per la dottrina della fede "Risposte a quesiti riguardanti alcuni aspetti circa la dottrina sulla Chiesa", in cui si afferma che solo la Chiesa cattolica possiede "tutti gli elementi della Chiesa istituita da Gesù", il presidente della Federazione delle chiese evangeliche in Italia (FCEI), pastore Domenico Maselli, ha rilasciato la seguente dichiarazione:
    "La pubblicazione dell’ultimo documento della Congregazione per la dottrina della fede costituisce un vistoso passo indietro nei rapporti tra la chiesa cattolica romana e le altre comunità cristiane. È vero che non fa altro che ripetere quanto già affermato nella 'Dominus Iesus' del 2000, ma il concetto è ora ribadito con una chiarezza insolita. Una frase soprattutto colpisce il lettore ecumenico, in cui si definisce la chiesa cattolica come quella 'nella quale concretamente si trova la Chiesa di Cristo su questa terra'. Pare evidente che l’unico modo per cercare l’unità sarebbe quello di entrare nella chiesa cattolica romana. Era stata la soluzione sperata da Newman, che portò poi alla condanna del modernismo. Ciononostante, il dialogo ecumenico deve continuare, e può continuare, mettendosi ognuno in discussione, per cercare di ascoltare la voce di Cristo che per tutti noi è la via, la verità, la vita. In questo spirito si deve continuare il cammino sia in Italia che nel resto del mondo, fidando nel rispetto reciproco ed anche nella laicità dello Stato che permette che la libertà di discussione, di ricerca e di religione sia mantenuta fino in fondo".

    Secondo la Riforma protestante gli elementi originali delle chiese sono la pura predicazione del vangelo e la corretta amministrazione dei sacramenti: "Questo e nient’altro deve essere visto come espressione autentica dell’unica chiesa di Cristo", ha dichiarato il pastore Thomas Wipf, presidente della Comunità delle chiese protestanti in Europa – Comunione di Leuenberg (CPCE), organismo che conta 105 chiese membro luterane, riformate, unite, metodiste dell’intero continente, che grazie all'accordo del 1973 di Leuenberg (Svizzera) si prestano il riconoscimento reciproco dei ministeri e dei sacramenti.
    Secondo Thomas Wipf per un protestante è impossibile concordare con l’autocomprensione cattolica: "Tutto ciò che è esteriore è fallibile – ha dichiarato –, incluse la chiesa protestante e quella cattolica". Oltre all’aspetto teologico, Thomas Wipf ha osservato un’altra questione importante: "Un documento del genere manda segnali sbagliati. Le sfide di questo mondo chiedono a gran voce che le chiese lavorino insieme. La comunione non è un obiettivo ideale, ma il nostro compito. Le vedute dottrinali sono molto importanti, ma non devono spaccare la chiesa".

    L’Alleanza riformata mondiale (ARM), che da anni intrattiene dialoghi bilaterali con il Vaticano, ha scritto una lettera al cardinale Walter Kasper, presidente del Pontificio consiglio per l’unità dei cristiani, per chiedere chiarimenti sul documento della Congregazione per la dottrina della fede.
    "Siamo sconcertati – scrive nella lettera il pastore Setri Nyomi, segretario generale dell’ARM –, dalla presentazione di tale documento in questo momento storico per la chiesa cristiana. In un’epoca di frammentazione sociale in tutto il mondo, l’unica chiesa di Gesù Cristo a cui tutti partecipiamo dovrebbe rafforzare la propria testimonianza comune e affermare la propria unità a Cristo. Il documento pubblicato il 10 luglio purtroppo offre un’interpretazione di Lumen Gentium 8 che ci riporta al pensiero e all’atmosfera che c’erano prima del Concilio Vaticano II". Lamentando le possibili conseguenze negative per i dialoghi bilaterali cattolico-riformati, Setri Nyomi ricorda i documenti comuni prodotti negli ultimi anni, compreso quello che sta per uscire, e mette in discussione "la serietà con cui la chiesa cattolica romana affronta i suoi dialoghi con la famiglia riformata e le altre famiglie ecclesiali".
    "Per adesso – conclude la lettera –, siamo grati a Dio perché la nostra chiamata ad essere parte della chiesa di Gesù Cristo non dipende dall’interpretazione del Vaticano. È un dono di Dio". E prosegue: "Preghiamo perché venga il giorno in cui la chiesa cattolica romana vada al di là delle pretese esclusivistiche, in modo che possiamo portare avanti la causa dell’unità cristiana per cui il nostro Signore Gesù Cristo ha pregato".
    L'ARM raggruppa più di 200 chiese congregazionaliste, presbiteriane, riformate ed unite, le cui radici risalgono alla Riforma del XVI secolo.

    "Ogni chiesa è la chiesa cattolica (universale) e non semplicemente una parte di essa. Ogni chiesa è la chiesa cattolica, ma non nella sua interezza. Ogni chiesa realizza la propria cattolicità quando è in comunione con le altre chiese". Questo è quanto ha ricordato Georges Lemopoulos, vice-segretario generale del Consiglio ecumenico delle chiese (CEC), con le parole del documento "Chiamati ad essere una sola chiesa" prodotto dalla IX Assemblea generale del CEC, riunitasi a Porto Alegre (Brasile) nel febbraio 2006. L'Assemblea, ha dichiarato Lemopoulos, "ha affermato 'il progresso fatto nel movimento ecumenico' e ha incoraggiato la comunione delle chiese membro 'per continuare su questo sentiero arduo, eppure gioioso, fidando nel Dio Padre, Figlio e Spirito Santo, la cui grazia trasforma le nostre lotte per unità nei frutti della comunione'. Secondo l'Assemblea – ha proseguito Georges Lemopoulos - 'la condivisione onesta degli elementi in comune, delle divergenze e delle differenze aiuterà tutte le chiese a raggiungere gli obiettivi della pace e della vita comune'".
    Il CEC è una comunione di oltre 340 chiese anglicane, protestanti ed ortodosse in più di 100 paesi, in rappresentanza di circa 550 milioni di cristiani.

    Secondo il vescovo luterano Wolfgang Huber, presidente della Chiesa evangelica tedesca (EKD), "le speranze di cambiamento nella situazione ecumenica sono state nuovamente spinte nel futuro remoto". E ha proseguito: "Se la chiesa cattolica resta convinta di essere la sola vera chiesa di Cristo, la via del suo ecumenismo è tracciata in anticipo e non aperta al dialogo". Osservando che il documento del Vaticano "Risposte a quesiti riguardanti alcuni aspetti circa la dottrina sulla Chiesa" ripete le stesse affermazioni della "Dominus Iesus", pubblicata dall'allora cardinale Ratzinger nel 2000, il vescovo Huber ha ricordato che alcuni teologi ecumenici avevano suggerito che quella dichiarazione fosse il risultato di disattenzione, mentre adesso "nessuno può più parlare di disattenzione. Questo è un gesto premeditato".
    Il vescovo ha criticato il fatto che il documento vaticano non lasci alcuno spazio per il pensiero che anche alla chiesa cattolica romana possano mancare degli elementi importanti per le altre chiese, come ad esempio il rispetto della capacità di giudizio della comunità dei fedeli o l'accesso delle donne al ministero pastorale. "La comprensione reciproca – ha proseguito Wolfgang Huber – è possibile solo quando nessuna delle parti in causa rivendica il monopolio della verità".

    "Poiché confessiamo la 'chiesa una, santa, cattolica e apostolica', il nostro supremo compito ecumenico è di continuare a mostrare questa unità che è sempre un dono di Dio", ha dichiarato Colin Williams, segretario generale della Conferenza delle chiese europee (KEK), organismo che comprende circa 125 chiese membro ortodosse, protestanti, anglicane e vetero-cattoliche, di tutti i paesi d'Europa, più 40 organizzazioni associate.
    Le "Risposte" sottolineano per Colin Williams "la necessità di continuare a lavorare con urgenza a questa sfida offertaci dalla Carta ecumenica, il documento fondamentale delle aspirazioni ecumeniche condivise dalle chiese d'Europa. Il fatto che quelle diverse visioni della chiesa e della sua unità, a cui fa riferimento la Carta ecumenica, siano ancora causa di dolore e divisione è un motivo di rammarico e non una situazione di cui possiamo essere soddisfatti".
    Il segretario generale della KEK ha poi osservato il momento particolarmente infelice in cui il documento cattolico è stato diffuso, alle soglie della Terza Assemblea ecumenica europea (AEE3), che si terrà a Sibiu (Romania) dal 4 al 9 settembre 2007, con la partecipazione di oltre 1000 delegati cattolici, ortodossi e protestanti. "Non dobbiamo permettere – ha affermato Colin Williams – che la pubblicazione di questo documento ci distolga da questo compito fondamentale. L'AEE3 darà ai delegati a Sibiu l'opportunità di riconoscersi gli uni gli altri come fratelli e sorelle in Gesù Cristo, attraverso il dialogo e la preghiera comune, al di là delle barriere denominazionali, rafforzando la nostra volontà di trovare modi in cui possiamo esprimere e vivere fino in fondo quell’unità voluta da Cristo per la Sua chiesa".

    Tratto da NEV - Notizie evangeliche del 10 e 11 luglio 2007

  2. #2
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    Predefinito

    Invece avevamo bisogno come il pane di questo documento per rimettere le cose a posto.

    Solo la Chiesa Cattolica e le Chiese Ortodosse sono la vera Chiesa di Cristo, anche se gli Ortodossi devono rientrare in comunione con Roma.
    Essa è ciò che voleva e che ha fondato Cristo stesso su Pietro e sugli Apostoli.

    I protestanti invece si sono riinventati il cristianesimo a loro piacimento nel 1500. Ma sono solo assemblee di persone che pregano a loro modo Cristo.

    Si sono inventati il WCC di Ginevra pensando che unendo tutte le "Chiese" si potrebbe avere nuovamente la cattolicità - non capendo invece che è nel Papa e nella comunione di tutti i Vescovi che si ha la cattolicità.

    A Ginevra nel nome del relativismo e del politically correct si creano solo dei danni.
    Non capisco come mai la Chiesa Ortodossa partecipi a quello scempio del cristianesimo.

  3. #3
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    ovviamente non condivido, ma sta nelle cose

 

 

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