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salerno69
Parla Fiorani: Berlusconi il più furbo, ma nessuno ha montato lo stesso can can
La mia scalata fu osteggiata da Geronzi e dalla massoneria olandese
"Il vicepremier aveva il dovere
di interessrsi di quelle banche"
di LUCA PAGNI
Gianpiero Fiorani
MILANO - "Ma cosa avrebbero dovuto fare due uomini politici del livello di D'Alema e Fassino? Non avrebbero dovuto interessarsi a quanto accadeva in un settore fondamentale come quello bancario? La verità, per paradosso, è che non hanno fatto abbastanza".
Gianpiero Fiorani li manda già assolti. Per l'ex numero della Popolare Lodi, il manager che sperava di creare il più grande polo del credito in Italia scalando prima Antonveneta e poi Capitalia, i vertici diessini non hanno compiuto nessun reato. Altro che insider trading e aggiotaggio: a suo dire, nelle telefonate tra Giovanni Consorte e i politici della Quercia non emerge nessuna responsabilità. Fiorani ripete, così, quanto ha già sostenuto davanti ai giudici. E anche in questa intervista non svela nessun retroscena. Salvo uno: nei mesi del tentativo di scalata ad Antoveneta ha avuto tra i suoi sostenitori Vincenzo Maranghi, il successore di Enrico Cuccia alla guida di Mediobanca, morto pochi giorni fa.
Fiorani, non è reato, secondo lei, diffondere notizie su operazioni finanziaria di cui non è stata avvisata ancora la Consob?
"Ma non ne hanno tratto vantaggi personali. Quando leggo che esclamavano "abbiamo una grande banca" ci vedo entusiasmo e partecipazione. E la soddisfazione per aver mantenuto una società importante in mani italiane. Lo stesso can can andrebbe allora montato nei confronti di Silvio Berlusconi perché aveva dichiarato che vedeva bene la nostra operazione".
Ma non esistono telefonate di Berlusconi che la chiama per sapere a che punto è il tentativo di scalata ad Antonveneta.
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"È vero, ma se uno invece di telefonare si adopera per creare il contatto è la stessa cosa. Ma, lo ripeto, non ci vedo nulla di sconvolgente. Qual è il paese in cui il politico ad alto livello non si interessa di quanto accade nella finanza e nell'economia? Non so quanto ci vorrà perché emerga la verità, ma quel giorno vedremo che la scalata ad Antonveneta è stata ostacolata da Cesare Geronzi, perché aveva capito che puntavamo a Capitalia, e dalla massoneria, soprattutto olandese".
E chi ha ostacolato Unipol nel suo tentativo di conquista a Bnl?
"L'allora presidente Luigi Abete con la cordata guidata da Diego Della Valle e Luca Montezemolo che si sono schierati contro il mondo delle cooperative".
Quindi Berlusconi si è interessato, ma non l'ha aiutata.
"Come sempre è stato il più furbo. Se l'operazione fosse andata in porto stia certo che si sarebbe preso la sua parte di merito. In caso contrario, si sarebbe detto completamente estraneo".
Il pm Clementina Forleo sostiene invece di avere "prove granitiche" sulle "complicità istituzionali" e chiede di poter usare nella sua indagine anche telefonate come quelle tra lei e l'ex senatore Luigi Grillo.
"La dottoressa Forleo è magistrato molto preparato ma è anche conosciuta per essere un'intemperante: quando si mette in testa una verità non c'è verso di farle cambiare idea. Fa bene a indagare se lo ritiene opportuno, ma non dovrebbe dare giudizi di questo tipo prima del processo. Anche per evitare che si crei un inutile caso mediatico. Eppure la dottoressa Forleo ha provato sulla sua pelle cosa significa essere nel tritacarne delle polemiche quando definì guerrigliero un terrorista".
Non verrà negare l'interessamento del senatore Grillo, un vero tifoso della scalata ad Antonveneta. Telefonava anche alla moglie del governatore Antonio Fazio pur di avere notizie da riferirle.
"Ma sono cose da manuale delle Giovani Marmotte. Grillo si comportava come Sofia Loren nella Ciociara, che tenta di vendicare la figlia violentata".
Ma lei lo sentiva quasi tutti i giorni.
"Voleva ritagliarsi un ruolo, ma non ha portato nessun vantaggio il suo interessamento. In quei giorni ero sventrato da attacchi che arrivavano da ogni parte: ammetto che sentire qualcuno che stava dalla mia mi dava un po' di conforto".
Alla fine non le telefonava più nessuno?
"Non l'ho mai raccontato, ma chi mi ha seguito e consigliato in tutti quei mesi è stato Vincenzo Maranghi. Ci sentivano spesso e mi ha seguito in tutte le nostre operazioni di quei giorni. Ho dei bigliettini bellissimi in cui mi rincuora e mi incoraggia. Sono orgoglioso di aver ricreato il rapporto tra lui e Antonio Fazio. Maranghi era convinto che il Governatore avesse tramato contro di lui. L'ho fatto ricredere e li ho fatti incontrare a Roma. È stato sempre Maranghi a farmi capire che era finita: la sera in cui ha saputo che la Consob ci aveva denunciato per il concerto con Ricucci mi ha detto "Fiorani, sono passati dall'altra parte, ora la vedo molto male..."".