Originariamente Scritto da
Esmor
Mah, partendo dalle tue giuste riflessioni giungo a conclusioni che forse parzialmente divergeranno.
Non è vero che "vecchie" modalità di risposta sono per loro natura inadeguate a rispondere ad uno sgombro: lo diventano chiaramente dal momento in cui non c'è un numero sufficiente di persone disposte ad attuarle, il che in soldoni equivale a dire che sono inefficaci se non vengono portarte avanti e messe in pratica.
Si potrebbe discutere a lungo sulle motivazioni storiche che stanno portando ad una recludescenza delle misure repressive dello Stato, e sicuramente ci sono diverse cause che concorrono a determinarle:
1)il fatto che a livello internazionale siamo in una fase di crisi di un ciclo di accumulazione capitalistica: quando questo si determina, storicamente a dispetto della crisi sistemica, ed anzi proprio per questo motivo, i processi interni al sistema economico, e con essi i processi sovrastrutturali come quelli legati alla repressione, tendono ad intensificarsi ed accelerarsi.
2)il fatto che a livello nazionale sia presente un governo di sinistra: senza un'eccessivo grado di paradossalità, è proprio quando c'è un governo di sinistra rispetto ad uno liberaldemocratico che si intensificano le attività repressive contro l' "opposizione di sinistra", proprio perché è maggiormente temuto da parte di chi governa chi fa "opposizione da sinistra", oltre che come capacità di cogliere da parte del sistema un momento propizio offerto dallo strumento ideologico della cosidetta “sindrome del governo amico” (sindrome ideologica che comunque sta scemando, come testimoniano fatti quali la contestazione di Bertinotti alla Sapienza o Paizza del Popolo deserta).
Inoltre sono presenti dei limiti strutturali che affondano la propria origine a livello storico, i quali constribuiscono non secondariamente alla realtà presente:
1)a livello nazionale, il fatto che l'Italia abbia avuto il Vaticano e le dinastie regnanti tra le più reazionarie d'Europa, ha fatto in modo, come in passato non si è mancato di far notare, che vi fosse una vera rivoluzione liberale, e che quindi si gettassero i germi e gli anticorpi di una vera cultura garantista e di rifiuto culturale della repressione.
2)A livello nazionale ed internazionale, il fatto che è riscontrabile una remissività di fondo nella stessa storia del movimento operaio: così durante la Comune non si è fatto un cazzo contro la Banca di Parigi che continuava tranquillamente a fornire oro al governo Thiers, tiepide furono le risposte alle numerose sparatorie dei carabinieri durante i comizi socialisti dell'ottocento, debole fu nel primo dopoguerra la reazione alle squadracce fasciste (i partiti socialista e comunista spesso arrivarono addirittura a sconfessare gli Arditi). Il “Movimento” attuale in questo senso deve rompere con tale tradizione storica di passività e di remissività.
Scinderei i due momenti della risposta alla repressione, in quanto un conto è la necessità di fornire una risposta immediata ed adeguata ad un singolo atto (come lo sgombero in questione), un altro è riuscire (al contempo, non in alternativa all'esigenza di rispsote immediate su singoli atti) a delineare una strategia di più lungo respiro che al di là dell'immediatezza risponde a problemi più profondi:
1)risposta immediata: è quindi chiaro che, di fronte ad uno sgombero, sorga l'esigenza di mettere in campo sull'immediatezza una risposta che, parafrasando la fisica, abbia una forza uguale e contraria. Allo sgombero del Gramigna i ragazzi compagni sgomberati dovrebbero occupare un altrio spazio dismesso o, meglio ancora per come la vedo io, una sede di rifognazione. Con questa seconda soluzione si otterrebbe l'attenzione su come rifognazione e la sinistra sedicente “radikale” sia interna e parte complice alle presenti logiche repressive (così come alle guerre imperialsitiche ed al massacro sociale), e specie si contribuirebbe a delegittimarla quando si dovessero vedere gli sbirri che intervengono per restituire la sede ai gumbagni rifognaroli (del resto anche Cossiga per delegittimare il PCI organizzò qualcosa del genere).
2)Risposta di lungo periodo: è evidente che sul lungo periodo bisogna agire ponendo come centrali elementi profondi attinenti alla dimensinoe culturale. La repressione contro l'opposizione di sinistra è infatti possibile anche grazie all'immaginenegativa che di questa si fa all'opinione pubblica. Gl istrumenti che vanno cercati su una strategia di lungo periodo devono perciò tendere al doppio binario della controinformazione e della lotta per serie modifiche a livello legislativo, che permettano lo stesso sviluppo della controinformazione e delle lotte per i diritti sociali. Tali misure si traducono in diversi ambiti:
a) battersi per l'abrogazione del Codice Rocco e di tutti i reati d'opinione, per l'abrogazione della censura, del regime di carcere duro, e della carcerazione preventiva. In passato qualcosa si era mosso per l'abrogazione del 270 bis e del 41 bis, ora poco se ne sa più, a parte l'Olga che ha ripreso la battaglia contro il 41 bis.
b) battersi per una modifica legislativa delle vigenti regole restrittive su stampa, editoria e frequenze radiotelevisive. Riformulazione delle stesse in chiave aperta e plurale, così da garantire un'effettiva pluralità nell'informazione che non sia esclusivo privilegio di pochi capitalisti oligopolisti o dello Stato. Sarà in questo modo far rivivere le radio indipendenti e far nascere televisioni del movimento attraverso cui portare avanti un'attività di controinformazione.
E' necessario creare la massima unità per il conseguimento degli obiettivi di lungo periodo qui riassunti.