Da "The voice of Russia"
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Garibaldi conquista Napoli capitale — Fabio Calzavara
Le opinioni dei nostri ascoltatori non sempre coincidano con le nostre
Garibaldi entrò a Napoli il 7 Settembre 1860, appena 17 giorni dopo essere sbarcato in Calabria, seduto comodamente in treno, senza sparare un colpo, con pochi uomini al seguito (il resto delle camicie rosse giunsero due giorni dopo, il 9 Settembre); dopo l’arrivo alla stazione si formò un corteo di dieci carrozze che attraversò la Capitale.
Un severo giudizio sulla “grandezza militare“ della spedizione del Nizzardo fu espresso anche da uomini che avevano condiviso con lui l’impresa, come Maxime Du Camp che parlò di “passeggiata militare, stancante è vero, ma senza rischio alcuno“ e di Agostino Bertani che le definì “facili vittorie ” causando l’ira di Garibaldi nelle sue memorie.
Il Generale quindi fece un discorso, prese alloggio a palazzo d’Angri del principe Doria e, per ingraziarsi la popolazione, rese omaggio al patrono di Napoli, proprio lui che ostentava un feroce anticlericalismo che lo portò, successivamente, a definire le reliquie di San Gennaro “umiliante composizione chimica”.
Egli formò immediatamente un suo governo dittatoriale con a capo Liborio Romano, gia’ appartenente alla Carboneria e precedente ministro del Re di Napoli Francesco II e, come primo atto, cedette la poderosa flotta da guerra meridionale (circa 100 navi e 786 cannoni) al Piemonte; alle più grandi fu subito cambiato il nome: il “Monarca” divenne “Re Galantuomo”, la “Borbone” divenne “Garibaldi”;
Con i frutti del saccheggio del Tesoro di Stato e del Banco di Napoli furono elargiti finanziamenti, rimborsi e ricompense “in parola” e decretate svariate e lucrose pensioni vitalizie: ai vertici della Camorra, di cui la prima beneficiaria fu Marianna De Crescenzo [detta la Sangiovannara] sorella di Salvatore che era il capo assoluto della malavita e che aveva garantito l’ordine pubblico a Napoli dietro l’incarico del ministro Liborio Romano; una congrua pensione venne assegnata anche alla famiglia di Agesilao Milano, il mancato regicida di Ferdinando II nel 1856, definito “eroe senza esempio tra antichi e moderni, superiore a Scevola”.
Ai garibaldini furono riconosciuti speciali avanzamenti di gradi: fu nominato 1 ufficiale ogni 4 soldati (mentre il rapporto doveva essere 1 a 20), cosicche’ oltre al maggiore esborso si ebbero 800 comandanti garibaldini che non prestavano alcun servizio perche’ non avevano nessun soldato agli ordini, ma percependo egualmente il soldo.
Nei rapporti dell’ambasciatore inglese a Napoli, a quel tempo, Sir Elliot, certamente non filoborbonico, si legge: “In realtà le condizioni del paese sono le peggiori immaginabili. Tutti i vecchi soprusi continuano, a volte esagerati dai nuovi funzionari, i quali gettano in carcere la gente o la fanno fustigare per il minimo sospetto, per il più lieve indizio di cattiva condotta politica, mentre i veri crimini rimangono affatto impunit i… c’è una spiccata inclinazione ad accaparrarsi le proprietà altrui”
Perfino nel rendiconto che il rivoluzionario La Farina manda, il 12 gennaio 1861, a Carlo Pisano si legge: “Impieghi tripli e quadrupli di quanto richieda il pubblico servizio … cumulo di quattro o cinque impieghi in una medesima persona … ragguardevoli offici a minorenni … pensioni senza titolo a mogli, sorelle, cognate di sedicenti patrioti“.
Lo stesso scrive all’amico Ausonio Franchi: “i ladri, gli evasi dalle galere, i saccheggiatori e gli assassini, amnistiati da Garibaldi, pensionati da Crispi e da Mordini, sono introdotti né carabinieri, negli agenti di sicurezza, nelle guardie di finanza e fino nei ministeri“
Insomma la conquista militare del Regno delle Due Sicilie da parte dei Savoia venne accompagnata da innumerevoli episodi di soprusi, violenze e ruberie, compiuti talvolta dalle soldataglie sabaude ma molto piu’ spesso dai garibaldini e dal loro stesso comandante.
Un esempio tra i molti: una volta conquistata Napoli, Garibaldi fece subito assaggiare il nuovo ordine “democratico”: fece sparare sugli operai di Pietrarsa, perche’ si opponevano allo smantellamento delle nuove officine metalmeccaniche e siderurgiche fatte costruire dall''arretrata' amministrazione borbonica.
Lo stesso re Vittorio Emanuele scrisse (in francese) al Cavour :"… come avrete visto, ho liquidato rapidamente la sgradevolissima faccenda Garibaldi, sebbene, siatene certo, questo personaggio non è affatto docile, né cosí onesto come lo si dipinge e come voi stesso ritenete. Il suo talento militare è molto modesto, come prova l'affare di Capua, e il male immenso che è stato commesso qui, ad esempio l'infame furto di tutto il danaro dell'erario, è da attribuirsi interamente a lui che s'è circondato di canaglie, ne ha eseguito i cattivi consigli e ha piombato questo infelice paese in una situazione spaventosa".
D’altronde il buon Garibaldi aveva dato altre opportunita’ di critica, un paio delle quali sono riportate da documenti del Banco di Napoli e dal Monte dei Paschi :
“Lo stesso Garibaldi si dimostro’, in futuro, insolvente con le Banche ed evasore con il Fisco: chiese un prestito al Banco di Napoli per suo figlio Menotti l’equivalente di un miliardo e mezzo delle nostre vecchie Lire ma quest’ultimo non rimborso’ nemmeno il mutuo” la Banca si fece avanti col padre, il quale rispose: “Ma che volete voi? Io vi ho liberati, sono stato anche Dittatore (Capo del Governo Provvisorio ndr.) e voi pretendete anche che vi restituisca il prestito!).
Dal Monte dei Paschi di Siena invece viene riportato il rapporto di Giuseppe Garibaldi con il Fisco: “Signor Esattore, mi trovo nell’impossibilita’ di pagare le tasse. Lo faro’ appena possibile. Distinti saluti”. Punto e basta, segue la sua firma.
(il credito non risulta piu’ pagato)
Ultimata la conquista del Regno delle Due Sicilie Garibaldi fu insignito a Torino nel 1862 del massimo grado della Massoneria, il 33°gr,. ricevuto, la suprema carica di Gran Hierofante del Rito Egiziano del Menphis-Misraim nel 1881.
Il Grande Oriente di Palermo gli aveva conferito tutti i gradi dal 4° al 33° ed a condurre il rito fu mandato Francesco Crispi (il futuro Primo Ministro del Regno) accompagnato da altri cinque framassoni.
Venezia/Mosca 22 Luglio 2007 Fabio Calzavara