Pagina 1 di 2 12 UltimaUltima
Risultati da 1 a 10 di 13
  1. #1
    vetera sed semper nova
    Data Registrazione
    14 Mar 2007
    Località
    Lazio
    Messaggi
    529
     Likes dati
    0
     Like avuti
    0
    Mentioned
    0 Post(s)
    Tagged
    0 Thread(s)

    Predefinito 16 dicembre (2 agosto) - S. Eusebio di Vercelli, Vescovo e martire

    S. EUSEBIO VESCOVO DI VERCELLI


    Nato in Sardegna alla fine del III o all'inizio del IV secolo.
    Non si chiamava Eusebio: questo nome lo assunse dopo essersi convertito al Cristianesimo al momento del suo battesimo in Roma.
    Fu infatti battezzato dal Papa Eusebio - in seguito fatto santo anche lui - e sembra che egli assumesse quel nome per ricordare colui che lo aveva tratto con il battesimo dalla schiavitù del peccato a somiglianza dei liberti che, quando venivano liberati, assumevano il gentilizio dell'ex padrone.
    Non conosciamo peraltro il suo nome di nascita.

    I particolari della sua vita li dobbiamo, oltre che a qualche accenno nel suo epistolario, in parte giunto fino a noi, ad una antica Vita Eusebii.

    A Roma Eusebio venne in gioventù, probabilmente per completare i suoi studi e iniziare la carriera, come tanti provinciali di tutte le parti dell'Impero Romano facevano ormai da tempo immemorabile.
    Invece vi conobbe la conversione e tanti buoni amici.
    Frequentò la Schola romana e divenne amico di Liberio, futuro Papa; diverrà poi amico e collaboratore di sant'Atanasio di Alessandria e sant'Ilario di Poitiers.
    Battezzato, fu lettore della Chiesa di Roma e finì con l'essere ordinato sacerdote.

    Andò a Vercelli al seguito di una delegazione pontificia che, per incarico del papa S. Giulio, doveva procedere alla costituzione di nuove sedi vescovili nell'Italia settentrionale.

    Per acclamazione popolare dei Vercellesi venne eletto - sebbene straniero – Vescovo.
    Il papa ratificò l'elezione domenica 15 Dicembre 345 e lo ordinò primo Vescovo della Diocesi di Vercelli e del Piemonte.

    Dalla sua sede episcopale acquisì grande autorità tra il clero italiano e occidentale.
    Grande evangelizzatore tuttora ricordato in tutto il Piemonte, fu pastore zelante osannato per le molteplici iniziative benefiche e istituzionali: consacrò la prima cattedrale di Vercelli, nell'antico tempio pagano dedicato alla dea Vesta; introdusse un nuovo rituale liturgico, il che lo assimila al sant'Ambrogio di Milano; fu predicatore instancabile soprattutto nelle campagne, in larga parte pagane; fu tra gli iniziatori dell'ascetica monastica nell'attuale Piemonte; tramandano che fu lui a portare l'immagine di Maria nei santuari di Crea e Oropa e ad iniziarne i pellegrinaggi.
    Quando nel 355 d.C. l'imperatore Costanzo II - uno dei figli di Costantino da poco rimasto unico imperatore dopo una lunga e sanguinosa lotta contro fratelli e usurpatori - il quale era seguace dell'arianesimo, convocò un concilio a Milano, su proposta di Papa Liberio, per dirimere la questione dell'ortodossia, fu invece un trionfo dell'eresia.
    L'imperatore riuscì con le buone e soprattutto con le cattive a far prevalere la perfidia arianorum, e dei 355 lì convenuti da tutte le regioni dell'occidente tre soli vescovi si alzarono per invitare i presenti, oltre che a riconoscere l’ortodossia di Atanasio, a firmare il Simbolo Niceno-Costantinopolitano, la formula del Credo stabilita nel Concilio di Nicea che è in uso anche oggi, ed erano Lucifero di Cagliari, Dionigi di Milano ed Eusebio.
    La reazione dell'imperatore e degli eretici fu immediata.
    Secondo la tradizione, gli eretici presero Eusebio per i piedi e lo trascinarono sul terreno finché, sanguinante, non diede più segni di vita.
    Quindi venne esiliato in Palestina, dove continuò a essere perseguitato dal vescovo di Scitopoli, Patrofilo.
    Subì carcere e fame, violenze e minacce; venne successivamente trasferito in Cappadocia e poi in Tebaide.

    Nel frattempo, la situazione politica mutava nuovamente: nel 361 d.C., mentre il Cesare Giuliano, cugino di Costanzo, veniva acclamato Augusto dalle truppe della Gallia, Costanzo, che intendeva combattere il cugino traditore, moriva facendosi battezzare da un vescovo ariano e lasciando erede proprio il cugino.
    Imperatore diveniva dunque il giovane Giuliano, che passerà alla storia con l'appellativo di "apostata" per il suo tentativo di restaurare il paganesimo come religione ufficiale dell'Impero.

    Giuliano, pur allontanando dagli uffici importanti i cristiani e revocando i privilegi concessi al clero cristiano da Costantino e dai suoi successori, non dimenticò di richiamare dall'esilio coloro che erano stati banditi negli ultimi i concili.
    Anche Eusebio in quello stesso 361 d.C. fu libero di tornare alla sua sede episcopale.
    Solo dopo i primi mesi del 362 potè ritornare a Vercelli.
    Sulla via del ritorno convocò il Concilio dei Confessori ad Alessandria d'Egitto, radunando, assieme a San Lucifero, Vescovo di Cagliari, i vescovi niceni al fine di riunire le due fazioni cattoliche di Antiochia e di restaurare l'unità della fede.
    Solamente qualche tempo dopo rese pubblica la lettera sinodale "Tomos ad Antiochenos", che, con tanta premura e sollecitudine, fece pervenire a tutti i vescovi.
    Sua ferma intenzione era quella di ripristinare una unica fede .in tutta la Chiesa. ..

    Stremato dai disagi subiti in prigionia e dall'instancabile dedizione alla missione affidatagli da Dio, si spense il 1 .agosto 371, all'età di 70 anni circa, e venne sepolto accanto alla tomba di S. Teonesto nella basilica da Lui stesso fatta costruire, in onore di questi, martire della Legione Tebea.
    Le Sue reliquie riposano ora nella cappella a Lui dedicata nella cattedrale di Vercelli.

    Papa Giovanni XXIII, con Breve apostolico del 24 Novembre 1961, elesse "S. Eusebio, Vescovo e Martire, Patrono di tutto il Piemonte, con gli onori e i diritti liturgici che competono ai Patroni".

    Eusebio è ricordato nella storia della letteratura cristiana antica per la traduzione in latino dei Commentari ai Salmi dell'omonimo Eusebio di Cesarea.
    Ci rimane anche un epistolario.
    Secondo una antichissima tradizione, sarebbe stato eseguito sotto la sua cura nel romitorio di Crea anche il Codex Vercellensis evangeliorum, la più antica traduzione nota dei quattro Vangeli, precedente alla Vulgata di san Girolamo.

  2. #2
    vetera sed semper nova
    Data Registrazione
    14 Mar 2007
    Località
    Lazio
    Messaggi
    529
     Likes dati
    0
     Like avuti
    0
    Mentioned
    0 Post(s)
    Tagged
    0 Thread(s)

    Predefinito

    S. Eusebio, Vescovo di Vercelli

  3. #3
    vetera sed semper nova
    Data Registrazione
    14 Mar 2007
    Località
    Lazio
    Messaggi
    529
     Likes dati
    0
     Like avuti
    0
    Mentioned
    0 Post(s)
    Tagged
    0 Thread(s)

    Predefinito

    Urna contenente le spoglie di S. Eusebio

  4. #4
    **********
    Data Registrazione
    04 Jun 2003
    Messaggi
    23,775
     Likes dati
    18
     Like avuti
    35
    Mentioned
    2 Post(s)
    Tagged
    0 Thread(s)

    Predefinito

    Dal sito SANTI E BEATI:

    Sant'Eusebio di Vercelli, Vescovo

    2 agosto - Memoria Facoltativa

    Sardegna, inizio IV secolo - Vercelli, 1 agosto 371/372

    Il primo vescovo del Piemonte nacque in Sardegna tra la fine del III e l'inizio del IV secolo. Durante gli studi ecclesiastici a Roma si fece apprezzare da papa Giulio I che verso il 345 lo nominò vescovo di Vercelli. Qui stabilì per sé e per i suoi preti l'obbligo della vita in comune, collegando l'evangelizzazione con lo stile monastico. I vercellesi vennero conquistati dalla sua arte oratoria: non solo parlava bene, ma esprimeva ciò che sentiva dentro. Si attirò così l'ostilità degli ariani e dello stesso imperatore Costanzo che lo mandò in esilio in Asia insieme a Dionigi, vescovo di Milano. Venne torturato, soffrì la fame, ma nel 362 ebbe finalmente la fortuna di ritornare a Vercelli. Riprese l'evangelizzazione delle campagne, istituendo la diocesi di Tortona. Ma si spinse anche in Gallia, insediando un vescovo a Embrun. La tradizione lo considera anche fondatore di due noti santuari: quello di Oropa (Biella) e di Crea (Alessandria). Nel 371 la morte lo colse nella sua città episcopale, che ne custodisce tuttora le reliquie nel Duomo. (Avvenire)

    Patronato: Vercelli, Regione Pastorale Piemontese

    Etimologia: Eusebio = uomo pio, timorato di Dio, dal greco

    Emblema: Bastone pastorale, Mitra

    Martirologio Romano: Sant’Eusebio, primo vescovo di Vercelli, che consolidò la Chiesa in tutta la regione subalpina e per aver confessato la fede di Nicea fu relegato dall’imperatore Costanzo a Scitopoli e poi in Cappadocia e nella Tebaide. Ritornato otto anni più tardi nella sua sede, si adoperò strenuamente per ristabilire la fede contro l’eresia ariana.
    (1 agosto: A Vercelli, anniversario della morte di sant’Eusebio, vescovo, la cui memoria si celebra domani).

    Martirologio tradizionale (16 dicembre): Sant'Eusebio, Vescovo di Vercelli e Martire; il cui giorno natalizio si commemora il primo Agosto, e l'Ordinazione il quindici di questo mese.

    (1° agosto): A Vercelli il natale di sant'Eusebio, Vescovo e Martire, il quale, per la confessione della fede cattolica, relegato dal Principe Costanzo a Scitopoli, in Palestina, quindi nella Cappadocia, ritornato poi alla sua chiesa, soffrì il martirio per la persecuzione degli Ariani. La sua memoria si fa solennemente anche il quindici Dicembre, giorno nel quale fu ordinato Vescovo, e la sua festa si celebra il sedici di dicembre.

    (15 dicembre): A Vercelli l'Ordinazione di sant'Eusebio, Vescovo e Martire.

    Arriva in gioventù dalla nativa Sardegna a Roma, segue gli studi ecclesiastici e si fa apprezzare da papa Giulio I, che verso il 345 lo nomina vescovo di Vercelli: è il primo vescovo del Piemonte. Qui stabilisce per sé e per i suoi preti l’obbligo della vita in comune, collegando l’evangelizzazione con lo stile monastico. Ora i cristiani, non più perseguitati, cominciano a litigare tra loro: da una parte, quelli che seguono la dottrina del concilio di Nicea (325) sul Figlio di Dio, "generato, non creato, della stessa sostanza del Padre"; dall’altra, i seguaci dell’arianesimo, che nel Figlio vede una creatura, per quanto eminente. Con l’appoggio della corte imperiale, gli ariani hanno il sopravvento in molte regioni, e faranno esiliare per cinque volte il più energico sostenitore della dottrina nicena: Atanasio, vescovo di Alessandria d’Egitto, ammirato da Eusebio che l’ha conosciuto a Roma.
    Annullato il secondo suo esilio, un concilio ad Arles (Francia), con decisione illegale, condanna Atanasio per la terza volta. Allora il papa Liberio manda all’imperatore Costanzo (figlio di Costanzo il Grande) appunto Eusebio, già suo compagno di studi, con Lucifero, vescovo di Cagliari. Ed essi ottengono di rimettere la questione a un nuovo concilio, che si riunisce nel 355 a Milano, dove viene anche il sovrano. E subito si riparla di condannare ed esiliare Atanasio. Replica lucidamente Eusebio: prima di esaminare i casi personali, mettiamoci piuttosto tutti d’accordo sui problemi generali di fede, firmando uno per uno il Credo di Nicea. Una proposta ragionevole, che però scatena il tumulto tra i vescovi e un altro tumulto dei fedeli contro i vescovi. Costanzo fa proseguire i lavori nella residenza imperiale (senza i fedeli) e tutti approvano la ri-condanna di Atanasio. Tutti meno tre: Eusebio, Lucifero, e Dionigi, vescovo di Milano. Questi non cedono, e Costanzo li esilia.
    Eusebio viene mandato a Scitopoli di Palestina, e di lì scrive ai suoi vercellesi una lettera giunta fino a noi. Poi è trasferito in Cappadocia (Asia Minore) e poi nella Tebaide egiziana. Nel 361, morto l’imperatore Costanzo, si revocano le condanne: Atanasio torna ad Alessandria e indice un concilio, presente anche Eusebio, che poi però non torna subito a Vercelli: lo chiamano ad Antiochia di Siria, dove l’estremismo del vescovo Lucifero fa litigare i cattolici tra di loro. Ritrova infine Vercelli nel 362. Studia, scrive, riprende l’evangelizzazione delle campagne, istituisce la diocesi di Tortona. Ma si spinge anche in Gallia, insediando un vescovo a Embrun. La tradizione lo considera pure fondatore di due illustri santuari: quello di Oropa (Biella) e di Crea (Alessandria). La morte lo coglie nella sua città episcopale, che ne custodisce tuttora le reliquie nel Duomo, ricordandolo anche a fine XX secolo col nome del giornale della diocesi: L’Eusebiano.

    Autore: Domenico Agasso

  5. #5
    **********
    Data Registrazione
    04 Jun 2003
    Messaggi
    23,775
     Likes dati
    18
     Like avuti
    35
    Mentioned
    2 Post(s)
    Tagged
    0 Thread(s)

    Predefinito

    St. Eusebius

    Bishop of Vercelli, b. in Sardinia c. 283; d. at Vercelli, Piedmont, 1 August, 371. He was made lector in Rome, where he lived some time, probably as a member or head of a religious community (Spreitzenhofer, Die Entwickelung des alten Mönchtums in Italien, Vienna, 1894, 14 sq.), Later he came to Vercelle, the present Vercelli, and in 340 was unanimously elected bishop of that city by the clergy and the people. He received episcopal consecration at the hands of Pope Julius I on 15 December, of the same year. According to the testimony of St. Ambrose (Ep. lxiii, Ad Vercellenses) he was the first bishop of the West who united monastic with clerical life. He led with the clergy of his city a common life modelled upon that of the Eastern cenobites (St. Ambrose, Ep. lxxxi and Serm. lxxxix). For this reason the Canons Regular of St. Augustine honour him along with St. Augustine as their founder (Proprium Canon. Reg., 16 December).

    In 364 Pope Liberius sent Eusebius and Bishop Lucifer to Cagliari to the Emperor Constantius, who was then at Arles in Gaul, for the purpose of inducing the emperor to convoke a council which should put an end to the dissentions between the Arians and the orthodox. The synod was held in Milan in 355. At first Eusebius refused to attend it because he foresaw that the Arian bishops, who were supported by the emperor, would not accept the decrees of the Nicene council and would insist upon the condemnation of St. Athanasius. Being pressed by the emperor and the bishops to appear at the synod, he came to Milan, but was not admitted to the synod until the document condemning St. Athanasius had been drawn up and was awaiting the signature of the bishops. Eusebius vehemently protested against the unjust condemnation of St. Athanasius and, despite the threats of the emperor, refused to attach his signature to the document. As a result he was sent into exile, first to Scythopolis in Syria, where the Arian bishop Patrophilus, whom Eusebius calls his jailer, (Baronius, Annal., ad ann. 356, n. 97), treated him very cruelly; then to Cappodocia, and lastly to Thebaid. On the accession of the Emperor Julian, the exiled bishops were allowed to return to their sees, in 362. Eusebius, however, and his brother-exile Lucifer did not at once return to Italy. Acting either by force of their former legatine faculties or, as is more probable, having received new legatine faculties from Pope Liberius, they remained in the Orient for some time, helping to restore peace in the Church. Eusebius went to Alexandria to consult with St. Athanasius about convoking the synod which in 362 was held there under their joint presidency. Besides declaring the Divinity of the Holy Ghost and the orthodox doctrine concerning the Incarnation, the synod agreed to deal mildly with the repentant apostate bishops, but to impose severe penalties upon the leaders of several of Arianizing factions. At its close Eusebius went to Antioch to reconcile the Eustathians and the Meletians. The Eustathians were adherents of the bishop St. Eustatius, who was deposed and exiled by the Arians in 331. Since Meletius' election in 361 was brought about chiefly by the Arians, the Eustathians would not recognize him, although he solemnly proclamed his orthodox faith from the ambo after his episcopal consecration. The Alexandrian synod had desired that Eusebius should reconcile the Eustathians with Bishop Meletius, by purging his election of whatever might have been irregular in it, but Eusebius, upon arriving at Antioch found that his brother-legate Lucifer had consecrated Paulinus, the leader of the Eustathians, as Bishop of Antioch, and thus unwittingly had frustrated the pacific design. Unable to reconcile the factions at Antioch, he visited other Churches of the Orient in the interest of the orthodox faith, and finally passed through Illyricum into Italy. Having arrived at Vercelli in 363, he assisted the zealous St. Hilary of Poitiers in the suppression of Arianism in the Western Church, and was one of the chief opponents of the Arian Bishop Auxientius of Milan. The church honours him as a martyr and celebrates his feast as a semi-double on 16 December. In the "Journal of Theological Studies" (1900), I, 302-99, E.A. Burn attributes to Eusebius the "Quicumque".

    Three short letters of Eusebius are printed in Migne, P.L., XII, 947-54 and X, 713-14. St. Jerome (Illustrious Men 56 and Epistle 51, no. 2) ascribes to him a Latin translation of a commentary on the Psalms, written originally in Greek by Eusebius of Cæsarea; but this work has been lost. There is preserved in the cathedral at Vercelli the "Codex Vercellensis", the earliest manuscript of the old Latin Gospels (codex a), which is generally believed to have been written by Eusebius. It was published by Irico (Milan 1748) and Bianchini (Rome, 1749), and is reprinted in Migne, P.L. XII, 9-948; a new edition was brought out by Belsheim (Christiania, 1894). Krüger (Lucifer, Bischof von Calaris", Leipzig, 1886, 118-30) ascribes to Eusebius a baptismal oration by Caspari (Quellen sur Gesch, Des Taufsymbols, Christiania, 1869, II, 132-40). The confession of faith "Des. Trinitate confessio", P.L., XII, 959-968, sometimes ascribed to Eusebius is spurious.

    Bibliography

    BUTLER, Lives of the Saints, 15 Dec.; BARING-GOULD, Lives of the Saints, 15 Dec.; DAVIES, in Dict. Christ. Biogr.; St. Jerome, Illustrious Men 96; FERRERIUS, Vita s, Eusebii episcopi Vercellensis (Vercelli, 1609); UGHELLI, Italia Sacra (Venice 1719), IV, 749-61; BARONIUS, Annalesad ann. 355-371; MORIN inRevue Benedictine (Maredsous, 1890), VII, 567-73; SAVIO, Gli antichi vescovi d'Italia (Piedmonte) (Turin, 1899), 412-20, 514-54; BARDENHEWER, Patrologie, Shahan Tr. (Freiburg im Br.; St. Louis, 1903), 417-18.

    Fonte: The Catholic Encyclopedia, vol. V, New York, 1909

  6. #6
    **********
    Data Registrazione
    04 Jun 2003
    Messaggi
    23,775
     Likes dati
    18
     Like avuti
    35
    Mentioned
    2 Post(s)
    Tagged
    0 Thread(s)

    Predefinito

    Anton Raphael Mengs, Gloria di S. Eusebio, 1757, Chiesa di Sant'Eusebio, Roma

  7. #7
    **********
    Data Registrazione
    04 Jun 2003
    Messaggi
    23,775
     Likes dati
    18
     Like avuti
    35
    Mentioned
    2 Post(s)
    Tagged
    0 Thread(s)

    Predefinito

    BENEDETTO XVI

    UDIENZA GENERALE


    Piazza San Pietro
    Mercoledì, 17 ottobre 2007

    Sant’Eusebio di Vercelli

    Cari fratelli e sorelle,

    questa mattina vi invito a riflettere su sant’Eusebio di Vercelli, il primo Vescovo dell’Italia settentrionale di cui abbiamo notizie sicure. Nato in Sardegna all’inizio del IV secolo, ancora in tenera età si trasferì a Roma con la sua famiglia. Più tardi venne istituito lettore: entrò così a far parte del clero dell’Urbe, in un tempo in cui la Chiesa era gravemente provata dall’eresia ariana. La grande stima che crebbe attorno a Eusebio spiega la sua elezione nel 345 alla cattedra episcopale di Vercelli. Il nuovo Vescovo iniziò subito un’intensa opera di evangelizzazione in un territorio ancora in gran parte pagano, specialmente nelle zone rurali. Ispirato da sant’Atanasio – che aveva scritto la Vita di sant’Antonio, iniziatore del monachesimo in Oriente –, fondò a Vercelli una comunità sacerdotale, simile a una comunità monastica. Questo cenobio diede al clero dell’Italia settentrionale una significativa impronta di santità apostolica e suscitò figure di Vescovi importanti, come Limenio e Onorato, successori di Eusebio a Vercelli, Gaudenzio a Novara, Esuperanzio a Tortona, Eustasio ad Aosta, Eulogio a Ivrea, Massimo a Torino, tutti venerati dalla Chiesa come Santi.

    Solidamente formato nella fede nicena, Eusebio difese con tutte le forze la piena divinità di Gesù Cristo, definito dal Credo di Nicea «della stessa sostanza» del Padre. A tale scopo si alleò con i grandi Padri del IV secolo – soprattutto con sant’Atanasio, l’alfiere dell’ortodossia nicena – contro la politica filoariana dell’imperatore. Per l’imperatore la più semplice fede ariana appariva politicamente più utile come ideologia dell’Impero. Per lui non contava la verità, ma l’opportunità politica: voleva strumentalizzare la religione come legame dell’unità dell’Impero. Ma questi grandi Padri resistettero difendendo la verità contro la dominazione della politica. Per questo motivo Eusebio fu condannato all’esilio come tanti altri Vescovi di Oriente e di Occidente: come lo stesso Atanasio, come Ilario di Poiters – di cui abbiamo parlato la volta scorsa –, come Osio di Cordova. A Scitopoli in Palestina, dove fu confinato fra il 355 e il 360, Eusebio scrisse una pagina stupenda della sua vita. Anche qui fondò un cenobio con un piccolo gruppo di discepoli, e da qui curò la corrispondenza con i suoi fedeli del Piemonte, come dimostra soprattutto la seconda delle tre Lettere eusebiane riconosciute autentiche. Successivamente, dopo il 360, fu esiliato in Cappadocia e nella Tebaide, dove subì gravi maltrattamenti fisici. Nel 361, morto Costanzo II, gli succedette l’imperatore Giuliano, detto l’Apostata, che non si interessava al cristianesimo come religione dell’Impero, ma voleva semplicemente restaurare il paganesimo. Egli mise fine all’esilio di questi Vescovi e consentì così anche ad Eusebio di riprendere possesso della sua sede. Nel 362 fu invitato da Atanasio a partecipare al Concilio di Alessandria, che decise di perdonare i Vescovi ariani purché ritornassero allo stato laicale. Eusebio poté esercitare ancora per una decina d’anni, fino alla morte, il ministero episcopale, realizzando con la sua città un rapporto esemplare, che non mancò di ispirare il servizio pastorale di altri Vescovi dell’Italia settentrionale, dei quali ci occuperemo nelle prossime catechesi, come sant’Ambrogio di Milano e san Massimo di Torino.

    Il rapporto tra il Vescovo di Vercelli e la sua città è illuminato soprattutto da due testimonianze epistolari. La prima si trova nella Lettera già citata, che Eusebio scrisse dall’esilio di Scitopoli «ai dilettissimi fratelli e ai presbiteri tanto desiderati, nonché ai santi popoli saldi nella fede di Vercelli, Novara, Ivrea e Tortona» (Ep. seconda). Queste espressioni iniziali, che segnalano la commozione del buon Pastore di fronte al suo gregge, trovano ampio riscontro alla fine della Lettera, nei saluti calorosissimi del padre a tutti e a ciascuno dei suoi figli di Vercelli, con espressioni traboccanti di affetto e di amore. E’ da notare anzitutto il rapporto esplicito che lega il Vescovo alle sanctae plebes non solo di Vercellae/Vercelli – la prima e, per qualche anno ancora, l’unica Diocesi del Piemonte –, ma anche di Novaria/Novara, Eporedia/Ivrea e Dertona/Tortona, cioè di quelle comunità cristiane che, all’interno della stessa Diocesi, avevano raggiunto una certa consistenza e autonomia. Un altro elemento interessante è fornito dal commiato con cui si conclude la Lettera: Eusebio chiede ai suoi figli e alle sue figlie di salutare «anche quelli che sono fuori della Chiesa e che si degnano di nutrire per noi sentimenti d’amore: etiam hos, qui foris sunt et nos dignantur diligere». Segno evidente che il rapporto del Vescovo con la sua città non era limitato alla popolazione cristiana, ma si estendeva anche a coloro che – al di fuori della Chiesa – ne riconoscevano in qualche modo l’autorità spirituale e amavano quest’uomo esemplare.

    La seconda testimonianza del singolare rapporto del Vescovo con la sua città proviene dalla Lettera che sant’Ambrogio di Milano scrisse ai Vercellesi intorno al 394, più di vent’anni dopo la morte di Eusebio (Ep. fuori collezione 14). La Chiesa di Vercelli stava attraversando un momento difficile: era divisa e senza Pastore. Con franchezza Ambrogio dichiara di esitare a riconoscere in quei Vercellesi «la discendenza dei santi padri, che approvarono Eusebio non appena l’ebbero visto, senza averlo mai conosciuto prima di allora, dimenticando persino i propri concittadini». Nella stessa Lettera il Vescovo di Milano attesta nel modo più chiaro la sua stima nei confronti di Eusebio: «Un così grande uomo», scrive in modo perentorio, «ben meritò di essere eletto da tutta la Chiesa». L’ammirazione di Ambrogio per Eusebio si fondava soprattutto sul fatto che il Vescovo di Vercelli governava la diocesi con la testimonianza della sua vita: «Con l’austerità del digiuno governava la sua Chiesa». Di fatto anche Ambrogio era affascinato – come egli stesso riconosce – dall’ideale monastico della contemplazione di Dio, che Eusebio aveva perseguito sulle orme del profeta Elia. Per primo – annota Ambrogio – il Vescovo di Vercelli raccolse il proprio clero in vita communis e lo educò all’«osservanza delle regole monastiche, pur vivendo in mezzo alla città». Il Vescovo e il suo clero dovevano condividere i problemi dei concittadini, e lo hanno fatto in modo credibile proprio coltivando al tempo stesso una cittadinanza diversa, quella del cielo (cfr Eb 13,14). E così hanno realmente costruito una vera cittadinanza, una vera solidarietà comune tra i cittadini di Vercelli.

    Così Eusebio, mentre faceva sua la causa della sancta plebs di Vercelli, viveva in mezzo alla città come un monaco, aprendo la città verso Dio. Questo tratto, quindi, nulla tolse al suo esemplare dinamismo pastorale. Sembra fra l’altro che egli abbia istituito a Vercelli le pievi per un servizio ecclesiale ordinato e stabile, e che abbia promosso i Santuari mariani per la conversione delle popolazioni rurali pagane. Piuttosto, questo «tratto monastico" conferiva una dimensione peculiare al rapporto del Vescovo con la sua città. Come già gli Apostoli, per i quali Gesù pregava nella sua Ultima Cena, i Pastori e i fedeli della Chiesa «sono nel mondo» (Gv 17,11), ma non sono «del mondo». Perciò i Pastori – ricordava Eusebio – devono esortare i fedeli a non considerare le città del mondo come la loro dimora stabile, ma a cercare la Città futura, la definitiva Gerusalemme del cielo. Questa «riserva escatologica» consente ai Pastori e ai fedeli di salvare la scala giusta dei valori, senza mai piegarsi alle mode del momento e alle pretese ingiuste del potere politico in carica. La scala autentica dei valori – sembra dire la vita intera di Eusebio – non viene dagli imperatori di ieri e di oggi, ma viene da Gesù Cristo, l’Uomo perfetto, uguale al Padre nella divinità, eppure uomo come noi. Riferendosi a questa scala di valori, Eusebio non si stanca di «raccomandare caldamente» ai suoi fedeli di «custodire con ogni cura la fede, di mantenere la concordia, di essere assidui nell’orazione» (Ep. seconda).

    Cari amici, anch’io vi raccomando con tutto il cuore questi valori perenni, mentre vi saluto e vi benedico con le parole stesse, con cui il santo Vescovo Eusebio concludeva la sua seconda Lettera: «Mi rivolgo a tutti voi, miei fratelli e sante sorelle, figli e figlie, fedeli dei due sessi e di ogni età, perché vogliate ... portare il nostro saluto anche a quelli che sono fuori dalla Chiesa, e che si degnano di nutrire per noi sentimenti d’amore» (ibid.).

  8. #8
    **********
    Data Registrazione
    04 Jun 2003
    Messaggi
    23,775
     Likes dati
    18
     Like avuti
    35
    Mentioned
    2 Post(s)
    Tagged
    0 Thread(s)

    Predefinito

    Sebastiano Ricci, Madonna in gloria con i SS. Gabriele arcangelo, Eusebio, Rocco e Sebastiano, 1724-25, Università degli studi, Torino

    Sebastiano Ricci, Madonna in gloria con i SS. Gabriele arcangelo, Eusebio, Rocco e Sebastiano, 1724-25, Los Angeles County Museum of Art, Los Angeles

  9. #9
    **********
    Data Registrazione
    04 Jun 2003
    Messaggi
    23,775
     Likes dati
    18
     Like avuti
    35
    Mentioned
    2 Post(s)
    Tagged
    0 Thread(s)

    Predefinito Dalle «Lettere» di sant’Eusebio di Vercelli, vescovo.

    Ho saputo che voi, fratelli carissimi, state tutti bene, come io desideravo. Quanto a me, mi sono sentito in mezzo a voi, quasi trasportato all’improvviso da lontanissima distanza, coma Abacuc che dall’angelo fu portato a Daniele, nel ricevere le vostre lettere e nel leggere, nei vostri scritti, i buoni sentimenti e l’amore che nutrite per me.
    Le lagrime si mescolano alla mia gioia: il vivo desiderio di leggere era impedito dal pianto.
    Vivendo per alcuni giorni questi santi affetti, mi sembrava di essere con voi e riuscivo a dimenticare le fatiche passate. Mi sentivo come investito da ogni parte di ricordi consolanti che mi facevano rivivere la vostra fede, il vostro affetto, i frutti della vostra carità. Immerso in tanti ricordi così vivi e confortanti, quasi d’improvviso, come vi ho detto, mi pareva di non essere più in esilio, ma di trovarmi in mezzo a voi.
    Mi compiaccio perciò, o fratelli, della vostra fede e mi rallegro della salvezza che in voi ha prodotto la fede. Godo dei frutti da voi prodotti, che dispensate ai vicini e ai lontani. Siete davvero come un albero sapientemente innestato che, proprio a causa della sua produttività, sfugge alla scure e al rogo. Anche noi vogliamo innestarci in certo qual modo a voi, non solo con un semplice servizio ordinario, ma con l’offrire la nostra vita stessa per la vostra salvezza. Sappiate che a mala pena ho potuto scrivervi questa lettera, pregando continuamente Dio di trattenere i miei custodi e di concedere al nostro diacono di poter portare a voi piuttosto i nostri saluti, che le notizie delle nostre tribolazioni.
    Vi scongiuro pertanto insistentemente di custodire con ogni cura la vostra fede, di mantenervi concordi, di essere assidui nell’orazione, di ricordarvi sempre di noi, perché il Signore si degni di dare libertà alla sua Chiesa, ora oppressa su tutta la terra, e perché noi, che siamo perseguitati, possiamo riacquistare la libertà e rallegrarci con voi.
    Supplico ancora ciascuno di voi, per la misericordia di Dio, di gradire il saluto che gli rivolgo in questa lettera perché questa volta, per necessità, non mi è consentito di scrivere a ciascuno secondo il mio solito. Con questa mia mi rivolgo a tutti voi, miei fratelli e sante sorelle, figli e figlie, fedeli dei due sessi e di ogni età, perché vogliate accontentarvi di questo semplice saluto e porgere i nostri ossequi anche a quelli che sono fuori della Chiesa, ma si degnano di nutrire per noi sentimenti di amore.

  10. #10
    **********
    Data Registrazione
    04 Jun 2003
    Messaggi
    23,775
     Likes dati
    18
     Like avuti
    35
    Mentioned
    2 Post(s)
    Tagged
    0 Thread(s)

    Predefinito

    Da dom Prosper Guéranger, L'anno liturgico. - I. Avvento - Natale - Quaresima - Passione, trad. it. P. Graziani, Alba, 1959, p. 306-307

    16 DICEMBRE

    SANT'EUSEBIO, VESCOVO DI VERCELLI E MARTIRE


    Ai gloriosi nomi dei difensori della divinità del Verbo dei quali la Chiesa onora la memoria nel tempo dell'Avvento, viene ad associarsi da sé il nome dell'intrepido Eusebio di Vercelli. La fede cattolica, scossa nelle sue fondamenta nel IV secolo dall'eresia ariana, si mantenne in piedi per opera di quattro insigni Pontefici: Silvestro, che confermò il Concilio di Nicea; Giulio, che costituì l'appoggio di sant'Atanasio; Liberio la cui fede non venne meno e che, reso alla libertà, confuse gli Ariani; e Damaso, che finì di distruggere le loro speranze. Uno di questi quattro Papi è festeggiato dalla Chiesa nel tempo dell'Avvento: è Damaso, del quale abbiamo celebrato già la memoria. A fianco dei Pontefici romani, combattono per la divinità del Verbo quattro grandi Vescovi, dei quali si può affermare che la loro causa personale era nello stesso tempo quella del Figlio di Dio, di modo che lanciare l'anatema ad essi significava lanciarlo a Cristo stesso; tutti e quattro potenti in opere e in parole, fiaccola della Chiesa, amore del popolo fedele, invitti testimoni di Cristo. Il primo e il più grande dei quattro è il Vescovo della seconda Sede della Chiesa, sant'Atanasio, Patriarca di Alessandria; il secondo è sant'Ambrogio di Milano, che abbiamo festeggiato pochi giorni fa; il terzo è la gloria delle Gallie, sant'Ilario, Vescovo di Poitiers; e il quarto è sant'Eusebio, Vescovo di Vercelli, che dobbiamo onorare oggi. Ilario aspetta il suo turno e confesserà presto il Verbo eterno presso la sua stessa culla; quanto ad Atanasio, apparirà anch'egli a suo tempo, e celebrerà nella sua Trionfante Risurrezione Colui che egli proclamò con magnanimo coraggio in quei giorni di tenebre, in cui la sapienza umana avrebbe voluto volentieri che il regno di Cristo, dopo aver superato tre secoli di persecuzioni, non sopravvivesse a cinquanta anni di pace. Sant'Eusebio è stato dunque eletto dalla somma Provvidenza di Dio per guidare il popolo fedele alla mangiatoia, e rivelargli il Verbo divino sotto le sembianze della nostra fragile mortalità. Le sofferenze che ha subite per la divinità di Cristo sono state tali, che la Chiesa gli ha attribuito gli onori del Martirio, benché egli non abbia sparso il proprio sangue nei supplizi.
    VITA. - Nacque in Sardegna, fu lettore della Chiesa Romana e quindi nominato vescovo di Vercelli. Fu il primo tra i vescovi d'Occidente a introdurre nella sua Chiesa i monaci per compiervi le funzioni dei chierici. Combatté l'arianesimo e andò a chiedere all'imperatore, in nome del papa Liberio, la celebrazione d'un concilio. Questo ebbe luogo a Milano. Eusebio vi si recò, ma rifiutò di unirsi ai vescovi ariani che lo fecero condannare all'esilio. Mandato a Scitopoli e deportato in seguito in Cappadocia e infine nella Tebaide, ebbe a soffrirvi molto per la fede. Alla morte dell'imperatore Costanzo poté tornare in patria, dopo essersi fermato al Concilio di Alessandria. Pubblicò allora i commenti di Origene e di Eusebio di Cesarea sui Salmi che aveva tradotti dal greco in latino. Morì il 1° agosto del 371.
    Invitto atleta del Cristo che aspettiamo, o Eusebio, Martire e Pontefice, come sono state grandi le tue fatiche e le tue sofferenze per la causa del divino Messia! Esse ti sono parse tuttavia lievi in confronto di quanto si deve a quel Verbo eterno del Padre che l'amore ha portato a diventare, mediante l'Incarnazione, il servo della sua creatura. Noi abbiamo, verso il divin Salvatore, gli stessi obblighi tuoi. È per noi che egli nascerà da una Vergine, come per te. Prega dunque affinché il nostro cuore gli sia sempre fedele nella guerra come nella pace, di fronte alle nostre tentazioni e alle nostre inclinazioni, come se si trattasse di confessarlo davanti alle potenze del mondo. Fortifica i Pontefici della santa Chiesa, affinché nessun errore possa intaccare la loro vigilanza e nessuna persecuzione indebolire il loro coraggio. Siano essi fedeli imitatori del buon Pastore che dà la sua vita per le pecorelle, e pascolino sempre il gregge nell'unità e nella carità di Gesù Cristo.

 

 
Pagina 1 di 2 12 UltimaUltima

Discussioni Simili

  1. Risposte: 28
    Ultimo Messaggio: 02-08-19, 23:41
  2. 1° Marzo - Sant' Albino di Vercelli, Vescovo
    Di Vandeano (POL) nel forum Tradizionalismo
    Risposte: 4
    Ultimo Messaggio: 03-03-19, 15:06
  3. SANTI - Ho conservato la fede (S.Eusebio da Vercelli)
    Di krentak the Arising! nel forum Cattolici
    Risposte: 1
    Ultimo Messaggio: 16-12-17, 20:04
  4. 29 dicembre - S. Tommaso Becket, Vescovo e martire
    Di Augustinus nel forum Tradizionalismo
    Risposte: 24
    Ultimo Messaggio: 30-12-08, 09:10
  5. 5 agosto - S. Emidio, vescovo e martire
    Di Augustinus nel forum Tradizionalismo
    Risposte: 7
    Ultimo Messaggio: 05-08-08, 08:09

Permessi di Scrittura

  • Tu non puoi inviare nuove discussioni
  • Tu non puoi inviare risposte
  • Tu non puoi inviare allegati
  • Tu non puoi modificare i tuoi messaggi
  •  
[Rilevato AdBlock]

Per accedere ai contenuti di questo Forum con AdBlock attivato
devi registrarti gratuitamente ed eseguire il login al Forum.

Per registrarti, disattiva temporaneamente l'AdBlock e dopo aver
fatto il login potrai riattivarlo senza problemi.

Se non ti interessa registrarti, puoi sempre accedere ai contenuti disattivando AdBlock per questo sito