Originariamente Scritto da
Birrafondaio
Domenica 5 Agosto 2007
«Eravamo rivoluzionari Ora è una monarchia»
Nella geografia costituzionale degli ex militanti leghisti c’è una nuova entità: la «terra ferma» di ascendenza veneziana. Dopo le macro-regioni, la secessione e la Padania, c’è chi sogna di riportare in vita un’entità politica e amministrativa che vada da Monfalcone all’Adda. A cullare il nuovo sogno è un drappello di (ex) lumbàrd vecchi e giovani come Gian Carlo Orini, Daniele Roscia, Diego Alberti Alberti. Il sogno ha contagiato i giovani del gruppo "Identità padana". Ne è nato un nuovo circolo culturale, "Noter de ché de l’Adda". Il discorso è, per ora, rigorosamente culturale. Ma siccome all’orizzonte ci sono le elezioni di Brescia, la vecchia passione politica riaffiora. «Potremmo fare qualcosa, senza ambizione, giusto per dare un segnale». Come? «Presentando un "procuratore" della città, magari Flavio Contin. Toccasse a me, mi candiderei come "esecutore": io sono un esecutore per indole, farei quello che mi chiede il popolo bresciano».
Orini ha lasciato la Lega nel ’97 dopo che Bossi scaricò i «serenissimi». «Pensavo di aver militato in un partito rivoluzionario - dice - ho scoperto che è una monarchia, con il capo che designa il figlio come erede e successore».
E poi ci sono le domande che Orini vorrebbe fare a Bossi: «Perchè l’obiezione fiscale non è mai stata praticata? Che fine hanno fatto i parlamenti di Mantova, di Chignolo Po e di Vicenza? Come mai al Po siamo andati una sola volta? Perchè ci fu il ribaltone del ’94? Di chi è la colpa se la Lega è passata da 4 a 2 milioni di voti?». Domande che agitano tanti vecchi cuori lumbàrd, che non hanno perso il «vizio» della politica.M.TE.
Risposta che speriamo venga pubblicata
Egregio direttore,
innanzi tutto tengo a ringraziare sentitamente l’amico GIANCARLO ORINI per la citazione dedicataci nella sua intervista.
Al fine però di non ingenerare fraintendimenti fra noi ed il suo rispettabile pubblico di lettori tengo, in qualità di presidente dell’ associazione culturale NOTER DE CHE DEL ADA, a portare due, seppur brevi ed insignificanti, precisazioni al già encomiabile pezzo apparso sul quotidiano in data 05/08/2007.
Nonostante gli ottimi rapporti che intercorrono con alcuni membri dell’associazione IDENTITÀ PADANA , io ed altri abbiamo partecipato tempo addietro ad alcune assemblee in veste di “uditori” ed è quindi errato dire che ci siamo staccati o siamo nati dalla stessa (che tra l’altro pare una cosa brutta quasi accompagnata da tratti polemici) ma bensì che in quel ambito ci siamo incontrati ed abbiamo deciso di condividere un’esperienza nuova incentrata su un recupero culturale e sociale della brescianità e quindi diversa dall’idea movimentista in salsa padana (peraltro apprezzabile ed alla quale auguriamo ogni bene) della summenzionata associazione.
Per quanto concerne poi l’onorevole ROSCIA, per il quale nutro virtualmente la massima stima, ma del quale non riconoscerei una fotografia essendo estranei alla mia conoscenza gli essenziali tratti somatici dello stesso, spero si faccia presto sentire così da ingrossare le fila di chi mette la sua gente ed il suo territorio al centro dei suoi pensieri.
Una sola preghiera per il futuro, nel caso il suo giornale si trovasse in condizioni così grame da doverci dedicare ulteriore inchiostro la pregherei di non far coincidere nel medesimo spazio notizie inerenti la nostra associazione culturale con le simpatiche dichiarazioni dell’Onorevole CALDEROLI, persona a noi cara per il notevole afflusso di associati che ci procura, ma delle cui uscite, particolarmente per quelle sul tono di quest’ultima, faremmo volentieri a meno.
IL PRESIDENTE.
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Domenica 5 Agosto 2007
LA TESTIMONIANZA. Corrado Della Torre, vicepresidente dell’Aler, è l’unico superstite (politico) degli otto fondatori del Carroccio a Brescia
«Noi, i pionieri della rivolta»
«La prima sede aprì in contrada del Mangano: eravamo in 8» Dopo l’89 vennero a galla gli umori profondi della provincia
«Militanza significava attacchinaggio abusivo di notte e scritte sui muri con lo spray»
«Alle prime assemblee incontravi popolo vero: operai, professionisti e casalinghe»
Massimo Tedeschi
L’anniversario è passato senza che nessuno lo celebrasse. Eppure la Lega lombarda a Brescia ha tagliato un traguardo storico: ha compiuto vent’anni. Un’età che fa del partito di Bossi la forza politica con la «ragione sociale» più longeva. L’unica traghettata, più o meno indenne, dalla prima alla seconda repubblica.
L’amnesia che ha colpito i vertici di via Mejo Voltolina è però, almeno in parte, giustificata. Nessuno di loro c’era, vent’anni fa, a staccare le prime tessere da «socio sostenitore» su cui campeggiava Alberto da Giussano con il motto «us de popol/us de töcc» e, all’interno, il volitivo slogan «quand sa öl sa pöl».
IL PARTITO fondato da un matto visionario di Gemonio e da quattro ragazzini scalmanati di provincia è oggi un partito gonfio di assessori e parlamentari, auto blu e sindaci, «pochette» di seta verde e posti nei consigli d’amministrazione, ma è una macchina orfana delle passioni furibonde e dei tumulti ormonali di gioventù.
I «fondatori» si sono persi per strada, espulsi dal partito, rifluiti nel privato, oppure semplicemente stufi di una militanza che - allora - non dava gettoni di presenza ma esigeva scorribande notturne a colpi di vernice spray. E così la memoria storica ufficiale e «interna» è affidata all’unico degli otto pionieri bresciani che ancora ha la tessera leghista: Corrado Della Torre, capogruppo in Regione per un decennio, oggi vicepresidente dell’Aler.
VENT’ANNI FA Della Torre era un ragazzino. «Bossi - ricorda - venne per la prima volta a Brescia il 6 aprile del 1986, in una sala comunale in via Battaglie. Ci saranno state quindici persone. Il tentativo di organizzare qualcosa sfumò». Sul palco, oltre a Bossi, c’erano il bergamasco Arizzi e il bresciano Enrico Zecca, pioniere dell’autonomismo. In platea i tesserati della primissima ora: Giulio Arrighini, Corrado Manessi, Roberto Abeni, Renato Manfredi e Francesco Cavalli.
Ci riprovarono un anno dopo alle politiche del 14 giugno. Riunione in pizzeria da don Rodriguez e Bossi che dà la benedizione: «Fondate pure la sezione, ma per l’organizzazione appoggiatevi a Bergamo. Giornali e manifesti andate là a prenderli». Subito dopo, giusto vent’anni fa, apre la prima sede, in contrada del Mangano 7/A: «C’erano Roberto Abeni e Corrado Manessi, che poi diventarono consiglieri provinciali. C’era Francesco Cavalli, che poi divenne capogruppo in Loggia. C’era Giulio Arrighini e c’ero io che avevo appena finito il servizio militare, passato a scrivere "Lombardia libera" nelle altane di guardia». Quando si trattò di mettersi in lista nell’87 l’unico bresciano che se la sentì fu però Giuseppe Cagno. Non eletto, naturalmente.
«La militanza allora consisteva nel fare scritte di notte sui muri, attacchinaggio abusivo e volantinaggi al venerdì e al sabato davanti alle scuole. Puntammo subito sui giovani. Sono stati anni divertenti, appassionati. Intorno sentivi la curiosità della gente, l’interesse per le tue idee».
Di pari passo arriva la politica «seria»: il primo incontro pubblico a Palazzolo (oratori Cavalli, Della Torre e Arrighini) in secondo a Gardone Valtrompia. Un trionfo. «Agli incontri partecipava popolo vero: incontravi l’operaio, il professionista, la casalinga. Adesso se fai un’assemblea vengono solo addetti ai lavori».
AI CINQUE moschettieri dell’inizio (ripetiamo: Abeni, Manessi, Cavalli, Arrighini e Della Torre) si uniscono Marco Bosio, Mauro Moretti di Lumezzane e Enrico Pighetti di Gardone Valtrompia: «Noi 8 andammo a Milano nel novembre dell’88 e fummo indicati come soci fondatori di Brescia della Lega lombarda. Tenemmo la prima assemblea provinciale, nacque la sezione Leonessa, fu eletto il primo direttivo. Eravamo sempre noi otto». Il superstite (politicamente) è solo Della Torre. «Alla fine degli anni Ottanta si avvicinarono al gruppo anche Giovan Maria Flocchini e Gian Carlo Rovetta».
LA SVOLTA però arriva con le europee del 1989: il partitino degli otto ragazzini e degli slogan anti-tasse e anti-meridionali rastrella in provincia 56mila voti (l’8%). I partiti storici sono annichiliti, contrada del Mangano diventa un crocevia trafficato. Ricorda Della Torre: «Arrivarono Tabladini, i fratelli Roscia di Vobarno, Massimo Wilde, Gian Carlo Orini, Giorgio Becchetti di Lumezzane. Nacquero i primi gruppi in provincia: a Quinzano c’erano i Boldrini padre e figlio, a Orzinuovi Scalvi, a Vobarno i Roscia, Ferrari, Beltrami e Flocchini, in Valtrompia io, Moretti e Pighetti, sul Garda Wilde, in Valcamonica si stentava».
I successi elettorali fanno uscire allo scoperto umori che se ne stavano annidati nel ventre della provincia bianca. E l’onda di piena si allarga: «Dal 1990 in poi l’afflusso nelle fila leghiste è incontenibile. Quell’anno eleggiamo i primi consiglieri a Brescia, Gardone, Sarezzo, Vobarno, Salò, Orzinuovi, Chiari». Le due stanze di contrada del Mangano non bastano più: apre la sede di via X giornate, sopra una callista. L’anno dopo stanze e insegna della «Leonessa» vengono cedute al «cittadino» e il provinciale emigra in via Porcellaga.
Arrivano i trionfi del ’94 e del ’96, ma anche segni di appannamento. Oggi l’elettorato leghista conta ancora almeno centomila affezionati, dal 15 al 18% del totale. La decapitazione di interi gruppi dirigenti, la malattia del leader, l’affievolirsi delle spinte contestatrici nelle secche del sottogoverno: nulla sembra oscurare la stella leghista. «Il fatto è che la Lega è un umore: quanto ti incazzi voti Lega. E motivi per incazzarsi ce n’è sempre». Parola di Corrado Della Torre, fondatore superstite della Lega nostrana. Uno che può dire: «1987, contrada del Mangano: io c’ero».
Domenica 5 Agosto 2007
APRILE 1992
DEPUTATI E SENATORI DEBUTTANO IN 4 A ROMA
APRILE 1994
IL TRIONFO IN TUTTI I 9 COLLEGI BRESCIANI
MAGGIO 1996
DOPO IL «RIBALTONE» IL RECORD DEI CONSENSI
MAGGIO 2001
SCHIERATA NELLA CDL SCENDE AL 16,5%
MAGGIO 2006
CON IL «PORCELLUM» UN SOLO PARLAMENTARE
Primo, exploit elettorale della Lega a Brescia. Nell’aprile del 1992 vengono eletti due deputati (Giulio Arrighini e Vito Gnutti) e 2 senatori (Luigi Roscia e Francesco Tabladini)
9 deputati (Arrighini, Guido Baldi, Salvatore Bellomi, Flavio Bonafini, Francesco Ghiroldi, Vito Gnutti, Daniele Molgora, Roberta Pizzicara, Daniele Roscia) e 2 senatori (Tabladini e Massimo Wilde)
La Lega corre da sola: il 34% dei consensi porta 5 deputati (Davide Caparini, Alessandro Cè, Roberto Faustinelli, Daniele Molgora, Daniele Roscia) e 3 senatori (Tabladini, Francesco Tirelli, Vito Gnutti).
L’alleanza organica con la Cdl non è premiante: la Lega ottiene il 16,5% e, nei collegi, 3 deputati (Davide Caparini, Alessandro Cè, Daniele Molgora) e 2 senatori (Sergio Agoni e Francesco Tirelli)
Nella legislatura iniziata nel maggio del 2006, in cui s’è votato per la prima volta con il «porcellum», la Lega bresciana è scesa a 1 solo deputato: Davide Caparini. Nessun senatore