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  1. #1
    Squalo
    Ospite

    Predefinito Italia colonia dell'Impero Americano. Ottimo articolo

    L’Italia è una colonia?
    Di Antonella Randazzo per www.disinformazione.it
    Autrice del libro: “DITTATURA: LA STORIA OCCULTA”

    I mass media propagandano l'immagine dell'Italia come di un paese libero e democratico, in cui la popolazione gode di potere politico ed economico. Ma è davvero così? Il sospetto che l'élite egemone economico-finanziaria si sia appropriata del nostro paese sotto tutti i punti di vista e che lo stia guidando verso il baratro, è venuto persino al Financial Times, che in un articolo del 16 marzo 2006 scriveva che “L'Italia sta seguendo la stessa strada dell'Argentina verso la rovina”. L'autore dell'articolo, Richard Perle, è un esponente dell'estrema destra americana e un accanito sostenitore di George W. Bush, quindi è difficile credere che voglia mettere in cattiva luce l'élite dominante. Il paragone fra l'Italia e l'Argentina nasce da considerazioni finanziarie, precisamente dalla scelta italiana di assumere l'euro come propria valuta, pur essendo il paese condannato ad avere un'economia debole, a causa delle scelte di politica economica effettuate dai governi, che tendono ad avvantaggiare il capitale straniero piuttosto che lo sviluppo del paese, come accade in una colonia. Anche l'Argentina, agganciando la propria valuta al dollaro, si trovò a fare i conti con una moneta forte, mentre la sua economia era in mani straniere. Ciò che accadde all'Argentina è noto.

    Le aziende italiane sono state in gran parte rilevate dalle grandi corporation anglo-americane. Oggi l'Italia è il paese europeo meno competitivo, e che ha più aziende in mani straniere. Il Fondo Monetario Internazionale e la Banca Centrale Europea stanno col fiato sul collo per controllare i pagamenti del debito, ignorando il livello di benessere o di povertà dei cittadini italiani. Infatti, pur di esigere i pagamenti, il Fmi non esita a chiedere tagli alla spesa pubblica (sanità, scuola, amministrazione, ecc.) e ulteriori privatizzazioni, peggiorando le condizioni del paese. Lo scopo principale del Fmi (dobbiamo ricordare che esso è un istituto finanziario controllato dai banchieri anglo-americani) è quello di impoverire i cittadini italiani, in armonia con ciò che già, nel 1998, svelava Zbigniew Brzezinski, nel suo libro La grande scacchiera: il primato americano e i suoi imperativi geostrategici. L'eccessivo benessere dei paesi dell'Europa occidentale, secondo Brzezinski, era un grave ostacolo, poiché tale livello di ricchezza era più elevato rispetto a quello della media dei cittadini americani, ed essendo l'Europa considerata un protettorato americano, ciò risultava inammissibile[1]:

    L'Europa ha una posizione fondamentale di fortezza geostrategica per l'America. L'Alleanza Atlantica autorizza l'America ad avere influenza politica e peso militare sul continente … se l'Europa crescesse, questo beneficerebbe direttamente l'influenza americana … L'Europa Occidentale è in larga misura un Protettorato americano e i suoi Stati ricordano i vassalli e i pagatori di tributi dei vecchi imperi... L'Europa deve risolvere il problema causato dal suo sistema di redistribuzione sociale che è troppo pesante e ostacola la sua capacità di iniziative.

    L'Europa doveva essere indebitata e impoverita affinché il dominio statunitense potesse imporsi su tutta l'Eurasia. Occorreva con urgenza impoverire i ceti medi, e ciò è avvenuto in Italia anche a causa della Legge Biagi, che legalizza lo sfruttamento lavorativo. Il resto lo fecero il sistema bancario, le dittature imposte al Terzo mondo (che hanno costretto milioni di persone ad offrire manodopera semischiavile, abbassando il costo del lavoro e smantellando il sistema dei diritti, frutto di lotte politiche e sindacali), e le privatizzazioni, promosse dal Fmi. Le campagne mediatiche menzognere fanno credere che il Fmi e la Bce tengano alla "stabilità" del paese, o alla "competitività" delle aziende italiane, mentre è l'esatto opposto: vogliono tenere in scacco l'intera economia del paese, strozzandola con il debito e rendendola poco competitiva attraverso varie strategie. I nostri politici, anziché cercare di contrastare il potere del Fmi, lo assecondano, e lo propagandano come giusto e autorevole, mostrando così che l'Italia è soggiogata anche politicamente al potere straniero, come una colonia. In molti modi (privatizzando, non tutelando i prodotti italiani, accettando di pagare i diritti di signoraggio, foraggiando le società private, ecc.) i nostri governi operano per la distruzione economica e finanziaria del nostro paese, e non per il nostro benessere e per i nostri valori.

    Il livello di povertà nel nostro paese è aumentato dal 6,5% della popolazione degli anni Novanta, all'11,7% del 2001, fino al 12% del 2005.[2] Le riforme neoliberiste imposte all'Italia dal Fmi hanno sottratto ricchezza alla classe media e inferiore, per arricchire l'élite già ricca, come dimostra l'analisi fatta dalla Banca d'Italia nel periodo 1989/1998:

    Il 10% delle famiglie più povere aveva il 2.7% del reddito totale nel 1989, mentre nel 1998 questa quota è scesa al 2%. Il 10% delle famiglie più ricche ha invece incrementato la propria quota dal 25.2% al 27.5%. L'incremento dell'indice di Gini, in 9 anni, è stato pari all'11%... piccoli incrementi (decrementi) dell'indice di Gini provocano enormi aumenti (diminuzioni) del divario tra il più povero e il più ricco dell'insieme.[3]

    Oggi circa il 20% delle famiglie più ricche possiede oltre la metà del reddito del paese, mentre il 20% delle famiglie italiane povere possiede soltanto circa il 6%. Ciò spiega perché le famiglie ricche italiane, come i Benetton, i Pirelli e i Falck, siano così accondiscendenti alla colonizzazione dell'Italia: ciò garantisce loro maggiore ricchezza e privilegi.
    Un paese risulta soggetto al dominio coloniale quando non è padrone del proprio territorio e non sceglie liberamente la propria organizzazione politica ed economica. I diritti degli indigeni coloniali sono subordinati agli interessi della potenza dominante, che si erge al di sopra delle leggi. Le autorità dei paesi coloniali esigono ingenti pagamenti, come accade con le banche titolari del nostro debito, che impongono alle nostre autorità di elaborare una finanziaria annuale per pagare il debito. Il debito è in realtà una forma di tassazione imposta dalle banche, architettata in modo tale che i cittadini credano di aver ricevuto qualcosa da dover pagare, mentre invece si tratta di una tassazione di tipo coloniale, cioè creata per impoverire i cittadini e arricchire il sistema di potere. Il debito imposto all'Italia è talmente alto che nel 2002 equivaleva ad un terzo del debito pubblico complessivo di tutti i paesi dell'Unione Europea (che era di 4707,7 miliardi di euro). Nonostante le manovre finanziarie che hanno dissanguato il paese, nel gennaio 2007 il debito era ancora di 1.605,4 miliardi. Non sarà mai estinto, affinché l'Italia possa rimanere in eterno assoggettata all'élite bancaria.

    Le finanziarie hanno anche l'obiettivo di stanziare denaro per la partecipazione alle guerre del paese dominante, e nell'ultima finanziaria il governo ha aumentato tali spese a 20,354 miliardi di euro, che è una somma altissima per un paese che non ha nemici e ufficialmente non è in guerra. Si comprende tale spesa soltanto se si pensa che ogni paese sottomesso ad un potere coloniale è obbligato a partecipare alle spese militari del paese imperiale. Gli italiani pagano il 41% del costo di stazionamento delle basi americane, si tratta complessivamente di 366 milioni di dollari all'anno.[4] Proprio come una colonia, subiamo un'occupazione militare e siamo anche costretti a pagarla. Dagli anni Cinquanta, l'Italia è sotto controllo militare statunitense, attraverso 113 basi militari, che ospitano almeno 60.000 soldati. Gli Usa hanno potere sul nostro territorio, a tal punto che non sono obbligati nemmeno a precisare l'ubicazione delle loro basi o le attività che si svolgono all'interno. Ciò viola gli articoli 80 e 87 della nostra Costituzione, che dovrebbero proteggere la sovranità nazionale su tutto il territorio dello Stato. Diverse basi militari sono dotate di missili a testata nucleare, e l'accordo "Stone Ax" prevede l'uso delle armi nucleari da parte di soldati italiani autorizzati dalle autorità americane. Dunque, non soltanto le autorità statunitensi hanno potere sul territorio italiano come fosse una loro colonia, ma concludono accordi segreti che obbligano i soldati italiani a mettersi a loro servizio, come una truppa coloniale. L'accordo Stone Ax ("Ascia di pietra") è un accordo di cui il Parlamento non ha mai avuto modo di discutere, poiché è stato concluso segretamente fra Roma e Washington. Con questo accordo, che risale agli anni Cinquanta ma è stato rinnovato dal governo Berlusconi, l'Italia diventa uno degli avamposti per la futura guerra nucleare.

    Nell'aprile del 2002, Umanità Nova, riportava la testimonianza di un ex-analista dell'Intelligence statunitense, William Arkin, che nel suo libro dal titolo Code names, parla di un documento chiamato "Nuclear Posture Rewiew", in cui la Casa Bianca ordina al Pentagono di pianificare l'uso di armi nucleari per le guerre future, contro nemici come la Corea del Nord, l'Iran e la Siria. L'ipotesi di guerre nucleari appare, da questo documento, tutt'altro che improbabile, e l'accordo Stone Ax permetterebbe agli Usa di progettare gli attacchi dall'Italia e di richiedere la collaborazione dei militari italiani. In caso di attacco a un paese dotato di armi nucleari (come la Corea del Nord) è assai probabile che il contrattacco nucleare avvenga contro il nostro paese (da cui sarà partito l'attacco) piuttosto che contro il territorio degli Stati Uniti, che è assai più protetto. Le autorità americane, come al solito, preferiscono che venga colpita una colonia piuttosto che la madrepatria. Molti italiani credono ingenuamente di essere "protetti" dalla massiccia presenza militare americana, e non immaginano che invece è il contrario: siamo esposti al pericolo di distruzione nucleare assai più di qualsiasi altro paese europeo.

    In Italia, le testate nucleari sarebbero 90 soltanto ad Aviano e a Ghedi, e alcune di esse hanno una potenza dieci volte maggiore della bomba sganciata ad Hiroshima.
    La presenza di armi nucleari sul suolo italiano è illegale in base alla legge n. 185 del 9 luglio 1990, che vieta la fabbricazione, il transito, l'esportazione e l'importazione di armi chimiche, biologiche, e nucleari. L'articolo 1 comma 7 della legge dice: "Sono vietate la fabbricazione, l'importazione, l'esportazione ed il transito di armi biologiche, chimiche e nucleari, nonché la ricerca preordinata alla loro produzione o la cessione della relativa tecnologia. Il divieto si applica anche agli strumenti e alle tecnologie specificamente progettate per la costruzione delle suddette armi nonché a quelle idonee alla manipolazione dell'uomo e della biosfera a fini militari". In base a questa legge, le autorità italiane che hanno rinnovato l'accordo Stone Ax dovrebbero essere processate.

    Le nostre autorità, soltanto nel marzo del 2005, in seguito ad un'interrogazione parlamentare, hanno ammesso la presenza di armi nucleari in Italia, senza però contemplare in nessun modo la possibilità di sottoporre il problema alla popolazione, data la gravità, oppure di avere il dovere di chiarire da quando, dove e perché ci sono queste armi sul nostro suolo. E' come se i cittadini italiani non potessero avere alcun controllo sulle questioni militari, e se a ciò si aggiunge che essi non hanno alcun potere sulle questioni finanziarie ed economiche del paese, si può dire che la loro condizione è simile a quella del suddito sottomesso ad un potere che non accetta alcuna limitazione.
    I cittadini italiani vengono convinti di avere potere politico, in quanto alle elezioni possono scegliere fra "destra" e "sinistra", ma quando essi chiedono che venga rispettata concretamente la loro volontà (ad esempio nel caso della Tav o della base di Vicenza), si scatena un putiferio mediatico e politico, per evitare di concedere il benché minimo reale potere.

    Dalle basi americane ubicate in Italia, sono partiti missili per operazioni di guerra offensive, come nel caso della Jugoslavia e dell'Iraq, in spregio all'articolo 11 della nostra Costituzione che "ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali", e all'insaputa della popolazione. Inoltre, i soldati americani, quando commettono violenze, abusi o omicidi, sono impunibili dalla nostra giurisdizione, e quindi non pagano per i crimini, dato che la loro giurisdizione li assolve quasi sempre. Basti ricordare il caso di Ustica o di Calipari. L'uccisione del funzionario del Sismi Nicola Calipari e il ferimento della giornalista Giuliana Sgrena non hanno alcun colpevole secondo il Pentagono, che ha alterato la versione dei fatti per assolvere i soldati americani.

    Il 27 giugno del 1980 esplose nel cielo di Ustica un DC-9 diretto da Bologna a Palermo, e 81 persone morirono. Era accaduto che i servizi segreti americani avevano appreso che Gheddafi avrebbe volato sui cieli italiani con il suo aereo personale, e avevano deciso di colpirlo. Ma il presidente libico non era su quell'aereo e i missili americani abbatterono anche l'aereo italiano. Il processo per la strage di Ustica, aperto dalla magistratura italiana, andò avanti per 25 anni, fra depistaggi e numerosi tentativi di occultare le prove. Si cercherà di far credere che l'incidente fosse dovuto ad una bomba che si trovava nel velivolo, nascondendo le tracce della presenza di forze militari americane sul luogo. Alla fine, non si ebbe alcun colpevole né alcun risarcimento alle vittime. Le vite degli italiani furono considerate di nessun valore, e le nostre autorità hanno dimostrato di non avere alcun potere per proteggerle, essendo subordinate alle autorità statunitensi, come fossero autorità coloniali.

    La privatizzazione delle aziende pubbliche (ferrovie, poste, autostrade ecc.) ha prodotto perdite economiche gravissime, il peggioramento della qualità dei servizi e l'aumento del costo per l'utente. Svendere i beni pubblici non significa soltanto impoverire il paese (che perde i profitti delle aziende vendute ed è anche costretto a finanziarle), ma anche indebolire il governo. Ad esempio, il Ministro per lo Sviluppo economico Pier Luigi Bersani ha propagandato come importante la sua riforma che eliminava il costo di ricarica delle schede telefoniche, senza dire però che il governo non aveva alcun potere di impedire che la cifra della ricarica venisse reinserita mediante l'aumento delle tariffe. Nel giro di pochi giorni, alcune società telefoniche cambiarono i piani tariffari, in modo tale da garantirsi gli stessi introiti che avevano in precedenza. Questo è un chiaro esempio di come le privatizzazioni sottraggono denaro e potere all'intera comunità, costringendo i cittadini a sottostare allo strapotere delle società private. Se i nostri ministri dovessero davvero difendere gli interessi dei cittadini, contro le corporation e le banche, sarebbero immediatamente richiamati all'"ordine" dalle autorità dell'Unione Europea e da quelle statunitensi.

    La privatizzazione della Telecom, avvenuta nell'ottobre del 1997, permise ad un gruppo di imprenditori e banche di impadronirsi dell'azienda, e al Ministero del Tesoro rimase soltanto il 3,5%. Il piano per il controllo di Telecom era stato progettato dalla Merril Lynch, dal Gruppo Bancario americano Donaldson Lufkin & Jenrette e dalla Chase Manhattan Bank. Dopo dieci anni dalla privatizzazione, il bilancio era disastroso sotto tutti i punti di vista: oltre 20.000 persone erano state licenziate, i titoli azionari avevano fatto perdere molto denaro ai risparmiatori, i costi per gli utenti erano aumentati e la società era in perdita.
    I danni per la privatizzazione di Telecom non sono stati soltanto di natura finanziaria, ma anche relativi alla qualità e alla sicurezza del servizio. La privacy dei cittadini non è in alcun modo tutelata, e gli scandali degli ultimi anni lo hanno provato.

    Oggi l'azienda è ridotta male, e i titoli azionistici oscillano. Tre grandi banche, Morgan Stanley, Goldman Sachs e Ubs, possono far salire o scendere qualsiasi titolo, avendo nelle mani il 70% del credito speculativo mondiale, e potendo diffondere notizie che condizionano il comportamento degli investitori. Manovrando il valore delle azioni, si condiziona l'andamento dell'azienda, e ciò consente ai grandi colossi bancari di preparare il terreno per appropriarsene, come sta accadendo anche con Alitalia.
    Pirelli ha aperto trattative in esclusiva col colosso American Telephone and Telegraph Company (At&T), che appartiene ad un gruppo di grandi banchieri, che quest'anno ha vinto negli Usa un appalto pubblico ricchissimo, per gestire il settore delle telecomunicazioni, e fornire servizi a 135 delle 184 agenzie federali, insieme a Qwest e Verizon. Le trattative con At&t, e America Movil dureranno fino al 30 aprile, poi Generali e Mediobanca avranno 15 giorni di tempo per esercitare il loro diritto di prelazione.

    Non sappiamo ancora se sarà la At &t ad impadronirsi di una delle aziende più importanti del nostro paese, ma sappiamo già cosa accadrà dopo la svendita: si avranno licenziamenti, aumenterà il costo per l'utente, la qualità del servizio sarà sempre più scadente ed emergeranno di tanto in tanto illegalità diffuse, che riveleranno la possibilità di controllo su ogni cittadino.
    Chi dubita che l'Italia di oggi abbia caratteristiche di natura coloniale provi a scrivere una lettera alle autorità italiane, per chiedere spiegazioni sui debiti bancari e sul signoraggio, sulle privatizzazioni, sulla sovranità territoriale dell'Italia oppure sulle testate nucleari. Non otterrà alcuna risposta chiara, esauriente e onesta (semmai dovesse ricevere qualche tipo di risposta), e questa sarà una prova che le nostre autorità sono a servizio delle banche e delle corporation internazionali, e subordinano ad esse i diritti dei cittadini italiani, come accade nelle colonie.

    Antonella Randazzo ha scritto Roma Predona. Il colonialismo italiano in Africa, 1870-1943, (Kaos Edizioni, 2006); La Nuova Democrazia. Illusioni di civiltà nell'era dell'egemonia Usa (Zambon Editore 2007) e Dittature. La Storia Occulta (Edizione Il Nuovo Mondo, 2007).
    Se vuoi lasciare un commento agli articoli o ai libri di Antonella Randazzo vai a http://antonellarandazzo.blogspot.com/

    [1] Brzezinski Zbigniew, La grande scacchiera: il primato americano e i suoi imperativi geostrategici, Longanesi, Milano 1998.
    [2] Fonti: World Economy 2001, Banca Mondiale, dati Istat.
    [3] Bilanci famiglie Italiane 1989/1998, Banca d'Italia, "I bilanci delle famiglie italiane nell'anno 1989 e 1998", Roma, pp. 36-53. http://www.deiricchi.it/index.php?docnum=35. Dati consultabili sul sito www.bancaditalia.it.
    [4] La Repubblica , 6 febbraio 2007.

    Fonte: http://www.disinformazione.it/italia_colonia.htm

  2. #2
    alfredoibba
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    Grazie per l' articolo.

  3. #3
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    Citazione Originariamente Scritto da alfredoibba Visualizza Messaggio
    Grazie per l' articolo.
    Prego. Non c'è mica bisogno di complotti per vedre che abbiamo, in Italia, una classe politica inetta e corrotta che ci sta precipitando verso il terzo mondo.

    Nel resto dell'UE tutto ciò non accade, trattasi di anomalia italica

  4. #4
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    Analisi giusta...povera Italia.

  5. #5
    Marcus 22
    Ospite

    Predefinito Gli USA sono il paese piu pericoloso del mondo

    Documento originale The U. S. Now Poses the Greatest Threat of Any Country in History
    Traduzione di Arif



    Giugno 2007
    Z Magazine
    Il paese più pericoloso
    Mai nella storia un paese è stato tanto minaccioso quanto lo sono ora gli Usa
    Edward S. Herman




    Negli Stati uniti il potere esecutivo è stato talmente centralizzato e il sistema di controlli ed equilibri talmente indebolito che ormai una singola persona o una cricca è capace di portare il paese in guerra. La minaccia più immediata e reale di "funghi atomici", per il mondo intero, risiede nelle mani di alcuni irresponsabili metricolati con sede negli Stati Uniti. Mentre l'imminente crisi climatica e ambientale ha le sue radici nella crescita economica senza limiti, gli Stati uniti, invece di condurre il mondo verso un riorientamento e un rallentamento, continuano ad opporvisi e a perseguire utili economici immediati. Il mondo non può sostenere né lo spreco di una corsa agli armamenti, né i costi sociali di una rivoluzione neoliberale, entrambi voluti dagli Stati uniti con insistenza.


    Un titolo così severo non si basa sulla convinzione che i leader statunitensi siano i più cruenti mai esistiti, anche se sono più che arroganti, spietati e anche cruenti, resi ancora più ipocriti dalla maschera di rettitudine e di servizio "a Dio". Piuttosto, si basa sul fatto che [gli Stati uniti] hanno molta più potenza distruttiva di qualsiasi loro predecessore, l'hanno già usata, minacciano di aumentare la loro violenza e non solo sono soggetti a vincoli inadeguati, ma operano nel contesto di una cultura politica volatile, manipolabile, con elementi minacciosi e irrazionali. Ben oltre qualsiasi cosa relativa alla "difesa" nazionale e ben oltre le capacità di qualsiasi potenziale rivale, la crescita della potenza distruttiva degli Stati uniti era palesemente intenzionale e progettata allo scopo di servire sia gli interessi transnazionali e finanziari dell'élite americana, sia quelli alla militarizzazione della triade industria-Pentagono-politica, ovvero del complesso industrial-militare (Cim).
    Il cosiddetto "budget per la difesa" dovrebbe essere chiamato propriamente "budget per l'offensiva". Questo budget - di dimensione enorme e che ora eccede quello del resto del mondo messo insieme - e l'aggressività sempre crescente dell'élite statunitense nell'utilizzare la sua superiorità militare per "proiettare il potere", tramite minacce e violenza, in paesi lontani, ha esercitato una pressione notevole sugli altri paese perché fabbrichino armi proprie. Hanno bisogno delle armi non solo per difendersi dai possibili attacchi statunitensi, ma anche contro l'utilizzo della superiorità militare [americana] al fine di costituire alleanze minacciose e di stabilire basi [militari] sui propri confini. La costruzione di alleanze e l'insediamento di basi è già stato praticato contro potenze reali come la Russia e la Cina, ma anche contro potenze regionali minori come l'Iran. Con arroganza imperialista, gli ufficiali e gli "esperti" americani trovano "provocatori" e "sfidanti" l'aumento del budget militare ed i test militari condotti da queste potenze minori. Ma queste risposte sono assolutamente inevitabili e il budget militare e la proiezione del potere statunitensi promuovono l'avanzata di una nuova incipiente corsa alle armi.
    La corsa alle armi è anche incoraggiata da una serie di politiche americane che ostacolano il controllo delle armi:
    • il ritiro, nel 2001, dal Trattato Anti Missili Balistici del 1972;
    • sempre nel 2001, il sabotaggio della Convenzione sulle Armi Biologiche e Tossiche, con il rifiuto di accettare le ispezioni;
    • nel 2001, l'opposizione all'Accordo delle Nazioni Unite per mettere un freno al traffico internazionale di armi leggere, l'unico paese ad essersi opposto;
    • il rifiuto di firmare il Trattato per il bando delle mine terrestri (Clinton nel 1997);
    • il rifiuto, nel 2001, di unirsi alla promessa di 123 nazioni di mettere a bando l'utilizzo e la produzione di bombe anti-persona;
    • il rigetto, nel 1999, del Trattato sul bando totale dei test nucleari;
    • il rifiuto, nel 1986, di riconoscere la giurisdizione della Corte internazionale di giustizia per il giudizio sullo "uso illegittimo della forza" dalla parte degli Stati uniti in Nicaragua;
    • la rottura della promessa, fatta firmando il Trattato sulla non proliferazione nucleare, di lavorare per l'eliminazione delle armi nucleari.
    Il rifiuto di rispettare la legge internazionale e di aderire agli accordi internazionali è pratica regolare dovunque questi interferiscano con i piani statunitensi di proiezione di potere.
    La crescita militare statunitense ha un suo motore interno poiché i poteri che hanno interessi nelle armi e nelle guerre sono alla continua ricerca di progressi tecnologici nuovi e di missioni nuove per giustificare un budget sempre più grande. E' stato argomentato in maniera convincente che gli Stati uniti spronano gli altri stati, costringendoli a rispondere in maniera difensiva, per poi giustificare l'aumento nel budget di spese per la "difesa" (e.g. Robert A. Pape, "Soft Balancing Against the United States", International Security, Summer 2005). Inoltre, la superiorità militare e il desiderio di verificare e di dimostrare l'efficacia dell'esercito che avanza - esaurendo [così] le riserve che poi dovranno essere riempite - sanno di comportamento provocatorio e di una disponibilità ad assumere dei rischi che portano più prontamente alla guerra. Rende il paese anche più disposto ad attaccare paesi piccoli ed indifesi, in parte perché è così facile, e in parte perché, come dice la Madeleine Albright: "perché avere un esercito meraviglioso ... se non l'utilizziamo"? Spinge i leader statunitensi a sovrastimare la facilità con cui possono agire da bulli o possono costringere alla sottomissione i paesi più piccoli, come il Vietnam e l'Iraq.
    Sono deboli sia i freni esterni che quelli interni. Nell'ultima decade, il potere militare ed economico degli Stati uniti ha permesso loro di impegnarsi in tre guerre di aggressione in violazione della Carta delle Nazioni unite senza alcuna opposizione seria da parte delle stesse Nazioni unite o della "comunità internazionale" (cioè i governi capaci di un po' di opposizione efficace al potere egemonico). Anche precedentemente [gli Stati uniti] sono stati capaci di ammazzare milioni [di persone] e virtualmente distruggere l'Indocina, devastare l'America centrale per il tramite di brutali governi fantoccio, sostenere il comportamento violento del Sud Africa contro gli stati confinanti e le invasioni israeliane del Libano, senza alcun impedimento da parte delle Nazioni unite o della comunità internazionale. Nel caso dell'attacco all'Iraq, gli Stati Uniti ricevettero persino un riconoscimento ex-post della loro occupazione e del loro diritto alla pacificazione - ciò spiega il bombardamento del 19 agosto del 2003 degli uffici delle Nazioni unite a Baghdad. Le Nazioni unite sono anche impegnate nel fornire agli Stati uniti e ad Israele qualche forma di sanzione quasi-legale per la prossima delle aggressioni in serie statunitensi.
    I cittadini di tutto il mondo hanno deplorato queste aggressioni e le proteste sono cresciute di dimensioni, ma per ora non sono riusciti a fermare queste offensive. La democrazia non sta funzionando bene in tutto il mondo giacché i le èlites di governanti hanno regolarmente ignorato il sentimento antiguerra del pubblico, così come espresso in elezioni e sondaggi. Laddove, come in Francia e in Turchia, non l'hanno fatto, quei governanti sono stati calunniati negli Stati Uniti e hanno dovuto faticare per compensare i loro eccessi democratici. Negli Stati Uniti, l'élite al potere non solo è riuscita ad ignorare la maggioranza che nei sondaggi era favorevole all'uscita dall'Iraq, ma la vittoria dei democratici nelle elezioni del 2006 - largamente viste come un riflesso dell'interesse pubblico nel ritiro - non ha impedito un'escalation ulteriore della guerra di Bush con un'opposizione dei democratici solo nominale. Come altro segno di fallimento democratico, i democratici hanno accettato di togliere il requisito sulla legge per il finanziamento che richiedeva a Bush di ottenere l'approvazione del Congresso prima di lanciare un attacco all'Iran.
    Ci si dovrebbe rendere conto anche del fatto che negli Stati uniti il potere esecutivo è stato talmente centralizzato e il sistema di controlli ed equilibri talmente indebolito che ormai una singola persona o una cricca è capace di portare il paese in guerra (cosa che hanno già fatto nel caso dell'Iraq sulla base di bugie sfacciate). Quella persona o cricca ha anche il potere di utilizzare quelle armi nucleari che gli Stati uniti, caso unico nella storia, hanno già utilizzato e che i leader statunitensi, da quanto si dice, sono disposti a, e sarebbero persino entusiasti di utilizzare contro l'Iran per mettere fine ad un'altra minaccia (posticcia) di "funghi atomici" e per impartire una lezione al mondo su chi è il boss. In breve, la minaccia più urgente e reale di "funghi atomici", per il mondo intero, è dislocata nelle mani di alcuni irresponsabili matricolati con sede negli Stati uniti.
    Un secondo motivo per cui gli Stati uniti pongono una minaccia così grossa alla civiltà è che mentre l'imminente crisi climatica e ambientale ha le sue radici nella crescita economica senza vincoli, gli Stati uniti, invece di condurre il mondo verso un riorientamento e rallentamento, continuano ad opporvisi e a perseguire utili economici immediati. In qualità di leader della rivoluzione neoliberale, [gli Stati uniti] fanno pressione per l'apertura di nuovi mercati del terzo mondo, per una crescita cieca e si oppongono alle azioni collettive e intelligenti che potrebbero contenere o ridurre il contributo umano al riscaldamento globale. E' una bella illustrazione del trionfo della gratificazione immediata e dell'irresponsabilità massima dell'industria e dell'élite Cim.
    Un terzo motivo per cui questo paese pone una minaccia così grossa è che il mondo non può sostenere né lo spreco di una corsa alle armi, né i costi sociali di una rivoluzione neoliberale, entrambi voluti dagli Stati Uniti con insistenza. Le disuguaglianze globali sono aumentate, miliardi di persone sono corte di acque, di cibo, di cure mediche e di risorse decenti per l'istruzione. Queste, più le guerre occidentali di dominazione, hanno aumentato le tensioni etniche, il crimine, il clientelismo e le migrazioni di massa causando, pertanto, più conflitti, terrorismo e guerre nonché sofferenze umane immense.

    Il mondo ha bisogno di leadership per risolvere questi problemi reali, ma quelle che ha ricevuto in continuazione dagli Stati Uniti sono politiche che sprecano risorse, attizzano i conflitti, massacrano, distruggano e letteralmente combattano le iniziative costruttive contro disastri ambientali minacciosi. Quelli che credono alla "fine dei tempi", che hanno legami forti con l'amministrazione Bush, potrebbero ottenere il loro Armageddon senza alcun aiuto divino, semplicemente grazie alla politica Bush-Usa di sempre.
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    Documento originale The U. S. Now Poses the Greatest Threat of Any Country in History
    Traduzione di Arif
    Edward S. Herman è un economista, critico dei media ed autore di numerosi articoli e libri tra cui The Washington Connection and Third World Fascism, La fabbrica del consenso (insieme a Noam Chomsky) e Imperial Alibis.

  6. #6
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    direi che l'articolo è un gran calderone senza capo nè coda.

    una precisazione: la legge del 1990 non vieta lo "stocchaggio" , per cui le bombe che c'erano dagli anni 70 non sono mai andate fuori legge.

  7. #7
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    direi che l'articolo è un gran calderone senza capo nè coda.

    una precisazione: la legge del 1990 non vieta lo "stocchaggio" , per cui le bombe che c'erano dagli anni 70 non sono mai andate fuori legge.
    ...Sullo "stoccaggio" sono ignorante, non conosco la legge, ma sul resto: Signoraggio bancario, privatizzazioni, contribuzione per le guerre, contribuzioni per le basi, succubi del FMI e delle sue direttive...ecc. ecc.

    Tutto senza testa e né coda?

  8. #8
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    senza testa nè coda perchè è un minestrone...

    altra precisazione alcune delle bombe in questione sono sotto egidia della NATO cui l'Italia partecipa da prima attrice.

  9. #9
    Sospeso/a
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    senza testa nè coda perchè è un minestrone...

    altra precisazione alcune delle bombe in questione sono sotto egidia della NATO cui l'Italia partecipa da prima attrice.
    Vabbè...l'articolo è un po' sintetizzato ma è chiaro nella sua esposizione dei fatti...
    Infatti, l'Italia è sotto l'egida della Nato...ma l'Italia contribuisce alle spese delle basi Usa in Italia.

  10. #10
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    Non vedo rivolte in strade, gente che brucia bandiere USA, attacchi contro il consolato a via Veneto, ergo, ne deduco che alla maggior parte degli italiani le cose stanno bene cosi.

    Poi c'e un ESIGUA MINORANZA che sogna non so quale ideologia/sistema, che MAI
    si realizzera. Quello che interessa agli italiani sono: tranquillita economica, pace,
    e liberta......il resto è solo perdita di tempo!!!

 

 
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